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19/04/24
MARLENE KUNTZ
NEW AGE, VIA TINTORETTO 14 - RONCADE (TV)
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Himsa - Courting Tragedy and Disaster
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01/10/2022
( 660 letture )
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Come in ogni sottogenere appartenente alla nostra musica preferita, esiste un lasso di tempo, una finestra temporale in cui succede di tutto e di più. Nascono stelle, passano meteore infuocate e si scoprono nuovi talenti destinati a fare breccia. Semplicemente ci si evolve, paradossalmente senza direzione, verso un qualcosa di nuovo e brioso, affascinante e innovativo. Ora, a quasi vent’anni dall’uscita di Courting Tragedy and Disaster , l’album che fece conoscere i bravissimi Himsa al grande pubblico non rimane molto di quel movimento denominato NWOAHM, categoria un po’ omnicomprensiva che ha, nel tempo, attirato ammiratori e detrattori, conglobando in sé band di ogni sorta, senza per forza comuni denominatori.
Il caso degli Himsa si affianca a quello di altre ottime band di “seconda fascia”, quali Maroon, Unearth e God Forbid. Band che non hanno mai avuto nulla da invidiare ai più grandi ma che, per un motivo o per l’altro, non hanno avuto un successo commerciale alla As I Lay Dying, per intenderci. Ognuna delle sopracitate compagini ha offerto qualcosa di buono e -in alcuni casi- ottimo alla materia metallica. Con tante sfumature e influenze, abbiamo assistito all’ascesa e alla caduta del metal-core ‘classico’, ovvero quel genere ancorato al metal tradizionale, al melodic death scandinavo e all’hardcore americano. Quel mix poderoso esce con prepotenza da questo sferragliante Courting Tragedy and Disaster, che non bada a forma estetica presentandosi con packaging limitato, produzione grezza e chitarre roboanti. La band funziona e i cilindri sono infuocati durante i 45 minuti: le asce di Sammi Curr e Kirby Johnson intessono trame ora semplici ora complesse, muovendosi perlopiù sui binari della linearità di genere, passando da sfumature death a sfuriate thrash. Tra cattiveria, tocchi melodici e soli a profusione, gli Himsa si muovono con poca grazia ma tanto mestiere. Si barcamenano con grinta e scrittura di cuore, capitanati da un John Pettibone infervorato, che non lesina energia e ruvidezza con la sua prestazione vocale aggressiva e monocorde. Voci pulite? Decisamente no. Breakdown? Non pervenuti. Siamo al cospetto di una tetra badilata, sebbene baciata dalle frequenti melodie chitarristiche. Un album scarno e scevro di sovra-incisioni, che usa gli strumenti classici per presentare la sua versione del metal-core anni ’00. I brani galoppano uno dopo l’altro con una continuità che ha del notevole fascino. Scaletta perfetta senza filler che offre diverse sotto-sfumature. Dall’aggressività veloce e spietata di Dominion, tra ghirigori thrash e una serie di ficcanti assoli, fino a It’s Nights Like These that Keep Us Alive, brevilineo inno HC con un finale strumentale insolito, passando per il singolo Kiss or Kill -veloce e brutale- e la classicità thrash della godereccia Jacob Shock, in odor di Slayer con il suo rifferama infuriato e il breve solo finale. Tuoni e fulmini. Insomma, ci sono un sacco di ingredienti che combaciano alla perfezione senza troppi trucchi: band nuda e cruda. Purezza e voglia di darci dentro percepibile e palpabile, che si sfoga attraverso gli undici brani, chiusi dall’irriverenza metal di When Midnight Breaks, forse la migliore del lotto. Tra feeling live e pennellate Swed metal, gli Himsa si faranno notare anche grazie ai seguenti Hail Horror (2006) e Summon in Thunder (2007), differenti ma ugualmente intriganti con le loro rispettive atmosfere. Courting Tragedy and Disaster rimane assolutamente ferale e bruciante, meno tecnico e impegnato dei suoi successori, ma proprio per questo fascinoso: il combo americano, composto da John Pettibone, Sammi Curr, Kirby Johnson, Derek Harn e dal batterista Tim Mullen ci colpisce con le note veloci di Rain to the Sound of Panic (non distante dai Darkest Hour di Undoing Ruin) e accarezza con licks alla Killswitch Engage su Cherum e A Girl in Glass, due brani che sembrano dover esplodere da un momento all’altro ma che -proprio per la natura stessa della band- non si sbottonano a facili ritornelli o blande andature pop, se non per sporadici rallentamenti o chitarre semi pulite. Il grandissimo Matt Wicklund (Warrell Dane; God Forbid) fa capolino sulla bella Scars in the Landscape , bagnando la canzone con i suoi tocchi chitarristici e il suo assolo. La mancanza di tridimensionalità rende Courting Tragedy and Disaster un prodotto esaltante e godibile senza per forza essere usa e getta. È una scheggia veloce, senza freni: un metro-treno impazzito diretto verso una roccia di granito nella periferia cittadina.
Chiude in bellezza la sfavillante When Midnight Breaks, brano ideale per chiudere album e scaletta dal vivo, nonché summa di questo suono 1.0 degli Himsa, ritornati in sella nel 2017 senza programmi definiti. Li aspettiamo dopo ben 15 anni dall’ultima prova in studio, sperando che la line-up parzialmente inalterata e la voglia di fare producano ancora buona musica, al di là delle mode e delle etichette. Per i palati -core, per gli amanti della velocità e della brutalità (non priva di una certa classe), Courting Tragedy and Disaster rimane un album da avere assolutamente. Mosh on!
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Grande Album questo.. Assalto frontale senza compromessi con Brani che non si discostano molto uno dall'altro, ma ognuno con una sua personalità ben definita.. Senza inventare chissà che cosa, ti tengono incollati all'ascolto e alla lunga non ti annoiano.. Tanta sostanza! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Dominion 2. Rain to the Sound of Panic 3. A Girl in Glass 4. Kiss or Kill 5. Jacob Shock 6. Cherum 7. It’s Nights Like These that Keep Us Alive 8. Loveless and Goodbye 9. Scars in the Landscape 10. Sense of Passings 11. When Midnight Breaks
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Line Up
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John Pettibone (Voce) Sammi Curr (Chitarra, Tastiera) Kirby Charles Johnson (Chitarra) Derek Harn (Basso) Tim Mullen (Batteria)
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RECENSIONI |
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