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08/12/23
NUDIST + CARMONA RETUSA + ARTICO
CIRCOLO DEV, VIA CAPO DI LUCCA 29/3G - BOLOGNA
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19/09/2023
( 2628 letture )
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Memento Mori Ricorda che devi morire.
Un monito collettivo, l’esplorazione della morte nella concettualità dei tempi passati, nelle sue sfaccettature più disparate, nelle sue plurime atmosfere, quindicesimo sigillo in casa Marduk. Non era mai trascorso un lustro di attesa nel loro passato, fra due uscite discografiche, ma vicissitudini interne e non hanno portato la più iconica band black svedese a celebrare il trentesimo anno di attività con poco più di quaranta minuti di nuovo inferno. Sì, perché andando dritti al punto senza parafrasare inutili concetti, come d’altronde loro stessi fanno da sempre, i Marduk sono sempre loro, iconici, oltranzisti, spietati, un porto infernale sicuro in cui approdare ad occhi chiusi. Va altresì messo in nota che le influenze di Mortuus al secolo Daniel Rostén nel songwriting e dei suoi Funeral Mist si sentono, determinate soluzioni stilistiche in più composizioni appaiono, ma non deviano l’essenza della natura e del suono del gruppo, Morgan dal canto suo oltre al consueto maestoso lavoro chitarristico ha lasciato molto più spazio nella stesura delle lyrics al collega e più di una volta si è detto aperto alle collaborazioni. Memento Mori e le sue dieci composizioni portano con sé quindi nuove sfumature, piccoli dettagli che mescolati alle torbide acque gelide che caratterizzano unicamente il suono della band danno un senso finale di freschezza compositiva, nuova linfa, nuovo brio alla risultante musicale.
La produzione è piacevolmente old school, le chitarre creano un sisma sonoro pur lasciando trapelare il senso melodico stratificato in esso, il basso tagliente e medioso si ritaglia un ruolo molto importante nello spettro del suono, chiuso da una batteria piuttosto naturale e dalla voce di Daniel Rostén che inanella l’ennesima ottima prova. A far capolino spuntano inserti extramusicali che ben si fondono allo tsunami ricreato dagli svedesi. Considerazione a parte merita inoltre la scelta della disposizione della tracklist, non paventando punti deboli evidenti anzi, essendo perfettamente bilanciata nel suo susseguo l’ascolto risulta estremamente fluido e scorrevole, ogni brano qui presente inoltre può tranquillamente funzionare come perfetta traccia per una sede live.
La combo iniziale del disco costituita dall’omonima Memento Mori e da Heart Of The Funeral offre un vero e proprio manuale di istruzioni sulla musica dei Marduk: il riffing è affilato come un rasoio e le velocità sono sempre elevatissime, blast beat isterici, stop accentati in cui Mortuus incesella liriche infernali, la tregua non è concepita, non è concessa. Blood Of The Funeral chiude questa trilogia iniziatica restando sugli stessi binari ma presenta un mood più tetro e nella seconda parte-parte finale presenta delle variazioni tematiche che muovono dinamicamente l’incedere. Shovel Beats Sceptre cambia gli scenari, i ritmi si fanno cadenzati, l’oscurità più profonda e malvagia cade sull’ascolto, il movimento perpetuo viene scandito da funeree campane e i giochi melodici tra voce e chitarre disegnano ritmiche catacombali. L’ossatura centrale del disco è affidata a Charlatan e Coffin Carrol che ripropone l’iniziale idea di apertura del disco, ossia uno tsunami messo in musica, evocando sonorità e mood tipico del suono caro alla band nei tardi anni novanti-primi duemila. In chiusura troviamo una ispiratissima (a livello chitarristico) Year Of The Maggot nella quale si possono risentire sonorità piuttosto moderne, soprattutto nei break e nei passaggi di batteria. Il sigillo conclusivo è affidato a As We Are, una composizione monolitica dai ritmi marcati e lenti, pregna di morte e tenebra, che si avvale di una linea vocale parlata di L.G.Petrov nel suo finale.
Memento Mori vive in un habitat musicale stratificato e complesso. La dualità delle menti di Mortuus e Morgan ha qui raggiunto il suo massimo equilibrio nonché attuale apice, le singole influenze si sentono e funzionano dannatamente bene, le composizioni annichiliscono e conquistano fin dal primo ascolto. La discesa nei meandri che si celano dietro al disco è lenta e richiede plurimi ascolti poiché le tessere che vanno a comporlo sono davvero molte. I tre senza snaturarsi riescono nuovamente a rinascere e risorgere, elevandosi ulteriormente portando quindi in dote un disco di puro e indomito black metal, al quale non si può chieder nulla più. Un disco dei Marduk da Marduk.
Celebrating, that your one bright-right is a hole in the ground
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@Alessandro. Thanks pretty useful! |
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@Pete over the world dovresti trovarlo su Qobuz |
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L\'album è sulla falsa riga di Rom 5:12, Wormwood e Serpent Sermon con tempi più sparati a la Plague Angel. Buon disco, di gran lunga migliore del suo predecessore che faceva trasparire qualche preoccupazione, preoccupazioni dissipate da Memento Mori. |
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Impressionante onestamente.
Bravissimi.
Peccato che ci siano solo copie fisiche in giro visto che in genere compro digitale, quindi me lo devo ascoltare a dove capita.
Qualcuno conosce un sito dove si possa comprare legalmente solo in digitale? |
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Grandi Marduk, sempre sul pezzo. Disco apprezzabile con il loro marchio ben impresso. Voto 80. |
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Discreto album per me, si lascia ascoltare anche se non mi ha entusiasmato. Non è male però, restando \"in famiglia\", ho preferito di gran lunga l\'ultimo Funeral Mist (per me album grandioso). Ad ogni modo, ho cercato il cd perché volevo prenderlo in questo formato ma è venduto a un prezzo folle. |
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Obiettivamente non è di certo un brutto disco, anzi...il problema è che se voglio ascoltare Funeral Mist ( che adoro ) metto su Funeral Mist quindi ritrovarmi con i Marduk che suonano pari pari come il progetto solista del cantante lo capisco davvero poco. Ripeto, mi piace, è un ottimo disco ma per me questi non sono i Marduk, sono Funeral Mist Vol. 2 e sinceramente io aspettavo con gioia i Marduk ma, a quanto pare \"formula vincente si usa ovunque finché si può\" Boh, ci sono rimasto un po\' male. |
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e questo sono io! Luigi il Pugilista! Dai fondi di bottiglia boxo a meraviglia, ho uno stile mio! E pugillo da Dio! |
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Dimenticavo il feto morente |
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Potente e cattivo come è giusto che sia se ti chiami marduk,lo preferisco di molto al precedente. Tra loro i cannibal,i cryptopsy e gli incantation si gode |
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Ottimo ritorno! Album dall’impatto molto violento, diciamo per 3/4 votato alla velocità, insomma… una bella mazzata, il che non mi è dispiaciuto per niente (anche se l’avevano già fatto 25 anni fa, ma qui sono diversi l’atmosfera, il suono, ecc…). I pochi rallentamenti (ottimi come nel caso della conclusiva As We Are) servono a far rifiatare, fugaci momenti di tregua. Viktoria in fondo non mi era dispiaciuto, ma questo è meglio (anche se forse - tra gli ultimi dischi - nelle mie preferenze non supererà Frontschwein). Bentornati! Voto 82 |
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Sicuramente cresce con gli ascolti, regola abbastanza collaudata |
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Il disco degli Immortal (che apprezzo molto) non supera questo.. Per ora in ambito black, Marduk, Blut Aus Nord, Heretic Cult Reedemer e Thy Darkned Shade, hanno generato i migliori album dell\'anno.
In attesa dei Mephorash e Mortuary Drape.. Ma ne arrivano altri. |
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Io parlo dei pezzi stile mitragliatrice, non certo dei rari momenti rallentati |
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PDM ce lo sento fino a un certo punto. alcuni momenti mi ricordano Dawn of Meggido, come atmosfera |
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La loro forza per me è anche il loro limite, alla lunga i pezzi tirati alla PDM appiattiscono l\'ascolto finendo di sembrare tutti uguali e arrivando a noia. Tecnica ce n\'è ma viene appiattita dalle smitragliate del batterista e delle urla bestiali del cantante, viceversa apprezzo di più i brani rallentati, come nel capolavoro nightwing. Comunque lo stile è quello, l\'album per me non si discosta troppo dai precedenti, li ascolto dalla fine degli anni 90 e rimangono uno dei miei gruppi black preferiti, ma da gustare come un superalcolico, senza esagerare |
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10
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Tempo fa non so come ho fatto a vendere Panzer division Marduk, boh forse non l\' ho neanche ascoltato, sta di fatto che i Marduk sono diventati una delle mie band preferite e possiedo anche la maglietta dell\' album sovracitato.
Quanto a questo Memento mori mi ha preso subito e credo sarà disco black dell\' anno. Senza sminuire Taake, Tsjuder e Watain!!! |
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9
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Non so come faccia a reggere Morgan a 50 anni a continuare a suonare questo materiale. I miei complimenti |
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8
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Voto 66 perché ci sono i bigotti che si divertono ad abbassare i voti, poveracci😂😂 |
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7
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Che disco! Uno dei migliori della band dell\'era Mortuus, ai livelli di \"Plague Angel\" e \"Rom 5:12\". Voto dei lettori 66.87 MAH! |
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6
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Nettamente superiore a Viktoria, Mortuus è migliorato molto nel tempo, l’album è davvero velocissimo e potente, mi ricorda a tratti Nightwing, le parti di chitarra sono velocissime e tecniche, mi sta piacendo molto..
Marduk are the black metal war machine!! |
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5
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@god, discone di sicuro, ma per ora ampiamente superato da war against all a mio avviso |
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4
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ganzo, bello grezzo ma anche d\'atmosfera. non mi fa gridare al capolavoro, ma un 78 ci sta |
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3
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Questo album sancisce la fusione definitiva delle band Marduk/Funeral Mist, uscendo con un album inattaccabile che unisce le rasoiate al vetriolo dei Marduk, alle cicliche sonorità epiche dei Funeral Mist.
Tutte le canzoni sono devastanti, unica che non ho apprezzato è l\'ultima (un po\' sottotono rispetto a tutte le altre).
Voto 85 e album black metal dell\'anno senza ombra di dubbio |
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2
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Disco dell\'anno, alta che tutte le altre cagate, questo è UN DISCO! |
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Eeeeh che discone mamma mia, che goduria. Uno dei migliori in ambito black metal del 2023, e ne arrivano altri.. Superiore a Viktoria senza dubbio, che apprezzai a suo tempo, eeeh niente.. Li adoro.. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Memento Mori 2. Heart of the Funeral 3. Blood of the Funeral 4. Shovel Beats Sceptre 5. Charlatan 6. Coffin Carol 7. Marching Bones 8. Year of the Maggot 9. Red Trea of Blood 10. As We Are
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Line Up
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Daniel Rostén (Voce, Basso) Morgan Hakansson (Chitarra) Simon Schilling (Batteria)
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