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20/02/23
TURMION KATILOT
LEGEND CLUB - MILANO
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Wild Ox Moan - Wild Ox Moan
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03/10/2022
( 2973 letture )
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Come fa un trio che dichiara di ispirarsi al leggendario bluesman del Delta Son House a proporre musica banale? In Wild Ox Moan, primo album omonimo della band che prende il nome da un traditional blues, le radici incontrano il moderno rock americano. Strano che a fare tutto ciò siano tre danesi di Aarhus, città situata molto lontano dal fiume Mississippi. Eppure i nostri la lezione di Son House (uno che tanto per intenderci ha influenzato anche Jack White) l’hanno imparata a meraviglia, in particolare il chitarrista Manu Perrino che con la sei corde plasma giri primordiali ed efficacissimi, supportati abilmente da un basso pulsante e da una batteria estrosa.
A cominciare da I Am the Mountain si percepisce il rispetto dei ragazzi nei confronti di quello che è, e soprattutto che è stato, il blues/rock americano. L’opentrack è un brano dai ritmi lenti incentrato sulla voce, su belle distorsioni e su un assolo incendiario. Hollywood aumenta ritmiche e tensione regalando momenti esuberanti, mentre Heavy Lies the Crown amplifica il concetto della track iniziale, divenendo manifesto dell’album. Bad Lieutenant riproduce un sound da piccolo locale di periferia mostrando una produzione di livello, visto e considerato che ci troviamo di fronte ad un disco autoprodotto. Ain’t Them Bodies Saints tenta di riprodurre i cori degli schiavi neri nei campi di cotone ma risulta uno dei brani meno riusciti, mentre Nothing but a Slave rimette in carreggiata i Wild Ox Moan, concentrandosi sugli amplificatori pesanti e gli effetti della pedaliera. Su Call Me by My Name si sente maggiormente la sezione ritmica con una batteria ben calibrata e il basso protagonista; i ritmi medi e la consueta presenza della chitarra, anche in fase solista, fanno il resto. Sul finale il mix fra i vari strumenti è esaltante. Return to Forever colpisce immediatamente per il giro blues basilare e un sound che scalda il cuore, mentre di tutt’altra pasta The Masterplan, cioè la canzone che si distacca maggiormente dalla tradizione, cercando e trovando la via maestra nel rock novantiano. Infine Work rimette le cose in chiaro riesumando un suono antico e gustoso, per palati fini e incurabili ascoltatori di musica d’altri tempi.
La splendida copertina con la testa di bue su un volto di donna riesce a rappresentare al meglio un mondo selvaggio, una terra dove non vi è alcuna distinzione fra esseri umani e animali. D’altronde della prima fatica dei Wild Ox Moan si apprezza proprio il minimalismo, la ricerca delle radici e il rispetto di una tradizione musicale, quella americana, che ha forgiato il rock come lo conosciamo oggi e i danesi dimostrano di conoscere bene la storia.
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Ho ascoltato i 3 singoli che mi sono sembrati molto buoni. Bella scoperta. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. I Am the Mountain 2. Hollywood 3. Heavy Lies the Crown 4. Bad Lieutenant 5. Ain't Them Bodies Saints 6. Nothing but a Slave 7. Call Me by My Name 8. Return to Forever 9. The Masterplan 10. Work
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Line Up
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Mads Bendixen (Voce, basso) Manu Perrino (Chitarra) Kasper Ostergaard (Batteria)
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RECENSIONI |
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