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29/03/24
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Depeche Mode - Songs Of Faith And Devotion
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01/09/2022
( 3662 letture )
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Oso dire che c'è qualcosa di archetipico nella musica dei Depeche Mode, che tocca i reconditi vissuti e le sensazioni intime di ognuno di noi, perché sfido a trovare qualcuno che non apprezzi almeno una canzone degli inglesi o un album, per un qualche motivo. Sono stati così eclettici e così capaci di rinnovarsi negli anni e con l'evolversi delle correnti musicali, tenendosi sempre al passo, moderni e accattivanti, e sono inoltre stati capaci di unire generazioni diverse, mettendo d'accordo appassionati dei generi musicali più disparati. Universali e trasversali, ecco come possiamo definirli e credo che davvero poche band al mondo possano vantarsi di questi appellativi.
Songs of Faith and Devotion si colloca cronologicamente nel 1993, dopo il ballabile e ancora ottantiano fino al midollo, ma intensissimo e pregno di sentimentalismo, Music For the Masses, e il successo planetario di Violator, che mette d'accordo proprio tutti e li trasforma quasi in delle rockstar. È il periodo in cui Dave Gahan adotta il look dei capelli lunghi e della barba e il periodo in cui il successo raggiunto forma delle crepe e dei malesseri distruttivi all'interno della band. Il frontman, fragile e preda dei suoi mostri, cade nella spirale della droga, Gore si avvia pericolosamente verso la strada dell'alcolismo, anche per la pressione di dover riuscire a scrivere un altro album all'altezza del precedente e bissare così il successo. I rapporti con Alan Wilder si stavano ormai incrinando e Andy Fletcher, nel tentativo di tenere unita la band in quel momento così difficile, finì per ammalarsi di depressione.
Con questo background e questo stato d'animo che album poteva essere partorito dai Depeche Mode? Songs of Faith and Devotion è forse l'album più rock in senso stretto che la band abbia scritto, non solo per l'approccio musicale, ma per tutti i concetti e gli stati d'animo che vi vengono riversati e per tutto il vissuto dietro le quinte che appunto lo caratterizza. La copertina rappresenta i volti dei quattro musicisti divisi, intinti nel nero dello sfondo e coperti da forme geometriche indefinite di colore viola. I concetti religiosi fra il sacro e il profano non sono nuovi agli inglesi che già in Personal Jesus li avevano affrontati, ma qui come non mai hanno il sopravvento in una sorta di opera omnia a metà fra una sorta di confessione e purificazione, in alcuni tratti perfino un po' blasfema. Questi temi religiosi verranno ripresi ancora nell'album Playing the Angel durante la lavorazione del quale Martin Gore -che ricordiamolo, è l'autore di quasi tutti i testi e musiche dei Depeche Mode- stava affrontando il doloroso divorzio dall'allora moglie. Andiamo allora ad analizzare questo lavoro partendo dall'opener I Feel You che subito spara fuochi d'artificio cogliendoci di sorpresa con un riff di chitarra ipnotico e memorabile, l'andamento blues e la voce di Dave che si eleva potente e passionale in un pezzo decisamente memorabile, che gioca con un idealismo paradisiaco fra sacro e profano, descrivendo le sensazioni di una notte d'amore. Davvero indescrivibile il successivo attacco di pianoforte e il groove di Walking In My Shoes, una sorta di canzone universale per il dolore incompreso, in cui tutti almeno un periodo della nostra vita ci siamo riconosciuti e davanti al quale addirittura il Signore in persona arrossirebbe:
I would tell you about the things they put me through The pain I've been subjected to But the Lord himself would blush
Echi e suggestioni molto forti in chiave gospel con tanto di cori si innalzano in Condemnation e poi ancora in Get Right With Me, due pezzi simili e decisamente coinvolgenti. Mercy In You è una sorta di confessione di fede e richiesta di conforto che potrebbe essere una sorta di preghiera rivolta a un dio, ma anche semplicemente a una persona cara. Arriviamo alla dolcissima Judas, cantata da Gore, introdotta e sorretta da una bellissima melodia di uillean pipes, che davvero ben si adatta al suo timbro vocale, nella quale si tirano in ballo i due apostoli Giuda e Tommaso, che hanno rispettivamente tradito e dubitato di Gesù, tutto per una canzone d'amore che invita a rischiare per la persona amata, a soffrire e appunto a non dare retta alle malelingue. Eccoci al capolavoro in assoluto di questo album, In Your Room, che da subito col suo incedere tormentato si rivela essere il momento al cento per cento più rock di tutto l'album. Vale la pena anche di rivedersi il video di Anton Corbijn, storico regista della band e di molti altri video musicali memorabili. Personalmente non ho mai trovato i video fra i loro punti di forza, ma questo nella sua apparente semplicità riesce a esprimere il senso di claustrofobia e prigionia che il pezzo sprigiona: una relazione ossessiva, a tratti malata, che sfocia quasi nel sadomasochismo,
I'm hanging on your words Living on your breath Feeling with your skin Will I always be here
Passato questo climax e il punto di non ritorno, forse di dannazione eterna, si procede con la piacevole, ritmata e più innocua Rush, che pare quasi una boccata d'aria fresca. Menzione d'onore per One Caress, secondo brano in questo album cantato da Martin Gore, imbastito su una delicatissima sinfonia di archi.
Il successo di Violator è dunque bissato, sì, ma a che prezzo? La situazione precipita durante il tour quando Dave tenta il suicidio tagliandosi i polsi, i rapporti all'interno della band diventano ingestibili, portando poi Alan Wilder ad abbandonare i suoi compagni, senza contare che poi nel 1996 il frontman rischierà seriamente la morte, rimanendo per due minuti senza battito cardiaco. Insomma, sembra che i Depeche Mode dovessero essere finiti. Questo disco ha un valore immenso sia per lo spessore della musica contenuta in sé, sia perché nato da un momento davvero difficile e che si stava profilando critico, ma soprattutto perché avrebbe potuto essere l'ultimo, e per fortuna che poi le cose non sono andate così. Come si dice in termini religiosi, che in questo album calzano a pennello, sono veramente morti e risorti.
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Il disco più rock dei Depeche Mode rappresenta anche l'apice della loro carriera, anche se pagato a caro prezzo dal punto di vista personale. Per quanto mi riguarda i Depeche finiscono qui e con il successivo "Ultra", ultimo guizzo della band. Quello che verrà dopo è un' altra storia. |
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Credo che Songs of Faith and devotion sia l'esatto punto di rottura dei Depeche Mode. L'album che chiude un'era gloriosa di lavori in studio e ne apre un'altra di rinascita. La voce e l'interpretazione di Gahan nel devitional tour per me sono l'apice. La disperazione,la rabbia,il riso sofferto. Tutto portato allo stremo da un album eccezionale per poi donarci dei Depeche rinati,sereni. Sempre oscuri,ma con la consapevolezza di poter e saper uscire da quell'oscurità che a chiunque capita di abbracciare. Immensi. |
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Poche storie: disco notevole! |
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Quel che conta secondo me è che Alan Wilder ha proseguito la sua carriera con Recoil, quindi lo si è potuto continuare ad apprezzare, ovviamente con risultati suoi originali |
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mardonziak hai ragione, potevo esprimerlo meglio. Volevo intendere che in questo disco il peso dell'operato di Alan Wilder è molto evidente. |
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P2K! Scusami ma se 🙃 scrivi "Sopratutto con questo disco si sente il peso della PERDITA di un membro come Alan Wilder" => qualcuno potrebbe fraintedere e capire che su questo album Alan Wilder già non c'è; cosa errata. Mi sembra scritto un pò male questo pezzettino di frase, per il resto è tutto assolutamente chiaro e condivisibile. 😊 |
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Comunque mi è venuta in mente una considerazione che non avevo scritto nel mio precedente commento di qualche tempo fa... Soprattutto con questo disco (a mio avviso) si sente il peso della perdita di un membro come Alan Wilder, a mio avviso importantissimo e fondamentale nel creare certi arrangiamenti e suoni. Dopo di lui (sempre a mio avviso) si è perso qualcosa nel meccanismo dei DM. |
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Comunque mi è venuta in mente una considerazione che non avevo scritto nel mio precedente commento di qualche tempo fa... Soprattutto con questo disco (a mio avviso) si sente il peso della perdita di un membro come Alan Wilder, a mio avviso importantissimo e fondamentale nel creare certi arrangiamenti e suoni. Dopo di lui (sempre a mio avviso) si è perso qualcosa nel meccanismo dei DM. |
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E per tua informazione questo disco l'ho consumato come tutti quelli dei Depeche Mode che ascolto fieramente fa quando ho 14 anni. |
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@Stoner King commento decisamente spiritoso! Se credi di poter fare di meglio le candidature per il nostro sito sono sempre aperte, al contrario della tua ignoranza a mancanza di rispetto! |
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Ma li ascoltate veramente o solo per far vedere che avete una "mentalità aperta"? secondo me non li ascoltate nemmeno. |
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Penso sia una delle recensioni più belle che abbia mai letto su questo album. Uno scritto che sviscera e argomenta il tutto in maniera precisa. Niente da aggiungere, anche per me è uno dei gioielli che compongono la cinquina iniziata con Black Celebration. |
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E finalmente anche i Depeche Mode trovano spazio all' interno di questo fantastico webzine. Ricordatevi anche dei Radiohead, ingiustamente snobbati. |
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Capolavoro immane di un rock blues elettronico. Potrebbe essere l'album di punta, la pietra miliare di un gruppo qualsiasi ed invece per i DM arriva dopo un trittico di album mostruosi. Valore aggiunto |
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Sicuramente un buon album ma onestamente il mio preferito rimane music for masses in quanto più oscuro . |
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Da “ Some Great Reward” i Depeche Mode hanno cominciato ad inanellare perle su perle, alzando gradualmente l’asticella raggiungendo il loro apice con “Songs of Faith & Devotion” (di poco superiore a “Violator”) e mantenendo il livello alto con “Ultra” (un pelino meno a fuoco dei suoi immediati predecessori). Il primo tonfo lo hanno conosciuto con “Exciter”, tonfo che si è ripetuto con gli ultimi tre album, dove a parte qualche piccola eccezione (“Wrong”, “Soothe My Soul”) il tedio la fa da padrone.!Per i”Songs…” c’è poco da fare. Spazza via ogni dubbio prendendo a casaccio nella tracklist ci si imbatte in “I Feel You”, “Walking My Shoes” (che perla di rara bellezza), “Higher Love”, “Rush”, “Condemnation”, “Get Right With Me” e “In Your Room” questa con le sue due versioni (quella su disco più elettronica e quella del singolo/video più “grunge”). |
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Music for the massese,Spirit e Songs i migliori in assoluto. |
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....band che piace ...un po' a tutti...e che merita.....bel disco sicuramente..... |
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Diciamo che I primi 2 album, pur avendo qualche buon pezzo, risultano un pò debolucci rispetto a tutto ciò che verrà dopo. Sia nella personalità della proposta, non distante da ciò che proponevano altre band "post punk new wave, che nella scrittura. Con construction time Again iniziano a sperimentare per trovare una loro strada che verrà imboccata con Some great reward, secondo me il disco che mostra finalmente di che pasta è fatta la band. Da lì in poi sarà storia. |
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La fase Black Celebration /Ultra è senza discussioni tutta clamorosa. Ma volendo partire dall'inizio, e quindi da Speak and Spell, se ci pensate è un raro caso di band che è riuscita ad alzare l'asticella ad ogni uscita, pubblicando sempre un album migliore e anche più maturo del precedente (fino a Ultra). La fase calante (seppur non drammaticamente calante) , quasi fisiologica, si è avuta con gli ultimi tre dischi visto che comunque anche Exciter e Playing the angel sono due ottimi album (meglio il secondo del primo). |
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Come già hanno scritto sotto, da Black celebration a Ultra compresi, è tutto oro colato. |
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Recensite anche Music for the Masses..!! |
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Ho ascoltato innumerevoli volte in your room, one caress, e ripescato in un secondo momento mercy in you, judas... non penso di avere un loro album preferito in termini assoluti (Ultra? Playing the angel?), per ragioni anagrafiche li ho iniziati ad ascoltare poco più di dieci anni fa, partendo da the singles 86-98, in cui tra l'altro è contenuta una versione diversa di in your room (manco a dirlo, a posteriori le preferisco la versione di Songs of faith and devotion), quindi davvero ho canzoni che adoro parimenti in ogni album. Mi sa che sarebbe desiderio di molti, anche mio, poter avere tra le mani la recensione di Ultra |
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Gran disco, sicuramente uno dei migliori. Ed era difficile uscirsene con qualcosa di vincente dopo 3 dischi praticamente perfetti tra cui un bestseller come Violator, invece.. |
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10
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Concordo con Aceshigh, da Black Celebration a Ultra hanno fatto solo dischi pazzeschi; questo non è tra i miei preferiti (forse perché all'epoca anch'io vivevo una situazione non facile a livello personale e mi dava fastidio provare le stesse brutte sensazioni ascoltando musica), però alcuni pezzi sono immortali, "Walking In My Shoes" su tutti |
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9
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A parte Condemnation e Get Right With Me, un po' ostili alle mie orecchie, tutte le altre sono canzoni da paura....una delle colonne sonore della mia adolescenza. |
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7
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Concordo con Aces e con la recensione, In your room Canzone (volutamente lettera maiuscola) assurda. Il termine apocalittica le sta a pennello. Tra l'altro per chi ha avuto la fortuna di vederli live nel Devotional tour o per chi avesse il relativo dvd, dal vivo Alan Wilder vi suona la batteria. |
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“I’m hanging on your words, living on your breath, feeling with your skin…”. Mamma mia In Your Room, ho i brividi solo a nominarla. Apocalittica. Anche per me il top di questo capolavoro, nonché una delle punte di diamante di tutta la loro discografia. Probabilmente il mio album preferito dei Depeche, anche se faccio fatica a scegliere tra tutti quelli che vanno da Black Celebration a Ultra. Questo comunque rasenta la perfezione. Ok i brani famosi li conosciamo tutti, ma qui anche il pezzo meno considerato è a un livello che… spostatevi tutti. Vogliamo citare Judas? O i due gospel? O l’industrialoide Rush? O ancora la sinfonica One Caress (un altro pezzo che mi fa venire la pelle d’oca)? Album da isola deserta. Minimo 95 |
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4
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Disco stupendo.. Dico solo "Walking in my shoes".. Che spettacolo. |
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3
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Qui ci avviciniamo alla perfezione. Album e band con cui sono cresciuto . Sempre al top negli anni . |
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2
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Direi che si sia detto tutto il possibile in questa ottima recensione. sono legato anima e cuore a questo disco, che ritengo il mio personale loro album assieme a black celebration e playin the angel, il mio sacro trio.
non sapevo diverse cose del background e mi ha fatto piacere scoprirle qui.
grazie Sara |
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Sulla bellezza assoluta dell'album é inutile spendere parole, immagino che nessuno possa dire il contrario. Per quanto mi riguarda stiamo parlando di un quasi capolavoro. Band alla quale sono molto legato, il loro percorso di crescita costante è stato incredibile (in pratica fino a Playing the angel zero passi falsi secondo me, ma anche dopo si sono comunque tutto sommato difesi abbastanza bene) . Il trittico degli anni 90 è pazzesco raggiungendo l'apice, non solo del decennio ma della loro intera carriera, con il successivo capolavoro (questo senza quasi) Ultra, uno dei dischi che porterei sulla classica isola deserta anche se purtroppo spesso dimenticato se non addirittura sottovalutato. Se poi tiriamo in ballo anche il valore affettivo (mi riferisco sempre a Ultra) e dei ricordi ad esso legati allora ciao proprio. In merito alla questione dei videoclip (argomento non trascurabile quando in ballo c'è un personaggio come Anton Corbijn) ritengo, per restare in tema Ultra, che quello di Useless (per inciso una delle canzoni della mia vita) sia un colpo di genio. Bellissimo davvero, indubbiamente uno dei miei videoclip preferiti. Songs of faith and devotion, un album stupendo dalla prima all'ultima nota e dalla prima all'ultima parola, livelli di ispirazione veramente ma veramente alti. |
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INFORMAZIONI |
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Mute Records / Sire Records
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Tracklist
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1. I Feel You 2. Walking On My Shoes 3. Condemnation 4. Mercy In You 5. Judas 6. In Your Room 7. Get Right With Me 8. Rush 9. One Caress 10. Higher Love 11. My Joy (Bonus Track)
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Line Up
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Dave Gahan (Voce) Martin Gore (Tastiera, Sintetizzatori, Chitarra, Percussioni, Cori, Voce) Andy Fletcher (Tastiera, Sintetizzatori, Organo, Basso, Percussioni, Cori, Campionamenti) Alan Wilder (Sintetizzatori, Campionatori, Drum Machine, Batteria, Pianoforte, Percussioni, Cori)
Musicisti Ospiti Matthew Vaughan (Sintetizzatori, Campionatori, Drum Machine) Bazil Meade (Cori su traccia 7) Hildia Campbell (Cori su traccia 7) Samantha Smith (Cori su traccia 7) Steáfán Hanníngan (Uillean Pipes su traccia 5) Will Malone (Arrangiamento e direzione archi su traccia 9) Coro non accreditato su traccia 5
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