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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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Lizzy Borden - Visual Lies
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03/12/2022
( 1299 letture )
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A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta l’heavy metal cosiddetto “classico” prende una direzione diversa rispetto all’irruenza tipica dei suoi primi anni. Le spigolosità vengono smussate, i toni si fanno più maturi e si dà maggior risalto all’orecchiabilità delle canzoni, strizzando conseguentemente l’occhio al mercato discografico. Quest’ultimo aspetto non rappresenta comunque un male, poiché è proprio grazie ad esso che si realizza quell’alchimia che porta a lavori più fruibili e raffinati allo stesso tempo, elevando il metal a genere più universale e facendolo apprezzare a fasce sempre più larghe di nuovi ascoltatori. Quanto appena espresso è valido in particolar modo per le band d’oltreoceano, maggiormente sgraziate ed “imperfette” nei loro esordi rispetto ai già rodati e navigati inglesi. Ed è infatti proprio in questo periodo che nascono i principali capolavori di Savatage, Queensryche, Vicious Rumors, giusto per fare tre nomi a caso. A tale tendenza non si sottraggono nemmeno i Lizzy Borden che, dopo i primi due debordanti album, decidono con il terzo lavoro Visual Lies di affinare il loro sound avvicinandosi alla pulizia melodica del glam, ma riuscendo a mantenere le travolgenti peculiarità degli esordi. Il mercato dà loro ragione, se è vero che il disco sarà non solo il loro più venduto di sempre ma verrà anche giudicato, assieme al successivo Master of Disguise, come il loro apice creativo.
Trascinato dal celeberrimo brano d’apertura Me Against the World -devastante anthem metal che ha bisogno di ben poche presentazioni e nel quale tutta la band gira a mille a coadiuvare la sempre più matura voce del leader- Visual Lies è una sorta di compendio di riff e di ritornelli memorabili, un lavoro di cesello sulle varie melodie che fa sì che nessun momento dell’album possa essere considerato fine a sé stesso o, ancor peggio, trascurabile. Si tratta inoltre di un prodotto molto vario, nel quale le canzoni non sono per nulla una uguale all’altra; ognuna di esse possiede anzi una personalità che persino in quegli anni non è così facile trovare. Così l’ascolto fila via liscio e senza intoppi fra la radiofonia da manuale di Shock e della splendida Voyeur (I’m Watching You) e l’emozionale inno alla ribellione Outcast, fra l’esplosiva Den of Thieves e i meravigliosi riff della title track. E ancora la hit super-catchy Eyes of a Stranger e la più complessa e Maiden-style Lord of the Flies, per finire con Visions, che tocca pregevolmente territori epici affini a Manowar e Omen. Dal punto di vista lirico il salto di qualità rispetto alle tematiche prettamente horror degli esordi è evidente, il disco infatti rappresenta una chiara denuncia verso la società americana. Già dall’iconica Me Against the World, così come dalla copertina in perfetto stile Lizzy Borden, si evince il desiderio di lotta contro i mass-media accusati di essere nient’altro che l’eco delle menzogne dei potenti (nulla è cambiato in tutti questi anni, a quanto pare). I temi sono scottanti e alcuni tremendamente attuali ancora oggi: si passa dall’autoemarginazione come atto di ribellione (Outcast) al plagio mentale delle masse voluto dalle classi dirigenti (Visual Lies), dai cervelli quasi annientati dall’elettroshock (Shock) alla speranza che la ribellione abbia successo liberandosi dal controllo di questa società ipocrita e menzognera (Visions).
Quasi superfluo sottolineare la superba maestria dei musicisti, dal buon Lizzy ai generatori di spettacolari riff Gene Allen e Joe Holmes (quest’ultimo il terzo chitarrista diverso in tre dischi), per finire con i devastanti Mike Davis al basso e Joey Scott Harges alle pelli. È altresì inutile dire che Visual Lies è un album da avere assolutamente, in quanto summa stilistica dei Lizzy Borden e fulgido esempio del metal a stelle e strisce degli Ottanta. Riascoltato al giorno d’oggi, tra l’altro, si palesa come un lavoro per nulla datato (nonostante ben trentacinque anni di anzianità), difetto questo spesso riscontrabile in tanti prodotti dell’epoca. La seconda metà del decennio si rivela in definitiva esaltante per i nostri, i quali nel 1989 daranno seguito al proprio capolavoro con un concept teatrale ambizioso ed estremamente audace (Master of Disguise) che li eleggerà nel gotha del genere. Nonostante ciò, tuttavia, a causa delle strane dinamiche che caratterizzano il mondo musicale (tradotto: avvento del grunge), negli anni successivi ai Lizzy Borden non verranno riconosciuti gli onori ampiamente meritati e, inconcepibilmente abbandonati dalla Metal Blade, saranno costretti ad esaurire momentaneamente la loro avventura, al pari peraltro di altre eccellenti band d’oltreoceano considerate superate o addirittura anacronistiche. Davvero incredibile solo a pensarci e soprattutto se si mette sul piatto questo splendido Visual Lies.
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11
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Correggo sotto.. .. l' 87 è stato l'anno.... |
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10
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Praticamente l'ho è stato l'anno in cui mi sono avvicinato al Metal. Su una radio locale la trasmissione settimanale di Hard & Heavy passava in continuazione Me Against the World a cui era impossibile resistere senza cantare come ad un concerto. Ero riuscito "addirittura" a registrare su cassetta dalla trasmissione uno spezzone di Visual Lies (il pezzo) con quel riff taglientissimo da pelle d'oca. Peccato per due pezzi non all'altezza come Shock e Den of Thieves secondo me troppo banali. |
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9
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Si Rik ho capito cosa vuoi dire, una teatralità figlia di Alice Cooper, anche se, ripeto, i Lizzy erano una band camaleontica che permettava loro di cambiare praticamente ad ogni album. In Menace To Society sembravano dei guerrieri post atomici, tema caro ad alcune band del periodo come i già citati Warrior o Rogue Male, tanto per fare qualche esempio. |
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8
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Finalmente la recensione che aspettavo e che tempo fa richiesi, grazie!
Che dire, l'apice di una grande band, album con grandi songs dall'inizio alla fine.
CAPOLAVORO HEAVY e, nondimeno, dell'immaginario Heavy.
P.S. Ho l'originale in vinile, mio vanto e mia gioia. |
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7
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@Fabio, ho usato il termine glitter in quanto lizzy borden aveva nei suoi show, in quei anni, una teatralità molto esuberante. Poi su questo album erano diventati molto anthemici, diciamo più adatti al mainstream, che non all underground degli album precedenti. |
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6
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Non userei i termini glam come da recensione, o glitter come Rik; semmai di class metal alla Dokken c'è qualcosa come pulizia appunto del suono, dovuto soprattutto alla produzione. Ma class metal e glam per me non sono la stessa cosa.Per il glam negli anni ottanta per me bisogna andare su gruppi alla Poison, e qui siamo abbastanza distanti. Rimane heavy metal ottantiano che definirei adulto, anche per i temi trattati. Una band comunque camaleontica visto che con Master Of Disguise si avvicineranno ai Queensryche.....e a proposito di metallo adulto aspetto la recensione dei Warrior di Fighting For The Earth dell 85, uno dei dischi più belli di tutto il metalrama degli '80 |
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5
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Straordinari. Album eccezionale, tra i vertici in carriera. |
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4
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Meraviglioso, nulla da dire. Voto meritato. |
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3
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Gruppo sottovalutatissimo. Già la sola voce di Lizzy è tra le migliori di sempre nel genere hard and heavy , ma i dischi che hanno fatto sono tra i migliori del genere. Questo album mostra un passo in avanti enorme, grazie ad un suono più pulito ma sempre dinamico, una serie impressionante di anthem, ed una perizia strumentale notevole. Nove brani che possono essere nove potenziali singoli, ognuno diverso dall'altro, ma ugualmente ad alto livello. Masterpiece!!! |
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2
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Anche i lizzy borden volenti o nolenti hanno dovuto 'edulcorare' il loro sound tipicamente hm, per virare verso un mix tra il glam e il class metal, infatti si possono percepire sonorità tipicamente dokken in alcuni passaggi. Le song sono più anthemiche e a presa rapida. Migliora anche la produzione. Album che può piacere a chi predilige sonorità glitter. |
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1
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Band spettacolare uscita dalla fucina di Metal Massacre IV e il sempre ottimo Brian Slagel non tardò ad accasarli presso la Metal Blade. Ulteriore passo in avanti rispetto al più underground Menace To Society, qui infatti i refrain sono più anthemici e terremotanti. La mano di Max Norman alla produzione si sente. Voto 90 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Me Against the World 2. Shock 3. Outcast 4. Den of Thieves 5. Visual Lies 6. Eyes of a Stranger 7. Lord of the Flies 8. Voyeur (I’m Watching You) 9. Visions
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Line Up
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Lizzy Borden (Voce) Gene Allen (Chitarra) Joe Holmes (Chitarra) Mike Davis (Basso) Joey Scott Harges (Batteria)
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RECENSIONI |
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