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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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25/09/2022
( 966 letture )
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Dal 1990, anno in cui il nome dei Krisiun cominciava a circolare grazie alla demo Curse of the Evil One, è passato un bel po’. Eppure loro, oggi alla dodicesima uscita, sono sempre lì. Cattivi come agli inizi, determinati come lo sono sempre stati anche se nel mezzo di questi anni c’è stato il tornado ciclopico del nu-metal e del death ne abbiamo celebrato il funerale almeno una decina di volte. In barba alle fasi lunari che si alternano senza fine, i Krisiun -a distanza di quattro anni da Scourge of the Enthroned- tornano tuonare sempre su Century Media, label che li ha sotto contratto da ventidue anni, al tempo di Conquerors of Armageddon. Nel segno della continuità, i Krisiun sono sempre in tre, sempre loro: Alex Camargo alla voce ed al basso, Moyses Kolesne alla chitarra e Max Kolesne dietro la batteria. Sono sicuramente una di quelle band che, nel bene e (pochissimo) nel male, resta una sentinella del death metal tanto da meritare il picchetto di onore, come pochi altri meritano. Il suono nel tempo si è evoluto, si è fatto professionale, meno primitivo e più articolato. Quello che però non hanno mai perso è la ferocia assassina che manifestavano sin dagli esordi, quando erano tre ragazzini brasiliani che si giocavano a scimmiottare i Sepultura, superandoli però in brutalità.
Mortem Solis è un buonissimo album. Promette bene sin dalle prime battute, quelle di Sworn Enemies e Serpent Messiah, i due brani di esordio. Entrambi accomunati da una rabbia genuina, il primo -anche grazie al riff giusto- è un pezzo celebrativo del death metal più cavernoso; il secondo, invece, vibra alto grazie alla velocità che raggiunge, al limite del brutal. Il colore della copertina, rosso aranciato, manifesta tutta la sua bellezza nella creazione che richiama la decadenza del potere, simboleggiato dall’elmo in caduta, mentre l’aquila della libertà assiste, ad ali spiegate, alla fine di quello che è durato in eterno. Tornando all’ascolto, si continua sulla stessa linea articolata con Sword into Flesh. Ritmo alto, blast beat e voce che gronda sangue. Segue Necronomical. È puro piacere il suo incedere cadenzato che viene lacerato dal latrato di Alex Camargo. Poi la trama si sviluppa, ovviamente, su ritmi più sostenuti, andando a creare le atmosfere care agli Immolation. Tomb of the Nameless è un piccolo saggio di tecnica. È il brano più complicato. Dietro la furia sparata oltre il limite c’è un lavoro durissimo. Specialmente nella parte iniziale, quei controtempi metterebbero a dura ogni bravo strumentista. I nostri sembrano non patire del tempo che passa; anche se i capelli che si fanno radi e la muscolatura risente della forza di gravità, i Krisiun sono sul pezzo, su ogni pezzo. Sia sufficiente ascoltare Temple of the Abattoir. Stiamo parlando di un fiume in piena che straborda e travolge tutto quello che si trova davanti. Non da meno War Blood Hammer, leggermente più ragionata della precedente, ha forza e determinazione.
Ovviamente chi non ha grande passione per il death-brutal metal non si avvicini al nuovo prodotto dei Krisiun, non avrebbe davvero senso. È un lavoro ultra spinto, lontano da un minimo accenno alla melodia. È nichilismo allo stato puro, tanto che As Angels Burn, con le sue tematiche anticristiane, è un inno alla perdizione. Anche Worm God è un pezzo da godersi. Classico death metal con inizio ragionato e con prosecuzione aguzza come una punta chiodata che si avvicina alla tempia. Il nuovo dei Krisiun è un inno al death metal. Da godere fino allo sfinimento.
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5
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SI si il disco l\' ho ascoltato e di strada ne hanno fatto i 3 capelloni carioca, mi ricordo ancora quando ascoltai conquerors of armageddon e rimasi stordito più che sorpreso.
Ma ora i nostri alternano parti tirate ad altre maggiormente ragionate e ne risente in positivo la qualità complessiva finale.
Sanno suonare da Dio questi e se in futuro magari variassero ancora di più le loro composizioni potrebbero venirne fuori dei grandi album.
Come voto sono in linea col recensore. |
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4
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Il precedente era notevole, questo ancora devo sentirlo bene. Rimango un po' perplesso quando sento di gente che li reputa ancora dei meri fabbri del death metal. Si sono persi almeno gli ultimi 15 anni di evoluzione della band, che si è svolta comunque nella loro coerenza. |
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3
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Negli anni 80 i tamarri del metal erano i Manowar...adesso ci sono loro. |
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2
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Li considero dei picchiaduro e basta, certo sono per coerenza e costanza inattaccabili, ma ogni loro disco mi lascia un senso di stordimento e mal di testa non indifferenti.
Un pò quello che succede con gli Hate eternal....
Preferisco un' altro tipo di death metal, in particolare quando sfocia nel doom lento e oppressivo pieno di cambi di tempo e ricco di pathos!!!
Ascolterò comunque questo disco vista la recensione positiva, in fin dei conti conquerors of armageddon era una vera mazzata, ma poi li ho persi di vista nonostante li ho anche visti dal vivo.
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1
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I migliori per dedizione alla causa, coerenza e costanza.
Voto 80, semplicemente leggendari |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Sworn Enemies 2. Serpent Messiah 3. Swords into Flesh 4. Necronomical 5. Tomb of Nameless 6. Dawn Sun Carnage (Intro) 7. Temple of the Abattoir 8. War Blood Hammer 9. As Angels Burn 10. Worm God 11. Death of the Sun
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Line Up
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Alex Camargo (Voce, Basso) Moyses Kolesne (Chitarra) Max Kolesne (Batteria)
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