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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Evoken - A Caress Of The Void
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( 4036 letture )
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Nuovo appuntamento “pieno” per gli americani Evoken, che muovono questo quarto capitolo nell’ambito adamitico (per loro e per me) di un DEATH/DOOM secco ed oppressivo. Vuoi un uso limitato delle tastiere, soprattutto rispetto al più FUNERAL Quietus, vuoi l’abbandono degli sporadici, ma caratterizzanti, cambi di ritmo espressi in Antithesis Of Light sottoforma di lancinanti accelerazioni del drumming, vuoi ancora la solita, precisa connotazione all’utilizzo di un guitar-work potente e preciso, fanno di questo A Caress Of The Void un irreprensibile manifesto inneggiante all’ortodossia del genere che trova la sua nobile genesi nel già elogiato esordio Embrace The Emptiness. Le coordinate stilistiche sono dunque mutate, ma non certo in maniera tanto evidente da far gridare al cambio di rotta: gli Evoken fondano infatti il loro successo sfruttando la riconosciuta abilità di differenziare in modo “sottile” le varie release, così da evitare palesi variazioni del collaudato impianto sonoro, pur impreziosendo, di volta in volta, il prodotto con trovate individuali certamente degne di nota. Il maggiore rischio di questa valida strategia, di fatto molto attendista, potrebbe provenire da una certa assuefazione indotta nei fans tuttavia puntualmente superata dalle notevoli capacità creative con cui il quintetto mischia toni e semitoni nell’oscuro pentagramma; a facilitare il compito è innegabile segnalare che la sfera in cui si muovono gli Evoken non è certo particolarmente dinamica ed avvezza ad una sterile ricerca dell’originalità: il DOOMSTER è un interlocutore mediamente statico (io stesso lo sono), molto legato alla “conformità” dei propri canoni espressivi ed altresì invogliato maggiormente all’aspetto emotivo dei brani di quanto lo possa essere in relazione alla tecnica ed alle capacità esecutive delle stesse. Con questo sarebbe ingeneroso, e quantomai ingiusto, considerare A Caress Of The Void quale prodotto banale (che non è), buttando magari gli Evoken nel calderone della mediocrità tecnica (fate attenzione ad esempio al raffinato lavoro “di gambe” del drummer Verkay).
Entriamo nel dettaglio ponendo l’attenzione sulle varie forze messe in campo. In ordine di impatto sull’ascoltatore è possibile delineare le seguenti tracce:
1) Prova canora interessantissima da parte di un John Paradiso estremamente ispirato: per l’occasione, al solito, potentissimo growl super-effettato dagli echoes vengono aggiunte, in numerose porzioni del disco, parti “pulite” che, pur non molto articolate, aggiungono notevole espressività al prodotto. Tra l’altro va notato che l’alleggerimento della timbrica vocale non corrisponde in maniera biunivoca ad un ammorbidimento delle fasi strumentali in cui essa stessa compare. È forse questa la maggiore novità di A Caress Of The Void che affianca all’immutato vigore delle precedenti opere, un’inaspettata, eterea, impalpabile propensione ad una sacralità che si manifesta tanto più nelle intenzioni di quanto lo faccia in realtà nella forma e nei contenuti stilistici (soprattutto perché non adeguatamente sostenuta da sinth ed affini). A pensaci bene (ed a rammaricare fino al pianto il sottoscritto) se vi fosse stato il coraggio di far soffiare qualche funesto organo la malefica opera si sarebbe compiuta per sul serio. Peccato mortale! 2) Lavoro chitarristico imponente, impostato su un’attività “spuria” delle sciabole di Orlando e Paradiso, ora cupa e monolitica per mano dell’impressionante distorsione e degli imprevisti “stoppati” di stampo Unleashediano, ora invece minimale giocata tra arpeggi e single-notes scarne e dilatate nel tempo; talvolta sono proprio queste ultime porzioni a complicare l’ascolto, già di per se piuttosto faticoso, a causa di frasi ricercatamente dissonanti (l’avvio della title-track ne è un esempio lampante). 3) Sezione ritmica che sfodera un’invidiabile precisione senza disdegnare preziosismi tecnici che, se non particolarmente originali, sono certamente da riconoscersi quali abbellimenti di valore; mi riferisco tanto al rullio della grancassa in sincronia con le pennate della sei corde distorta, quanto all’incedere dei piatti, spesso addirittura sovrastante, a scandire gli accenti tonici negli arpeggi. Il lavoro del drumming non è dunque particolarmente minimale e semplificato, ed anzi esistono numerosi stacchi in controtempo e pure passaggi riempiti da un robusto impiego dei tom-tom.
La succitata linea “editoriale” si traduce in sette brani, tutti di pregevole fattura, per un totale di 61 minuti di run. L’ascolto d’un fiato è davvero ostico, anche per chi, vedi il sottoscritto, mastica l’indigesto boccone da quasi due decenni. Si apre con A Caress Of The Void, classico esempio dell’Evoken pensiero, incredibilmente claustrofobica, pure nella sua anima centrale alleggerita dall’abbandono delle bitonali ritmiche e dalla sostituzione del growl con un assaggio della cantilena clean di cui vi parlavo poc’anzi. Della stessa pasta è la terza Of Purest Absolution che decelera di qualche battito/minuto, ma si sviluppa con la medesima forma, collaudata, della title-track; fantastica la chiusura che rallenta improvvisamente il ritmo sulla base della melodia principale. Descend The Lifeless Womb (la mia preferita) e Orogeny partecipano senza indugio al massacro, sostanziando, qualora fosse ancora necessario, la voglia degli Evoken di tenersi lontani da qualunque forma di commercializzazione. Abilmente annegate tra queste indistruttibili perle “laterizie” si divincolano le pure molto apprezzabili Mare Erythraeum (strumentale), Astray In Eternal Night e Suffer A Martyr's Trial (Procession At Dusk), tutte quante dedite ad una maggiore ricerca dell’atmosfera potrebbero essere gli episodi più apprezzati dal DOOMSTER di moderna concezione: Mare Erythraeum è il brano più atipico dell’intera carriera degli americani e scopre le sue meravigliose carte con l’azzeccatissimo ripetersi della linea principale e con lo struggente assolo (addirittura) del quinto minuto; Astray In Eternal Night è un capitolo Quietus-style, reso tale da un utilizzo più funereo del synth e dalla massiccia presenza del recitato di Paradiso e dal growl finale effettato con il chorus; infine Suffer A Martyr's Trial (Procession At Dusk), abile merge contenente tutte le soluzioni adottate nel corso dell’album.
La conclusione a riguardo è dunque abbastanza semplice (o meglio semplificabile). Siamo al cospetto di un album possente e qualitativo al tempo stesso che comunque non consiglierei ai novellini provenienti da altri lidi DOOM (DARK, GOTH, SYMPHONIC) e manco ai “colleghi” votati alle frontiere FUNERAL o DRONE; sono invece certo che vi siano tutt’oggi, soprattutto tra i più attempati, grandi estimatori di quella corrente oscura, ma fortemente “metallizzata”, che capeggiava, conscia della sua piena potenza, negli anni ’90 (Dusk, Dolorian, Disembowelment, ecc…). Presto detto: chi conosce questi nomi faccia pure uno sforzo per stringere tra le mani A Caress Of The Void; gli altri, per l’amor del cielo, lascino perdere senza rimpianti.
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9
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Buon ascolto d.r.i.
aspetto il nuovo album con la trepidazione di un bambino...ormai è questione di giorni. |
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8
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Mi è partito l'invio, dicevo bravo perché l'ho ordinato anche io sto capolavoro |
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6
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Ho appena comprato la ristampa con doppio CD che contiene anche "Omniscient"-
Madonna che capolavoro!!! band che adoro a dire poco. |
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4
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"Voto lettori: 39.18"?!?!' Se', vabe', bona notte ai suonatori. Disco molto buono: 80. |
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3
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Spettacolare!!! Maestri del DOOM incontrastati!!! Ipnotico e maestoso. |
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2
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Mio caro, dobbiamo parlarne. Addami su MSN o MYSPACE che intavoliamo il discorso. Intanto fatti un giro sullo speciale DOOM 2008: in quell'articolo c'è il meglio dell'estremo "ultra-slow" del 2008, anno che ha riservato soprese non da poco... |
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1
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Capolavoro, sia l'album che la recensione. Devi assolutamente consigliarmi altri gruppi di questo genere giasse! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1 - A Caress Of The Void 2 - Mare Erythraeum 3 - Of Purest Absolution 4 - Astray In Eternal Night 5 - Descend The Lifeless Womb 6 - Suffer A Martyr's Trial (Procession At Dusk) 7 - Orogeny
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Line Up
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John Paradiso - Guitar, Vocals Nick Orlando - Guitar David Wagner - Bass Vince Verkay – Drums Don Zaros - Keyboards
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