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Suicide Silence - No Time To Bleed
( 5607 letture )
Sono come dei colpi di pistola: all'inizio ti volti e ti sorprendi, poi ci fai l'abitudine.

Il death/core gode di uno stato di popolarità inferiore solo al metal/core. La cosa è ormai certificata dall'impennata di gruppi che si è avuta negli ultimi tre anni, e dalla popolarità pressoché immediata raggiunta da alcuni di questi. I Suicide Silence sono un esempio di quanto stia avvenendo negli Stati Uniti e non solo. Da sempre l'America del Nord segna il passo in fatto di trend, musicali e non, e la band recensita oggi ne è l'esemplificazione. Chiunque sia minimamente addentro i moderni sistemi di comunicazione di massa (leggasi Myspace, Last FM o Facebook) ha la possibilità di verificare come e quanto celermente alcuni generi abbiano presa nell'utenza media. Cosa questa ancora più evidente negli Stati Uniti, dove ormai suonare death/core sembra essere diventato lo sport nazionale, dopo il baseball.

Premessa a parte, veniamo ai Suicide Silence. Forti di uno studio album ed un EP antecedenti al presente No Time To Bleed, la band di cui si parla non fa altro che riproporre stilemi triti e ritriti del genere di appartenenza. Fa tutto questo, ma a onor del vero salva quanto meno la faccia. Vediamo il perché. Fin dall'iniziale Wake Up appare lampante che i Suicide Silence, musicalmente parlando, incarnano la rabbia, ma purtroppo non cambiano di una virgola la proposta rispetto al precedente The Cleansing, sempre acidi e veloci, tra giri grind e rallentamenti tipici del sound offerto. Tutto questo è reso ancora più graffiante dalla voce del singer Mitch Luker, che a dispetto della sua trendissima frangia, vomita decine di liriche scremo miste a growl brutal di fattura davvero egregia. Le tracce a venire non fanno altro che confermare le qualità tecniche degli altri quattro musicisti, su cui spiccano le tecniche dei chitarristi Chris Garza e Mark Heylmun. Se da un lato, con il trascorrere dei minuti, il sospetto di trovarsi al cospetto di una band abile nel gestire i meccanismi del proprio sound diviene pressappoco certezza, lo stesso non si può dire per quanto concerne l'espressività. Dopo la quarta song, Something Invisible, comincia a palesarsi una sensazione strana che dalle orecchie in un lampo passa al cervello. Cosa elabora l'encefalo? Beh, ne deriva una percezione di stanca, una mancanza che proseguendo con l'ascolto viene inevitabilmente confermata.

Scrivere replicando lo stesso schema dall'inizio alla fine, in tutte le tracce, non è necessariamente un peccato mortale. Però che alcune band riescano a gestire tale condotta in fase di composizione in maniera migliore o peggiore è una valutazione oggettiva. Penso sia questa la differenza che si registra tra coloro in grado di segnare il passo, e quelli che continuano a specchiarsi. I Suicide Silence quindi, sono fautori di un death/core assolutamente estremo, per niente edulcorato o dai refrain che strizzano l'occhio alla melodia facile, ma, anzi, confinante a tratti col death/black meno oltranzista. I cinque sono tecnicamente preparati, spesso paiono essere più ruvidi di unghie grattate su di una lavagna, però devono assolutamente variare la proposta. In buona sostanza, dopo un ottimo The Cleansing, se si riformula un seguito pressoché identico, non penso ci sia possibilità di andare avanti, ma al massimo godere di un presente, sicuramente positivo, ma a breve conservazione.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
40.12 su 47 voti [ VOTA]
v.p.
Sabato 31 Dicembre 2016, 16.37.26
5
85 stessi difetti del primo ma bell'album(bellissima la prima frase).
Nattramn
Lunedì 2 Marzo 2015, 18.59.24
4
65/100 è molto poco.Alcune canzoni come Genocide sono leggermente derivative ma Disengage,Wake Up,Lifted e la Title Track sono davvero molto buone.Indubbio anche il lato tecnico.84/100
mancio
Venerdì 5 Agosto 2011, 15.18.12
3
alcune song come no time to bleed e wake up sono devastanti il resto si mantiene su un buon livello
Alex Ve
Lunedì 3 Agosto 2009, 10.13.13
2
Beh, io penso dipenda tutto dalla qualità del songwriting. Se è buona, lo schema può rimanere anche uguale. Non si avrà certo un disco epocale, ma cmq degno di nota. Se invece il songwriting è scadente, si può variare lo schema quanto si vuole, il disco rimarrà negli scaffali in compagnia di svariati grammi di polvere
.ilsegugio.
Sabato 1 Agosto 2009, 0.41.40
1
sono d'accordo con l'articolo, probabilmente disco uscito a troppo breve giro di posta dal precedente. ne risulta una specie di raccolta di B-side con nulla di interessante da dire. soltanto non sono d'accordo dove invece si scrive: "Scrivere replicando LO STESSO SCHEMA DALL'INIZIO ALLA FINE IN TUTTE LE TRACCE, non è necessariamente un peccato mortale" perchè penso ahce al contrario lo sia eccome! eheh
INFORMAZIONI
2009
Century Media
Death Core
Tracklist
1. Wake Up
2. Lifted
3. Smoke
4. Something Invisible
5. No Time To Bleed
6. Suffer
7. And Then She Bled
8. Wasted
9. Your Creations
10. Genocide
11. Disengage
Line Up
Mitch Lucker - Voce
Chris Garza - Chitarra
Mark Heylmun - Chitarra
Mike Bodkins - Basso
Alex Lopez - Batteria
 
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