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07/06/23
UNSANE + VISCERA///
SCUMM - PESCARA
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21/03/2023
( 2462 letture )
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Heimdal figlio di nove madri, figlio del dio Odino (e suo successore dopo il Ragnarok) custode del ponte Bifrost e del corno Gjallarhorn, simbolo di fedeltà e devozione, custode degli Asi e dei Vani, nonché “tema madre” su cui verte in toto il sedicesimo album in studio degli Enslaved.
Il successore del più che valido Utgard vede la luce a tre anni di distanza dal suo predecessore, è composto da sette tracce e come più che assodato da tempo ormai, porta con sé molte novità: i ragazzi di Bergen continuano a coltivare inarrestabili il loro innato bisogno di ricerca verso una costante evoluzione musicale-stilistica esplorando anche qui nuove terre sonore, mantenendo come costante inattaccabile quel loro “tocco musicale” che li rende riconoscibili fin dal primo momento all’orecchio dei loro fans. Il lato progressivo ha qui preso il sopravvento, pur restando una marcata componente di black e di viking (nella più totale concezione Enslaved-iana del termine) i Nostri riescono nuovamente nell’ardito compito di fondere tutto ciò in una miscellanea pressochè unica e dannatamente funzionale. Le voci di Kjellson e Vinje si alternano ed intrecciano in ogni brano con le clean di quest’ultimo che hanno un sempre più ampio ruolo e spazio nel cantato generale, gli strumenti godono di una produzione improntata sulle frequenze medio-basse e su di un impatto piuttosto secco ed asciutto, un suono generale molto evocativo e suggestivo che risalta a pieno le atmosfere che la band ricrea nella evoluzione dei brani.
Heimdal è un album dai mille volti, ad ogni ascolto si mostra per ciò che è e per ciò che non è, più che mai cangiante e complicato nella sua decifrazione. Dal rumore di remi e di un corno si dipana Behind The Mirror che evolve poi in un susseguo di fusion nel vero senso del termine con cori, scream, riff intrecciati di chitarre e tastiere e una ritmica incalzante, che lasciano immediatamente coinvolti e frastornati. L’impressiva Congelia impatta l’ascolto col suo fondere black e rock progressive in maniera tanto semplice e scorrevole quanto mai innaturale, e con un grande risultato finale. Se non bastasse nel prosieguo del disco troviamo anche innesti elettronici dai forti echi settantiani che fanno da tappeto a chorus e voci pulite, mood epici ed evocativi più che mai come nel caso di The Eternal Sea. Ma la vera forza motrice che permea ogni istante di questo disco sono le eteree e coinvolgenti atmosfere che trascinano e assorbono in toto, Forest Dweller piuttosto che Caravans To The Outer Worlds ne sono esempi magistrali.
L’aspetto che più colpisce dopo l’ascolto (necessariamente plurimo e perpetuato nel tempo) di Heimdal è la costante evoluzione stilistica degli Enslaved che dalle stesse radici di ormai trent’anni orsono riescono a far nascere sempre nuovi lavori di caratura finissima, mutando ed evolvendo pur senza snaturare nulla del loro essere più intimo. Al fronte di un album che si può annoverare senza ombra di dubbio tra le migliori uscite di questo anno ulteriori aggettivi sarebbero inutili: non resta altro da fare che lasciarsi assorbire, trasportare e ammaliare dal suo fascino ricercato.
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10
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Probabilmente meno bello del predecessore, condivido, ma cmq sempre sopra la media. Dopo tanti anni non è da tutti mantenere questo livello ad ogni nuova uscita. Suonato e prodotto alla grande, suonando estremo, senza scadere. Chapeau |
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9
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Condivido il post di Monsieur Aceshigh. Un album di notevole livello ma anche io sono del parere che il precedente era superiore. Bien sûr, probabilmente con altri ascolti il disco può crescere (Utgard lo ho ascoltato certamente di più...). Sottolineo anche, come altri, che Congelia è veramente un grande pezzo. Bene e tra questo, NeObliviscaris e Insomnium non manca certo cosa ascoltare prossimamente (Vinitaly è terminato... politici presenzialisti-rompiscatole inclusi). Au revoir. |
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8
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Gran bel dischetto di una band fantastica. Sicuramente sarà nella mia personale top di fine anno. Mi sento molto fortunato ad aver avuto l\'opportunità di vederli dal vivo. |
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7
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Gran disco. Mi piace come gli Enslaved cerchino sempre di aggiungere un pezzetto in più da disco in disco, pur essendo in grado di mantenere un riconoscibile nucleo di fondo. Non credo ci siano pezzi sotto tono e tra tutti direi che Congelia è quello che mi ha acchiappato di più (specialmente quando attacca con la mastodontica seconda parte). |
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6
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Ennesimo bell’album da parte degli Enslaved. Devo dire che il precedente Utgard mi aveva preso di più, ma ciò non toglie che anche quest’ultima produzione sia di alto livello, come ormai da anni e anni. Pezzi come Congelia e Caravans sono notevoli e il loro stile riconoscibile e molto personale è sempre un’arma in più. Voto 82 |
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4
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...che commento stupido.....pensa al disco....e non rompere.... |
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3
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Prete dille du parole de più no che metti sempre e solo sti puntini per Adonai....Ma gli ascolti davvero i dischi? E poi occhio che questi idolatri ancora non si sono convertiti |
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2
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...voto giusto....disco valido.... |
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1
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Disco stupendo.. Poco da dire, già la copertina dice tutto. 85 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Behind The Mirror 2. Congelia 3. Forest Dweller 4. Kingdom 5. The Eternal Sea 6. Caravans To The Outer Worlds 7. Heimdal
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Line Up
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Grutle Kjellson (Voce, Basso) Arve Isdal (Chitarra) Ivar Bjornson (Chitarra) Hakon Vinje (Tastiere, Voce) Iver Sandoy (Batteria)
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