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01/12/23
KARMA
ALCHEMICA MUSIC CLUB - BOLOGNA
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Motorpsycho - Ancient Astronauts
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17/09/2022
( 1006 letture )
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Per comprendere il nuovo album dei Motorpsycho occorre necessariamente essere a conoscenza dei retroscena legati alla sua nascita. Una genesi che ci dice anche molto di questa straordinaria e unica band. In sostanza, mentre erano impegnati nella realizzazione degli ultimi due album, All Is One e Kingdom of Oblivion, nel mezzo dei cosiddetti anni del covid, i tre stavano collaborando anche ad altri due progetti: un film, basato su una vaga idea del collettivo teatrale De Utvalgte, nato dallesigenza di proporre in una maniera diversa e particolare la musica del gruppo che in quel momento non poteva esibirsi dal vivo e a cui non piaceva la soluzione del live in studio realizzata da altri gruppi. Il progetto al momento non sembra aver prodotto un risultato, anche se qualcosa evidentemente stato girato o almeno provato, dato che la copertina di Ancient Astronauts un misterioso fotogramma preso proprio da questo lavoro. Il secondo progetto consisteva nel creare musica originale di accompagnamento alla performance di danza di Homan Sharifi e della Impure Dance Company, chiamata Sacrificing. La performance si basa sullidea del Rito della Primavera, che era anche alla base della lunga suite N.O.X., presente in All Is One. Ma la musica si rivel non sufficiente e quindi fu necessario aggiungere altre composizioni, che diventarono le qui presenti Mona Liza/Azrael e Chariot of the Sun. Ovviamente, date le restrizioni della pandemia lo spettacolo stato visto solo da poche centinaia di persone, ma tra queste cera il collaboratore di lungo periodo Deathproof, produttore e musicista in molti album dei Motorpsycho, il quale, sentito il materiale, ha insistito perch diventasse parte del nuovo disco della band. Purtroppo, sempre causa covid, laltro collaboratore di lungo periodo, Reine Fiske, che vive a Stoccolma, non ha potuto partecipare alla registrazione dellalbum, dato che si trattato essenzialmente di una registrazione live in studio, con poche sovraincisioni a posteriori. Per chiudere il cerchio, anche i membri di De Utvalgte hanno ascoltato il materiale, ritenendolo perfetto anche per il film, che chiss forse un giorno vedr davvero la luce.
Chiarita la genesi, diventa anche pi chiaro il contenuto del disco stesso: quattro tracce, di cui la seconda in sostanza solo un breve passaggio atmosferico di due minuti, mentre sia Mona Liza/Azrael che Chariot of the Sun sono due lunghe composizioni che superano i dodici e ventidue minuti rispettivamente di lunghezza. Essendo nate con una finalit se vogliamo diversa da quella della registrazione in studio, per accompagnamento a uno spettacolo di danza e solo dopo riadattate a questo scopo (in sostanza, con quasi nessuna variazione), chiaro che si tratta di un qualcosa di particolare e che sfugge al concetto di brano vero e proprio. Di fatto, il tutto assomiglia molto di pi appunto a una colonna sonora e, in questa ottica, risulta decisamente pi apprezzabile, seppur mutilato dellelemento visivo. Che i Motorpsycho siano tuttaltro che nuovi ad inserire brani di questa lunghezza nei loro album elemento noto, di fatto come detto la stessa N.O.X. stata utilizzata nello spettacolo e, per fare un altro esempio, la titletrack di The Crucible era un altro monstrum da ventuno minuti. Eppure, per quanto se vogliamo similari nel risultato e affini alla natura compositiva tipica del gruppo, bene ricordarsi sempre la loro funzione iniziale, non fosse altro che per lasciare la fantasia a briglie sciolte e provare a immaginare come la danza potesse evolversi sulle note dei brani. Non stupisce, invece, che il brano di apertura, The Ladder, sia anche quello pi affine alla forma canzone vera e propria. Siamo in pieno territorio prog settantiano, come ormai da qualche anno i norvegesi ci hanno abituato, con venature folk e fusion, mellotron e sonorit antiche, ancestrali e visionarie che compaiono ovunque. Il ritmo piuttosto sostenuto, il riff particolarmente coinvolgente e la linea melodica apprezzabile, anche se piuttosto consueta allo stile di casa. Sembra quasi di sentire qualche eco dei prog folkers Ritual e della loro Wingspread. Anche qua non manca un lungo e vorticoso break strumentale, nel quale i tre musicisti confermano il loro assoluto stato di grazia, tra tecnica, dinamica e buon gusto. Una opener di altissimo livello e una vera gioia per le orecchie per ogni amante del prog. Niente meno. Come anticipato, The Flower of Awareness un breve intermezzo strumentale e di atmosfera che lancia la seconda parte. Mona Liza/Azrael come intuibile gi dal titolo un brano in due movimenti: il primo una dolce ballata totalmente riconducibile ai King Crimson dei due primi album, mentre i secondi otto minuti sono interamente strumentali e alzano decisamente il ritmo, con un roventissimo e rutilante giro di basso che gira su se stesso sul quale Ryan si scatena in assolo e rumoristica varia, mentre Jrmyr fa letteralmente spavento in sottofondo, ascoltatelo e godete. Musicisti impressionanti, che letteralmente fanno volare il brano fino allingresso del mellotron, che col suo giro melodico offre luscita dalla spettacolare parte in crescendo, per lasciarci a un diminuendo che arriva al silenzio, salvo poi risalire leggermente. Non difficile immaginare la vorticosa danza che rallenta per poi fermarsi completamente e riprendere fino a conclusione del brano. Buio in sala. Luce soffusa che ricomincia a notarsi, dapprima come barlume, appena notabile, per Chariot of the Sun, che vuole essere in tutto e per tutto la resa sonora di unalba, con una prima lunga (troppo lunga) parte retta quasi esclusivamente da un arpeggiato di chitarra e rumoristica varia, che si snoda per ricchi quattro minuti e mezzo, sulla quale poi si adagia un coro di voci, che prosegue il crescendo del brano. Anche qui, non difficile immaginare la danza e, in questo senso, il brano risulta perfetto al suo scopo. Forse appena meno se si considera la sola parte strumentale, con oltre sei minuti di arpeggi ripetuti che finalmente ci consegnano alla prima vera esplosione sonora con lingresso degli altri strumenti e della distorsione e linizio vero e proprio del brano. Anche in questo caso a condurre le danze il basso e quanto mai evidente risulta la funzione di accompagnamento svolta dagli strumenti. Considerata la caratura dei musicisti, il tutto resta comunque come minimo piacevole, con Ryan che ci regala i suoi assolo fusion e Jrmyr che conferma la propria statura assoluta di batterista tentacolare a dalla grande dinamica. Il crescendo di nuovo travolgente e conosce una nuova splendida impennata attorno ai tredici minuti per poi portare a un nuovo diminuendo dai sedici e il ritorno della parte corale iniziale, fino allultima esplosione con un riff spettacolare che dura invero molto poco, riallacciandosi allintroduzione, che chiude gli ultimi tre minuti fino al silenzio. Gi il sipario.
Ascoltare Ancient Astronauts con in testa lidea e lintento che hanno portato alla sua realizzazione aiuta senzaltro a capirne e apprezzarne in misura maggiore il risultato. Quello che avrebbe potuto sembrare un buon disco con qualche autocompiacimento di troppo da parte di musicisti troppo indulgenti verso se stessi e portati ad allungare il brodo oltre il necessario, diventa invece un giusto e pi che valido accompagnamento al piatto forte: lo spettacolo di danza o, daltro lato, il film. In questa ottica, il disco guadagna punti e la capacit strumentale del trio ne risulta alla fine addirittura nobilitata. Sembra quasi pleonastico, ma ricordare a tutti che i Motorpsycho sono tra i pochi gruppi odierni che sanno costruire brani con dinamiche crescenti e decrescenti in studio e non si arrendono alla guerra della compressione diventa necessario e motivo di merito per i norvegesi. Eppure, se si considera appunto la sola parte strumentale, per quanto brillante e in molti casi esaltante, si fa fatica a non sentire che il minutaggio in qualche caso appare decisamente troppo elevato. Molti i silenzi, molte le parti nelle quali evidentemente la musica solo un complemento di un qualcosa che per manca. La fantasia supplisce, ma non evita qualche sbadiglio. Nel complesso, un buonissimo album, del quale per a questo punto vorremmo vedere lopera completa, sia per quanto riguarda il progetto legato allo spettacolo di danza, sia per quanto attiene al film, il cui fotogramma campeggia in copertina e di cui il titolo del disco sembra lanciarci una misteriosa quanto stuzzicante anteprima. In ogni caso, onore ai Motorpsycho, una vera oasi di grande musica in un panorama che non li ha mai davvero meritati.
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Ho un debole per loro. Anche quest'album mi piaciuto anche se fra gli ultimi fatti quello pi facilmente collocabile in un filone: il prog rock anni settanta |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Ladder 2. The Flower of Awareness 3. Mona Liza/Azrael 4. Chariot of the Sun To Phaeton on the Occasion of Sunrise (Theme From an Imagined Movie)
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Line Up
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Bent Sther (Voce, Basso, Chitarra Tastiera, Batteria) Hans Magnus Ryan (Voce, Chitarra, Basso, Tastiera, Mandolino, Violino) Tomas Jrmyr (Batteria)
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