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29/03/24
ENUFF Z’NUFF
BORDERLINE CLUB, VIA GIUSEPPE VERNACCINI 7 - PISA
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Sons Of Seasons - Gods Of Vermin
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( 3825 letture )
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I Sons Of Seasons sono una band nata nei primi mesi del 2007 dall'idea di tre ex componenti dei Blaze, creatura dell'ex cantante degli Iron Maiden Blaze Bayley. Oliver Palotai, il tastierista, è il leader di quei tre "reazionari" ed è anche l'unico rimasto, ad oggi, al timone dei Sons Of Seasons, combo al quale ha dato da subito un'impronta che al metal abbinasse soluzioni di natura jazzistica e orchestrale, con forte ispirazione nella musica classica. Gods Of vermin è il primo lavoro in studio della formazione tedesca, che in esso si avvale della collaborazione di musicisti già all'opera con Metalium e Kamelot. Va chiarito subito: Gods Of Vermin si rivela dalle primissime note introduttive un mattone di difficile digeribilità, soprattutto per chi non è un amante di sonorità sinfoniche, darkeggianti, intrise di decadente malinconia. La title track, affidata alla voce teatrale di Henning Basse, che può vagamente riportare alla mente quella di Jon Oliva, è supportata da cori e lugubri tastiere che dipingono uno scenario angoscioso e devastante, debolmente assegnato al suo destino. Un riff appena più tosto si ode in A Blind Man’s Resolution (forse la traccia più interessante) e Fallen Family, ma le canzoni del platter si susseguono senza sussulti e con delle vocals alquanto noiose. Nel secondo dei due pezzi appena citati si può perlomeno appuntare un crescendo grintoso di Basse, affiancato dall’ingresso in scena di un’angelica voce femminile, il che apre un minimo spiraglio di varietà nel piattume generale. Di tanto in tanto il disco viene inspessito con qualche discreto assolo, di chitarra o tastiera, ma via via che scorrono i brani cala l’attenzione dell’ascoltatore. Poche altre intuizioni sembrano appena curiose, come l’intro alla tastiera di Fall Of Byzanz. E’ evidentemente difficile capire un disco se non si è addentro il suo contesto musicale e non lo si conosce abbastanza per apprezzarlo appieno, soprattutto se si tratta di un panorama ricercato e di ostica interpretazione come quello del symphonic metal. E’ pertanto quasi impossibile poter esprimere un giudizio obbiettivo per Gods Of Vermin senza scatenare la ressa tra chi ne amerà l’asfissia nera e morente e chi ne detesterà la monolitica staticità emotiva. Un disco è un gran disco quando sa colpire anche l’attenzione di un ascoltatore ‘esterno’ al genere, l’attenzione di uno spettatore disattento e magari occasionale: altri dischi di metal sinfonico hanno delle melodie, dei ritornelli, delle atmosfere capaci di coinvolgere chiunque, anche chi non è proprio orientato verso questo genere di sonorità: è questa la motivazione con la quale rimandiamo la band e l’album oggetto di questa recensione. Qualcosa dovrebbe sempre rimanere dopo un ascolto, anche non trattandosi del proprio filone prediletto: invece, di Gods Of Vermin resta poco, pochissimo, privo com’è del quid capace di fare la differenza. A chi non mastica comunemente metal sinfonico di tipo decadente, è consigliato evitare il platter in questione. A chi invece piacciono le lacrimose ambientazioni tipiche, è consigliato tastare il disco di persona e valutare di conseguenza: non è detto che il giudizio di questi ultimi sia sempre positivo.
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2
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Quoto in toto la recensione giusta sia la disanima che il voto. |
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1
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...l'album temo sia scadente, ma la copertina è fantastica!!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Place Where I Hide 2. Gods Of Vermin 3. A Blind Man’s Resolution 4. Fallen Family 5. The Piper 6. Wheel Of Guilt 7. Belial’s Tower 8. Fall Of Byzanz 9. Wintersmith 10. Dead Man’s Shadows 11. Sanatorium Song 12. Third Moon Rising
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Line Up
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Henning Basse - Vocals Oliver Palotai - Keyboards Pepe Pierez - Guitar Jürgen Steinmetz - Bass Daniel Schild - Drums
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