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Hollow Haze - The Hanged Man
( 2489 letture )
UN BREVE CENNO SULLA BAND
I vicentini Hollow Haze si formano nel 2003 per mano del chitarrista Nick Savio (ex-White Skull) e dell’ormai ex batterista Paolo Veronese (già in forze agli Hypnotheticall), nell’intento di creare una miscela originale di Hard & Heavy. A due anni di distanza dall’esordio discografico la band presenta al grande pubblico questo secondo disco, ancora una volta registrato nei Remaster Studios dalla sapiente mano di Nick Savio e con l’aiuto di Ivan Rave nella fase di missaggio: vediamo dunque di analizzare il risultato degli sforzi dei Nostri ragazzi.

LO STILE DELL'ALBUM
Cosa ci si può aspettare da una band che ambisce a rimodellare l’Hard & Heavy? E’ presto detto: tanta melodia, arrangiamenti ben curati, sezioni ritmiche orecchiabili ma mai banali, assoli di chitarra veloci ma mai fini a se stessi e una sana dose di capacità esecutive. Si può dire che queste caratteristiche ritornino, in maniera più o meno evidente, in tutti e undici i brani che vanno a comporre The Hanged Man: già ascoltando l’opener Easy Road si può notare come le melodie tracciate dalla tastiera di Simon Scar bene si intersechino con la chitarra ruggente e al contempo raffinata di Nick Savio, che come altre volte avverrà nel corso del disco tende ad impostare le strofe su arpeggi puliti, lasciando così spazio a Ivan Rave di abbandonare, di tanto in tanto, i cammini esecutivi tipici dell’h&m per esplorare vie più drammatiche, sfruttando in maniera più che discreta le potenzialità delle proprie corde vocali. In brani come Burnt Desire, Coming Back e Final Contest, invece, si possono trovare elementi musicali e melodici provenienti dal power metal, dal classic metal così come dall’hard rock stile Zakk Wylde, ma credo che il punto di svolta sia dato dalle atmosfere che vengono create dalla band (come nel caso dei riff finali di Coming Back, prepotentemente dominati dalle lente melodie di tastiera, o degli assoli di chitarra di Final Contest): dunque non solo c’è una certa eterogeneità nella musica proposta ma anche una bella dose di inventiva personale, aspetto che sicuramente contribuisce a rendere The Hanged Man molto più interessante della produzione di altri Illustri colleghi dei nostri connazionali.

IN CONCLUSIONE
Complessivamente si può dire che gli Hollow Haze hanno svolto un buon lavoro e che c’è poco da criticare, sia in senso puramente esecutivo che in senso compositivo, dal momento che il cd si fa ascoltare con piacere dall’inizio alla fine. A dire il vero qualche difettuccio c’è, qua e la: in particolare le linee vocali in alcuni punti tendono ad appiattirsi, e con ciò intendo dire che lo stile molto “vibrato” di Ivan non è sempre adeguato alle sezioni ritmiche su cui le sue parti si svolgono; ma si tratta di un problema veramente di poca importanza e sicuramente legato al fatto che la band, come tantissimi altri d’altra parte, non ha tutte le risorse e il tempo disponibile per realizzare un cd perfetto in tutto e per tutto. Perciò complimenti Hollow Haze: promossi a pieni voti!



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
28.33 su 18 voti [ VOTA]
Luca
Lunedì 7 Novembre 2011, 11.05.18
1
Gran bel disco per una delle band piu' sottovalutate dell'intera scena metal italiana.
INFORMAZIONI
2008
My Graveyard Productions
Heavy
Tracklist
1 – Easy Road
2 – Burnt Desire
3 – Coming Back
4 – Breathless
5 – Pretender
6 – Waiting
7 – Final Contest
8 – Senses Roam
9 – Lonely Dreamer
10 – Illusion Around
11 – Dark
Line Up
Ivan Rave – Voce
Nick Savio – Chitarra
Simon Scar – Tastiere
Max Cassol – Basso
Fabio Perini – Batteria
 
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