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Virgin Black - Requiem - Fortissimo
( 2529 letture )
Bis: secondo REQUIEM in un anno per i VIRGIN BLACK che sfoderano il loro annunciato FORTISSIMO sfruttando lo strascico di un 2007 piuttosto avvezzo alle sonorità orchestrali tipiche del moniker. Non torno sulla genesi e sulle intenzioni della trilogia, che potrete invece trovare ricordate nelle prime righe della recensione del precursore MEZZO FORTE, e pongo invece l’attenzione alla semantica del titolo cercando riscontro riguardo alla veridicità di questo presunto, rafforzato carattere. I VIRGIN BLACK sono un gruppo che si è dimostrato, fin dagli esordi, attento e scrupoloso tanto nella cura della scrittura, dell’esecuzione e della produzione sonora, quanto in quella della presentazione globale della propria arte: immagine elegante, confezioni ricche di spunti tematici, testi piuttosto ricercati, sono imperativi elementi di contorno che i nostri australiani non fanno mancare nemmeno al loro nuovo FORTISSIMO. Ed ecco dunque che già nell’artwork, a “case” ancora chiuso, si intravedono le prime avvisaglie del mutato temperamento: i colori base della copertina si fanno globalmente più cupi, come pure l’immagine in primo piano, ricostruita all’interno della struttura a cornice già sperimentata nel MEZZO FORTE e che peraltro prevedo pure nel prossimo PIANISSIMO, è più esplicita e diretta; scavando poi all’interno del booklet è facile notare differenze nell’ordinalità d’iscrizione della line up che vede ora la “bestia” growleggiante Rowan London e gli strumentisti “metallici” apparire nelle prime posizioni prendendo il posto che nel MEZZO FORTE fu dell’orchestra e del coro, relegati ora a fondo pagina. Prendendo spunto da terminologie e proprietà aritmetiche e cercando di non ignorare la consolidata, vincente passione per la sperimentazione sinfonica dei VIRGIN BLACK, verrebbe da dire che variando l’ordine dei fattori (o degli addendi, se preferite) il risultato non (dovrebbe) cambiare; eccezion fatta! E per trovare prova di questa affermazione non dovete far altro che passare all’audizione.

Questo FORTISSIMO, comunque scaturito dal consueto seme creativo di Rowan London e Samantha Escare, suona davvero diverso manifestando, come biglietto da visita, un vigore appena sfiorato nel MEZZO FORTE (in DOMINE ad esempio) solo in parte riconducibile ad una trasformazione compositiva, peraltro piuttosto sottile. Anche un primo, distratto ascolto, denota infatti la presenza delle più belle arie che, con la loro corale armonia, mi avevano emozionato nel precedente episodio, senza che queste siano riproposte con medesimo colore esecutivo. La differenza dello stile interpretativo e di suddivisione dei compiti, altresì molto evidente, sarà gradita a tutti quei DOOMSTER dall’indole intransigente, che amano realizzazioni bilanciate tra melodia (nello specifico di sapore rinascimentale) ed aggressività tipicamente ‘90ties. Il rimescolamento degli attori non è dunque apparente o, peggio, limitato nelle sole mire di questo secondo capitolo della trilogia, ma trova la sua evidenza, riscontrabile pure da orecchie poco allenate a scomporre armoniche e timbriche, nella differente enfasi che le partiture assegnano ai vari ruoli. L’orchestra c’è ancora, ma è relegata ad interventi di contorno: compare qua e la dando quel pizzico di sacralità che l’opera ed i suoi “operisti” pare siano intenzionati a mantenere. Allo stesso modo la batteria lirica viene spesso costretta a soli gorgheggi vocali (priva di testi), in un modo molto simile alle tastiere “urlanti” tipiche di un certo BLACK MELODICO (alla OPERA IX di THE BLACK OPERA, per intenderci) con l’unica, palese finalità di perfezionare il costrutto armonico attraverso sovrapposizioni tonali diversificate, ma tra loro abilmente assonanti. Come se ciò non bastasse, a comprimerne ulteriormente la capacità d’urto, va registrato che nel vero e proprio cantato corale (limitatissimo) essa viene praticamente avvicendata, in termini cronometrici, ma pure in quelli “contenutistici”, da una possente polifonia distorta che, grazie all’amalgama di ben sei, marcissimi vocalist, realizza il primo, vero esempio di contrappunto growl: l’effetto, mostruoso ed originale, è quello di saper “montare” un grounting a sorgente multipla, terribilmente aspirato, che si esalta nei passaggi in cui il songwriting viene mantenuto, a suo totale beneficio, deliberatamente secco attraverso la rinuncia di uno sviluppo melodico single note, altrimenti sempre presente. Un compiacimento personale nei confronti della tipica distorsione “australe” che tanto mi ricorda i grandissimi (e conterranei) PARAMAECIUM del meraviglioso A TIME TO MOURN.
A conti fatti (e bisogna renderne giustizia), la stadera pende dunque verso sonorità marcatamente DEATH/DOOM; e lo fa tenendosi ben strette le origini GOTH-style che i VIRGIN BLACK non hanno mai voluto rinnegare, anche nella propria presentazione iconografica.

Sono comunque i singoli brani la vera virtù di REQUIEM – FORTISSIMO: tutti molto diretti e piacevoli, beneficiano in tal senso delle diffuse emanazioni melodiche a fonte MEZZO FORTE che ne facilitano la rapida assimilazione. L’opener THE FRAGILE BREATH richiama, dopo un avvio tamburellante ed uno sviluppo più lento e cantilenato, i violini finali di IN DEATH attraverso l’intervento di una vivacissima e squillante chitarra. Questo sarà il motivo trainante di tutta l’opera rivivendo prima in DARKNESS, merge in cui confluiscono anche partiture di REQUIEM, KIRYE, poi in FOREVER, traccia in cui il concept si chiude (a livello logico) laddove, con tutta probabilità, ricomincerà con il PIANISSIMO.
IN WINTER ASH, seppure prepotente, consente alle voci pulite (maschile e femminile) di ricamare un po’ di rinascimento, mentre in SILENT le note del MEZZO FORTE (a voi lo sforzo per scoprirne la precisa provenienza) si rincorrono nuovamente sul regolarissimo tappeto di doppia cassa dispensato da un Dino Cielo, mai particolarmente incisivo. Growling abissale, spezzato da fraseggi della soprano e del coro, completano quello che mi pare il punto massimo dell’album.
Molto simile alla precedente, la meno bilanciata GOD IN DUST si perde nell’autocelebrazione della solo-guitar che non si astiene mai, fino a divenire nauseante nella sua sovrabbondanza, dal governare la prima linea.
LACRIMOSA (GATHER ME) è solo un artificio ad introduzione della limitrofa, lunghissima DARKNESS, ma racchiude in se l’inedito dialogo tra il gorgheggio del coro lirico e lo spelling, delirante, di quello DEATH. Esperimento breve, ma pienamente riuscito.

Vi ho detto molto, ma nulla a confronto di quanto potreste scoprire facendo vostro questo ottimo prodotto della più volte elogiata THE END RECORDS. Il mero aspetto aritmetico sconta 5 punti in fatto di originalità, anche se, come già detto, l’onnipresente sensazione di “già sentito” non guasta per nulla il risultato finale: potendo slegare il FORTISSIMO dal suo fratellastro maggiore, il valore assoluto sarebbe tranquillamente comparabile. Detto questo è bene ribadire che l’ascolto separato è certamente possibile, ma non consigliato, dato che tra i due episodi è stata creata una certa continuità concettuale che tende a rimarcare le evidenti diversità stilistiche, senza per questo esaltarne una a discapito dell’altra. Mettiamola così: se per differenti ragioni il MEZZO FORTE non vi aveva convinto, ma vi piace il DOOM METAL, riprovateci con il FORTISSIMO; se avete accolto il MEZZO FORTE come un’inaspettata rivelazione, nessun dubbio, fiondatevi dal vostro fornitore di fiducia e convincetelo a procurarsi per voi una copia di questo nuovo full lenght; se siete invece di quelli che sono capitati per caso su questa recensione… attendete pure l’uscita del PIANISSIMO: si sa mai che almeno con quello vi possa andare bene.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
43.32 su 25 voti [ VOTA]
Opus a Satana
Lunedì 10 Dicembre 2018, 23.16.15
9
Mi permetto di riesumare dalla cenere questo disco per avvisare gli interessati che i Virgin Black hanno finalmente dato alle stampe l'ultima parte del trittico, il tanto atteso Requiem Pianissimo. Un commento specifico per questo "Fortissimo"? Un disco plumbeo e monolitico dove sono le armonie di chitarra, in questo caso più che l'orchestra, a fare da padrone. Ascoltare la terza traccia, Silent, per avere un'idea. Questi Virgin Black hanno raccolto la staffetta dei My dying Bride (la stessa Lena Abé arriverà a dire che suonano "più My Dying Bride degli stessi My Dying Bride") e, imparata la lezione, hanno messo su una trilogia, finalmente completa, degna di tutto rispetto.
Giasse
Sabato 19 Dicembre 2009, 13.39.23
8
Diciamo che nel concetto proposto dai nostri il Fortissimo è un po' una mosca bianca: un disco che va un po' fuori tema, anche se evidentemente ben concepito. Però in ambito doom/death c'è anche di meglio, proprio da quella stessa terra; prova i Paramaecium, mi saprai dire. Gli ho dato 5 punti in meno di Mezzoforte perchè mi è sembrato meno innovativo, ma ho anche scritto (ultimo paragrafo) che presi singolarmente i due CD godrebbero dello stesso valore assoluto. )
Pandemonium
Sabato 19 Dicembre 2009, 13.19.30
7
Ma questo è un capolavoro!!! Altro che Mezzo Forte, per una volta Giasse non mi trovo d'accordo con te ; P sarà che l'ago della mia bilancia pende sempre verso il doom\death e il growling più funereo possibile, ma qui c'è veramente di tutto: doom, gotich, death e orchestrale. Per me è un'opera veramente notevole. Hai ragione a sottolineare un certo minimalismo compositivo e un ripetersi di melodie del precedente lavoro, ma, per esempio, la chitarra solista non è affatto "nauseante nella sua sovrabbondanza" in God in dust a mio parere... va beh, piccolezze, però secondo me sei stato un pò severo col voto. 80 ci sta tutto.
Giasse
Venerdì 2 Maggio 2008, 13.22.20
6
mi fa piacere master, così spero di aver pianato qualche "vecchia" incomprensione... contattami con msn che ci facciamo 2 chiacchere. saluti
master444
Giovedì 1 Maggio 2008, 14.25.46
5
Mi hai fatto scoprire un gruppo eccezionale...tutta la discografia è meravigliosa...troppo bella Museum Of Iscariot e And I Am Suffering dei vecchi lavori...grazie
Giasse
Mercoledì 23 Aprile 2008, 17.38.52
4
X SANVEAN: frase effettivamente un po' contorta... cerco di spiegarmi meglio. Le voci componenti il coro lirico si sviluppano su linee melodiche che hanno uno sviluppo ritmico molto simile, se non identico, ma tonalità e (ovviamente) timbriche differenti che tra loro si sposano perfettamente. Non intenderlo come un contrappunto: le linee si intrecciano pochissimo e la finalità è dunque solo, dichiaratamente armonica. Un grazie per gli apprezzamenti dei COLLEGHI.
valentina
Mercoledì 23 Aprile 2008, 14.51.20
3
Giasse sei sempre il preferito!
Sanvean
Mercoledì 23 Aprile 2008, 10.19.32
2
"sovrapposizioni tonali diversificate, ma tra loro abilmente assonanti"??? Cioè? In che senso diversificate?
raven
Mercoledì 23 Aprile 2008, 8.39.39
1
Il Cd devo ancora sentirlo, ma la rece è notevole
INFORMAZIONI
2008
The End Records
Doom
Tracklist
1 - The Fragile Breath
2 - In Winter Ash
3 - Silent
4 - God In Dust
5 - Lacrimosa (Gather Me)
6 - Darkness
7 - Forever
Line Up
Rowan London - Vocals, Piano, Keyboards
Samantha Escare - Guitars
Grayh - Bass, Vocals
Dino Cielo - Drums
Susan Johonson: soprano

Death Choir: Denny Blake, Simon Durrant, Damon Good, Troy Mooney, Grayh, Rowan London
 
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