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Rush - A Farewell To Kings
( 11093 letture )
Che periodo, quello che va dal 1976 all'81, per i Rush!

Non che la band canadese abbia mai avuto veri punti bassi nella propria carriera, ma in quei cinque anni il trio sfornò 4 studio albums di assoluta eccellenza e due live grandiosi, elevandosi alle più alte cime del progressive mondiale.

A Farewell To Kings, secondo disco uscito in questo periodo – a un anno di distanza dall'inarrivabile 2112 - è un'ennesima dimostrazione di immensa classe compositiva da parte di una band che ha fatto storia per quanto riguarda l'abilità nel trovare un songwriting sempre ispirato e fresco.

La partenza è all'insegna di una sapiente mistione di ritmi hard-rock, tecnicismi progressive, e quell'inconfondibile gusto tutto loro per ritmi vivaci, sezioni sincopate e irresistibili ritornelli: per farla breve la title-track possiede una carica esplosiva inimitabile, sottolineata dallo stupefacente lavoro della sezione ritmica che crea un monolite sonoro potente e inarrestabile su cui si staglia la voce acutissima di Geddy Lee, ancora nel segno del timbro vocale tipico dei primi lavori della band. Altra perla di simile fattura è Cinderella Man, pezzo che viaggia in perfetto equilibrio tra ballad e rock: lungo la sua durata si alternano sezioni semi-acustiche – memorabile la sezione centrale – che sublimano in stacchi potenti e vivaci (Because he was human / Because he had goodness / Because he was moral / They called him insane); assolutamente da citare la bellissima progressione dell'assolo, anch'esso inserito nel mezzo di due sezioni acustiche, come un'improvviso stacco di energia vitale che si spegne poi nella disillusione del refrain (Cinderella Man / Doing what you can / They can't understand / What it means).

Simil-ballad è anche Closer To The Heart, splendido esempio del connubio tra la vena più intimista della band e la sua grande potenza espressiva, che si esprime al meglio nel contrasto tra l'assolo centrale e le strofe prima (nonché nel cambiamento della linea vocale di Lee che lo precede) e infine nel sottile ma evidente fondersi di questo con la parte finale, in cui la voce si fa più acuta e la musica più incisiva.
Madrigal rappresenta invece il punto meno sensazionale dell'album in questione: si tratta stavolta di una ballata a tutto tondo, in cui la linea vocale appare però un po' troppo impostata, per quanto nella seconda metà la band rialzi la testa aggiungendo un po' di personalità ad un brano che sembra davvero stare troppo “stretto” ad un gruppo del genere.

Avrete sicuramente notato che due canzoni sono state lasciate volontariamente per ultime; si tratta si di una scelta consapevole, ma nondimeno obbligata, perché ciò di cui devo ancora parlare potrebbe, da solo, occupare un'intera recensione: Cygnus X-1 e Xanadu, che da sole occupano più della metà del running time del disco, sono preziosissimi testimonianze del sound inarrivabile raggiunto dai Rush in quegli anni d'oro.

Lasciatemi però andare in ordine inverso rispetto a quello della tracklist: Cygnus X-1, primo capitolo della saga che verrà subito chiusa nel successivo Hemispheres, è indubbiamente il pezzo più strettamente prog presente sul disco; l'intro è molto lungo e solo attorno ai tre minuti inizia il grosso della canzone, e lo fa già con un'inarrestabile progressione di un ritmo ripetuto fino allo sfinimento, e che proprio quando era ormai assimilato cede il passo prima ad una serie di stupefacenti passaggi firmati Neil Peart, e in seguito ad un curiosissimo ritmo sincopato tracciato dalla chitarra di Lifeson, che entra in modo davvero inaspettato lasciando l'ascoltatore disorientato; ancora, come era arrivata, la chitarra esce di scena, e lascia spazio ad uno stratosferico Lee, la cui voce potentissima, il cui andamento è regolato da una sezione ritmica figlia di un songwriting semplicemente perfetto, rapisce e colpisce l'uditorio fino al finale della prima sezione.
La seconda sezione è ancora più veloce e vivace, e il ritmo cresce fino al superbo stacco finale:

The x-ray is her siren song
My ship cannot resist her long
Nearer to my deadly goal
Until the Black Hole ----
Gains control....


A questo punto il buon Lifeson mette in mostra la sua destrezza nell'uso degli effetti confezionando un assolo che ricorda molto quello centrale di 2112; infine gli ultimi due minuti – e anche qua il parallelo con la canzone sopra citata è evidente – sono all'insegna della tecnica strumentale correlata ad un songwriting di assoluta eccellenza.

Rimane quindi solo Xanadu, sulla quale mi trovo davvero in difficoltà; premetto che si tratta della mia canzone preferita della band subito dopo la già citata 2112 – e sulla quale non posso scrivere altrettanto o risulterei terribilmente logorroico a questo punto – e che quindi sono in enorme difficoltà nel cercare di trasmettere le emozioni che mi suscita ad ogni ascolto .
Il fatto è che, come è stato giustamente osservato da altri, questo è il manifesto dell'hard-progressive come solo questo magico trio è riuscito a concepirlo e interpretarlo, un epico e avvincente viaggio nella lontana Xanadu che si specchia nelle articolate soluzioni stilistiche e tecniche scelte, incastrate tra di loro come uno splendido mosaico.

L'inizio è costituito dai cosiddetti “cinque intro”: in partenza vi è solo un synth di sottofondo e delle leggere percussioni a rompere questo “quasi-silenzio”, poi il suono si fa più deciso e entrano in gioco strumenti più canonici, regolati dalla sezione ritmica che alterna con la precisione di un metronomo le varie parti (synth e chitarra); un ennesimo eccelso passaggio di batteria e si entra nel vivo dell'intro (perdonatemi questo apparente ossimoro) in cui il ritmo si fa più deciso – splendido il gioco di Peart nell'uso dei piatti – e si inizia a delineare uno degli schemi portanti dei pezzi successivi; ancora una decelerazione e a 5 minuti dall'inizio del brano passati in un lampo, fa il suo ingresso la voce di Lee. Da questo punto in poi potrei perdere ore su ogni singolo secondo del brano, sull'alternarsi delle delicate sezioni più intimiste alle deflagranti esplosioni di potenza musicale, sulle lunghissime digressioni strumentali e sugli imprevedibili stacchi, e ancora sulla carica espressiva della linea vocale, nonché su quel capolavoro che è il testo, ispirato al poema Kubla Kahn di Coleridge (e se questo non vi fa venire in mente un altro masterpiece, - stavolta metal e contenuto in un disco già recensito su questa webzine - anch'esso di notevole lunghezza, avete urgente bisogno di comlmare la lacuna).

Eviterò quindi di stancare i miei lettori ulteriormente, perché l'unica cosa che posso dire è che che questo disco è uno di quelli da ascoltare tutto d'un fiato, poiché non è possibile non innamorarsi delle perle ivi contenute.



VOTO RECENSORE
94
VOTO LETTORI
80.88 su 72 voti [ VOTA]
iommi
Mercoledì 29 Marzo 2023, 14.51.22
23
meraviglioso capolavoro. non ha alcun difetto
Philosopher3185
Lunedì 14 Marzo 2022, 22.29.35
22
Superiore a 2112 nel complesso.Lo stile si e' ormai sedimentato sulle xordinate di un prog rock duro ma melodico,tecnico ma non ostico all'ascolto(a differenza do tante metal band che hanno preso spunto,primi tra tutti i Dream Teather).Forse la voce di Geddy lee puo' anche non piacere ma il suo tocco e il suo sound caldo e pulito sononuna gioia per le orecchie.
cowboy big 80
Martedì 7 Maggio 2019, 23.22.06
21
94? forse si, forse no, di sicuro nessuna band prog metal dei 90, raggingiera' tale classe, a parte il secondo dei D.T., perche' sono comunque rock, prima che progressive. ma cosa vuol dire progressive? suonare meglio gli strumenti? e allora e '70. poi?
Mirkorock
Venerdì 3 Maggio 2019, 18.52.24
20
Una parola sola classe
Silvio Berlusconi
Martedì 30 Ottobre 2018, 13.33.10
19
Discone one one.
Aceshigh
Martedì 21 Novembre 2017, 9.04.54
18
Capolavoro! A mio avviso A Farewell To Kings (insieme a Henispheres) È il vertice della discografia dei Rush. Adoro anche la delicatissima Madrigal. 94
Aceshigh
Martedì 21 Novembre 2017, 8.48.12
17
Capolavoro! A mio avviso A Farewell To Kings (insieme a Hemispheres) sono il vertice della discografia dei Rush. Adoro anche la delicatissima Madrigal. 94
Argo
Venerdì 27 Maggio 2016, 8.32.51
16
Capolavoro.
Philosopher3185
Domenica 6 Marzo 2016, 20.49.45
15
Capolavoro come 2112...Xanadu è un pezzo che non riesco a togliermi dalla testa..mi tormenta(in senso buono)sia di giorno che di notte..close to the heart è sublime,cinderella man è davvero toccante.
Rob Fleming
Sabato 6 Febbraio 2016, 21.04.04
14
Quando mi avvicinai ai Rush la prima volta non li capii; erano troppo per i miei 15 anni: un basso che era uno strumento che ricamava melodie; una batteria veramente fantasiosa ed un chitarra che non eccedeva in funambolismi fine a se stessi. Ma non mi fermai e pian piano mi innamorai di loro ed in particolare del loro periodo "di mezzo" quello più prog di cui forse questo A.F.T.K. ne è l'apice assoluto. 85
Mark
Lunedì 16 Giugno 2014, 22.44.29
13
questo indovinello è proprio facile: The Rime Of The Ancient Mariner (ispirata all'omonimo piccolo poema di Samuel Taylor), Powerslave, Iron Maiden, 1984, 13 minuti e qualcosa...
Steelminded
Sabato 24 Maggio 2014, 12.37.07
12
Effettivamente bellissimo... Grande seguito per 2112... voto alto, altissimo, concordo con il recensore...
Pietro
Venerdì 1 Febbraio 2013, 14.40.06
11
L'ho sempre ritenuto superiore a 2112. voto 100, come pure per il successivo e per moving picture!
Delirious Nomad
Giovedì 4 Ottobre 2012, 16.07.56
10
Questo e il successivo hemispheres, intimamente legati, se presi come un solo disco eguagliano se non addirittura superano l'immane 2112, ma separati sono "solo" due capolavori immensi!
hm is the law
Lunedì 31 Gennaio 2011, 19.40.39
9
L'ultima riga di questa recensione è da togliersi il cappello! Bello non ci sono parole per definirlo!
Crushed Liver
Mercoledì 29 Settembre 2010, 15.29.28
8
Direi che le ultime 2 righe della tua -permettimi di dire splendida-recensione sintetizzano a pieno il mio pensiero su questo GIOIELLO..
onofrio
Domenica 6 Giugno 2010, 8.58.23
7
A Farewell To Kings disco fondamentale e siamo nel 1977 innovativo come pochi Xanadu è un gioiello inestimabile.
Electric Warrior
Giovedì 13 Maggio 2010, 19.35.53
6
Disco meraviglioso. Rush mitici!
Raven
Mercoledì 22 Luglio 2009, 11.00.00
5
Eh?! sia messo al rogo chi non la conosceva,(o in subordine mi faccia un bonifico )
Nikolas
Mercoledì 22 Luglio 2009, 10.52.55
4
E se ti dicessi che ho già beccato chi non la sapeva? Comunque grazie per i complimenti. Nel nostro forum c'è un topic sui Rush già abbastanza attivo, ti aspettiamo
Christian
Mercoledì 22 Luglio 2009, 10.41.08
3
Bella rece, stavo per aprire un topic sul forum per gli artisti "bistrattati " , mi avete letto nel pensiero. In ogni caso questa è troppo facile, è "The Rhyme of the Ancient Mariner" degli Iron Maiden
Autumn
Giovedì 7 Maggio 2009, 20.56.50
2
Non voglio ripetermi con i soliti complimenti sperticati sui Rush perciò mi limito a dire che Cygnus è quanto di meglio abbia mai sentito in fatto di perfetto connubio di musica e testo... SPAZIALE!!!
Nikolas
Giovedì 7 Maggio 2009, 19.49.54
1
Caspita capisco che dovevate cazziarmi su Power Windows (scherzo ovviamente ) ma neanche un commento su questo mitico disco mi sembra davvero strano :|
INFORMAZIONI
1977
Mercury Records
Prog Rock
Tracklist
1. A Farewell to Kings
2. Xanadu
3. Closer to the Heart
4. Cinderella Man
5. Madrigal
6. "Cygnus X-1" Book I - The Voyage Prologue
Line Up
Neil Peart - Drums, orchestra bells, tubular bells, temple blocks, cowbells,
wind chimes, bell tree, triangle, vibra-slap
Geddy Lee - Bass guitar, 12-string guitar, Mini Moog, bass pedal synthesizer,
vocals
Alex Lifeson - Six- and twelve-string guitars, classical guitar, bass pedal
synthesizer
 
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