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Blind Guardian - The God Machine
14/09/2022
( 4930 letture )
A distanza di sette anni dall’ultimo disco propriamente metal e a tre dal controverso album orchestrale Legacy of the Dark Lands, i Blind Guardian tornano a farsi sentire con il nuovo The God Machine e come per tutte le band di questa importanza eserciti di agguerriti appassionati sono pronti a centellinarne ogni singolo istante, esaltandolo o all’occorrenza criticandolo cento volte in più di come farebbero con qualunque altro artista di media levatura. È ovviamente giusto così, il fardello di aspettative che un gruppo talmente leggendario si porta dietro è davvero pesante e per forza di cose ogni sua novità discografica non potrà che suscitare entusiasmo o delusione, a volte anche eccessivi. Uno degli errori più gravi che si possano commettere nel recensire un nuovo prodotto di qualunque genere (e specialmente di giganti di questo livello) è stilare delle righe di getto a seguito di ascolti limitati. Sarebbe altresì importante prevederne, per quanto possibile, la resistenza alla prova del tempo, aspetto questo fondamentale per ogni tipo di musica non propriamente commerciale e in particolare per l’heavy metal. Quando poi il disco appartiene a un gruppo che si chiama Blind Guardian, le cui mille sfaccettature emergono dopo mesi o addirittura anni di fruizione, scriverne risulta particolarmente ostico.

Fatta questa premessa, cominciamo subito col dire che The God Machine potrebbe spiazzare coloro i quali sono abituati ai Blind Guardian degli ultimi tempi, quelli cioè delle pompose orchestrazioni e delle stratificazioni sinfoniche e corali di Beyond the Red Mirror e di At the Edge of Time, qui parzialmente accantonate in favore di un sound più snello e diretto. Le composizioni permangono complesse e articolate, l’atmosfera generale è però ben più metal del recente passato, rifacendosi in qualche maniera ai primi lavori del combo (Somewhere Far Beyond per esempio), maggiormente speed ed aggressivi rispetto al resto della discografia. A fronte di una decisa virata nello stile musicale, va comunque notato che i testi continuano a trattare prevalentemente dei consueti argomenti fantasy o di fantascienza, e proprio a quest’ultimo tema sembra ispirata la copertina, raffigurante una sorta di dio androide in un mondo evidentemente distopico. Vi è inoltre spazio per liriche più introspettive, come la perdita della madre di Hansi Kürsch nella delicata ballad Let It Be No More.
Addentrandosi nel dettaglio dell’album, ci si rende ben presto conto di come la trilogia di tracce iniziali sia di livello molto alto, a partire dall’opener Deliver Us from Evil, in cui si avverte palesemente il cambio di rotta riguardo alle coordinate sonore esplorate dalla band negli ultimi vent’anni. Il brano funziona bene e cresce parecchio con gli ascolti, si riscontrano inoltre in esso tutte quelle peculiarità che hanno fatto grandi i Blind Guardian, dalla perfezione tecnica a quella melodica, dai magniloquenti intrecci strumentali a quelli vocali. Si tratta di un power metal furioso, stracolmo di riff mai fini a sé stessi e infatti è il lavoro alla chitarra di André Olbrich e Marcus Siepen a fare la vera differenza, con splendidi passaggi che sfociano in un finale cinematico di gran classe. I valori rimangono i medesimi con Damnation, dall’incipit doom che prelude a un altro pezzo superiore, anche questo veloce e diretto, intriso di riff memorabili dal gusto prog e con un ritornello che rimane in testa e nel cuore. L’inizio del disco è davvero appagante e come se non bastasse viene ulteriormente impreziosito dal terzo brano in scaletta, Secrets of the American Gods, probabilmente l’episodio nel quale si realizza più che in ogni altro il connubio fra i Blind Guardian del 2022 e quelli degli album precedenti. È una canzone sofisticata, articolata ma allo stesso tempo con melodie ben definite e di personalità, in cui Hansi Kürsch offre la miglior prestazione vocale del disco. La composizione è, anche più delle precedenti, costellata da riff e assoli di raffinata matrice prog che si risolvono in un magnifico epilogo. Peculiarità queste che ne fanno probabilmente il momento più epico ed importante dell’intero full-length.
Sembrerebbe quindi tutto oro quello che luccica e che pertanto The God Machine possa candidarsi ad essere annoverato come una delle migliori uscite della band da molto tempo a questa parte: tanta roba considerando che di veri passi falsi i bardi non hanno mai fatti. La situazione è in realtà un po’ diversa poiché purtroppo il resto della tracklist si assesta su valori inferiori rispetto al primo spezzone, con un paio di eccezioni. Per inciso, non si parla di riempitivi, ma di pezzi più “normali”, al punto che alcuni di essi possano essere considerati alla stregua di meri esercizi di stile per dei fuoriclasse del genere. Ciò che difetta è la personalità delle melodie in sé, che si riduce in cavalcate power troppo convenzionali per i nostri (Violent Shadows, Blood of the Elves), le quali non possiedono nessuna delle caratteristiche delle grandi canzoni; oppure in una ballata molto orecchiabile (Let It Be No More), ben suonata, ben cantata e arrangiata, di discreto impatto emotivo, ma quasi del tutto priva del carisma melodico che si pretende dal gruppo tedesco. Di ben altra pasta sono le più elaborate Life Beyond the Spheres e Architects of Doom. La prima molto strutturata, complessa e ambiziosa; la seconda violenta e travolgente con un Kürsch iperaggressivo, velocissimi passaggi prog ed un riuscito refrain che ne smorza efficacemente il mood furioso. In coda al disco troviamo infine Destiny, forse il pezzo più controverso, composizione piuttosto articolata e per certi versi “sperimentale” stracolma di cori che ci ricordano tutto l’amore che i Blind Guardian hanno per i Queen. Con gli ascolti ci si rende tuttavia presto conto che essa tutto è fuorché memorabile, e non basta un ottimo spunto di chitarra per rimediare alla poco piacevole sensazione di amaro in bocca.

Il precedente Legacy of the Dark Lands è stato forse nelle intenzioni di Olbrich e Kürsch l’epilogo di una fase della carriera dei Blind Guardian, quella più sinfonica e pomposa che durava da quasi due decenni. Con The God Machine si apre - sarà in ogni caso il futuro a dircelo - un altro periodo per la band, che ricorda da vicino il power dei primi anni novanta. Aldilà degli stucchevoli confronti su quale delle fasi sia meglio o peggio, resta il fatto che questi maestri del metal rimangono dei campioni in qualunque tipo di sfida ci propongano e su questo non ci piove. Alla fine della fiera però è la musica a parlare e quella di quest’album soddisfa in parte ma del tutto. Se non consideriamo i primi tre brani, davvero superlativi, il resto si assesta mediamente su valori discreti, cosa che sarebbe soddisfacente per chiunque ma non per cinque artisti che si fanno chiamare Blind Guardian. La fervida speranza è che questo nuovo filone, qualora rimanga tale, porti a prossime composizioni più simili a Deliver Us from Evil, Damnation, Secrets of the American Gods piuttosto che a Blood of the Elves o peggio a Destiny. Complessivamente quindi The God Machine è un prodotto ottimo in alcuni casi, molto meno in altri, il quale – semplificando parecchio il concetto - per i suoi vari aspetti e sfaccettature potrebbe incontrare maggiormente il favore di chi preferisce il power diretto a quello orchestrale, ma che alla lunga non si dimostra pienamente all’altezza di altri favolosi lavori della band. Sarebbe promosso senza riserve se non si trattasse dei Blind Guardian. Da loro è lecito esigere qualcosa in più.



VOTO RECENSORE
76
VOTO LETTORI
82.30 su 43 voti [ VOTA]
Pete over the world
Venerdì 24 Novembre 2023, 11.38.30
33
Band assolutamente nell\'Olimpo. Album incredibile.
Claudio
Venerdì 15 Settembre 2023, 22.14.09
32
Veramente un ottimo disco, un ritorno allo stile piu’ classico, potente, aggressivo e tagliente come e’ giusto che sia, voto 80
Mauroe20
Venerdì 8 Settembre 2023, 21.55.57
31
Non avevo ancora avuto l’occasione di ascoltare questo nuovo lavoro dei Blind Guardian..Beh che dire pazzesco un ritorno coi fiocchi.Musicisti incredibili e pensare che negli anni 90 non mi piacevano .Poi ho recuperato tutta la discografia ovviamente.Ma tornando alla loro ultima fatica il mio voto é 80 ….strameritato.
IronMauro
Venerdì 9 Giugno 2023, 22.26.02
30
Ancora tocca leggere le minchiate sullo stroncare tutto quello che viene dopo i primi album di una band. Mamma mia quanto qualunquismo e soprattutto quanta mancanza totale di competenza e gusto. Il metal non merita certi fans... Se vi va di risparmiare sui dischi fatelo senza inventarvi sempre che so meglio i primi album…. Questo è un disco eccezionale, oggettivamente ed indiscutibilmente… a patto si sia dei metallari veri e soprattutto competenti…
Alcibiade
Sabato 20 Maggio 2023, 19.49.07
29
Più lo ascolto, più mi piace. Bravi Bardi, nel pieno di una seconda giovinezza. 80 a mani basse
Gamma
Venerdì 12 Maggio 2023, 19.29.41
28
Disco che sale con gli ascolti! Ai detrattori davvero non capisco come faccia non piacervi...
uomoragno
Lunedì 2 Gennaio 2023, 18.37.01
27
Ottimo lavoro, decidamente \"Blind Guardian\" vecchia maniera, Power teutonico, splendidamente suonato, pesante, deciso ed inconfondibilmente, con il marchio di fabbrica dei nostri. Tanta roba. Ci ho messo un bel po\' a \"farlo mio\" non era facile e ho fatto fatica ad assorbirlo e capirlo. Ma c\'è tutto ed è tanta roba. 85 pieno.
Harleking11
Mercoledì 21 Dicembre 2022, 14.45.57
26
Disco che mi è cresciuto con gli ascolti, per me almeno 80. Credo che l\'album beneficerebbe di una produzione migliore: non che sia brutta la produzione, ma suona poco dinamica e precisina. Mi manca il suono di Somewhere far beyond, con il basso di Hansi che pur senza essere tecnicamente ineccepibile ha quell\'attacco in più che rende \"vive\" le canzoni.
YO
Lunedì 3 Ottobre 2022, 19.27.54
25
Anche in questo caso, i Bardi ti portano a viaggiare nei loro mondi immaginari. Mondi fatti di paesaggi bellissimi e inaspettati ma che ricordano un po' casa. Voto: 86
Vitadathrasher
Mercoledì 21 Settembre 2022, 19.20.04
24
...."nella vita non fanno altro" ma spesso le composizioni migliori sono all'inizio carriera proprio quando si fa altro....per campare. Trovo sia un album dignitoso e a tratti ottimo. Ormai diversi anni alle spalle di carriera e le pretese sono queste. La loro pecca semmai, questo da sempre, band poco carismatica nei live, sembrano dei nerd da gioco di ruolo, per non parlare del cantante, il più anonimo della scena.
Le Marquis de Fremont
Mercoledì 21 Settembre 2022, 18.21.11
23
Con tutto il rispetto, Monsieur Tino, anche volessi, non posso avere il giudizio di qualcun'altro. Do il mio giudizio che purtroppo ha la caratteristica di essere soggettivo. Ma ho l'impressione di non essere l'unico, visto che anche la recensione non è poi così entusiasta. Au revoir.
Tino
Mercoledì 21 Settembre 2022, 17.02.30
22
Scusami Marchese ma non è che una cosa è mediocre perché non ti prende, mi sembra un giudizio molto soggettivo.
Le Marquis de Fremont
Mercoledì 21 Settembre 2022, 13.35.18
21
Sono in quasi completo accordo con la recensione, molto bella, di Monsieur Valjean. Ma aggiungo una aggravante: questi sono i Blind Guardian. Con un cantante come Kürsch che rende emozionante qualsiasi cosa canti e con il loro essere uno dei grandi gruppi del panorama metal, il risultato alla fine è piuttosto mediocre e non mi ha proprio preso. Già la copertina era un po' benalotta e slavata, poi escluso un grande pezzo: Secrets of the American Gods, il resto è poco accattivante. Concordo che i primi due brani sono sopra il resto ma ribadisco il fatto che abbiano parecchia difficoltà nel comporre brani all'altezza della loro fama. Lo avevo citato su un mio commento al Live Beyond the Spheres dove erano di più i pezzi del periodo Nightfall... e prima che quelli di Nightfall... e dopo. Se ne sono accorti anche loro e avevano negli ultimi dischi, cercato di arricchire e affogare il tutto con orchestrazioni varie. Naturalmente non è facile avere sempre ottime idee, fresche e coinvolgenti. Ma nella vita non fanno altro. E sono i Blind Guardian. Au revoir.
Tino
Mercoledì 21 Settembre 2022, 11.26.27
20
Al contrario, un disco veramente ottimo che cresce con gli ascolti.
Victory
Mercoledì 21 Settembre 2022, 10.32.07
19
Un ennesima gran bella porcheria
progster78
Lunedì 19 Settembre 2022, 15.15.03
18
Come per i Megadeth non un capolavoro o disco imprescindibile ma un ottimo disco che dopo molti anni di carriera vale la pena ascoltare. Voto 82.
Mirko 77
Domenica 18 Settembre 2022, 10.29.33
17
Ha me piace.. Bisogna ascoltarlo più volte per apprezzare il suo contenuto... Certi album capolavoro sono irripetibili.. E sono capolavori proprio per questo.. Non ci lamentiamo.. Quando smetteranno band come i bardi o gli Iron Maiden, allora si, saran dolori... Voto 85
Cristiano Elros
Giovedì 15 Settembre 2022, 23.53.19
16
P.s.: per quanto mi riguarda, non è detto che meno orchestrazioni=lavoro migliore, perché nei due album precedenti secondo me ci sono più canzoni più belle e che emozionano di più
Cristiano Elros
Giovedì 15 Settembre 2022, 23.51.39
15
Concordo più o meno con tutto, anche se devo dire che Blood of the Elves è uno dei miei pezzi preferiti. Let it be No More penso sia la loro ballata meno riuscita di sempre purtruppo. Destiny mi piace parecchio fino al primo ritornello, poi la trovo incasinata, e il ritornello stesso con tutte quelle sovraincisioni perde di impatto. Niente da aggiungere ai primi tre pezzi, mentre devo dire che Life Beyond the Spheres e Architects of Doom sono proprio bei pezzi che crescono con gli ascolti, soprattutto il primo. Violent Shadows pure bel pezzo. Nel complesso un bell'album insomma, forse manca qualche picco vero e proprio, e la produzione non rende giustizia secondo me, però bell'album anche stavolta per il Guardiano Cieco.
Radamanthis
Giovedì 15 Settembre 2022, 18.39.15
14
Bello, decisamente bello. Lontano dai capolavori del passato ma certamente potente, diretto, veloce, ci sta. Voto 80
Aceshigh
Giovedì 15 Settembre 2022, 10.59.33
13
Album sicuramente promosso. Più diretto, snello e con meno fronzoli, d’altra parte dopo l’indigestione orchestrale era quasi prevedibile, e a me ha fatto piacere, una boccata d’aria fresca. Certo, il fatto che sia più roccioso o “retrò” non implica che sia automaticamente migliore di quanto fatto nel passato più recente, che - a parte il mappazzone Legacy - a me non dispiace (anzi, At The Edge of Time per esempio lo ritengo tuttora bellissimo). The God Machine inizia veramente col botto: Secrets of the American Gods e Damnation sono tra i più bei pezzi composti negli ultimi 23 anni e con l’opener vanno a comporre una tripletta che, francamente, mi aveva illuso. Purtroppo i tre pezzi successivi non sono allo stesso livello (non brutti comunque), così come la conclusiva Destiny, questa sì bruttarella. Pollice in su invece per Blood of the Elves e per la ballad. In conclusione, un po’ di altalena, ma più alti che bassi e qualche “alto” veramente notevole. Voto 80.
Master
Giovedì 15 Settembre 2022, 10.21.01
12
Bella recensione, concordo con la valutazione. Per me, che amo il lato più orchestrale e sperimentale dei BG questo disco era un male inevitabile. Inevitabile comporre un disco diretto dopo tutta questa opulenza e dispendio di risorse degli ultimi 12 anni. Inevitabile dovere fare un disco "paraculo" e con un feeling "live" per sopravvivere in questi tempi di pandemia. L'album è assolutamente godibile, ma lo paragono ad una versione più pesante e veloce di "A Twist in the Myth", non esattamente il capolavoro dei nostri. Nel complesso l'album scorre bene, solo non mi esalta la conclusiva "Destiny". Non male il brano in sè, ma quella è la posizione del disco dove un fan dei BG si aspetta il piatto forte.
Marchofprogress
Mercoledì 14 Settembre 2022, 23.21.47
11
Per me album bellissimo e ricco anche di nuove idee, dai suoni alle atmosfere di pezzi come Life beyond the spheres. Premetto che non faccio testo dato che considero A Night at the Opera un capolavoro maestoso e Beyond the red mirror un album incredibile. De gustibus!
Federico S.
Mercoledì 14 Settembre 2022, 20.43.29
10
@Korgull molto dipende da cosa ti è piaciuto e cosa no nelle loro ultime uscite. Come puoi leggere nel mio commento, condivido a grandi linee l'opinione del tuo secondo fratello. Forse il mio giudizio è leggermente migliore, ma rimaniamo lì. Tuttavia, risulta vitale contestualizzare il tutto: per come mi erano scaduti i Blind nell'arco degli ultimi sette anni, un'opinione tiepida è da considerarsi un miglioramento. Ti consiglio di ascoltarlo. Non aspettarti fuoco e fiamme, ecco.
Korgull
Mercoledì 14 Settembre 2022, 19.49.26
9
Non ho avuto una vita gran che fortunata, ma di una cosa posso vantarmi: in famiglia siamo tutti metallari, nipoti compresi. Praticamente prima mi scrive uno dei miei fratelli, esaltatissimo per questo disco, ma proprio al settimo cielo, contemporaneamente l'altro mio fratello dice che é sufficiente, nulla di piú Questo per dire che ho bisogno del vostro aiuto: io amo i bardi, da decenni, un'altra delusione mi ammazzerebbe o quasi. Voi che dite? Ascolto?
Jappy81
Mercoledì 14 Settembre 2022, 19.44.52
8
Premetto Blind Guardian con somewhere far Beyond e Iron Maiden con piece of mind sono i primi dischi che mi hanno fatto innamorare di questo genere musicale che è l’heavy metal . Ora dopo questa premessa che è un po’ tendenziosa devo dire che i BG a differenza degli Iron Maiden non mi hanno mai deluso , certo ci sono alti ( molti ) e bassi ( pochi ) ma Il livello di decenza ( almeno per il mio modesto parere ) è sempre stata azzeccata . Questo disco ovviamente non è da meno alcune canzoni mi hanno commosso , certo l’ardore non è più quello dei primi anni 90 ma l’ispirazione c’è e i brani sono asciutti ed efficaci . Certo qui la produzione dedicata sopratutto sul suoni di batteria e il buon Thomen aimè un po’ fa sentire la sua mancanza proprio perché lo speed metal era pane per i suoi denti, ma i tempi sono cambiati e Emke fa parte del gruppo da quasi 20 anni ( praticamente come la militanza del buon Thomen) . Detto questo supportiamo i BG
Shock
Mercoledì 14 Settembre 2022, 19.06.14
7
Oramai sono 24 anni. Tutti questi anni e decine di ascolti dei nuovi album dei Bardi di Krefeld ed ogni volta la speranza di sentire un disco degno del passato va a farsi benedire. Qui il gruppo lascia da parte tutte quelle inutili e sbrodolose orchestrazioni dei dischi precedenti, ma resta sempre una qualità compositiva che latita da anni, decenni. Stesse soluzioni, riff sentiti decine e decine di volte, e mai un coro che ti esalti come sapevano fare un tempo. Ahimé, ormai da più di vent'anni un ennesimo inutile album dei Bardi.
Tino
Mercoledì 14 Settembre 2022, 18.10.00
6
Disco secondo me ottimo, ero fermo al più che discreto a twist, dove vengono per fortuna recuperate le sonorità più aggressive a scapito delle ormai indigeste esagerazioni orchestrali che, diciamocelo, hanno per fortuna fatto il loro tempo. Come tutti i lavori del gruppo servono diversi ascolti specie per le tracce più complesse, per assimilare le sfumature e apprezzare ciò che ai primi ascolti non arriva. Destiny su questa linea non arriva, è un mappazzone alla Barbieri, ma tutto il resto gira a meraviglia. Blood of the elves la mia preferita, dove finalmente si sentono i motori a pieni giri e il ritornello è irresistibile. Ottima anche la ballata let It Be no more, molto queensryche, ma anche Helloween anni 90. Tutti gli altri pezzi viaggiano ad alti livelli, il disco è asciutto e scorre bene senza annoiare e soprattutto senza strafare, togliere invece di aggiungere la chiave per farsi ascoltare di questi tempi. Un 80 per me
Federico S.
Mercoledì 14 Settembre 2022, 16.22.04
5
Sono soddisfatto, ma soprattutto sollevato. Le aspettative, dopo un disco mediocre e un pastone merdoso indefinibile, erano bassissime. I Blind, invece, hanno composto proprio il tipo di album che dovevano comporre giunti a questa fase della carriera. Le strutture sono state alleggerite, semplificate: il tutto suona più diretto e fluido rispetto al recente passato. L'orrido pantano sinfonico, dopo aver preso definitivamente il sopravvento con BTRM, ne esce ridimensionato. Gli elementi che la fanno da padrone sono le ottime chitarre ritmiche e una voce di Hansi più graffiante del solito. Gli strepitosi momenti che vedevano Olbrich salire in cattedra, per contro, rimangono perlopiù un lontano ricordo. A livello prettamente stilistico, ho notato un accento piuttosto marcato sulla vecchia componente speed: i rimandi a lavori come FTB risultano evidenti. L'impressione generale è che, al fine di accontentare quei fan che ripetono in loop "I Blind Guardian sono finiti con ANATO", il gruppo abbia voluto scrivere un lavoro dai vaghi sentori old school. Le tracce scorrono senza sussulti particolari, ma almeno non mi forzano ad abbandonare l'opera a metà per prepararmi un caffè doppio. Degna di nota "Architects of Doom", mentre la peggiore è di gran lunga la power ballad "Let It Be No More". Se di melodie leggere si parla, continuo a non capire perché i compositori abbiano eliminato i pezzi medievaleggianti nelle ultime uscite: per quanto mi riguarda, costituivano da sempre una certezza a livello qualitativo. Riassumendo, i Blind Guardian hanno fatto un buon compitino, in netto contrasto con le sperimentazioni riuscite malissimo che l'hanno preceduto; un prodotto di mestiere, per nulla pretenzioso, ma che si lascia ascoltare e tutto sommato apprezzare. Un simile giudizio sarebbe stato inaccettabile vent'anni fa, ma considerando che i nostri sono in calo da un bel po', mi accontento del fatto che riescano a invecchiare dignitosamente con album del genere. Chissà, magari la prossima cartuccia sarà anche migliore. Bene così. Voto 6,5.
Danimanzo
Mercoledì 14 Settembre 2022, 15.18.04
4
@dariomet Bravo, concordo !
Black Me Out
Mercoledì 14 Settembre 2022, 15.17.57
3
Primo disco dei BG che non ho acquistato; so di andare in controtendenza con la maggior parte delle opinioni, ma per me la band aveva raggiunto livelli stellari con gli ultimi due album (i capolavori del passato non li reputo come pietre di paragone, per troppi ovvi motivi, a mio parere) e con questo "The God Machine" ha deciso di fare una netta marcia indietro verso un sound certamente più "metal tout court", ma lasciando gran parte dell'ispirazione fuori dallo studio di registrazione. Secondo me mancano proprio le canzoni, con il primo terzetto di pezzi che apre il disco gradevole e poi il baratro, non aiutato tra l'altro da una produzione che andava benissimo sino a ATEOT - e sarebbe potuta essere perfetta anche in BTRM, anche se in quel disco c'è uno squilibrio spaventoso tra componente orchestrale e componente metal - ma qui va ad inficiare proprio il suono stesso che la band forse voleva ricercare. E poi c'è un difetto per me impoerdonabile: il continuo déjà-vu che mi prende ad ogni ascolto, con ritmiche e linee melodiche scippate malamente da altri brani della carriera dei Bardi, con preferenza netta per "A Voice in the Dark", di cui pare di sentire gli echi praticamente in tutti i brani più tirati. "Secrets of the American Gods" ritengo sia il brano meglio riuscito, mentre sul finale dell'album arrivano due pezzi orribili come "Blood of the Elves" e "Destiny", che proprio non riesco a capire come siano stati concepiti da una mente come quella di Olbrich. Mi sto sforzando di continuare ad ascoltarlo perché in fondo i BG sono la prima band metal di cui mi sono innamorato e non sono mai stato deluso da nessuna loro pubblicazione, ma qui evidentemente il cuore la pensa diversamente. Un plauso alla bella recensione di Enrico, che a sempre secondo me rimane diverse spanne superiore al disco stesso.
dariomet
Mercoledì 14 Settembre 2022, 15.05.24
2
Secrets of the American gods è per me il più bel pezzo dei blind Guardian da tantj anni a questa parte. Piccola curiosità il disco è uscito in concomitanza delle prime due puntate della serie gli anelli del potere..una felicissima combinazione direi.in ogni caso a me l album ha davvero emozionato ed in alcuni punti quasi commosso. Voto 85
Danimanzo
Mercoledì 14 Settembre 2022, 15.00.49
1
Sinceramente l'avrò già ascoltato 4/5 volte e devo ammettere che mi piace. Da questi signori musicisti non mi aspetto grandi capolavori a questa età e dopo tanti anni di ottima e grande musica quindi io so'o contento e me lo gusto che è un piacere.
INFORMAZIONI
2022
Nuclear Blast Records
Power
Tracklist
1. Deliver Us from Evil
2. Damnation
3. Secrets of the American Gods
4. Violent Shadows
5. Life Beyond the Spheres
6. Architects of Doom
7. Let It Be No More
8. Blood of the Elves
9. Destiny
Line Up
Hansi Kürsch (Voce)
André Olbrich (Chitarra)
Marcus Siepen (Chitarra ritmica)
Barend Courbois (Basso)
Frederik Ehmke (Batteria)
 
RECENSIONI
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