|
20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
|
|
|
( 3226 letture )
|
Gli Agrypnie sono una sorta di costola estrema dei Nocte Obducta: il progetto ruota attorno a Torsten Hirsch (già voce negli Obducta) che scarica i suoi istinti più ferali in una proposta musicale che, rispetto alle sperimentazioni tanto care a Marcel nei Nocte Obducta, risulta qui molto più vicina al black metal tradizionale (lo stesso Marcel contribuì ai testi dei primi due album degli Agrypnie). Gli Agrypnie giungono così al terzo album, e questo 16[485] si configura come un platter veramente interessante, sia per la sperimentazione personale della band, sia per quella dei componenti, sia per la freschezza della proposta musicale posta in un panorama più ampio, quello del black metal.
Il disco può essere considerato come un tentativo di mischiare perfettamente un certo black metal di stampo epico con le chiare influenze dei primi lavori dei Nocte Obducta. I dettagli poi fanno notevolmente la differenza. La batteria marziale e gli spunti swedish death in Der tote trakt aprono egregiamente l'album. Kadavergehorsam si spinge in lidi più epici (come non citare i Thyrfing di Vansinnesvisor ?) rimarcati da struggenti chitarre soliste. Le accelerazioni ritmiche si pongono poi sempre in modo di elevare l'enfasi della canzone, la quale progressione cresce senza limiti fra arpeggi acustici e distorti. Il mood dell'album è così costantemente in bilico tra un approccio black/death che valorizza le parti più aggressive e quello mosh-core, le cui urla conferiscono una certa emozionalità e sensibilità al cantato. Ogni parte delle canzoni risulta naturale e ben bilanciata: gli equilibrati alternarsi di parti acustiche (Verfall), i lenti fraseggi di chitarre sul muro di suono della batteria, i cadenzati accenni ritmici sui riff più violenti, la ripresa delle melodie durante i brani... tutto si sviluppa e cresce spontaneamente. Schlaf ci sforna dei riff death/thrash votati alla melodia per venire incontro alle esigenze del brano, gli assoli che ne fuoriescono sono melodici e malinconici; i leggeri tocchi di tastiera qua e là consentono alle tracce di prendere ulteriore forma nei momenti più "in crescendo". Zorn si distanzia dal resto dell'album non per avere una forma diversa dalle altre tracce, ma per segnalare una linea ritmicamente più aggressiva rispetto alle altre canzoni che compongono l'album: in un tripudio di violenza sonora però, la lenta chitarra solista onnipresente per tutta la durata del brano fa da raccordo con gli altri brani. Anche la violenta disperazione di Morgen si staglia in mezzo a riff che si trasformano in arpeggi che mutano poi in epici e acuti soliloqui. Molto empatica la progressione di questo brano, il quale si rifà principalmente agli album epic/blackmetal nordici più recenti (qualcosa degli ultimi Windir ma soprattutto Sworn e Cor Scorpii); i veloci stop in stile death della canzone fanno subito entrare le chitarre più melodiche, e una manciata di riff vicini agli At the Gates lasciano velocemente posto a parti più black metal infarcite di chitarre soliste che si concluderanno poi in una manciata di accordi. 16[485], la title track, nasce da una struttura post-core, una sorta di chiave ultradistorta dei tasselli che compongono i Nektar dei Nocte Obducta. Assistiamo a una coppia di cantanti, un duetto di urla che scandisce la canzone dai momenti più aggressivi a quelli più sperimentali (quasi cosmici). Brücke aus Glas (il sottotito della canzone), il ponte di vetro: è esattamente l'immagine che le sonorità di questa canzone ci dipingono. Un brano sorretto all'inizio ed alla fine da due pesanti strutture portanti in pieno stile con il resto dell'album; in mezzo, la fragile sperimentazione semi-acustica.
Un gran bel disco quindi: compatto e monolotico come abbiamo sentito nei recenti esempi di black metal tedesco (Semen Datura, Secrets of the Moon), però tutto in chiave epica, progressiva e contemporanea che si plasma in un aspetto perennemente malinconico e ineffabile. Con questo album sono certo che gli Agrypnie si distaccheranno dalla nicchia dell'underground, faranno parlare di sè e diventeranno una delle realtà più concrete del moderno black metal.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
3
|
L'ho scoperto solo ora, a distanza di un anno dalla sua uscita... Che dire... Magnifico, mastodontico, rasenta la perfezione, io un 93 glielo schiaffo volentieri! |
|
|
|
|
|
|
2
|
Per me un album spettacolare. Trascinante e pieno di rabbia. I testi, pur essendo sempre "di genere" sono piuttosto originali. La chiosa finale centra perfettamente il disco: "Un gran bel disco quindi...[...]...malinconico e ineffabile". |
|
|
|
|
|
|
1
|
Ricordo che Exit mi piacque, provvederò ad ascoltarlo. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Figur 109-3 2. Der Tote Trakt 3. Kadavergehorsam 4. Verfall 5. Schlaf 6. Zorn 7. F15.2 8. Morgen 9. 16[485]/Brücke aus Glas 10. Figur 109-1
|
|
Line Up
|
Torsten Hirsch - Vocals, Guitar, Keyboards René Schott - Drums
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|
|
|