25 anni….un quarto di secolo, tanto è il tempo che la bionda mini-icona metallica ha trascorso nel mondo della musica, il momento ideale per fare uscire un nuovo album che ha tutto il sapore di una vera (auto)celebrazione, poco concedendo alle novità del ventunesimo secolo e con tutti e due i piedi in quegli anni 80 che la videro imporsi con i mai troppo ricordati Warlock.
Fear no Evil è un album che rimane fedele ai canoni del metal più tradizionale a partire dalla qualità dell’incisione sottile e taglientissima, talvolta troppo sottile e mixata discutibilmente - però sottolineo che ho lavorato sul promo non definitivo, quindi il disco potrebbe essere migliore – rasoiante come può esserlo un temperino, decisamente meno pericoloso delle armi pesanti che si usano al giorno d’oggi dal punto di vista produttivo, ma in grado di fare molto male nel corpo a corpo, aggiungendo una vena di malinconica commozione che viene trasmessa all’ascoltatore da certi pezzi e che raggiunge il culmine con 25 years, cui non per niente è affidato il compito di fare da closer. E’ insomma il solito album made in Doro, con pregi e difetti, impreziosito – anche se alcuni potrebbero dire invece “appesantito” – da una comprensibile voglia di fare un bilancio, di ringraziare chi l’ha seguita fin qui dall’inizio, chi si è aggiunto strada facendo e chi avrà ancora voglia di fare un pezzo di strada insieme, il tutto anche utilizzando qualche ospite illustre.
L’apertura è affidata a Night of the Warlock, classica song a là Doro, potente ed arrembante a dispetto di un ritmo non certo esasperato, ed è già Headbanging senza ritegno, facile prevedere per questo pezzo una lunga vita on stage. Running from the Devil è un altro anthem che sembra essere stato preso di peso da un qualunque album degli 80’s, voce più incattivita e cori d’antàn. Celebrate è il primo vero esempio di canzone celebrativa, cori che anche qui faranno furore in sede live – almeno, lo faranno se la band riuscirà a renderli almeno in parte, visto quanta gente ha partecipato – e che vedono come special guest gente del calibro di Angela Gossow, Veronica Freeman, Sabina Classen, Floor Jansen, Kim McAuliffe, Liv Kristine, Ji in Cho, Enid Williams, Jackie Chambers, e Denise Dufor, un bel po’ di gente, direi, anche se ad ascoltare il pezzo non si direbbe. La struggente – almeno nelle intenzioni - Herzblut si incastra tra due battle-songs come Caught in a Battle e On the Run, qualità standard per queste due e un po’ pesante quella in tedesco. Riuscito in parte il duetto con Tarja Turunen in Walking with the Angels, anche qui il marchio di fabbrica Doro è perfettamente riconoscibile, ma il pezzo resta solo un lento deboluccio nonostante Tarja, tutto qui. Altra marcetta metallizzata con finale in crescendo per I Lay my Head, senza infamia e senza lode. Un po’ come It Kills me, una power-ballad in cui Doro diventa quasi erotica come per altro durante l’intervista, affrontata tutta con un tono di voce bassissimo, languido e quasi provocatorio. E qui arriviamo ad una clamorosa buccia di banana, ho riascoltato il pezzo più e più volte, ma non c’è niente da fare, ogni ascolto mi ha confermato la prima impressione, e mi fa specie che una svista così clamorosa non sia stata notata dalla cantante e da nessuno a lei vicino, ma il fatto è che il ritornello di Long Lost for Love - che tra l’altro non è un gran che – è copiato quasi integralmente da……bè, inutile girarci attorno: è copiato da My Heart will go on di Celine Dion, si, dalla famosissima colonna sonora del film sull’affondamento del Titanic, nota per nota, e……non voglio aggiungere altro. A chiudere 25 years, genuinamente commovente, pacchiana nel rivolgersi con i “grazie” e i “vi amo” direttamente agli ascoltatori, ma in grado di trasmettere un po’ di quello che si deve provare trovandosi nella sua posizione.
Un album non certo perfetto, con difetti produttivi – ripeto però che ho lavorato su un promo non definitivo – con qualche caduta di tensione e di gusto, qualche pacchianeria anche questa tipica degli anni 80, ma che dovrebbe soddisfare i fans della bionda Teutonica i quali ben difficilmente si aspettano innovazioni particolari nel sound dell’artista. Altri 25 anni così Doro, è questo il mio augurio per te.
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