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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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( 1845 letture )
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Oggi ho imparato una cosa importantissima: le capre rosa spaccano. Eh sì. All'inizio posate gli occhi su quella buffa copertina demodé e storcete il naso. Poi inserite il disco nel lettore e vi accorgete che quel demodé in realtà è vintage... meravigliosamente vintage. E di differenza tra le due cose ce n'è!
E allora diamo il benvenuto sulle nostre pagine all'ottimo progetto degli italianissimi Mo Machine con un caloroso applauso, un applauso meritato fino all'ultima nota della loro ultima fatica, Prequel. Vorrei farvi un track by track, o almeno parlare nel dettaglio dei brani migliori di questo disco, ma in realtà lo trovo estremamente superfluo. E volete sapere perchè? Il fatto è che Prequel è un disco live, e come tutti i dischi live si esprime con uno spirito profondamente diverso da quello dei dischi scritti ed eseguiti in studio: il live possiede un'anima in ferro che lo muove in maniera uniforme dal primo all'ultimo minuto grazie ad un mood naturalmente coerente, derivato dal feeling che si crea tra i musicisti serata dopo serata e che viene scalfito solo in minima parte da mani estranee, quelle dei produttori e dei fonici. Dunque, tornando a noi, in questo caso il track by track è inutile perchè il disco si sviluppa, per certi versi, come un unicum inscindibile. Lodo l'idea di aver proposto un disco dal vivo; è pur vero che il sound è stato "ingrossato" dai classici overdubbing di rito (cioè le sovraincisioni che si aggiungono in sala di registrazione per dare più presenza ai suoni ed aggiungere le armonie mancanti), ma la cosa è stata fatta in maniera dichiarata, alla luce del sole, e non "sottobanco" come spesso si usa fare per i live dei grossi nomi (chi ha detto In Flames?).
Bel disco, belle canzoni. Il piatto forte della band sono il rock e l'hard rock, ma le spezie aggiunte sono talmente tante da rendere ogni brano un'esperienza a se stante: c'è il rock settantiano, c'è quello degli anni novanta, c'è il jazz fusion, e c'è pure una punta di prog. Nonostante i miei (buoni) propositi, non resisto a citare almeno un pezzo: Disaster pt.1, con il suo sax avvolgente, gli arpeggi di chitarra sui tempi dispari, i synth profondi, il feeling incredibile della batteria. Sullo stesso piano andrebbe messa anche la seconda parte del brano, Disaster pt.2, che in aggiunta al delirio progressive della prima parte aggiunge una performance vocale ispiratissima di Alessio Colosi... e potrei continuare all'infinito, ma non voglio rovinarvi la sorpresa dell'ascolto.
Aggiungo solo una cosa prima di lasciarvi. Si parla sempre del supporto da dare alla scena italiana. Io vi dico questo: se la missione sta a cuore anche a voi, partite dai Mo Machine e non ve ne pentirete. Evviva il vintage!
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. Masterpiece 02. Lazarus 03. Princesse Bag 04. Cream 05. Blue Cause Of You 06. Fire 07. Leave The Pain 08. Time (Is An Animal) 09. Disaster Pt.1 10. Disaster Pt.2
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Line Up
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Francesco Bottai: Chitarre e basso Alessio Colosi: Voce, sound treatments Pino Gulli: Batteria e percussioni Marco Baroncini: Synth
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RECENSIONI |
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