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19/02/21
THE DEAD DAISIES
LIVE CLUB - TREZZO SULL'ADDA (MI)
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L'album della quasi-svolta. O, se preferite, quasi l'album della svolta. Resta il fatto che Caress Of Steel al di là del suo valore effettivo e del successo (o meno) di vendite, era destinato a fungere da ponte fra i Rush degli esordi e quei grandiosi rappresentanti del progressive che troveremo da 2112 in poi.
Nel settembre 1975 la band aveva alle spalle già due full-lenght, di cui l'ultimo risalente solo a pochi mesi prima: un disco d'esordio fortemente hard rock, con una line-up diversa, e un secondo disco che metteva già in mostra elementi personali (si veda ad esempio By-Tor and the Snow Dog) ma che rimaneva ancora legato a soluzioni già sperimentate e non eccessivamente originali.
È pur vero che a metà '70s il progressive si era anch'esso ampiamente affermato nel mondo musicale (proprio nel 1975 i Pink Floyd pubblicavano Wish You Were Here), ma è anche per questo motivo che va reso il giusto merito al trio canadese, capace di cogliere pienamente lo spirito prog rielaborandolo in maniera del tutto personale e fondendolo con numerosi altri elementi in un sound unico e inconfondibile.
Per comodità, mi consento di applicare all'interno del disco una divisione funzionale a sottolineare quanto scritto finora: da un lato le prime tre canzoni, dall'altro le restanti due (che nella versione originale erano suddivise in altre tracce, per un totale di nove); le prime restano ancora legate al primo periodo dei Rush, sebbene alcune piccole differenze corrodano questo legame dall'interno, mentre le ultime rompono in maniera totale con tutto ciò.
Bastille Day e I Think I'm Going Bald sono ancora pesantemente legate alla tradizione hard rock: la prima è una canzone vivace e dal mood esplosivo, sottolineato dagli altissimi acuti di Lee; la seconda, in controtendenza, ha un'atmosfera molto più pacata, e il cantante canadese, tra un acuto e l'altro, si concede anche il lusso di cantare in alcuni momenti utilizzando un inusuale tono molto basso; non si tratta comunque di una delle migliori prove della band, ed escludendo l'andamento rockeggiante che invita a dimenarsi a ritmo, non lascerebbe molto nell'ascoltatore.
Lakeside Park è una sorta di ponte tra le due metà del disco: alla base vi è ancora una fortissima componente hard rock, ma le atmosfere, i tecnicismi e le linee melodiche intraprese dalla linea vocale lasciano già intravedere le soluzioni che arriveranno in seguito. Una canzone riccadi pathos e davvero bella, peccato che lo stesso Lee l'abbia in seguito ripudiata, e di conseguenza non la si vedrà mai eseguire dal vivo.
Le ultime due tracce fanno, insieme, trentuno dei quarantacinque minuti del disco; The Necromancer e The Fountain Of Lamneth sono infatti il primo esempio di suite prog della band canadese, e in particolare la seconda è uno dei pezzi più lunghi nella sua storia, superata solo – e di poco – dall'immensa 2112 che arriverà l'anno seguente.
The Necromancer tradisce ancora una certa ingenuità nella scelta di soluzioni che il gruppo saprà in seguito affinare e portare ad ottimi livelli: lunghissime sezioni interamente strumentali mostrano una maturità artistica già invidiabile, per quanto alcune di essere risultino leggermente ripetitive; il ruolo di protagonista è affidato alla chitarra di Lifeson, tecnicamente ottima, ma i cui assoli mancano talvolta di incisività e risultano ancorati a una mentalità non ancora pienamente lanciata nello spirito progressive.
The Fountain Of Lamneth è invece già di tutt'altro livello: all'inizio dolce e acustico, dominato dalla linea vocale di Lee, si sovrappone una chitarra tagliente, la linea vocale si fa acuta, e l'intera band si dedica ad un attacco sonoro che pianta forse le sue radici nell'hard rock, ma dai cui rami si distinguono chiaramente le vette del prog che il trio si apprestava ai tempi a raggiungere. È poi il momento della sezione Didacts And Narpets, dimostrazione del superlativo livello tecnico di Neil Peart, uno stravolgente assolo di batteria eseguito a velocità sovrumane, davvero strabiliante (questo assolo è stato inoltre reinterpretato dal velocissimo Mike Mangini nel disco di tributo Subdivisions). Il resto della canzone, che meriterebbe di essere raccontato passo per passo, si snoda su linee melodiche dolci, spesso accompagnate dalla chitarra acustica (splendido il connubio tra questa e il timbro di Lee attorno a 10:30), momenti di esibizione – mai fine a se stessa – di tecnica, e un finale che riprende la parte iniziale, con l'aggiunta di una chitarra più intraprendente e libera nella creazione di virtuosismi.
Caress Of Steel non è un disco di enorme qualità: sicuramente un disco di buona fattura è godibile, ma questo passa in secondo piano rispetto all'importanza del lavoro nel quadro complessivo della discografia della band: come già detto, è il ponte tra i primissimi Rush e quelli dei capolavori successivi, e racchiude in sé l'essenza di questa trasformazione.
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14
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Lakeside Park "non la si vedrà mai eseguire dal vivo."? Forse il recensore non ha nemmeno ascoltato All The World's A Stage...
"We'd like to do something for you right now that's on Caress of Steel, this is a song that Neil wrote the lyrics for about a place not too far from where he was born, not to far from here as a matter of fact...it's called Lakeside Park". |
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13
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Forse anche migliore del precedente con Bastille Day, I think I'm going bold e Lakeside park splendidi affreschi zeppeliniani. Ma qualcosa si sta muovendo. Il gruppo sta già valutando di modifica l'approccio ed in tal senso il capolavoro Necromancer ne è la conferma.75 |
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12
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Meglio nel hard rock che nel prog. 70 non di più per me. |
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11
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Il riff di I Think I'm Going Bald annichilisce tutti quelli degli ac/dc. Per il resto discone |
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10
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Per me molto buono, l'album commercialmente è stato un flop, ed anche il tour di supporto, e si è rischiata la fine |
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9
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Qualcuno mi spieghi come fa Neil Peart verso il quinto minuto di The Fountain Of Lamneth a rullare sui tamburi in modo cosi rapido, disumano |
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8
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E dopo ci si domanda perché siano venuti in Italia dopo trentanni di carriera x la prima volta.... 46 di voto... vuol dire al di là se piace no non capire che cazzo di musicisti ci siano dietro... è come suonino da paura... Sara meglio l ultimo exodus suonato interamente con 2 dita e con qualche assolo in scala minore.. complimenti |
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7
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Disco bellissimo , dalle atmosfere talora dolci , sognanti e malinconiche,altre dure ed aggressive , ma sempre contraddistinte dalla solita,enorme classe dell'act canadese. "The necromancer" è un pezzo che ,ogni volta, mi lascia a bocca aperta. Mostri ,i Rush sono mostruosamente bravi. Voto un pò troppo basso: per me il disco è meritevole del 90. |
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6
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A me piace molto - per me è 80. Necromancer è ottima e non concordo con le leggere critiche del recensore, che forse invece applicherei alla Fountain of Lamneth, sempre sul punto di decollare ma che alla fine non prende mai il volo. Secondo me il pezzo è un pò il difetto del platter, nel senso che non si rivela all'altezza delle aspettative che crea. La batteria di Peart comunque sbaraglia tutti_che fenomeno. |
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5
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e i pink floyd?????centrano con il prog meno di altri si, almeno per me |
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4
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Partenza da alla grande con Bastille Day,un po' sottotono la seconda,pregevole Lakeside park.Le ultime due suite scorrono un po' male e sono unite non proprio al meglio,la milgliore per me è The Fountain.Però non è un disco che metto spesso. |
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3
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Ah, i tempi in cui i Rush erano più bravi comporre pezzi hard rock che suite...concordo con voto e recensione, bastille day è stupenda. |
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2
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Secondo me è molto buono ma non eccellente. Ripeto comunque un concetto fondamentale: in una scala assoluta, forse solo l'esordio è un disco da meno di 85, e tutti sono dei dischi grandissimi! Nel trattare una discografia così incredibilmente vasta e di livello così alto (credo che come qualità media i Rush siano la band migliore della storia, sul serio!) bisogna assolutamente adottare una scala "interna" relativa alla discografia, altrimenti i giudizi si "appiatirebbero" dividendosi semplicemente tra "ottimo disco" e "capolavoro". Saluti  |
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1
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Lavoro sottovalutato della discografia dei Rush. Io lo trovo un album eccellente, anche se sicuramente inferiore a 2112, A Farewell To King e Hemispheres |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Bastille Day 2. I Think I'm Going Bald 3. Lakeside Park 4. The Necromancer 5. The Fountain Of Lamneth
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Line Up
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Geddy Lee - Basso, Voce Alex Lifeson - Chitarra classica e acustica Neil Peart - Batteria
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