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N.A.M.E. - Internet Killed The Audio Star
( 2384 letture )
Iperbolici

Tutti quelli che hanno tentato la via musicale, fondando una band propria, sanno che la cosa più complessa all'inizio non è trovare la sala prove, non è racimolare soldi per gli strumenti, né procurarsi date in locali di infimo livello zeppi di maschi ubriachi alla ricerca di donne puntualmente assenti. La cosa più problematica, più noiosa e sfiancante per un gruppo agli inizi è la scelta del nome. Così quando ho letto il nome di questa band sono stato naturalmente incuriosito dal loro sound. Chi poteva nominare la propria band N.A.M.E.? Loro, questi quattro stranissimi e sarcastici americani di San Francisco. Che poi N.A.M.E. sia l'acronimo di The New Approach To Martyr's Expression passa in secondo piano. Cosa produce una band con un simile nome? Semplice: il caos-qualcosa.

Sono loro stessi a definirsi sul profilo facebook quale jazz /core/progressive/chaos/art/metal band. Quale titolo fu più azzeccato, e soprattutto, quale titolo mi venne in aiuto in maniera più duttile. Bene, oltrepassati fastidiosi preliminari circa il sound dei N.A.M.E. e chiarito che il loro debutto ha destato l'interesse di un'etichetta rinomata quale Lifeforce Records, passiamo oltre.

Gli USA sono una nazione complessa, musicalmente parlando e non solo. A volte si piegano alle mode contemporanee, frustrando i padiglioni auricolari di europei sempre più stanchi di metal/core e death/core. Altre volte invece tirano fuori dal cilindro lavori assolutamente al di là del consueto come questo Internet Killed The Audiostar. Esaminamone il contenuto. Si parte con Killer Wahles, Man e l'impressione immediata è di trovarsi tra le mani i prosecutori di quanto fatto benissimo dai Burnt By The Sun. Nemmeno il tempo di lasciarsi scuotere la materia grigia o quel timido ricordo che ne rimane nella calotta cranica, che si vira verso linee melodiche, prima vocali e poi strumentali. Timidi approcci jazz/swing -sì, avete letto bene- regalano un intermezzo originale ad un pezzo che poi torna verso trame impulsive e violente inducendo ad una conclusione sofferta, corrosa nell'anima. My Sweetheart, The Whore non lascia spazio a divagazioni. I quattro lunatici americani danno chiara impressione di avere i Burnt By The Sun come principale riferimento. Sludge/core a manetta, eseguito con tutti i crismi del caso da chi da chiaramente l'impressione di saper gestire questo sound come Dio, o chi per lui, comanda. The Spark Divinity dapprima schizofrenica all'inverosimile, poi di sposta su binari più raffinati, accentuando toni melodici che sembrano ripercorrere quando già proposto pochi anni fa dai The End. Si torna sulle traiettorie di partenza, riproponendo quel connubio tra melodia e aggressione, raffinatezza ed impulso, break ed accelerazione. Questa modalità, probabilmente ispirata allo "spingi-spingi, rallenta-rallenta" di chiara provenienza sessuale, è sì spiazzante ma anche originale e riuscita. Siamo però solo alla terza traccia e questo album è molto lungo e ricco. Arriva il momento della canzone quadripartita. Empathic Communicator, nelle sue quattro variabili consecutive, identifica l'insieme del mondo sonoro in cui si muove questa band. La prima parte (Empathic Communicator, Part I: Homage To The Hunter (Unconscious Incompetence)) è riservata alla melodia ed il regalo alla quiete cerebrale giunge gradito, soprattutto laddove quanto segue è diametralmente opposto. Empathic Communicator, Part II: Bee Bee (Concious Incompetence) parte spietata e prosegue peggio. L'inizio è molto simile a quanto prodotto anni fa da altri schizzati d'antologia, i The Dillinger Escape Plan. La canzone si sviluppa tra bordate math/core iniziali, qualche grugnito ed un successivo groove che conduce al termine. Molto caotica, forse troppo. Con Empathic Communicator, Part III: Your Sun Machine, Your Space Embracer (Conscious Competence) ecco tornare lo sludge/core, dall'inizio al termine con risultati buoni, dando un'ulteriore dimostrazione del fatto che i N.A.M.E. hanno questo genere come punto focale della propria musica. Empathic Communicator, Part IV: How To Murder The Earth (Unconscious Competence) è da ospedale psichiatrico, tutto qui. Dieci minuti di caos controllato, maledettamente oppressivi, eccessivi, strabordanti. The Sycophant, The Saint & The Gamefox con un incipit fusion ed una prosecuzione core che degenera al limite del rumore fine a se stesso è un ottimo prologo per Dave Mustaine (sì, avete letto bene, proprio come colui che ha sostituito il naso all'ugola). Cos'è questa traccia dal nome altisonante? Nient'altro che un rumore in sottofondo accompagnato da un arpeggio di chitarra il cui senso è a me assolutamente ignoto. Io l'avrei chiamata semplicemente "FCNA, Filler Con Nome Ambiguo", ma tant'è. Avaler l'Ocean e Charmer continuano il discorso emerso ad inizio album senza aggiungere alcunché ma confermando le buone doti del gruppo. Le due tracce sono intervallate da You'll Never Die In This Town Again, estremamente violenta. Nella prima parte si ha la sensazione che il quartetto conosca bene il sound dei Cephalic Carnage senza però esserne schiavo, tant'è che se ne stacca progressivamente fino ad arrivare a giri fusion e ad una melodia controllata, a tratti sofferta che, non cedendo mai al consueto, conduce ad un finale sofferto.

Che bilancio derivare da questo Internet Killed The Audiostar? Un album sicuramente originale, in cui si spazia tra la violenza sonora, l'impeto, la tecnica e l'eleganza d'esecuzione. Un album dove la schizofrenia appare a volte controllata più che genuina, anche se rappresentata in maniera egregia. E' un platter di non facile assimilazione, in cui quattro giovani musicisti, estremamente preparati, cercano il comune denominatore tra vari generi in contatto tra loro. L'impresa era ed è ardua, ma i N.A.M.E. se la cavano più che degnamente. In alcuni casi si esprimono al meglio, in altri forse eccedono, complice anche l'inesperienza in fase di scrittura. Alcuni brani dovevano essere più brevi, e i N.A.M.E. a mio modo di vedere avrebbero dovuto puntare più sull'immediatezza del sound: quando riescono ad essere diretti si avvicinano alla qualità Burnt By The Sun, e non è poco, per niente. Mi sento quindi di promuovere questo album per le seguenti ragioni: preparazione tecnica (notevole), voglia di rischiare (sempre più rara al giorno d'oggi), spunti di qualità superiore alla media e sarcasmo di fondo (sintomo di un approccio giusto a questo tipo di sonorità).

In sintesi: Internet Killed The Audiostar è un buon disco, per certi versi acerbo e ostico ma anche denso di momenti di classe che non sono affatto frequenti in gruppi così giovani.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
20.62 su 16 voti [ VOTA]
Mika
Mercoledì 7 Aprile 2010, 13.31.17
2
Recensione completa e puntuale, gran bel disco.
Khaine
Lunedì 5 Aprile 2010, 1.36.12
1
Solo per il titolo meritano la mia ammirazione!
INFORMAZIONI
2010
Lifeforce Records
Inclassificabile
Tracklist
1. Killer Whales, Man
2. My Sweetheart, The Whore
3. The Spark Of Divinity 06:22
4. Empathic Communicator, Part I: Homage To The Hunter (Unconscious Incompetence)
5. Empathic Communicator, Part II: Beebee (Conscious Incompetence)
6. Empathic Communicator, Part III: Your Sun Machine, Your Space Embracer (Conscious Competence)
7. Empathic Communicator, Part IV: How To Murder The Earth (Unconscious Competence)
8. Mare
9. The Sycophant, The Saint And The Gamefox
10. Dave Mustaine
11. Avaler I'Ocean
12. You'll Never Die In This Town Again
13. Charmer
Line Up
Wes Fereas (Vocals, Guitar)
Mike Gianelli (Guitar)
Jeremy Fereas (Bass)
Bobby Gibbs (Drums)


Link e Contatti:
N.A.M.E.@Myspace
 
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