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Rappresentazione simbolica di un oggetto. Questo il significato del termine icona. E' come se con il loro quarto lavoro i Paradise Lost avessero voluto creare un album simbolo dell'allora crescente sentimento in Inghilterra di depressione suburbana, figlia di una ritualità quotidiana che inghiotte e respinge, che ottunde e svilisce nel suo essere inesorabimente uguale a se stessa. Ma se sulla sponda americana questo nuovo crescente sentimento di inettitudine alla vita e di solitudine trovava sfogo nella rabbia pura e un poco artefatta del fenomeno grunge, il gruppo di Halifax decise un approccio completamente nuovo e per certi versi rivoluzionario: a che serve tentare di porre rimedio ad un vuoto ineliminabile della condizione umana se tutti i nostri tentativi sono destinati a fallire (come la fine prematura del grunge avrebbe di lì a poco dimostrato)? Tanto vale rassegnarsi ed imparare a conviverci. Ecco allora che Icon nel 1993 fu la celebrazione di questo sentimento, espressa in una forma musicale che desse sì risalto alla componente aggressiva ma che questa risultasse in ultima analisi come inutile, in quanto completamente soggiogata alla rassegnazione della battaglia persa. Con la loro NON pretesa di essere dei riformatori, i Paradise Lost ebbero in sé qualcosa di grandioso, dunque di tremendo. Nei primi anni Novanta rovesciarono il punto di vista sulla vita come un guanto, per rivelare di che lacrime e di che sangue grondino i suoi drammi.
Abbandonata la violenza death del debutto Lost Paradise e le atmosfere plumbee di Gothic, Icon riprende e porta a compimento il percorso musicale intrapreso con Shades of God: snellimento del sound volto a dare maggiore risalto e carica emotiva alle melodie; composizioni più brevi e dirette; addio pressochè totale al growl di Holmes. Ascoltando Icon si ha la sensazione che i Paradise Lost abbiano conservato i tratti migliori delle precedenti produzioni riassemblandoli in una forma a loro sicuramente più congeniale, trovando, per così dire, la quadratura del cerchio. In effetti la componente doom/death che fece meritare loro il posto nel celeberrimo triumvirato inglese non è sparita, ma è confinata intelligentemente sullo sfondo: asciugata della tipica claustrofobicità del riffing ne rimane la parte più atmosferica ed umorale, atta a dare spessore ed uniformità ai tredici brani che compongono il disco. L'amalgama sonoro che ne risulta è quanto di più profondo ed al contempo diretto ed accessibile si fosse sentito fino ad allora. Grande merito di ciò va alla coppia d'asce (rigorosamente accordate verso il basso) Aedy-Mackintosh, capace di combinare in uno stile unico il riffing potente del primo con le dolorose melodie intessute dal secondo. Straordinario in particolare il lavoro di Mackintosh, e straordinaria la sua personalità già prepotente nel coniare spunti melodici di presa immediata (o quasi) e soluzioni timbriche da profondo conoscitore della chimica musicale. Holmes è l'altro grande protagonista: se già nei precedenti lavori il suo cantato sconfinava a tratti nel pulito e nel baritonale, in Icon questa direzione diventa la portante, donando maggiore forza e solennità alle canzoni. Arrangiamenti orchestrali, per fortuna, minimali ed i solo in tapping di Mackintosh combinati all'uso pesante del wah pedal sono il filo portante di tutte le composizioni di Icon, ma bastano le sole Embers Fire e True Belief, due tra i più compiuti esempi di gothic metal di sempre, a consegnare di diritto questo album ai posteri. Tra l'altro la produzione, che tanto aveva penalizzato i primi tre album, rende qui finalmente giustizia al gruppo inglese.
Forse dopo un ascolto più pedante e razionale si potrebbe obiettare che c'è in realtà molto meno materiale di quello che la nostra irrinunciabile emotività in un certo senso ci “costringe” a sentire (e vedere): ci accorgeremmo delle sbavature di intonazione di Holmes (nonché del timbro “Hetfieldiano”), delle strutture a volte troppo ripetitive, del basso decisamente sottotono rispetto al resto degli strumenti, di alcuni pezzi che definire filler non sarebbe affatto ingeneroso. Del resto Icon è un capolavoro non già della musica (in seguito i Paradise Lost raffineranno ulteriormente la propria proposta raggiungendo livelli di eccellenza assoluti) in senso stretto, bensì di una concezione così intima e profonda della musica che negli anni a venire sarà saccheggiata a piene mani da decine di band.
Ma il fine e la bellezza di questo disco è in ultima analisi quello di aumentare la nostra sensazione di condividere un'esperienza – sofferenza, gioia, nostalgia, disgusto – con altri esseri umani. I pensieri e le emozioni dei quali sarebbero altrimenti lontani. Ma quel dono, quella via d'accesso, con tutto il suo meraviglioso potere di consolare la solitudine e mettere a soqquadro l'autocompiacimento, non è che un trucco – un atto houdiniano d'illusionismo: quando la visione svanisce e il fumo colorato si dissolve, restiamo ancora una volta soli, naufraghi nelle nostre teste, dove c'è soltanto il desiderio di fuggire a tenerci “compagnia”.
Brutto segno, di fronte a tutto ciò, rimanere indifferenti.
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VOTO LETTORI
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89.58 su 160 voti [
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Caro Lucio77 stai parlando di recensioni che danno 98 a reign in blood e 100 a south of heaven, 85 a Orchid e 90 a Morningrise e 95 a Blackwater park (Opeth) e 100 a master of puppet...quindi ci sta tutto. |
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Con tutto il Rispetto: Obsidian Non può aver un Voto più alto dei primi lavori.. |
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Icon è splendido, ma ad esempio anch'io gli preferisco One Second. E poi come dice @Lucio77 è la solita questione delle troppe penne/tastiere che recensiscono le discografie dei gruppi con più album all'attivo. Se uno non conoscesse i Paradise Lost (ma lo stesso discorso vale per i Motorhead) penserebbe che hanno iniziato a sfornare album eccellenti da In Requiem in avanti. E concordo con @Lucio77 anche nelle sue considerazioni su Paradise Lost, l'album. |
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Chiedo venia.. Lost Paradise 80.. Fanno i titoli uguali e invertono... |
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Inoltre vedo ora che i Classici loro raggiungono a mala pena l'80.. Quindi va bene tutto.. Paradise Lost 60 siamo al livello dei Terrapiattisti... Si piange per non ridere perchè... |
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Penso sia il solito "Problema"... La Discografia di un Gruppo non viene recensita dalla stessa persona.. |
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81 ad Icon e 82 a One Second? Ma dico... |
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81 è troppo basso. Come si fa?? Bellissimo insieme al successivo. Voto 92 |
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100 punto e basta!.....il successivo bello...ma sinceramente non mi ha esaltato più di tanto! |
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Si si tutto bello , bella ed esaustiva recensione, disco da avere assolutamente e poi ...81. Eh no vacca miseria diamogli almeno, ma almeno, 90 che di meno non si può e non si deve! |
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A tutt'oggi uno dei migliori album dei Paradise Lost, ha fatto epoca. Io lo preferisco al successivo Draconian Times. Non è un album perfetto, Holmes ancora non a suo agio col cantato pulito e 2/3 pezzi belli ma non eclatanti. Ma Embers Fire, True Belief, Remembrance, Colossal Rains sono storia del metal degli anni novanta. Voto 87 |
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Ma cosa era? Una recensione o un "caro diario oggi la fidanzata/il fidanzato mi ha lasciato/a"? Ci si ostina a descrivere la cornice, spingendosi addirittura a descrivere il muro (il grunge?!) sul quale è attaccato un quadro stupendo: un quadro per nulla descritto la cui penna, piuttosto stucchevole, rimasta sempre e solo sui bordi, non è riuscita ad andare al cuore (musicale) di un album profondo, potente, bellissimo.E con gusto da "esteta contabile" lo ha pure valutato con un voto da ... appena più che buono. Ibcapolavori, per favore, li facciamo descrivere da chi ha decenni di sapiente ascolto, senza fare filosofia? Forse chiedo troppo. Comunque un potentissimo album di doom metal con insospettabili aperture verso aree musicali che col metal poco hanno avuto a che fare...fino al 1993.
Album (per me) definitivamente incastrato nella oceanica lista dei must have, il cui terribile elenco costituisce delizia e croce di ogni metal head rispettabile. |
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In effetti questo e' un album che ha messo d accordo un po tutti quelli che ascoltavano hard rock / metal nei 70 e 80. Quelli piu intransigenti sono per i My dying bride,ma per me giustamente questo e' il disco. I Sabbath invece erano quelli che dovevano portare avanti il verbo della nwobhm nei '90, ed in effetti al di la della relativa popolarita' ci sono riusciti, diciamo tesoro nascosto. Poi Draconian e' ottimo ma comincia la contaminazione trasversale, i Tiamat nel periodo non sono troppo diversi |
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insieme al successore draconian times formano la coppia di album migliori in assoluto dei paradise lost tecnica suoni classe da vendere e produzione spaziale anche questo album voto 10 e lode e anche di piu' |
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No, no, no. E' inaccettabile un simile voto ad uno dei capolavori assoluti del metal. |
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Buona la recensione, ma ad un discone del genere non si può dare 81 a mio avviso. Per me resta il vero capolavoro della band. Emozionante, voto 95. |
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fu amore a prima vista e comprai l' ep con true belive e ember of fire, suonavano come delle immani colonne di chitarre , come se un gigante camminasse in camera, che tempi e che scapocciate di testa, ancora in casa accanto ai celtic frost nella fase gothic , veramente massicci, come anche altri album che in controtendenza facevano canzoni di svariati minuti senza badare alla forma dei suoni e dei minuti passavano solenni, massicci veramente |
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Prove generali di capolavoro (D.T. of course). Ma quanto sono strepitose Christendom, Deus Misereatur, True belief, Embers fire e Shallow Seasons?!? 83 |
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Mamma mia che recensione !!! Complimenti al signor Asti per cotanta maestria nel descrivere minuziosamente certe sensazioni cui questo (da me inizialmente snobbato e sottovalutato) album evoca. Eccomi quindi a tornare sui miei passi affermando che Icon, nonostante all'epoca della sua stampa, mi infastidì soprattutto per la rinuncia del growl in cambio del timbro“Hetfieldiano"; devo dire che a posteriori ascoltandolo bene questo Icon è un grande album. |
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riascoltato stasera dopo tanto tempo. Non ha perso un'oncia della sua magia, un disco davvero stupendo. 92, e non vado oltre solo perché nella seconda parte ci sono 2-3 filler (comunque di livello dignitoso) che impediscono di raggiungere le vette del successivo "Draconian Times". Ma si tratta di un lavoro di importanza colossale, imprescindibile per qualunque amante del metal e secondo me anche del dark/gothic. |
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Pietra miliare del metal all'altezza di album storici di maiden,metallica,priest e slayer. Immenso. Voto 100. |
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Ottima recensione, voto un po' bassino. |
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Sommessamente d'accordo con autu. Fa parte della categoria dei dischi spartiacque. |
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referenza irreprensibile... |
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voto senza senso: questa opera d'arte non vale meno di 95. Quando uscì nel 1993 penso di averlo ascoltato per almeno due anni di fila.. |
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Basta!! Taglio la testa al toro, adesso vado a comprarmi il doppio LP originale del '93 e poi spacco lo stereo con un volume da strizza timpani XD XD Rock on!!! |
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Un capolavoro strafottutissimo, i Paradise Lost in questo periodo erano in diretto contatto con la loro stessa anima e si sente. 95. |
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Complimenti pregevole recensione , per un album di spessore che ascolto ancora volentieri . |
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Il migliore dei Paradise Lost.Di gran lunga migliore del tanto decantato Draconian Times,un seguito che all'epoca ritenevo non all'altezza di questo suo predecessore.é veramente il disco perfetto della band.Si è vero, Holmes è stonato, ma chi se ne frega.Gotico nel vero senso del termine,a partire dalla copertina che rimanda ad atmosfere ellenistiche in salsa british doom gothic. |
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Sinceramente dare 81 a questo capolavoro degli anni 90...e dare 85 a In requiem...c'è qualcosa che non torna! |
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Un voto ridicolo, i Paradise Lost raggiungono con il loro (1993) ICON, il punto più alto della loro carriera. Questo album non è solo il loro migliore, ma anche il culmine di uno stile difficile da definire: Gothic Metal di metà anni novanta, e sicuramente una chiara influenza per tanti gruppi avvenire. La voce di Nick Holmes 'non suona tanto potente, cioè in stile gotico'. A parte la voce e le linee vocali, è necessario parlare della musica e il suo creatore Gregor Mackintosh (il cervello della band) che ha scritto queste melodie bellissime per le canzoni di questo album. Probabilmente la differenza più distintiva tra questa band e altre sono quelle linee di chitarra solista che Gregor Mackintosh, bellissimo stile gotico . Vorrei anche dire quanto è bravo il batterista Matt Archer. Fin dall'inizio gli arrangiamenti orchestrali di "Embers Fire" ti fa rendere conto che stai ascoltando musica preziosa. In seguito la canzone continua tra riff e linee vocali che rendono la canzone una delle mie preferiti del gruppo, probabilmente insieme a "Joys of the Emptiness" , nel mezzo della canzone abbiamo un assolo di chitarra meraviglioso. Icon è un album solido, ma non nel modo di essere piano e lineare, ma come un pezzo globale. Tutte le canzoni sono BELLISSIME , STUPENDE. Buon esempio di questo è Dying Freedom, Widow, Colossal Rains, Weeping Words, Poison, True Belief, Shallow Seasons, Christendom, Ma più che parlare traccia per traccia la cosa più importante per il lettore è di sapere che l'intero album ha un'atmosfera accattivante che ti fa godere di ogni minuto. Ogni volta che ascolto questo album ho quel tipo di sentimento nostalgico di ciò che i bei tempi di questa band hanno avuto in passato. ICON è sicuramente uno dei migliori album del decennio scorso. Highlights: Embers Fire, Colossal Rains, True Belief, Joys of the Emptiness, Christendom. VOTO 97/100. |
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disco stupendo,l'apice del gruppo insieme al successivo,poi adoro la voce di Holmes in questo disco (proprio perchè hetfieldiana),anche se qualche volta stona |
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signori e signori ICON dei PARADISE LOST quando comprai metal hammer (giornale) lo recensivano con il massimo dei voti, fu amore a prima vista per la copertina una tra le più belle. Poi andai a comprare l'album che dire semplicemente un capolavoro assoluto un pezzo di storia del gothic doom metal. Il riff di "embers fire" fu usato in una pubblicità televisiva. |
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@khaine: tranquillo no problem purtroppo le erbacce vanno estirpate! comunque come avevo detto prima album ottimo. questo e il successivo Draconian times per me sono i loro migliori. molto bella e anche ben articolata la recensione, complimenti!  |
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Commenti cancellati: chiedo scusa a Matt (ho dovuto cancellare anche il tuo) che non centrava nulla... |
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Per quanto mi riguarda, "molto" è partito da qui, album fondamentale x quanto concerne un "certo modo di intender musica"...che bello che pochi sappiano cosa vuol dire!... |
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credo manchi qualcosa alla mia sensibilità,ma i Paradise Lost ho sempre faticato a digerirli,nonostante abbia posto molta attenzione nell' ascolto dei loro lavori.Sarò uno dei pochi,ma questo disco ha girato raramente nel mio lettore.Mi astengo dal giudicarli, perchè sicuramente non li comprendo. |
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Disco eccezionale. "...a che serve tentare di porre rimedio ad un vuoto ineliminabile della condizione umana se tutti i nostri tentativi sono destinati a fallire..." Splendida riflessione, che descrive appieno il mood dell'album. |
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Un album eccezionale ROVINATO dalla produzione e da alcuni errori madornali, soprattutto di un Holmes non ancora abituato al registro clean. Colossal Rains mi fa morire!! |
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...disco bellissimo per me ancora più bello del successivo Draconian times.! |
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Una delle poche cose che ascoltai durente gli anni 90. |
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Autumn sei un Maestro, che recensione!!! "Nei primi anni Novanta rovesciarono il punto di vista sulla vita come un guanto, per rivelare di che lacrime e di che sangue grondino i suoi drammi." Superbo!!! Questo disco è si fondamentale, ma dopo la tua spiegazione oltre a riscoprirlo ne ho compreso meglio il valore intrinseco. Hai fatto bene a ricordare anche i lati più deboli (timbro “Hetfieldiano”) che ricontestualizzati diventano punti di forza. Rimarrò sempre legato ai primi album più death oriented, ma è indubbio che Icon rappresenta un capostipite del gotich: Mackintosh in particolare si dimostra padrone assoluto e indiscusso a mio parere. Capolavoro. 90 |
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disco per me fondamentale.... |
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bhe che dire su ICON..album pefetto..il mio voto 90 |
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Recensione praticamente perfetta per un album epocale!. Personalmente sono molto affezionato ad Icon che comprai appena uscì nell'ormai lontanissimo '93, credo sia il mio secondo cd (inteso proprio come dischetto ottico) che comprai in vita mia, infatti stavo (purtroppo) abbandonando il vinile in quel periodo per l'oramai scarsa reperibilità. Bei tempi!!! Mi voto: 92 |
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