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07/06/23
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Atrocity - Todessehnsucht
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25/03/2023
( 667 letture )
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Creatura di Alexander Krull, gli Atrocity si possono paragonare a una donna alla quale piace cambiare continuamente look e mischiare in modo spesso piuttosto discutibile generi ed influenze, avendo anche crisi d'identità e di provenienza. I tedeschi nati alla seconda metà degli anni 80, pubblicano già un demo (Instigators) di genere grindcore nel 1988 e un EP (Blue Blood) nel 1989 approdando al death, genere che continueranno a suonare anche nei successivi Hallucinations primo full- lenght uscito 1990 e nel successivo Todessehnsucht del 1992. Ma dal successivo Blut del 1994 si avvicinano a un mix di industrial e gothic dal sound tipicamente tedesco con tematiche horror e decadenti. Finché non contenti si cimenteranno in album di cover di brani iconici degli anni 80 (e in molti, infatti, li conoscono per questo intermezzo), nel 2010 addirittura con un album di folk con voce femminile. Con la trilogia di Okkult con il primo capitolo uscito nel 2010 torneranno infine a riavvicinarsi a territori death.
La Germania non ha mai avuto molto interesse ad avvicinarsi a territori death (e in effetti nomi come Necrophagist e i più recenti Obscura sono davvero un’eccezione) e le sono decisamente più congeniali generi come il thrash, il power, il black, il folk, il gothic e l'ndustrial che spesso e volentieri ha infarcito di suggestioni e sound prettamente teutonici, utilizzando molto spesso la madrelingua. Certo qualche eccezione c'è, ma sono nomi molto di nicchia che non sono mai riusciti a ritagliarsi un loro posticino nell'immenso e variegato mondo del death. Dunque è comprensibile che gli Atrocity per crearsi almeno un seguito in madrepatria si siano avvicinati ai gusti più congeniali ai tedeschi che dalla metà degli anni 90 con Ommph!, Rammstein e compagnia ha dato di fatto il via a una corrente specifica di metal teutonico.
Del resto, come vedremo in questo secondo lavoro Krull e soci prenderanno chiaramente in prestito il prolificissimo e aureo periodo death di stampo americano, anche se di primo impatto la copertina con delle rose color sangue potrebbe decisamente trarre in inganno. In particolare, l'ispirazione più evidente è il periodo dei Death con Human che presentava un death meno brutale, più tecnico e a tratti progressivo, di fatto il primo passo di una carriera che porterà Chuck Schuldiner a essere fra i precursori del technical death metal e del progressive death.
Dunque, il tema portante di questo platter è un concetto tipicamente tedesco: Todessehnsucht è traducibile in italiano quanto più fedelmente come "struggimento, anelito verso la morte" e infatti a dispetto del genere le tematiche trattate e soprattutto le liriche risultano poetiche, romantiche e pregne di emozione. Si comincia con la sinfonica, lenta e gotica introduzione Todessehnsucht:
I feel like a falling leaf Departed from my source of life Dipping into the ground To become one with the earth
L'atmosfera tende spesso e volentieri ad incupirsi con rallentamenti strategici che ricordano quasi gli Obituary e grazie alla voce grave, cavernosa e disperata di Krull, che nulla ha a che vedere con quella di Schuldiner, poi a ripartire con accelerazioni e bordate tecniche di batteria, e con gli assoli di chitarra che ricordano molto i Death. In questo saliscendi emotivo decisamente inusuale per il death si inseriscono brevi momenti riflessivi di tastiere e linee di basso similari a Human. In particolare, Godless Years e Unspoken Names ne sono rispettivamente gli esempi più calzanti, con la voce di Krull che però segue un modo di esprimersi tutto suo esplorando territori di volta in volta diversi fra il growl quasi acuto fino a sfiorare tonalità decisamente gutturali.
Triumph At Dawn ha un testo davvero interessante dedicato alla potenza dei fenomeni naturali:
Power of nature- storm and typhoon Wind and cyclone, tornado, storm tide Surprise attack !
Triumph at dawn When the world is still asleep
Dopo il breve momento riflessivo e nuovamente gotico, Introduction con in sottofondo un gelido vento sferzante e un coro giungiamo ai pezzi più oscuri, Sky Turned Red e Necropolis e probabilmente anche i più riusciti ed originali. Un death dal sapore quasi gotico con delle liriche meravigliose, i toni e le accordature ribassate che è una meraviglia. Il primo testo decisamente nostalgico e decadente racconta di un vecchio che ricorda i tempi passati e osserva la natura in rovina. Il ritornello corale e sinfonico è davvero ipnotico e chissà se di fatto non sia uno dei primi esempi un po' dimenticati di symphonic death:
He remembers the old days, shadows of past The old days, memories he's lost He's searching for reasons, recalling the past For reasons, fractive remains
He has before his eyes As the sky turned red Changed the world it's face
La seconda Necropolis è più asciutta e si pregia di molte accelerazioni e cambi di tempo inaspettati e momenti estremamente tecnici:
Faded flowers I like the smell of rotten beauty Forsaken gravestone Every morning I find myself lying on
Necropolis
Si torna in territori più canonici con A Prison Called Earth, ma con inserti sinfonici e urla decisamente disperate che irrompono, quasi sguaiate quando convergono nella successiva Todessehnsucht (Reprise) un intermezzo delirante e allucinato che riprende l'intro. Il disco si conclude con la cover di una demo dei Death, alla quale non è stato purtroppo possibile risalire in cui Krull ha scritto un testo di suo pugno dedicato alla mitologia celeste.
Todessehnsucht è una bella prova ispirata che ostenta tecnica, emozione, sentimenti e testi insolitamente appassionati per il genere in una prova magari non completamente originale, ma certamente spavalda e coraggiosa. Si colloca di diritto come il migliore lavoro degli Atrocity. Ci si potrebbe chiedere cosa abbia portato Krull e soci a svoltare verso altri lidi, le potenzialità per diventare più originali e scrivere grandi cose c'erano tutte.
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4
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Gran bel disco, come il primo del resto. Ah per me il capolavoro degli Atrocity senza se è senza ma è Blut. Apice mai più eguagliato. |
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3
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Concordo con quanto scritto in recensione e nei commenti. Sicuramente il loro disco migliore. Per chi non li conosce l\'ascolto è senza dubbio consigliato. |
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2
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Il migliore degli Atrocity anche per me, tutti i successivi - a prescindere dai mutamenti stilistici anche drastici - non gli si avvicinano purtroppo (al contrario del precedente Hallucinations, che merita assolutamente). Nel triennio ‘91-93 in ambito death c’è stata un po’ l’esplosione del filone technical, a partire da Atheist e Death, poi i vari Pestilence, Gorguts, Cynic, etc. etc… Todessensucht lo si può tranquillamente collocare in quel reparto. Non raggiunge magari le vette di alcuni album delle band sopracitate, ma rimane un grandissimo disco, che merita assolutamente il voto della recensione. |
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1
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Si! Disco enorme, potente, evocativo ed avaguardistico in quanto alle strutture non proprio lineari delle ritmiche ed all´uso perfetto delle orchestrazioni e dei cori in ambito Death/Black Metal (prima che arrivassero i Dimmu Borgir o Septicflesh). Non rsono mai riuscito a trovare difetti in questo disco. Che tempi! Voto giustissimo! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Todessehnsucht 2. Godless Yeats 3. Unspoken James 4. Defiance 5. Triumph At Dawn 6. Introduction 7. Sky Turned Red 8. Necropolis 9. A Prison Called Earth 10. Todessehnsucht (Reprise) 11. Archangel
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Line Up
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Alexander Krull (Voce,Tastiera) Mathias Röderer (Chitarra) Richard Scharf (Chitarra) Oliver Klasen (Basso) Michael Schwarz (Batteria)
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RECENSIONI |
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