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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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( 5141 letture )
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Devo ammettere che i primi ascolti di Mantra mi hanno un po' spiazzato: l'impressione che ne derivava era infatti quella di trovarmi di fronte a dei brani che presentavano un sound alquanto eterogeneo e non sempre molto accattivante. In realtà, gli In Vain sono certamente una di quelle band che non puoi permetterti di giudicare solo sulla base di ascolti superficiali ed ecco che ad un certo punto, ci si rende davvero conto che si tratta di una band che ha le idee chiare e a cui non piace rinchiudersi entro schemi predefiniti. Ciò risulta quanto mai evidente da una rapida rassegna della tracklist.
Il disco si apre con Captivating Solitude, un brano che curiosamente inizia con un dolce arpeggio, per poi esplodere d'improvviso in tutta la sua violenza, un melodic death dalle tendenze doom, dove si alternano voci in screaming ed in growl, che poi lasciano spazio a voci in chiaro che accentuano maggiormente l'aspetto melodico. Un pezzo di grande impatto e un ottimo inizio, al quale fa seguito Ain't No Lovin', un altro pezzo death/doom, bene o male sulla scia del precedente. Credevo a questo punto che il disco grosso modo avrebbe proseguito dunque su queste coordinate, ma con Mannefall si cambia invece totalmente musica. Si tratta, infatti, di un piccolo brano dal sapore fortemente blues, che introduce On the Banks of Mississippi: quest'ultimo pezzo si apre con dei riffs heavy/doom, che fanno da preludio a temi sludge intervallati da parti death con il solito binomio tra voci in screaming e in growl. Il brano cambia però più volte, evidenziando la forte attitudine prog della band. Un pezzo davvero splendido e di grande atmosfera, con un bell'assolo verso il finale. Dark Prophets, Black Hearts, invece, presenta inizialmente un incedere sinistro per poi velocizzare i ritmi verso coordinate tipicamente melodic death. Naturalmente, però, anche in questo caso il brano si trasforma totalmente, passando da inserti con la chitarra acustica ad un finale caratterizzato da tappeti di tastiere dal sapore settantiano. È con Wayakin, tuttavia, che gli In Vain decidono di spiazzare definitivamente l'ascoltatore: si tratta, infatti, di un brano scritto in onore dei nativi americani (cosa piuttosto singolare se si pensa che la band è norvegese), con tanto di parti recitate e cori tribali di pellerossa in sottofondo e che potremmo descrivere come un ideale incontro tra sonorità prog, epic e folk. Molto particolare anche Circle of Agony, con le sue atmosfere black ed un delicato intermezzo acustico. Il pianoforte domina invece l'inizio di Sombre Fall, Burdened Winter, dove, per la verità, non convince del tutto l'approccio vocale utilizzato. Tuttavia, anche in questo caso, si tratta di un brano che comprende diversi temi e che non manca d'incuriosire (ci sono persino inserti di sax); l'impressione di fondo, comunque, è che a differenza di quanto avviene nelle altre tracce, le diverse parti qui appaiono più slegate e non seguono un'autentica progressione.
All'album è poi allegato un secondo disco, comprendente diversi bonus, tra cui anche un ulteriore brano, Wayphearing Stranger, una riuscita versione di una canzone tradizionale, cantata da due voci soliste (maschile e femminile), accompagnate da una chitarra acustica.
Un disco sicuramente originale ed interessante, dove tuttavia mi sarei aspettato che la band desse maggiore spazio al proprio lato estremo, il cui ruolo diventa probabilmente piuttosto marginale dopo i primi due brani. Di certo, però, gli In Vain sono un gruppo assai valido, con tante idee e tanta buona musica, che vale la pena di ascoltare.
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11
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Ho ascoltato recentemente questo album che mi era sfuggito nella discografia degli In Vain (ci sono anche The Latter Rain del 2007 e Currents del 2018...). Album ottimo che presenta un ricercato songwriting e parecchi riferimenti (a mio avviso non il solo pezzo Wayakin...) ai nativi Americani. Volevo segnalare un errore nella tracklist e nella recensione: Mannenfall è il secondo pezzo e Ain\'t No Lovin\' è il terzo ed è il brano blues (molto Delta del Mississippi) che effettivamente introduce a questo sentore \"americano\" che c\'è anche nel brano On the Banks of the Mississippi e nella cover finale di Johnny Cash. Band molto interessante anche nel successivo Ænigma. Au revoir. |
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10
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Ho ascoltato recentemente questo album che mi era sfuggito nella discografia degli In Vain (ci sono anche The Latter Rain del 2007 e Currents del 2018...). Album ottimo che presenta un ricercato songwriting e parecchi riferimenti (a mio avviso non il solo pezzo Wayakin...) ai nativi Americani. Volevo segnalare un errore nella tracklist e nella recensione: Mannenfall è il secondo pezzo e Ain\'t No Lovin\' è il terzo ed è il brano blues (molto Delta del Mississippi) che effettivamente introduce a questo sentore \"americano\" che c\'è anche nel brano On the Banks of the Mississippi e nella cover finale di Johnny Cash. Band molto interessante anche nel successivo Ænigma. Au revoir. |
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9
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Che meraviglia la versione di Wayfaring Stranger di Johnny Cash in "Sombre Fall, Burdened Winter". Stupenda. |
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8
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Grandissimo disco di una band che con Aenigma riuscirà a ripetersi su livelli molto alti. Il connubio perfetto tra potenza e melodia, grande varietà a livello di sound e numerose influenze che arricchiscono il tutto: black, prog death, folk, quanta roba mescolano in modo impeccabile. Voto 85 |
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7
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Ps: ma chi ha dato voti per cui la media sarebbe 42?!? |
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6
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Capolavoro, non ne sbagliano uno i ragazzi. |
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5
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Grande,grande band!Originali in ogni dove!Voto 90. |
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4
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Gran bel lavoro, sono in attesa della nuova uscita per vedere se riusciranno a spiazzarmi ulteriormente! |
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3
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ce ne fossero di band così, gli IN VAIN sono originali, potenti, melodici, cattivi, poetici, acustici, swedish, black, che GODURIA! voto 90!! |
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2
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Disco capolavoro.Emozionale e inetichettabile.L'album metal dell'anno.Immensi. |
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Disco nettamente inferiore a The Latter Rain, mi aspettavo molto di più. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Captivating Solitude 2. Ain't No Lovin' 3. Mannefall 4. On the Banks of the Mississippi 5. Dark Prophets, Black Hearts 6. Wayakin (The Guardian Spirit of the Nez Perce) 7. Circle of Agony 8. Sombre Fall, Burdened Winter
Bonus disc Bonus track: Wayphearing Stranger "The Making Of..." documentary, screensavers, desktop images
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Line Up
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Andreas Frigstad - vocals Johnar Haaland - guitar Sindre Nedland - clean vocals, piano, organ, backing vocals Stig Reinhardtsen - drums Kristian Wikstøl - bass, vocals
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RECENSIONI |
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