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Joe Satriani - Not Of This Earth
( 6066 letture )
INTRODUZIONE
Joe Satriani aveva trent’anni quando, nel 1986, pubblicava Not Of This Earth: inizialmente autofinanziato, il disco trovò l’interesse commerciale della Relativity Records grazie all’interposizione del grande chitarrista Steve Vai, suo amico e studente, che già a quel tempo aveva alle spalle nove esperienze discografiche di un certo calibro. Per molti versi Not Of This Earth rappresenta un esperimento infinito, la cui formula verrà poi approfondita e ripresentata nei tanti dischi che Joe pubblicherà negli anni a venire: vediamo dunque di cosa si tratta e cerchiamo di capire insieme la vera importanza storica di questo platter.

UN DISCO PREMONITORE
Chi conosce Joe Satriani sa bene che Not Of This Earth getta le basi per l’approccio compositivo e lo stile solista che è tipico del chitarrista italo-americano: l’apripista nonchè titletrack è armonicamente impostata su un crescendo, come se il brano fosse una piramide la cui base è formata dalle note della chitarra ritmica, i cui accenti sono sostenuti dalla batteria e dal basso (sempre consonante alla fondamentale dell’accordo di riferimento) e sulla quale la chitarra solista può introdurre l’ascoltatore al mondo dello shred pian pianino, prima mostrandogli delle semplici successioni di note – che riprendono la tematica principale del brano – e poi tracciando le classiche linee soliste marchiate Satriani, fatte di attacchi in levare e di un grande uso dei legati, forse per rendere più scorrevoli e fluide le sestine, forse per meglio evidenziare la nota finale di ciascuna scala suonata, quella stessa nota che rende passaggi così veloci altrettanto cantabili. The Snake è un tuffo nell’universo funk, un universo colorato, pieno di respiri e di spazi utili per sviluppare quel tipo di espressività solista che si può ottenere solo nelle migliori jam sessions. Rubina è uno sguardo volto allo studio funzionale della tecnica degli armonici naturali e artificiali: non semplici “fischi” ma vere e proprie melodie vengono costruite in questa maniera, segno inequivocabile di un approfondita conoscenza delle loro frequenze, tanto note all’artista che con esse riesce a disegnare delle linee melodiche altrimenti invisibili. Memories è uno dei brani più caratteristici dell’album: anche qui si sentono delle forti venature funk, ma l’aspetto che prevale su tutti è quello solista anzi, si potrebbe dire che tutta la base ritmica del brano è costruita per la melodia solista, che non si riduce ad essere mero strumento di esposizione delle proprie capacità di virtuoso (come spesso purtroppo accade) ma ritrova grande dignità mostrando al mondo intero cosa è veramente possibile fare con sei corde e un amplificatore.

Brother John costituisce il primo esperimento, nella discografia del chitarrista, basato sul tapping, lo stesso tipo di esperimento che verrà poi sfruttato in altre importanti occasioni (vedasi Midnight e The Forgotten (Part One), estratte rispettivamente da Surfing With The Alien e Flying In A Blue Dream). Mentre The Enigmatic volge lo sguardo alla scala esatonale, la successiva Driving At Night riprende l’approccio compositivo già visto nell’introduttiva Not Of This Earth, anticipando l’evoluzione a cui assisteremo nei dischi a seguire (chi ha detto Flying In A Blue Dream?) e sfruttando la barra del wang per trasformare la chitarra ora in una macchina da corsa, ora in un aereo in picchiata. Hordes Of Locusts è invece una bella occasione per sperimentare con le tonalità tipiche della musica orientale, poggiate su una salda base ritmica grooveggiante e accompagnata dall’ormai solito uso delle tante tecniche di cui Joe Satriani si dimostra padrone (dal pick-scraping agli armonici artificiali, dal diving al grande vibrato). New Day sembra non offrire nulla di speciale: quattro arpeggi messi in croce, un assoletto e niente più… e invece no: cambi di tonalità, strane evoluzioni armoniche e originali movimenti ritmici rendono questo brano uno dei più azzardati e difficili da ascoltare in questo disco. Infine trovamo The Headless Horseman, il momento sicuramente più inaspettato dell’album, quello che ti fa pensare ma come diavolo gli sarà mai venuto in mente di suonare ‘sta roba?, quello che ti fa capire che per concretizzare questo genere di musica sono necessarie alcune condizioni: la totale indipendenza compositiva, la lontananza dai canoni interpretativi del virtuosismo, la voglia di costruire qualcosa di originale e mai sentito, l’ambizione di identificarsi in un marchio nuovo e diverso da quello degli altri chitarristi; tutte condizioni pienamente soddisfatte.

CONCLUSIONE
Se è vero che se paragonato alle vette discografiche di Joe Satriani questo Not Of This Earth passa quasi inosservato, è altrettanto vero che se fosse stato pubblicato da un altro chitarrista si sarebbe probabilmente gridato al miracolo. Ragazzi, questo è un disco da avere a tutti i costi, soprattutto se volete tuffarvi nel mondo dello shred: correte subito ad ascoltarlo!



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
63.13 su 51 voti [ VOTA]
Aceshigh
Lunedì 15 Marzo 2021, 12.37.20
13
Lo riascoltavo proprio qualche giorno fa. Non è Surfin’ With The Alien ma è comunque un grande esordio. A prescindere dalla tecnica (già di livello superiore), Joe già qui dimostra di avere un gusto e uno stile compositivo già molto personale. E poi pezzi come Rubina, Hordes of Locusts, Memories o la title-track sono splendidi. Voto 82
Simone94
Lunedì 15 Marzo 2021, 12.07.33
12
Buon album mi piace tantissimo il sintetizzatore e un po' di elettronica che si sente.
Dario
Mercoledì 11 Luglio 2018, 20.26.52
11
Trovato oggi ad un mercatino,bellissimo disco pure delicato...!!
mario
Mercoledì 27 Gennaio 2016, 19.19.13
10
Altrochè se ci sapeva fare, uno dei pochi chitarristi, per cui ho cominciato a comprare album, di solito non lo faccio quasi mai, i chitarristi in generale per me devono stare stabilmente in un gruppo con cantante, ma per lui faccio volentieri eccezione, ed anche persona molto umile, rifiutò il contratto e l'ingaggio con i Deep Purple, perchè non si riteneva degno successore di Blackmore.
Rob Fleming
Mercoledì 27 Gennaio 2016, 18.56.37
9
Già all'epoca ci sapeva fare il ragazzo...
enrico
Martedì 5 Giugno 2012, 0.51.15
8
bella rece, gran bel disco. Difficile rispetto agli altri ma di gran qualità!
xutij
Sabato 25 Febbraio 2012, 12.09.16
7
Concordo in pieno con la rece. Solo che meno di 85 a questo disco non riesco a darglielo. Dieci pezzi uno piu bello dell'altro.
onofrio
Martedì 8 Giugno 2010, 0.13.33
6
Not Of This Earth album bellissimo non ci sono cali tutte le canzoni sono belle. Joe Satriani il MAESTRO.
luca
Sabato 16 Gennaio 2010, 22.56.55
5
P.S. 1 tra i dischi (se non il più) funk di joe! rappresenta la quintessenza dello shred/funk ottantiano!
luca
Sabato 16 Gennaio 2010, 22.56.54
4
P.S. 1 tra i dischi (se non il più) funk di joe! rappresenta la quintessenza dello shred/funk ottantiano!
luca
Sabato 16 Gennaio 2010, 22.17.59
3
disco ottimo, godibilissimo dall inizio alla fine! ma rubina secondo me è la traccia portante dell album, con quell atmosfera da fotogramma di 1 amore perso! ecco a voi il grande joe satrani nella sua opera prima!
Khaine
Lunedì 27 Aprile 2009, 8.16.29
2
Mitico Nik! Ho deciso di recensire i dischi mancanti in ordine cronologico... se tutto va bene tra tre o quattro mesi arriverà anche strange beautiful music
Nikolas
Domenica 26 Aprile 2009, 23.03.20
1
Uno dei suoi ennesimi dischi di grande livello! certamente inferiore ad alcuni suoi capolavori, ma sempre validissimo!! PS khaine a quanto "Strange Beautiful Music"? Sarei davvero curioso di sentire la tua su quel disco :=
INFORMAZIONI
1986
Relativity Records
Shred
Tracklist
01. Not Of This Earth
02. The Snake
03. Rubina
04. Memories
05. Brother John
06. The Enigmatic
07. Driving At Night
08. Hordes Of Locusts
09. New Day
10. The Headless Horseman
Line Up
Joe Satriani: chitarra, basso, tastiere, percussioni
Jeff Campitelli: batteria, percussioni
John Cuniberti: percussioni
 
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