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04/03/2023
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Come in ogni loro uscita discografica post - "prima era" gli In Flames erano attesi all’ennesimo varco del loro cammino. Tappa numero quattordici quindi, chiamata Foregone e, anticipiamolo senza preambolo alcuno, tappa vinta dagli svedesi. Foregone si compone di dodici tracce, circa cinquanta minuti di musica edita da Nuclear Blast e si avvale per la prima volta in studio delle sei corde Chris Broderick del quale non servono presentazioni in fondo. Gli In Flames in questo nuovo lavoro esplorano come main-theme il tempo, letto come elemento perduto, trascorso, elemento che pone quesiti, emozioni e consapevolezza su ciò che rimane e su come viverlo. Musicalmente invece i Nostri proseguono nel loro sempreverde melodic-death che fa rivivere momenti passati di pura classe e che stringe sempre la mano a momenti di contemporaneità sonora; sia chiaro, non siamo di fronte ad un riciclo di idee del passato ma ad un continuum di un marchio di fabbrica stilistico assodato e personale.
La produzione è pressochè perfetta, basata soprattutto su una marcata spinta di frequenze medio-basse (batteria e basso in primis) che creano uno sfondo sonoro mastodontico, in cui le chitarre sia clean che distorte ben si pongono. Tra le novità più rimarchevoli troviamo il “ritorno” del growl da parte di Friden che qui sfodera una prova davvero energica e ottimale su tutti i registri che utilizza: voce poliedrica ed eccelsa per questo ragazzino (di anni cinquanta), prova corale della band tutta altresì davvero ottimale ed è doveroso evidenziarlo.
The Beginnings of All Things Will End è una intro basata su intrecci chitarristici che crea il giusto incipit per poi esplodere nella combo State of Slow Decay -Meet Your Maker tiratissime e pesanti, dove vengono alternate parti molto estreme a squarci melodici che restano immediatamente “nelle orecchie”, brani da manuale in pieno stile In Flames. Ritmi che vengono rallentati a favore di una più marcata vena melodica in Bleeding Out per poi tornare nuovamente ad elevati giri con Foregone Pt.I ed il suo incedere bellicoso e tonante seguita da Foregone Pt.II dal mood più evocativo, basata maggiormente sull’ambient e sul phatos. Giunti nella seconda parte dell’album la matrice death e oscura non pare svanire, The Great Deciver e In The Dark offrono ottimi spunti per ciò che concerne un riffing teso e a ritmiche più quadrate. A evocare fortemente il passato ci pensa A Dialogue In B Flat Minor con la sua carica di groove e il sempre ottimo lavoro vocale di un ispiratissimo Friden fino a giungere ad un finale quasi inaspettato che con End the Transmission chiude la scaletta con un piglio quasi new metal, un finale più moderno se così si vuol dire.
Non girandoci troppo attorno, Foregone è un lavoro bello e piacevole. Coinvolge fin dal primo ascolto, mostra una band carica di buone idee e buonissimi brani, l’ispirazione sembra toccare nuovamente momenti davvero alti e gioco a favore di una larghissima fetta di pubblico, gli svedesi riescono a dosare in parti uguali diverse “ere” della loro storia, unificandole e bilanciandole. E va bene che non è un capolavoro e che non suonano più come vent’anni fa, va bene che “per me sono morti con (ad ognuno il suo...)” ma soprattutto va bene che gli In Flames siano qui, più vivi che mai.
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Miglior album dai tempi di Sounds Of A Playground Fading a mani basse. Anche se il disco è chiaramente fatto in risposta agli ex membri della band che si sono riuniti sotto il nuovo nome degli The Halo Effect, direi che il risultato asso piglia tutto di questo Foregone è più che efficace. Come sempre abbiamo un discreto contenuto lirico, un buona alternanza di melodie e parti aggressive nelle voci, assoli a manetta sempre in primo piano (anche se onestamente abbastanza banali e piuttosto ripetivi), elettronica di riempimento discretamente calibrata e una struttura formato canzone molto pop e adatta a tutti. Purtroppo NON ci sono singoli di punto che alzano l\'asticella ma dopotutto i singoli sono tutti sullo stesso livello più o meno (tranne l\'intro strumentale che poteva essere evitata poiché inutile). Grosso punto a sfavore a mio avviso è però sulla produzione. Suono troppo \"dolcificato\", basso poco presente e chitarre davvero piatte, ingolfate e senza mordente (i riff non graffiano sui pezzi aggressivi ma almeno sono ottimi e \"grossi\" nei ritornelli). Nel complesso però direi che questo disco si merita la sufficienza ma che purtroppo NON esalta. Ennesimo disco fatto con lo stampino per continuare i cicli di tour infiniti e disco fatto per accontentare sia i più melodici che i fan della seconda guardia (quelli dell\'era post Clayman per intenderci poiché i fan della prima era ormai hanno messo questa band nella fossa). Avrei preferito che osassero un pò di più ma ad ogni modo sono molto contento che sono uscita dal letargo durato quasi 15 anni! |
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Con l\'arrivo di Broderick hanno portato un po\' di freschezza.
Un graditissimo ritorno. Voto 80 |
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30
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Ho sempre preferito di gran lunga i soilwork a loro, specialmente dell\'ultimo decennio ho trovato che ci fosse un divario qualitativo non indifferente fra le due band. Tuttavia, questo nuovo disco degli in flames lo trovo veramente piacevole. Recupera tanta velocità e aggressività del melodeath del passato (seconda metà anni 90, inizio 2000) declinata ovviamente in un stile musicale moderno e attuale (con influenze palesemente metal-core). I passaggi dalla violenza alla melodia risultano sempre ben integrati e mai posticci. A me personalmente le clean vocals piacciono, se fatte bene. Forse 80 è troppo, ma un 70 ci sta tutto. Probabilmente il loro miglior disco da Come Clarity. |
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29
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ma perchè gli date tutti addosso a sto gruppo l\'album a me piace e anche tanto voto 85 per me ci sta tutto ma non 90.
Le band si evolvono e cambiano anche direzione sonora o di stile ma se non ci piace più quello che fanno non dobbiamo criticarli a spada tratta skippiamo l\'ascolto ed andiamo avanti. |
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28
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Peccato per i primi 3 validi singoli specchietti per le allodole che facevano ben sperare. Il resto invece si è rivelato la solita robaccia con l\'odiosa voce emocore di Friden. |
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Veramente un bel disco. Sono rimasto piacevolmente sorpreso! |
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Grande album finalmente, non capisco le critiche |
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Grande album finalmente, non capisco le critiche |
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Grande album finalmente, non capisco le critiche |
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Grande album finalmente, non capisco le critiche |
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Grande album finalmente, non capisco le critiche |
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21
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A Me Ha Convinto . Voto 90 . |
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Boh. Ci ho sperato, l\'avrò ascoltato 5-6 volte e mi saranno rimasti in testa due pezzi. In un aggettivo: insipido. |
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In virtù delle recensioni lette qua e là avevo alte aspettative; mi ha deluso praticamente in toto. |
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Si sciogliessero o almeno almeno cambassero monicker. Album di mestiranti e mercenari, così sterile e noioso da essere riuscito a farmi riascoltare I, The Mask. Solo con Battles hanno fatto di peggio, e guardando alla line up e al prodotto dei The Halo Effect, è subito chiaro chi sono i responsabili del completo e irreversibile affossamento di un gruppo storico. |
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Se non avessero insistito sempre con i ritornelli in clean, sarebbe stato un disco ottimo. Anche così non è male, nel complesso, ma c\'è in effetti tanto da skippare.... Ci vedo molto di \"operazione recupero vecchi fans a cui infilare un doppio vinile\", in parte pure riuscita, che però mi lascia il dubbio su cosa potranno mai fare da qui in poi... vabbè, il presente ho comunque qualcosa di godibile: voto 73
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16
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Un paio di pezzi carini. Stop. Le attese come sempre erano altre. Gruppo perso per sempre. |
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Merci in primis a Monsieur Lizard per la risposta (in altra rece). Ecco la recensione di Foregone degli In Flames che condivido e che la frase \"non siamo di fronte ad un riciclo di idee del passato ma ad un continuum di un marchio di fabbrica stilistico assodato e personale\" esprime in maniera perfetta. Meglio, molto meglio delle ultime uscite e interessante da ascoltare. Probabilmente anche il periodo di lockdown deve avere giovato in termini di songwriting e come molti hanno sottolineato, un certo ritorno a sonorità più coinvolgenti. Positivo. Au revoir. |
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Piaciuto e pure assai! Pezzi come Meet your Maker, Foregone I e II e The Great Deceiver garantiscono il giusto apporto di melodia e violenza con una produzione da paura ed un livello compositivo alto ed ispirato. Era la risposta che ci si aspettava da loro dopo l\'ottimo disco sfornato dagli \'\'ex\'\' di lusso della band nel progetto The Halo Effect. |
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L’album migliore degli In Flames da almeno 15 anni. C’è un parziale recupero di sonorità “antiche” (ma nemmeno eccessivamente poi), che si fondono con quelle della “nuova era”. In diversi casi il mix è riuscito, in altri magari un po’ meno (purtroppo verso la fine della scaletta avverto un calo qualitativo). Sicuramente, dopo gli album post-Stromblad, questo per me è una boccata d’aria fresca, pur non trattandosi ovviamente di un capolavoro. Voto 75 |
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12
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Troppe clean vocalis.
Io con loro mi fermo a Colony |
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Non avrei scommesso 1 euro sul fatto che gli In Flames potessero tornare con qualcosa di decente. Buon dischetto, da 7-7,5 per me, ma un vero miracolo se confrontato con gli ultimi 15 anni di dischi inascoltabili. Almeno 3 o 4 pezzi ti rimangono in testa, e ci godi pure. |
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10
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Per jappy ma infatti si il mondo è bello perché è vario.non sono affatto d accordo sui soilwork qualitativamente migliori degli in flames perché a me non hanno mai detto alcunché neanche agli esordi. agli in flames invece sono sempre stato affezionato, ma questa appunto è una cosa soggettiva |
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9
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È propio vero che il mondo è bello perché vario. Non sono d’accordo con Dariomet , credo che oggettivamente il tasso qualitativo sia più alto nei Soliwork per lo meno da natural born chaos in avanti ; che gli inflames abbiano detto o fatto la storia del melodic Death Matal insieme ai Dark Tranquillity è altresì assodato . Bocciare l’ultimo nato in casa inflames lo trovo ingeneroso , lo trovo sicuramente sufficiente ma lontano dall’ultimo nato in casa soilwork , per idee , e qualità nel songwriting. |
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8
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Ottimo veramente. E parla uno che non li caga da Come Clarity. Bisogna ascoltarlo BENE e viene fuori di brutto |
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7
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Disco poco più che sufficiente. 80 mi sembra un voto un pò troppo generoso. |
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Io li sempre preferiti a tutti i loro colleghi del genere ( soprattutto ai soilwork ) e l album l ho trovato piacevolissimo. Bravi mi siete mancati |
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5
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Parte bene, ma dopo tre canzoni ritornano gli IF degli ultimi anni, una noia mortale. Canzoni fatto con lo stampino, mai uno scatto di orgoglio. Musicalmente un gruppo finito da anni. |
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4
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Non ascolto gli in flames da una vita ma questo album mi è piaciuto parecchio, pezzi ottimi belli carichi la voce di Anders sempre piacevole, il tocco dell\'ex Megadeth è valore aggiunto |
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3
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È un buon album. Lo ascolto volentieri, soprattutto in macchina, dove non ho bisogno di un ascolto impegnato. Però quei due o tre brani molto americaneggianti (\"pure...\" su tutti) non li sopporto e li skippo. Se Broderick dovesse rimanere in formazione, spero sia un po\' più presente. Mi sembra si sia limitato al compitino di imitare Stromblad o poco più. Lui può osare molto di più.... |
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Disco che prova ad accontentare tutti e, secondo il mio modesto parere, in gran parte ci riesce. In questo album anche i pezzi in cui si fa un maggior utilizzo del clean vocal non risultano stucchevoli, a dimostrazione che un brano non debba essere per forza gridato a dquarciagola per risultare piacevole all\'ascolto. Sarò io atipico, ma apprezzo maggiormente gli In Flames da Colony in poi, fino ad ASOP. Tutto questo per dire che si sentiva bisogno di un album del genere. Bentornati In Flames.😎 |
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1
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La mia sensazione, dopo svariati ascolti, è che i singoli siano di un’altra categoria rispetto al resto del disco.
Forse è per questo che sono rimasto leggermente deluso, nonostante sia una delle migliori produzioni IF da STYE a questa parte.
Vedremo se crescerà col tempo.
Sicuramente dopo la mediocrità di Siren Charms e Battles ed un non eccelso I the mask, questo lavoro me lo tengo stretto. |
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