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29/03/24
ENUFF Z’NUFF
BORDERLINE CLUB, VIA GIUSEPPE VERNACCINI 7 - PISA
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( 7250 letture )
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DOVE ERAVAMO RIMASTI... Per la rubrica “Meglio tardi che mai” eccoci con un nuovo appuntamento: la quinta prova in studio di uno dei gruppi più innovativi di questi ultimi dieci anni in ambito “metal”, gli Isis. Consentitemi il virgolettato perché la proposta musicale della band americana abbraccia una vastità di sfumature, sentori e profumi riconducibili a tantissimi generi musicali, non solo a quelli dell'ambito musicalmente più heavy. Il percorso della band, nata nel 1997 a Boston dalle sessioni sperimentali di alcuni amici (Aaron Turner, Jeff Caxide, Chris Mereschuck e Aaron Harris), è un viaggio molto intenso e particolare, travagliato ma sicuramente coerente in ogni suo punto e in ogni sua trasformazione. Incentrando il proprio sound su stilemi propriamente sludge sfiorando spesso e volentieri sonorità drone, i nostri danno alle stampe il loro primo full length nel 2000, Celestial, a cui seguirà due anni dopo Oceanic, l'album che con una decisa sterzata orienterà il flusso musicale della band verso sonorità più post metal. In questo periodo il gruppo, e in particolare Aaron Turner, il vero mastermind degli Isis, è particolarmente influenzato dalle band post rock (per non parlare dei gruppi più alternativi in ambito metal, Neurosis su tutti) come Slint, Mogwai e Explosions In The Sky, e questo si riflette chiaramente negli intensi stacchi carichi di quella forte emozionalità tutta post rock, negli infiniti crescendo e nelle atmosfere oniriche e sognanti di cui è pregno l'album.Panopticon, considerato quasi all'unanimità il miglior disco del gruppo, ribadisce i concetti di Oceanic con un concept che scava nel profondo della società moderna analizzando i metodi adottati dagli organi di potere per assoggettare le masse, un'analisi filosofico-musicale che riprende le teorie di importanti pensatori quali Michel Foucault e Jeremy Bentham. Nel 2006 è la volta di In The Absence Of Truth il platter più lungo nella discografia degli Isis ,65 minuti di musica alienante con una forte ripresa dei concetti precedenti coadiuvati da un uso più ampio del sintetizzatore e dell'elettronica, strizzata d'occhio verso sonorità tendenzialmente più progressive.
WAVERING RADIANT La difficoltà di descrivere le sensazioni che emana un disco degli Isis è inversamente proporzionale all'assoluto godimento, non solo uditivo, che emana il disco stesso. Nessun disco della band sfugge a questa regola, ogni lavoro infatti riesce ad essere un piccolo gioiello di filosofia sonora con le sue caratteristiche e le sue peculiarità, ed è difficile, almeno per me, preferirne uno all'altro. Pare scontato quindi domandarsi prima dell'ascolto se anche per Wavering Radiant varrà questo discorso. Bene, la mia risposta è sì. Wavering Radiant è perfettamente in linea con l'evoluzione stilistica del gruppo, coerente con tutti i suoi predecessori, in particolare In The Absence Of Truth, e allo stesso tempo ricco di nuovi elementi. E' palpabile sin dai primi ascolti un richiamo molto evidente al sound dei Tool, a suggello di tale ispirazione infatti, già leggermente abbozzata nella precedente release, c'è l'importante collaborazione con Adam Jones (chitarrista dei Tool) in ben due brani: la breve atmosferica strumentale titletrack e l'affascinante Hand Of The Host, un brano molto contorto a tratti psichedelico e ipnotico. Le tastiere di Bryant Clifford Meyer, che spesso prendono i connotati dell'organo Hammond richiamando gli antichi fasti del prog rock, sono probabilmente lo strumento più rilevante e rappresentativo del nuovo capitolo, evocative e ambient nel pezzo d'apertura Hall Of The Dead più enfatiche a livello ritmico in Ghost Key ma comunque tappeto sonoro di ogni traccia. Un' altra interessante prerogativa di Wavering Radiant è la voce di Aaron Turner, sempre più limpida e melodica salvo qualche passaggio ancora cantanto in growl (un growl molto potente, molto metal, lontano dallo screaming hardcore del passato) e sempre più presente nel songwriting. Infatti se prima l'ugola di Turner era usata con moderazione, rilegata un po' in secondo piano rispetto all'importanza dell'apparato strumentale, eccola qui prendere il sopravvento divenendo sempre più rilevante, questo fa sì che il disco diventi inesorabilmente il più fruibile della band, anche ad un primo ascolto, considerando persino il “basso” (per gli standard degli Isis) minutaggio del platter: poco più di cinquanta minuti di musica. Wavering Radiant è un album tutto da vivere, come ogni altra uscita in casa Isis, ulteriore esempio perfetto dell'eccezionale trasformismo e del peculiare eclettismo della band statunitense, una band che in più di dieci anni di attività continua a sorprendere e a regalarci emozioni infinite.
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VOTO LETTORI
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81.07 su 102 voti [
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9
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La produzione di Joe Barresi è sempre riconoscibilissima. |
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8
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Bel disco, ma cazzo Oceanic e Panopticon restano insuperabili. Voto: 78 |
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7
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bello duro da assimilare, ma quando lo capirete, lo amerete |
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6
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Ero rimasto a Panopticon, ma questa recensione mi ha messo una forte curiosità. Non vedo l' ora di ascoltarlo... |
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5
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Decisamente dariuzzo!! ) |
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4
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Si, forse questo lavoro è leggermente inferiore ai precedenti...però secondo me questo disco è molto piu progressive in senso tooliano del termine, e molto meno Post... |
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3
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Veramente un album con i contro ... ma la penso come Ghenes, ci sono dei momenti d'afflosciamento, ma resta sempre un comunque una grandissima band ed un album di tutto rispetto!!! |
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2
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rispetto agli altri questo disco accusa momenti di stanca. la formula è sempre quella alla fine anche se qua siamo più sul post rock. cmq grande gruppo. |
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1
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Splendido disco sludge-metal con influenze prog |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Hall Of The Dead 2. Ghost Key 3. Hand Of The Host 4. Wavering Radiant 5. Stone To Wake A Serpent 6. 20 Minutes/ 40 Years 7. Threshold Of Transformation
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Line Up
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Jeff Caxide - bass guitar Aaron Harris - drums Michael Gallagher - guitar Bryant Clifford Meyer - electronics and guitar Aaron Turner - vocals,guitar and artwork
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RECENSIONI |
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