|
03/06/22
BARDOMAGNO
ASTON CROWN FESTIVAL - MONTALTO DI CASTRO (VT)
|
|
Iron Fate - Crimson Messiah
|
16/01/2022
( 810 letture )
|
Le uscite discografiche dei teutonici Iron Fate vengono lesinate con il contagocce, se consideriamo che dopo diciassette primavere dalla loro formazione Crimson Messiah è appena il secondo full-length, giunto ben undici anni dopo il controverso Cast in Iron. Quel disco, seppur di notevole fattura riguardo alla performance dei musicisti, soffriva di un palese eccesso di riferimenti ai mostri sacri della NWOBHM, Iron Maiden e Judas Priest in particolare. C’era quindi molta attesa per il nuovo album, soprattutto per misurare la capacità del gruppo di acquisire uno stile più personale, e il risultato è ancora una volta di non facile analisi. Da un lato, infatti, si tratta di un’opera scrupolosamente curata in tutti gli aspetti, specialmente per ciò che concerne quello compositivo ed esecutivo; spicca in tal senso la prova di Denis Brosowski, che se undici anni fa faceva un po’ il verso a Rob Halford, oggi ha affinato le sue doti trasformandosi in un raffinato vocalist alla maniera del primo Geoff Tate (forse in alcune tracce anche troppo). Il riferimento a Tate ci introduce peraltro a ciò che è il punto debole dell’album: è vero infatti che lo stile appare positivamente lontano da Cast in Iron, tuttavia lo spirito evidentemente derivativo della band si orienta stavolta in modo deciso verso un certo tipo di metal statunitense anni ottanta, rappresentato nella fattispecie dai Queensrÿche di Rage for Order (e in misura minore di Operation: Mindcrime). Chi ama le gelide atmosfere di quel disco datato 1986 (che per il sottoscritto è uno dei migliori prodotti metal mai realizzato) apprezzerà sicuramente Crimson Messiah, anche se in effetti il tentativo degli Iron Fate di approdare a quegli irraggiungibili lidi può in certi frangenti apparire eccessivo quanto velleitario. Nonostante ciò, l’album è senza dubbio riuscito, anzi qualche traccia sarebbe davvero eccellente se all’orecchio non balzasse immediatamente il favoloso ricordo dei capolavori di DeGarmo e compagni, oltre a reminiscenze sparse di alcuni storici nomi come Jag Panzer, Agent Steel, Helstar e soprattutto Crimson Glory.
Fatte queste opportune premesse vale la pena analizzare il platter più in dettaglio. A fianco dei due leader, Denis Brosowski e il chitarrista Harms Wendler, il rinnovamento della line up rispetto al primo disco è totale: sono cambiati infatti il secondo chitarrista (Oliver von Daak) e la base ritmica, composta adesso dal bassista Jan Sasse e dal batterista Kai Ludwig. L’opener rappresentato dalla title track è una cavalcata coinvolgente e formalmente perfetta, bella prova corale dei musicisti e vetrina della strepitosa voce di Brosowski, la cui notevole tecnica emerge allo stesso modo nella successiva ed altrettanto riuscita traccia, Malleus Maleficarum. La parte iniziale dell’album non soffre di momenti di stanca, grazie anche al potente ed efficace hard rock di We Rule the Night (nulla a vedere con l’omonimo inno dei Virgin Steele) e all’epica Crossing Shores che ospita il vocalist dei sopracitati Jag Panzer Harry "The Tyrant" Conklin. La superlativa Mirage è davvero un altro brano che non avrebbe sfigurato nella discografia dei Queensrÿche, con il frontman sempre più novello Tate in quanto a stile canoro, nonostante il timbro sia certamente meno squillante rispetto alla leggendaria ugola di Tacoma. Con Strangers (In My Mind) ci avviciniamo pericolosamente a territori affini ad Operation: Mindcrime, quasi innominabile masterpiece del 1988. La sequenza iniziale ricorda infatti quel gioiello che è The Mission, per poi fortunatamente discostarsene giusto in tempo da poter considerare la traccia una discreta ballata, prima di un opportuno cambio di tempo che la trasforma ulteriormente in una gustosa cavalcata; forse un po’ prolissa ma certamente di buon livello. Hellish Queen cambia registro rivangando gli influssi maideniani del primo album; il brano è valido, purtroppo però si conferma la tendenza del gruppo ad essere derivativo ad ogni costo, con pochissime concessioni all’originalità. In quest’ultima parte il metal americano viene abbandonato in favore di quello inglese, prova ne siano la priestana Guardians of Steel e la sabbathiana Saviors of the Holy Lie. Conclude la tracklist proprio una cover dei Black Sabbath era Tony Martin, Lost Forever, che poco e nulla aggiunge al valore complessivo del platter.
Crimson Messiah è ben suonato, ben cantato, ben prodotto e per un ascoltatore con cultura piuttosto scarna relativamente alla scena metal americana degli anni ottanta potrebbe rivelarsi un grandissimo disco. Le influenze tuttavia ci sono eccome, e appaiono spesso talmente evidenti da abbassare considerevolmente il giudizio finale su un prodotto e soprattutto su una band che, pur essendo fortemente dotata tecnicamente, dal punto di vista compositivo non riesce a scrollarsi di dosso la tendenza ad essere troppo derivativa ed a mancare quasi del tutto di innovazione. E per dei musicisti di tale calibro deve essere considerata un’occasione parzialmente perduta.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
15
|
@Broken arrow si anche per me hanno fatto un disco che è tra i migliori in campo metal classico dell'anno appena trascorso . Hanno il pregio di non somigliare troppo a nessun gruppo in particolare. Se non li conosci ti consiglio di ascoltare l ultimo album dei toledo steel ( secondo me è altrettanto valido )  |
|
|
|
|
|
|
14
|
@dariomet: mi fa piacere ti piacciano i Seven Sisters! Per me hanno fatto un disco semplicemente eccezionale!  |
|
|
|
|
|
|
13
|
Mommescarico pure sti Seven Sisters... vedemo'npo' |
|
|
|
|
|
|
12
|
Incuriosito dalla rece ho scaricato il disco. Davvero un ottimo HM suonato con passione. Non mi stupisco ormai da oltre trent'anni quando sento certe sonorità con influenze più o meno marcate di altre band... è normale... siamo nel 2022!. Confermo il voto dei lettori con un abbondante 85. Per me una bella novità questo gruppo che non conoscevo. |
|
|
|
|
|
|
11
|
Ooooo finalmente qualcuno cita i meravigliosi Seven sisters |
|
|
|
|
|
|
10
|
@vittorio ciao! Per me invece i motivi spiegati alla fine lasciano un po il tempo che trovano, perché al giorno d'oggi ogni disco che affronta un certo tipo di genere sarebbe di conseguenza condannato a non essere "innovativo". Il problema non è l'innovazione, nessuno la cerca in un certo tipo di musica, ma la qualità del songwriting e la personalità delle band. Una band come i Seven Sisters, giusto per citarne una, non hanno molto di "innovativo", hanno semplicemente scritto delle canzoni della madonna e il loro ultimo disco è una bomba, ma non certo perché inseriscono parti jazz/fusion o djent nel loro heavy metal. Ogni volta che sento sto discorso dell'innovazione su generi classici veramente non capiscoa, non è reale, boh |
|
|
|
|
|
|
9
|
Gran bel disco, ma il voto non troppo elevato è giusto per i motivi appunto spiegati alla fine. |
|
|
|
|
|
|
8
|
Bel disco, e complimenti, rece equilibrata e finalmente un voto non sparato ad cazzum per un lavoro sicuramente ben fatto ma che neanche lontanamente si avvicina a 85/90, dal momento che non tutte le canzoni sono a livello di eccellenza |
|
|
|
|
|
|
7
|
Veramente una bella sorpresa. Album molto bello
|
|
|
|
|
|
|
6
|
Come influenza gruppo da tenere d'occhio, ho ascoltato alcune cose e in effetti sembrano validi nonostante il rischio che si corre quando si cerca di assomigliare troppo a qualcuno, cioè il dimenticatoio |
|
|
|
|
|
|
5
|
Visto i nomi che vengono citati come influe |
|
|
|
|
|
|
4
|
Gran bel disco questo!! Un lavoro che puzza di Queensryche e Crimson Glory lontano un miglio, con una stupenda voce a volte molto vicina a Tate. Dirò che preferisco questo agli ultimi dei Ryche, con un pezzone come We rule the night che da tempo i Ryche non riescono a scrivere. Alzerei il voto e non di poco, ed infatti sarà nella mia lista metal dello scorso anno. Meraviglioso!!! |
|
|
|
|
|
|
3
|
Disco molto ben riuscito ed eseguito, mi spingerei addirittura a 85 visto che non molte bands degli ultimi anni hanno saputo riportare ai fasti di Crimson Glory e primi Ryche |
|
|
|
|
|
|
2
|
Avevo paventato la loro rece, bravi! Per me è un 80 netto, colate di metallo Crimsoniano, ben fatto |
|
|
|
|
|
|
1
|
Per quanto mi riguarda obbiettivo centrato in pieno da parte degli Iron Fate, che con questo album, sfornano un autentico capolavoro riportando ai fasti del passato il metal più classico. Voto 90. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Crimson Messiah 2. Malleus Maleficarum 3. We Rule the Night 4. Crossing Shores 5. Mirage 6. Strangers (In My Mind) 7. Hellish Queen 8. Guardians of Steel 9. Saviors of the Holy Lie 10. Lost Forever (Bonus Track)
|
|
Line Up
|
Denis Brosowski (Voce) Harms Wendler (Chitarra) Oliver von Daak (Chitarra) Jan Sasse (Basso) Kai Ludwig (Batteria)
Musicisti ospiti Harry Conklin (Voce su traccia 4) Jost Schlüter (Chitarra solista su tracce 1, 4) Henrik Osterloh (Chitarra solista su traccia 6)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|