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Minneriket - Gjennom meg går ingen til hvile
21/01/2022
( 1045 letture )
Mr. Stein Akslen torna dopo quattro anni dall’ultimo full length Anima sola, e ci presenta l’ennesimo capolavoro Gjennom meg går ingen til hvile; Il poliedrico polistrumentista norvegese da sempre amante di suoni estremi e violenti ma anche malinconicamente romantici continua ad esprimere le sue larghe vedute musicali attraverso idee e composizioni molto particolari. Il progetto Minneriket gode di una peculiare e tetra luce, certe volte anche di tante ombre, dove i testi e le melodie sono catatonici ed intrisi di puro sentimentalismo, tutto però scandito da un raw black metal primitivo, soprattutto vocalmente, ma anche fortemente bizzarro ed ampolloso con una spiccata e notevole crescita ed evoluzione stilistica e musicale anche grazie all’utilizzo di strumenti molto ricercati che riescono a tramutare ogni volta il suono in un preciso black/ambient ai limiti del depressive; suoni sempre chiari e nitidi a cavallo tra i primi Dimmu Borgir ed il periodo romantico di Burzum arricchito da molteplici tocchi vocali femminili.

Gjennom meg går ingen til hvile è un ensemble eccelsa di suoni classici suonati e generati dalla presenza di una pletora di ospiti che collaborano strumentalmente ad un lavoro ricco di sfumature rendendolo una vera e propria opera classica; un esercizio riuscito alla perfezione, un accurato lavoro che gode di un ottimo suono e di un preciso arrangiamento per quanto riguarda i dettagli, che ne sono letteralmente i protagonisti. Le grazie armoniche di questo disco sono molteplici, l’approccio black minimale è mescolato a preponderanti tastiere, archi, grosse orchestrazioni e puliti canti femminili. Questo ricco e ricercato approccio al black metal è davvero ai limiti dell’avantgarde e di visioni che vanno finalmente oltre una certa visione oscura norvegese, riuscendo ad abbattere gli stereotipi del gothic metal e del folk e a mantenere costante una linea straordinaria fino alla fine. Dirige l’orchestra il maestro e compositore Stein Akslen che con eleganza introduce Så kald en jord che esordisce con il canto degli uccelli (registrato da lui stesso passando la notte e dormento in una foresta), archi e cori femminili dai toni malinconici si alternano alla disperata voce di Akslen in un contesto vagamente gotico. La drammaticità dell’intermezzo Hjemlengsel genera un particolare senso di forte passione grazie alla miscela di un classico violoncello e tastiere, Begravelsens hjerteslag scompone per un po' quella comfort zone creata dai primi due brani, ritmi furiosi black metal dannatamente anni Novanta, tonnellate di tastiere contornati da canonici canti di spietate vampire. Regnbuer i gråtoner, di un naturalistico amore, pioggia che anticipa un black melodico quasi orchestrale con archi in evidenza. Sorg og savn è di classica fattura black di base, spazia dal gothic al folk ma rimane nella classica visione di sinfonico soprattutto a livello vocale. Solnedgang è un altro intermezzo fatto di un notevole intreccio di tastiere ed atmosfere eteree. Hvil i fred è cattiva, le tastiere sono diaboliche ed i canti femminili sono paradisiaci, un nero e lacerante scream ed una batteria persistente devastano e distruggono quest’angelica composizione rendendo il pezzo forte di tutto il disco. Altro intermezzo, Forglemmegei, è davvero magnifica: un pianoforte dalle vaghe note neoclassiche e barocche ci distaccano per pochi minuti da questa demoniaca realtà a cui segue Nade, tredici minuti di totale esplosione strumentale dove vengono mostrati tutti i lati oscuri e non di questo particolare disco: eccellenti orchestrazioni che si incastrano perfettamente con scream neri dai toni ritualistici, archi che sembrano suonati dalle anime dannate dell’inferno, cori eterei/ecclesiastici combinate a chitarre scarne, un pezzo semplicemente completo e straordinario. A chiudere con delicatezza troviamo infine 11379 altro pezzo di caratura neoclassica che fonde un pianoforte barocco con una sorta di flauto magico dalle note fatate.

Stein Akslen è il precursore di un'epopea black metal polifonica destinata a diventare in un futuro prossimo con un preponderante avantgarde che però ne conserva quella scarna e cruda melodia dai tratti scandinavi e le sinfonie di un black anni Novanta. Gjennom meg går ingen til hvile descrive dettagliatamente ogni angolo di inferno e paradiso: un disco peccaminoso ma anche ricco di beatitudine.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
60.66 su 3 voti [ VOTA]
No Fun
Domenica 23 Gennaio 2022, 22.22.57
1
Interessante, però definirlo capolavoro mi sembra parecchio esagerato. Il mood è simile a quello di Kekht Arakh, però molto più elaborato, con più ospiti, strumenti etc. Su bandcamp i paragoni letti mi avevano spaventato (Jinjer, Lacuna Coil, Theatre of Tragedy) perché non sono proprio il mio genere ma si riferiscono, credo, solo al fatto delle voci femminili. Troppe, troppe tastiere però, che spesso, secondo me, stonano con la batteria che va a mille.
INFORMAZIONI
2022
Autoprodotto
Black
Tracklist
1. Så kald en jord
2. Hjemlengsel
3. Begravelsens hjerteslag
4. Regnbuer i gråtoner
5. Sorg og savn
6. Solnedgang
7. Hvil i fred
8. Forglemmegei
9. Nåde
10. 11379
Line Up
Stein Akslen (Chitarra, Voce, Synth).

Musicisti ospiti:
Temu (Voce)
Kyba (Voce)
Jenny Modemann (Voce)
Ingrid mariea (Voce)
Māra Lisenko (Voce)
Christina Rotondo (Voce)
Maria Kosma (Basso)
Kveldulf Bjalfason (Batteria)
Margarita Chernova (Strings)
Norlene Olmedo (Cello)
Elvann (Arpa)
Kim Fleuchaus (Flauto)
Thomas Englmann (Sassofono)
C80 (Tastiere)
Misstiq (Tastiere)
Li (Gong)
Elsewhere choir (Cori)
 
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