Giudicare quest’uscita risulta meno facile del previsto, per una serie di motivi. Si tratta del comparto audio di supporto al dvd omonimo, ma riproduce solo uno dei due concerti presenti nel “fratello maggiore”. I modi per ottenerli entrambi sono due: o si compra il dvd, o il cd in edizione speciale (con dvd annesso, quindi). Ulteriore problema consiste nel fatto che quattro tracce sono già state proposte live con Lowe nell’EP Lucifer Rising e, se aggiungiamo anche che un brano è una cover, si comprende come l’offerta sia quantomeno rarefatta. Ma al di là di tutto, ciò che va giudicata è la qualità del prodotto in sé, e allora possiamo dire che, sì, è un gran bel live.
Registrato allo Sweden Rock Festival, Ashes to Ashes Live ci propone una band solida e stentorea nelle sue affermazioni, anche quando apertamente “da music business”. Dei dieci pezzi proposti, tre provengono dall’ultimo studio album del quintetto doom svedese, Death Magic Doom, ed è una percentuale che fa pensare, anche alla luce dei ripetuti inviti di Lowe a comprare il disco presenti tra le tracce. Sarebbe sbagliato ed ingeneroso però pensare che il nuovo vocalist non si voglia confrontare con i suoi predecessori, ed in particolare con la scomodissima figura di saio vestita di Messiah Marcolin. Anche il mai troppo celebrato Nightfall -appunto con Marcolin alla voce- è rappresentato da tre tracce, e lasciatemi dire una cosa una volta per tutte. Che Lowe non valga Marcolin è una diceria per nostalgici, punto. Messiah gli sta davanti solo per un aspetto, ovvero il carisma, ma il talento vocale è perfettamente equiparabile. Certo, ogni fan è libero di preferire le versioni originali, magari perché ci è affezionato, o perché comunque la prima volta è sempre la prima volta; ma l’ex vocalist dei Solitude Aeternus canta sulle stesse note del fantasma che aleggia sulla sua testa, evocato da fan non troppo rispettosi del corso recente della band. Certo, il territorio in cui si destreggia meglio sono i “suoi” brani -If I Ever Die qui è ancora più da brividi, così come Emperor of the Void scuote gli animi con forza inaudita- ma la sua versatilità è assai poco discutibile: sentire ancora una volta l’immortale Solitude per credere. Criticabile invece è il sound, asciutto, pulito e vuoto. La presenza del pubblico è a larghi tratti irrilevante, la sezione strumentale fin troppo nitida: manca il senso di live, se si eccettuano i cori in sottofondo in Emperor of the Void e le conclusive Solitude e Kill the King. La scelta non è un’eccezione, ma il frutto di una precisa politica di produzione che mi sento di biasimare; ma da sempre i produttori di personalità ritengono che la loro mano si debba sentire quanto se non più di quella della band, e, se in studio questo può essere un gran connubio, live la direzione da intraprendere è tutt’altra. Abbiamo citato Kill the King, cover dei Rainbow era Ronnie James Dio: devo dire che trovo quantomeno bizzarro che una band dal repertorio così vasto decida, in coda ad un set già corto, di suonare una cover, con tanto di parti melodiche mancanti di precisione da parte del normalmente ineffabile duo chitarristico. Se a questo aggiungiamo che la strofa alta è l’unico frangente in cui Lowe è andato in difficoltà capite bene come la scelta sia stata quantomeno deprecabile.
Il solo audio cd non consente di apprezzare il prodotto, e tende ad amplificarne i difetti. Senz’altro il pacchetto completo merita l’acquisto (anche per il secondo concerto, dove compaiono classici qui ingiustamente tralasciati), ma il senso di questo Ashes to Ashes preso singolarmente mi sfugge, non tanto per la pochezza quanto per la non imprescindibilità della proposta. Certo che, se vi è piaciuto Death Magic Doom, le versioni qui riproposte sono il punto forte del concerto tutto, e testimoniano la forza e la voglia dei Candlemass. Un po’ pochino, ahiloro.
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