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02/12/23
TAILOR\'S WAVE
CIRCUS ROCK CLUB, VIA DELLA TRECCIA 35/3 - FIRENZE
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22/10/2022
( 753 letture )
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Siamo nel 1996, l’eterogenea produzione dei Motorpsycho, che diverrà leggenda tra i cultori del trio norvegese, è ancora nel pieno del suo sviluppo, inaugurata qualche anno prima dalla tetrarchia iniziale formata da Lobotomizer, 8Soothing Songs for Ruth, Demon Box e Timothy’s Monster. Ma qualcosa in questo anno cambia. Lo schema sperimentale che vedeva la band jammare in sala prove fino a costruire l’atipica struttura delle loro canzoni viene stravolto: la priorità adesso per i norvegesi è definire il sound, dando maggior rilevanza alla composizione pregressa, cambiando -se non totalmente, almeno parzialmente- il modus operandi che li aveva caratterizzati fino a quel momento.
Blissard è il risultato di questo lavoro compositivo, un album sensazionale capace di immergere l’ascoltatore in sonorità diverse da quelle che ci avevano abituato i tre scandinavi. Il sound viene affilato maggiormente anche grazie alla presenza di Marten Fagervich che si occuperà, oltre che della seconda chitarra, anche degli innesti di tastiera e mellotron. Per non parlare poi della presenza di sei musicisti aggiuntivi che collaboreranno su alcune tracce del disco. I ritocchi al sound si odono sin dal primo brano Sinful, Wind-borne, dall’approccio indie-rock, contaminato da picchi di noise che imbastardiscono la canzone, ma senza “inacidirla”. La pulizia del suono che permea il disco non edulcora l’album a tal punto da far storcere il naso agli ascoltatori abituali, ma riempie con un muro di suono permettendo ai Motorpsycho di esprimersi appieno. La consapevolezza con cui si vuole dare identità all’album lo si nota dall’atipica ballad Greener o dalla esplosiva s’ Numbness. Una delle track degne di nota è sicuramente Nerve’s Tattoo, un brano heavy rock carico di energia, intimista e nostalgico. Uno sfogo in cui viene cantata la delusione e la rabbia, ma con uno stile eloquente enfatizzato maggiormente dall’utilizzo del violino di Ole Henrik Moe. Le tracce si contraddistinguono per la loro diversità di stili, oscillando tra il post-rock e il noise, ed è infatti difficile definire la musica della band da questo punto di vista. Come si potrebbe definire True Middle? Che da un arpeggio si dipana in un noise estremo, con una voce a narrare, come in una radiocronaca, il raggiungimento della consapevolezza. Sonic Teenage Gunivere, basata sulla figura di Charles Manson è il brano più lungo del lotto -nonché concettualmente lontano dalle altre canzoni del disco, molto più introspettive– e si evolve dall’alternative rock tipico degli anni ‘90 per progredire in un turbinio noise e a concludersi con sonorità ambient in cui basso e batteria accompagnano la chitarra in un crescendo che sembra non raggiungere mai il suo apice, come se fosse una colonna sonora in cui l’orchestra dà rilievo a determinate scene del film, attirando l’attenzione dell’ascoltatore sulle emozioni che si vogliono esprimere in quel dato momento. Il disco si conclude con la ballad Manmower, l’acustica e volutamente lo-fi Fool’s Gold e l’ambient di Nathan Daniel’s tune from Hawaii, che non snaturano il disco ma permettono all’album di chiudersi in maniera compiuta.
La produzione ottima del disco -curata da Helge “Deathprod” Sten e dal bassista e cantante della band Bent Sæther- riesce a trasmettere maggiormente le sensazioni che il trio –per questa occasione quartetto– si propone di far provare all’ascoltatore. Ascoltando Blissard e i vari generi proposti al suo interno sembra di entrare in un lungo tunnel, in cui si vivono vari stati della propria esistenza come l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta fino a richiamare le emozioni più forti come delusione e rabbia. Tutto questo è generato dal ricordo che le loro sonorità producono nell’ascoltatore e gli permettono di guardare al passato e alla sua formazione musicale: partiamo dalla spensieratezza dell’indie-rock tipica di un’età giovanile, attraversando la furia del noise, la consapevolezza del post rock e arrivando alla pacatezza delle composizioni più intimiste di stampo cantautorale e ambient. Si ravvisa la volontà dei Motorpsycho di esprimersi smussando ogni angolo del proprio sound, per creare in ogni brano una determinata suggestione nell’ascoltatore; possiamo dire che con Blissard ci riescono completamente, rendendolo un album imprescindibile della loro sconfinata discografia.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Sinful, Wind-borne 2. Drug Thing 3. Greener 4. ‘s Numbness 5. The Nerve Tattoo 6. True Middle 7. Sonic Teenage Guinivere (S.T.G.) 8. Manmower 9. Fool’s Gold 10. Nathan Daniel’s Tune From Hawaii
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Line Up
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Bent Sæther (Voce, Basso, Chitarra, Taurus) Hans Magnus Ryan (Chitarra, Voce, Taurus, Banjo) Morten Fagervik (Chitarra, Mellotron, Piano, Vibraphone, Voce) Håkon Gebhardt (Batteria)
Musicisti Ospiti: Helge Sten (Deathprod) (Theremin, Oscillator, Campionamenti) Ole Henrik Moe (Ohm) – (Violino su traccia 5) Bitten Forsudd (Voce su tracce 4, 5) Rolf Yngve Uggen (Voce su traccia 4) Matt Burt (Voce su traccia 6) M. Banto (Tamburello su traccia 7)
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