Esordio sulla lunga distanza non particolarmente convincente per i Demetra Sine Die, autori di un Alternative Rock con decisa propensione per le atmosfere darkeggianti sospese tra Katatonia e Tool, e con una certa attitudine “mediterranea” che non guasta.
Il problema dei DSD, comune per altro a numerosissime altre realtà, è quello di non riuscire a connotare con spunti di originalità le composizioni, si trovano quindi parecchie buone cose, ma poi si avverte sempre quella sensazione di già sentito, di già sperimentato, che dopo alcuni ascolti lascia quasi indifferenti alla proposta.
Alcuni altri aspetti sono oltretutto migliorabili, innanzi tutto una certa propensione ad essere un po’ troppo prolissi, ad allungare la durata dei pezzi troppo oltre ciò che l’idea di base meriterebbe, talvolta bisognerebbe avere il coraggio di essere più sintetici, anche a costo di produrre un lavoro più corto di alcuni minuti, d’altro canto non c’è nessuna legge che impone una durata minima di un Cd, quindi….poi c’è anche la voce del singer/chitarrista Marco, che a tratti risulta troppo imprecisa e poco performante, anche considerando l’atmosfera generale dark di CFK, qualche riserva inoltre sulla produzione che non convince fino in fondo.
C’è anche del buono, intendiamoci, qualche buon pezzo, (“Ethik”, “Dilemma”, “Art of Rebellion”), buone linee di basso, ma tutto questo non basta a fare emergere CFK dal mare magnum delle produzioni contemporanee che affollano il mercato.
Quello che, nel mio piccolo, posso consigliare loro è di svincolarsi quanto più possibile dai gruppi di riferimento, (anche se non è mai possibile farlo del tutto), e cercare una via maggiormente propria, insistendo forse sul versante più “mediterraneo” della loro proposta, e di curare maggiormente produzione e parti vocali, insomma, di dare più sfumature alla propria musica.
CFK è un disco che probabilmente non sposterà gli equilibri della scena italiana attuale, ma ci si può lavorare sopra, per il momento….rimandati.
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