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Envidhia - Black Flowers
( 2544 letture )
Il voto che vedete è sulla fiducia. Fiducia in una band che odora di grandioso - ma che non si fa ancora vedere chiaramente-, che dimostra di avere eccellenti idee -ma che vagano un po’ titubanti nella loro mente-, che sperimenta con coraggio diverse strade poco battute in Italia – ma che non rischia ancora abbastanza.
“Black Flowers” ha di bello il fatto di essere in album semplice ma allo stesso tempo estremamente studiato, se non altro perché il duo composto dal chitarrista/ tastierista Salvo Siracusa e dal cantante/ bassista Mario Giacalone dimostra di avere buon gusto compositivo e nell’arrangiamento. Il genere è difficile da identificare: la band gioca su strutture gothic (soprattutto le tastiere e la batteria), ma le chitarre richiamano il classico death nordico nel riffing e il rock più tradizionale negli assoli, il cantato e le orchestrazioni sono di stampo più epicheggiante. Insomma, un pout-pourri di influenze che viene mescolato in maniera abbastanza omogenea e soddisfacente, sempre che possa piacere l’idea di unire idee spesso divergenti tra loro.
La cosa che più mi ha colpito di questo disco –e sicuramente il fattore più influente sul voto- è l’arrangiamento vocale. Giacalone si rivela un singer estremamente versatile e potente, adatto praticamente a tutte le influenze proposte, anche se sicuramente primeggia nelle clean vocals tenorili che ogni tanto prendono il sopravvento (vedi ad esempio l’orchestrale “Flying Over”).
Un po’ deludenti invece i riff di chitarra (ad esempio in “Shadow”), ma imputo la loro banalità alla volontà di concentrarsi su altri aspetti della composizione. Le tastiere sono insignificanti il più delle volte (“My Son” in questo senso primeggia), ma non si può dire che sia essenziale il fatto che risaltino, al pari delle chitarre ritmiche.
La più grande pecca consiste nella batteria, campionata e integrata malamente nel missaggio. Se fosse stata curata di più ne avrebbe giovato anche il resto della registrazione, che appare così abbastanza “casereccia”, nonostante ad un’analisi approfondita riveli molta attenzione ai suoni (guarda caso, soprattutto della voce).
Gradevole il tentativo di integrare i brani scritti ed arrangiati da loro stessi con qualche melodia composta da altre band (è il caso di “Flying Over” e “Song For The Coming Ages”), un’idea che dona maggiore varietà musicale.
Gli Envidhia sono sulla buona strada… basta eliminare i difetti menzionati per avere una grande band italiana, o perlomeno una band degna di successo.



VOTO RECENSORE
71
VOTO LETTORI
15 su 32 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2004
n.d.
Gothic
Tracklist
1. Black Flowers p.I
2. My Son
3. I Hate My Name
4. Black Flowers p.II
5. Flying Over
6. Shadow
7. Song For The Coming Ages
8. The Past Strange World
9. Black Flowers p.III
 
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