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29/03/24
500 HORSE POWER + GAIN OVER
BORN TO BE WILD MC PADOVA, VIA GUIDO NATTA 14 - RUBANO (PD)
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( 5910 letture )
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Sospinti dal successo ottenuto con La Leyenda de la Mancha e il fortunatissimo Finisterra, i Mägo de Oz decidono nel 2003 di imbarcarsi in una trilogia intitolata Gaia, di cui questo primo capitolo prende titolo e tematiche generali. I testi, come spesso nella band madrilena, si incentrano sul rapporto con la natura in ogni sua forma più pura, qui personificata nell’immagine paradivina di Gaia, o Gea, dea della fertilità e della terra amorevole; ad essi si affianca una ricerca sonora impostata sul folk mondiale unito al metal, con strumenti inusuali e strutture sonore elaborate. La ricerca sonora li porterà a tratti lontani dal concept di Gaia, prima in Irlanda con Belfast, poi nella magia con La Ciudad de los Arboles, per poi tornare alla trilogia nel 2010. Va tuttavia evidenziato come i Mägo de Oz si trovino già qui in un momento di calante qualità della loro produzione, rispetto ai due ottimi album citati in apertura: quello che manca -talvolta- è quel tocco insano e mistico in grado di trasportare in suono leggende e fantasie.
L’Obertura MDXX è ben costruita: le armonie, tutt’altro che rigide, si innestano con facilità su un tessuto solenne ma asciutto. La strada è spianata per la lunghissima Gaia, che comincia intrecciando piano e flauti, in atmosfere spesso dissonanti ed inquiete; ma il senso di ballad -tipologia per cui lo spagnolo si presta perfettamente- è spazzata via da un cambio dinamico di spessore assoluto, su cui José Andrëa fa il Coverdale ad alti livelli (ma soprattutto ad alte tonalità). È tuttavia la sezione strumentale più melodica a reggere le fila del discorso, conferendo esoticità e folklorismo per dirigersi verso un refrain d’impatto lirico (“mai fu l’uomo padrone di Gaia”) e una parte centrale maggiormente basata sull’elettrochitarrismo. Non mancano tuttavia le parti riservate al violinista Carlos Prieto, spesso in incontro-scontro con il tastierista e pianista Cisneros. Quando Gaia finisce l’incanto viene meno, ma non la bontà delle composizioni: La Conquista, pur non avendo un esprit du finesse che la renda memorabile, resta testimonianza di un cantastorie mai domo. Sulla stessa linea Alma, che ha poco da offrire oltre ai consueti giri melodici di flauto: davvero viene da chiedersi cosa sarebbero i Mägo de Oz senza l’istrionismo di Fernando Ponce. La Costa del Silencio mostra le unghie e tanta poesia: basta fino a un certo punto, sicuramente abbastanza per essere scelta come singolo. Ma emerge una mancanza della band madrilena, nelle strofe scarsamente incisive, soprattutto se comparate a parti strumentali di alto livello. È questo in effetti il motivo per cui El Arbol de la Noche Triste stenta a decollare nonostante la notevole ispirazione lirica; meglio la lenta La Rosa de los Vientos, terzo singolo estratto (il secondo è El Atrapasueños), con tanto di video in pessima computer grafica. Ma la magia della musica è innegabile, meglio allora sentire e non guardare, per sprofondare nel sentimento, aiutati anche dalla successiva strumentale La Leyenda de la Llorona. L’attacco jonlordiano della successiva Van a Rodar Cabezas apre quello che probabilmente è il brano peggiore dei dodici presenti, nonostante l’ottimo lavoro strumentale; completamente di altro livello la già citata El Atrapasueños, che sfrutta una strofa midtempo su toni bassi e una sezione strumentale folk arricchita dai suoni di charango e siku, per sfociare in un coro su cui tuttavia mal si innesta la voce acuta di José Andrëa. Migliore senz’altro la prestazione del singer nella ballad a tratti ottantiana a tratti tipicamente latina Si Te Vas, che non sempre tiene alto il livello emotivo. Infine chiude la lunga La Venganza de Gaia, meno efficace di Gaia ma di grande forza espressiva, speranzosa di una “vendetta della madre terra” verso chi ne fa scempio quotidiano.
Al di là della grande dote di trattare in modo sognante e mascherato temi di bruciante attualità (ce ne fossero di più di artisti così sensibili!), ai Mägo de Oz di Gaia manca qualcosa qua e là che rende questo disco tutto sommato quasi trascurabile, nonostante spunti degni di nota. Alla fine la forza del disco risiede tutta nella title-track, vero esempio di come potrebbero essere i migliori Mägo de Oz. I quali, indiscutibilmente, raramente arrivano ai sopracitati livelli, optando spesso per compromessi con arte ma senza parte, di scarsa efficacia globale. E così la band madrilena, che potrebbe essere un traino importante per una scena metal latina che emerge a stento, e per lo più in Sudamerica, cade preda della sua stessa discontinuità espressiva.
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VOTO LETTORI
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83.85 su 124 voti [
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15
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Eh... diciamo che abbiamo ampi margini di recupero con loro |
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\"Sospinti dal successo ottenuto con La Leyenda de la Mancha e il fortunatissimo Finisterra\" Infatti, i due albums migliori... Redazione, ma un dì recensirli? |
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13
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L'ho riascoltato oggi dopo moltissimo tempo e non volevo credere al voto...61????? Come minimo 85,ma come minimo. La sola La Venganza De Gaia merita 90! |
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12
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61 è un voto illegale per un disco come questo. |
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11
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disco da almeno 80.... 61 non esiste |
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10
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Anche per me un capolavoro....Quanto belle sono "Gaia", "Alma" e "La costa del silencio" ? Voto 90 per me....grandissima band troppo poco conosciuta in Italia (e non solo purtroppo...) |
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9
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Capolavoro, recensione da rifare dopo averlo ascoltato meglio. |
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8
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il loro disco migliore. 80 ci sta tutto. |
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7
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anche secondo me il voto mi sembra basso rispetto al valore del disco...almeno 80 merita! |
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6
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Gaia è magnifico, 90 pieno, non sono d'accordo su voto e recensione. Josè Andrea è un cantante eccezionale come tutta la band. |
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5
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Ma andare a zappar la terra invece di fare certe "recensioni" no, eh? |
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Mah in spagna sti tizi sono come i Manowar o gli Iron Maiden... ma evidentemente gli spagnoli non conoscono Deep Purple, Iron Maiden, Judas Pries e i 1000 altri gruppi che i Mago de Oz scimmiottano di continuo...ogni canzone dei Mago è un'accozzaglia di luoghi comuni presi in prestito da grandi band della storia.... se lo facesse un gruppo italiano credo che i fischi farebbero cadere giù i palazzi |
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2
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Band fantastica! Atmosfere epiche, musicisti tutti degni di nota, ritmo sempre elevato... Non capisco questi voti e queste critiche, mah. |
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1
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90 a Gaia e 85 a Gaia II...questi sono i miei voti...proprio non capisco...adoro questi due dischi e i mago de oz...e non sono d'accordo su tutte le critiche espresse in recensione...vabbè, de gustibus... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Obertura MDXX 2. Gaia 3. La Conquista 4. Alma 5. La Costa del Silencio 6. El Arbol de la Noche Triste 7. La Rosa de los Vientos 8. La Leyenda de la Llorona 9. Van a Rodar Cabezas 10. El Atrapasueños 11. Si te Vas 12. La Venganza de Gaia
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Line Up
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José Andrëa (Voce) Carlos Prieto (Violino, Viola) Juan Carlos Marìn (Chitarra solista) Frank (Chitarra ritmica) Sergio Cisneros (Tastiera, Hammond, Piano, Sintetizzatore) Fernando Ponce (Flauto, Whistles, Bagpipes) Sergio Martinez (Basso) Txus (Batteria, Percussioni) Musicisti Ospiti Silver Solòrzano, Pacho Brea, Cesar de Frutos, Jesus Ortega, Natalia “Rosa Rosae” (Cori) Juan Antonio Cebriàn (Voce parlata su traccia 2) Walter Giardino (Assolo di chitarra su traccia 9) Alfonso (Charango) Osvaldo Parra (Siku) Jorge Salàn (Assolo di chitarra su traccia 12)
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RECENSIONI |
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