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Nevermore - Dreaming Neon Black
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Quanto conta l’alchimia tra i musicisti che compongono una band? Quanto pesa l’assenza o la presenza di un artista in un gruppo? Master Of Puppets sarebbe riuscito altrettanto bene se al posto di Kirk Hammett ci fosse stato Marty Friedman? Powerslave avrebbe ricevuto le stesse ondate di apprezzamento se a cantare fosse stato Paul Di'Anno, e non Bruce Dickinson? Dreaming Neon Black sarebbe stato il capolavoro che è se i testi non fossero stati scritti da un visionario come Warrel Dane, o se le musiche non fossero state composte dalle sapienti mani di Jeff Loomis, o se le sezioni ritmiche non fossero state suonate dalla affiatatissima coppia Jim Sheppard/Van Williams? Credo proprio di no: non il caso, ma una grandissima ispirazione collettiva ha condotto i Nevermore a elaborare questo Capolavoro del metal moderno.
Il terzo full-length dei Nevermore inizia con Ophidian, una breve e cacofonica introduzione che sembra descrivere la morte di una persona (le parole "Touch the darkness: she’s been waiting for you" e il “bip-bip-bip” di sottofondo fanno pensare ad una camera da ospedale): il disco vero e proprio infatti inizia solo con la seconda traccia, Beyond Within, un classico thrash metal rabbioso e potente e un classico nella discografia dei Nevermore. La successiva The Death Of Passion ha lo stesso effetto di un pugno nei denti: il riff introduttivo è pesante e si mantiene un forte senso del groove per tutta la durata del brano. Le chitarre in certi punti sono oniriche (mi riferisco al delay introduttivo e alle dissonanze tra verso e verso), forse per anticipare il senso del brano seguente (che si basa su una serie di incubi fatti da Warrel Dane); un applauso a Van Williams ed a Jim Sheppard, che dimostrano di formare un’accoppiata perfetta sincronizzando i propri strumenti sulle giuste frequenze della ritmica metal. Con I Am The Dog si cambia leggermente atmosfera: anche in questo pezzo incontriamo diverse dissonanze e riff thrash, però le melodie della voce e della chitarra solista sono cantabili (in certi momenti “urlabili”, visto che il ritornello è uno dei passaggi più memorabili dell’intero album: "The darkwave comes/Sanity slips away/She screams from the alcove/"I am the dog!"). Finita questa canzone, ci attende la title-track, forse il momento più glorioso e sentito della carriera della band: Dreaming Neon Black è una semi-ballad, ispirata ad una tragedia di cui Dane è stato protagonista; ed è tanto forte questa influenza che l’interpretazione di Dane è impeccabile: tutte le note sono al punto giusto, e sono tutte cantate nella maniera più corretta ai fini dell’auto-immedesimazione dell’ascoltatore. Non ci sono inutili virtuosismi, qui non si vuole far sfoggio delle proprie capacità: esse vengono sfruttate col solo intento di convertire il pensiero in musica, e l’obiettivo è perfettamente raggiunto: dalla triste strofa alla splendida sezione centrale, dall’arrangiamento delle chitarre alla quasi-mai-in-evidenza (ma fondamentale!) batteria, questo pezzo rientra tra i lavori più caratterizzanti e meglio curati di sempre in ambito metal.
Deconstruction, sesto brano, ha a che fare con la religione e col significato che la morte e il sacrificio assumono al suo interno. Come spesso avviene nei Nevermore, musica e testo vanno pari passo: un lento e “silenzioso” arpeggio accompagna l’introduzione, per trasformarsi nel classico mid-tempo thrash che fa da solida base all’ispiratissima voce di Dane. A seguire troviamo The Fault Of The Flesh, che affronta la tematica tanto cara alla band della fragilità umana ("We are but flesh and flesh is the weakness": non siamo altro che carne, e la carne è la debolezza). Finalmente ritroviamo le melodie dissonanti, finalmente possiamo ricominciare a gridare il ritornello, finalmente le nostre spine dorsali ricominciano ad urlare dal dolore! In un disco tanto oscuro e dopo due canzoni tanto cadenzate, The Fault Of The Flesh è quello di cui il padiglione auricolare del metallaro medio aveva bisogno: una sana botta di violenza sonora unita a grande, grandissima classe nella composizione e nella struttura di riff e melodie. The Lotus Eaters è l’ottava traccia: per chi non lo sapesse, nell’antica Grecia c’erano dei gruppi di persone che mangiavano, per l’appunto, il loto bianco: l’effetto era tranquillante ed euforico, ma col tempo queste persone diventavano dipendenti dalla sostanza e non potevano più farne a meno. Il riferimento a Dio, quindi, non è casuale ma retorico per indicare la sensazione di abbandono e solitudine in cui versa il genere umano; e la musica, tanto lenta e ripetitiva, sembra essere stata costruita appositamente per fare da ponte tra la precedente The Fault Of The Flesh e la successiva Poison Godmachine, tripudio di aggressività thrash e luogo perfetto per consentire a Van Williams di scatenare la propria furia e creatività. Infatti la nona traccia dell’album è, tecnicamente, la più complessa del disco: tra sovra-incisioni di chitarra, riff in sedicesimi con salto di corda, assoli funamboleschi e registri vocali ai limiti dell’impossibile si può tranquillamente affermare (se mai se fosse ne sentito il bisogno) che questi ragazzi sanno come far suonare i propri strumenti; e dopo averci pensato a lungo sono arrivato alla conclusione che tra tutti i pezzi del disco, questo è decisamente il più originale.
All Play Dead, terza semi-ballad dell’album, fa respirare un po’ la band concedendo all’ascoltatore cinque minuti di “dovuto relax”: la strofa è accompagnata da un sognante giro d’accordi, e le molteplici tracce di voce sono un piacere per le orecchie di chi ascolta. Il brano successivo si intitola Cenotaph: un cenotafio è un monumento che si erige in memoria di una persona morta della quale non siano mai stati ritrovati i resti (o che siano in un luogo diverso da quello della sepoltura); il riferimento alla vita di Dane è evidente qui più che mai (in sostanza, la sua fidanzata si era unita ad un culto religioso e, ad un certo punto, nessuno ha più saputo niente di lei, che a tutti gli effetti è stata data per morta). Come in altri punti dell’album, il brano è pervaso da un’atmosfera triste e onirica: da notare però che le distorsioni, quando ci sono, sono poste in secondo piano. La batteria inoltre non si limita a tenere il tempo (cosa che su un pezzo così avrebbe fatto qualunque altro batterista medio), ma costruisce quì un raffinato giro di tom, lì una “semplice” marcetta; il basso si muove invece sotto la luce delle chitarre con un eleganza rara (un altro bassista si sarebbe limitato ad eseguire le note fondamentali, ma Sheppard riesce a dare il suo tocco personale senza prendere il sopravvento sugli altri strumenti, senza usare effetti particolari o tecniche accessibili solo ai virtuosi ma semplicemente limitandosi a scegliere le note giuste). Penultimo brano, No More Will è introdotto da un melodico arpeggio dal sapore spagnoleggiante (stilisticamente molto diverso da quello che si sente in sottofondo a Deconstruction): come ben sappiamo entro pochi secondi esploderà la canzone vera e propria, quella con le distorsioni e con la doppia cassa. E invece non sappiamo proprio niente! Certo, ci sono le distorsioni. Certo, la batteria usa la doppia cassa. Ma le chitarre sono a metà consonanti e a metà dissonanti, e la doppia cassa quasi non si nota, tanto è convincente l’incredibile interpretazione di Warrel Dane, che con la “duplice” linea vocale (la voce è stata sovra-incisa più volte) riesce a brillare su tutti. Strutturalmente la canzone è molto varia e la band è sempre compattissima: oltre ad essere dei grandi compositori, questi sono dei grandi esecutori e conferma ne è l’assolo, bello come pochi; un merito da sottolineare poiché oggi come oggi di chitarristi in gamba ce n’è tanti, ma quelli che lasciano il segno sono sempre meno. Siamo arrivati alla fine, e stiamo per ascoltare Forever: ma noi non siamo preparati a tutto ciò. Come si può esser preparati ad un brano così malinconico? Un unico arpeggio che si ripete in continuazione per due minuti e la voce disperata di Dane che domina l’altrimenti desolata scena non se l’aspettava nessuno; in fondo, di solito i dischi metal cominciano e finiscono con un massacro sonoro (due illustri esempi del thrash americano: Master Of Puppets dei Metallica e Reign In Blood degli Slayer). Questo disco, invece, comincia con un criptico insieme di suoni, con una voce minacciosa e finisce con quella che molto probabilmente è la canzone più triste mai scritta dall’inizio dei tempi. E nel frattempo che penso a tutto questo, trascorrono alcuni minuti e… scopritelo da soli…
Complessivamente, non si può negare a questo disco quello che si merita: ossia, il voto più alto possibile. Sia per la fantastica capacità di coinvolgimento della band, che fa della teatralità la caratteristica principale dell’album (e una delle più apprezzate dai fan in genere) sia per l’originalità di molte canzoni, che per certi versi è rimasta insuperata nell’arco della carriera dei thrasher statunitensi. Anche la produzione è molto buona, e non ci si può lamentare neppure del confezionamento del cd, bello in tutti i suoi punti. Ora come ora, vorrei tanto essere Tim Calvert: ma solo per poter dire con fierezza che quando veniva pubblicato uno dei più grandi dischi di sempre, io ero uno dei suoi protagonisti.
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84.06 su 269 voti [
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Il capolavoro assoluto. Un album unico, ineguagliabile, con dei riff particolarissimi che creano un\'atmosfera inquietante, oppressiva, claustrofobica e allo stesso tempo potente e malinconica. Una fusione incredibile per una band al suo apice compositivo. Recensione perfetta. Voto 99 |
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Grandissimo album, anche se con il tempo ho leggermente abbassato il mio giudizio. Il loro migliore ora considero Dead Heart |
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Spettacolare, tante atmosfere diverse e grandissimi musicisti. Questo gruppo è una gemma, e con le dovute proporzioni anche i Sanctuary |
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Oggi Warrel Dane avrebbe compiuto 62 anni. Brindo alla tua memoria, amico. Avevi una voce fantastica. |
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Il capolavoro dei Nevermore prima che arrivasse gente alla produzione e distruggesse a poco a poco tutto il buono che c'era nel sound di questa band, mai realmente capita |
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Finalmente una recensione di un album dei Nevermore dove si sottolinea il lavoro svolto da Sheppard, a mio avviso uno dei bassisti più efficaci e intelligenti nel metal di concezione moderna! |
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Se un profano mi chiedesse di proporgli i dischi che possano in qualche modo rappresentare l'apice del metal in generale, Dreaming Neon Black sarebbe sicuramente uno di quei dischi. Più in là credo sia difficile arrivare. Il lavoro di Warrel Dane sulle parti vocali trascende il genere. Capolavoro. |
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Stravedo come te ma gustibis |
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@Black Meddle sicuramente essendo classe 69 e malato di musica conosco i Nevermore prima di te.dead hearth e' più commerciale ti dico no più bello attenzione.il voto su qui 99/e' azzeccato e giusto...poi gustibis ci mancherebbe. |
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Va beh io stravedo per loro, questo è un gran disco, ma 99 è completamente squilibrato dai. Dead Heart quanto? 110? |
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Ben detto @Vittoria c e gente che di musica e' decisamente 0 e poi ascoltano i Muse hahahahahaha cmq voto 99 giustissimo e grande capolavoro come del resto tutti gli album dei Nevermore |
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@G uno ubriaco di natura come te può capire di musica?secondo me no.Sparati! |
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@G musicalmente x me sei 0 . |
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Rimosso dalla redazione. Giorgio dacci un taglio. |
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Cosa dire, pelle d'oca e fotta a livelli altissimi..Questi sono Artisti, WARREL semplicemente divino nella sua magniloquenza e teatralità |
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Purtroppo ho appena saputo che è morto Warrel Dane.. Pare sia un'infarto..sono dispiaciuta al massimo |
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Bello, ma non direi che si tratta di thrash, itempi piu serrati possono contenere un'estetica, ma per me e' puro heavy metal americano nato ovviamente dai Sanctuary e into the mirror black per me e' piu importante di questo |
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Bellissimo credo il più bello della band fatica scegliere... adoro molto anche politics |
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Evocativo, tormentato, angoscioso, geniale. |
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Parti strumentali da paura ma la voce di Dane è una vera e propria lagna! Voto 55 |
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Suonato divinamente. Peccato che la qualità del suono sia penosa, e per me la qualità conta molto... |
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lo so che appartiene ad un genere molto diverso, ma questo disco mi rievoca un pò le atmosfere cupe e oniriche di Dirt degli Alice in Chains. |
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Non so se sia da 99 ma di sicuro non potete perdervelo, è una bellezza |
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Insieme ai Queensyriche e pochi altri gruppi,una delle band piu' geniali e interessanti dell'universo metal. |
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Il loro disco emotivamente più profondo..ogni pezzo è una mazzata sul cuore..grazie Warrell per quello che hai saputo comunicarci..si sente il malessere che vuole comunicare come se fosse il nostro |
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Qui Dane è un attore...nella conclusiva forever lui canta "you are forever in my heart " ma con una voce tormentata..inquietata..come questo "Sogno al neon nero " ...ed è un concept straordinario..classe , tecnica e ispirazione !! |
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Un buon album...niente di più |
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fantastici… ..li ho visti dal vivo… interpretare questo immenso capolavoro… .questi spaccano veramente live… mentre che pogavo rischiavo di farmi schiacciare dalla folla… .in quel concerto persi anche la felpa dei testament… .me la strapparono… ..bellissimo concertone… .potentissimi e coinvolgenti… .recensione magistrale… per me 95 tutti…… |
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Gruppo meraviglioso e disco fondamentale, ma non riesco proprio a godermeli. So di essere probabilmente l'unico al mondo, ma trovo insopportabile la voce di Dane e la cosa mi rende impossibile ascoltarli... Sappiate che mi odio a morte per questo... |
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Non l'ho mai ascoltato, lo sto facendo ora per la prima volta, sono ad "I am the Dog" e attualmente gli do' 85. E continua a salire, progressivamente. Mostruoso. |
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con dead heart si contende la palma di miglior album dei nevermore e forse di quel "power-groove ultracompresso" nato in quel periodo là. la parola thrash non ci sta a mio parere. dreaming se possibile è più malato e a tratti disturbante rispetto a dead che invece risulta in alcuni punti più "rassicurante" . in ogni caso parliamo di una delle band più cupe in assoluto e di 2 album che meritano dead 93 e dreaming 95 |
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Finalmente una recensione degna di questo disco! Bellissimo, anche se non è il migliore della loro discografia. COmunque, un capolavoro senza punti deboli. Inarrestabile. 95/100 |
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Veramente un gran disco, sento qualcosina quà e là alla Grip inc. Memorabile. Voto 88. |
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Questa band è fantastica, un thrash innovativo, intimo, cupo, mai banale, completo. Nel grigiore a cavallo degli anni 90-2000 per il thrash è saltata fuori questa band di uno spessore immenso. All'apice creativo con questo album e Dead Heart, In A Dead World, si posizionano (almeno per me) nella top ten del genere. Hanno la capacità di creare delle atmosfere, cupe, angoscianti, quasi un film di eventi, di farti immaginare delle situazioni. Pochi gruppi ne sono capaci,con le dovute diversità forse solo gli slayer sono capaci di ricreare delle "scene" horror nei loro pezzi. |
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Il vocalist mi emoziona sul serio. |
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Avete mai notato quante associazioni ci siano tra Dreaming Neon Black e Metropolis Part II ? Due concept, entrambi molto cupi e grigi, usciti nello stesso anno, incentrati sulla morte di una ragazza, i cui cantanti non riescono più a cantare acuto come anni prima. Trovo sia molto curioso, non spingo le associazioni sul piano musicale perché sono molto diversi. Gran lavoro questo, c'é moltissimo pathos, Dane é veramente coinvolgente. |
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Grazie Khaine e Nikolas per le delucidazioni, da solo non ci sarei mai arrivato! Comunque, rispetto alla domanda iniziale della recensione, questo disco è particolarmente impossibile che potesse farlo chiunque altro, visto che si basa su esperienze personali di Warrel e il dolore che ci mette è il suo, cosi come le considerazioni che tira. E' il disco della rabbia, dolore, disperazione. Andrebbe insegnato nelle scuole. |
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Beh è indiscutibilmente un album inquietante, anche solo pensando a ciò che è rappresentato in cover ed alle storie che si raccontano 0_o touch the darkness... |
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Uff stavo per rispondere io... tra l'altro quando dice quella frase mi vengono i bridi sempre, così come su Ophidian... ._. |
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Dice "she's been waiting for you", è un pezzo rigirato dall'introduttiva "Ophidian" |
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Il suono del dolore e della disperazione, nero come la pece e vero come nient'altro abbia mai ascoltato. E' un disco perfetto, quel 84.64 mi mette rabbia e tristezza. A proposito della chiosa della (splendida) recensione, nonostante abbia il cd originale (come tutti i loro e tutti quelli che meritano davvero), non sono mai riuscito a decifrare cosa dice la voce nei pochissimi secondi che seguono alla fine del cd, dopo alcuni minuti dalla conclusione di Forever. Potete aiutarmi? |
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Prevedo che un giorno i Nevermore torneranno insieme per un tour trionfale, e che in un futuro non molto prossimo, saranno acclamati come una delle migliori band metal della storia, al pari dei mostri sacri che tutti conosciamo, e che i voti dei loro dischi a quel punto schizzeranno alle stelle un po' ovunque. Voi che dite? Ah comunque, questo disco è ARTE, ed è anche un bel po' violento e malinconico...insomma, è perfetto. Voto 99. |
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The darkwave comes, sanity slips away She screams from the alcove I am the dog Ho ascoltato questo album in un momento molto particolare della mia vita, una persona importantissima è venuta a mancare e questo cd è la colonna sonora del mio dolore. |
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Uno degli ultimi capolavori della musica metal. voto 100 |
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Più lo ascolto (ormai da 4 anni) più mi convinco che sia l'apice dei Nevermore. Tutto è calibrato alla perfezione, sia la musica, sia i bellissimi testi. E la voce di Dane qui è fenomenale. |
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Un vertice ineguagliabile dell'US power metal-thrash. Purtroppo gli stessi Nevermore non sapranno più esprimersi a questi livelli (anche se rimarranno sempre buoni). |
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Potente, grezzo, claustrofobico, malinconico ma allo stesso tempo raffinato, tecnico ed intricato, con un Warrel Dane che sforna una voce unica e adattissima per il tipo di lavoro, e un Jeff immenso. Semplicemente DNB, uno dei capolavori del metal (thrash?). |
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Straziante. La carica emotiva che scaturisce da Dreaming Neon Black non è facile da reggere, qui la poesia e la melodia formano un connubio perfetto con la potenza e la rabbia disperata, con la malinconia e il peso del cordoglio. I Nevermore sono tra i migliori nel metal americano, e a questo disco meraviglioso e oscuro che me li ha fatti conoscere merita un voto alto: 97/100. La dimostrazione che il Thrash non è solo furia, ma qualcosa di più. |
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Questo tipo di Thrash non l'avevo mai sentito.... Onore ai Nevermore che ci sfornano sto capolavoro oscuro e potente allo stesso tempo. Devo approfondire questa Band...... |
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Dai ottimo album ma 99 lo lascerei ad altri lavori! |
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Secondo me il recensore in questo caso ha non ragione: straragione. Uno dei dischi più belli in assoluto della storia del metal. 99 va bene solo perchè di più non si può. In questo album si trova tecnica, potenza, melodia, testi eccezionali, suoni miracolosi per il tempo, la miglior prestazione vocale mai incisa inun disco metal ed uncoinvolgimento emotivo addirittura stordente. Il tutto con un sound assolutamente UNICO. |
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Secondo me invece sono due album completamente differenti tra loro da non poter essere minimamenti messi a confronto. Due capolavori nella loro diversità, che va dai suoni per passare al concept, all'approccio sino ad arrivare alla musica. Meritano il massimo dei voti entrambi. |
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A mio avviso è motlo più fresco, ispirato e "potente" di dead heart |
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Album eccellente ma 99 è una sparata senza senso ancor più senza senso se rapportata all'85 di dead heart in a dead world |
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un capolavoro devastante e oscuro |
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Immenso! Esagerato! Quando sarò vecchio potrò dire ai miei nipoti metallari! Io c'ero quando uscì! |
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Sto riscoprendo questo album negli ultimi giorni e devo dire che è davvero bello. Le canzoni sono di prima qualità e sanno sprigionare una quantità di emozioni davvero considerevole. Il concept è malinconiico ed interesante allo stesso tempo e permette ad ogni ascoltatore di immergersi nella storia, sia la prima volta che ascolta l'album, sia la millesima. Personalmente di questo album non ho mai gradito il suono della doppia cassa ( somigliante un pò troppo ad una ruota sgonfia) e il suono del basso, che ritengo oltremodo distorto. In ogni caso è un disco che merita un bel 90 e il massimo non lo concedo solo per il fattore dei suoni. Consigliato a chiunque ama la musica intelligente ed emozionale. |
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Mitico, emotivo, coinvolgente, inquietante, la title-track è una delle più meravigliose creazioni nel mondo del metal dal 90 ad oggi. IMHO il 99 è d'obbligo, qua si raggiunge la perfezione tra tecnica, emotività, aggressività di stampo thrash. |
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1
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Album sicuramente eccellente, anche se forse non da 99. Forse proprio per colpa di Calvert... |
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