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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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( 5256 letture )
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Inizio dalla conclusione: Äio è un bellissimo album di pagan metal. Un disco che dopo decine e decine di passaggi continua ad entusiasmare come la prima volta, svelando in continuazione piccole particolarità che con i semplici ascolti “superficiali” non si notano: per questo motivo consiglio le cuffie, in modo da essere isolati dall’ambiente circostante lasciando disegnare alla musica un mondo nuovo in cui i quattro elementi terra-fuoco-aria-acqua spadroneggiano su uno sfondo color marrone. Chiudendo gli occhi, disteso sul letto ad ascoltare i sessanta minuti di Äio ho “visto” esattamente quello: perfetta quindi la scelta della copertina, un dipinto di Jüri Arrak dal titolo A Figure With A Figure.
Come avrete avuto modo di capire dalle mie recensioni, mi piacciono poco gli album con più di dieci canzoni, preferendo qualche brano in meno a favore della qualità e della scorrevolezza del disco: beh, in Äio le tracce sono quattordici, tutte di qualità elevata e con una gran bella varietà stilistica, dove si alternano rocciose cavalcate dal sapore heavy metal, brani dalla forte impronta tradizionale estone e canzoni pregne di atmosfere pagane. Il climax è dunque ricco di richiami storico-culturali che evocano antiche tradizioni a rischio estinzione, vuoi per una società “costretta” a (s)correre verso il futuro, vuoi per una globalizzazione che tende ad appiattire le evidenti differenze tra i popoli e le culture. I Metsatöll meritano rispetto perché, oltre al fatto di essere ottimi musicisti e songwriters, sono orgogliosi delle loro origini e della loro cultura, ribadendo questo legame in ogni album con l’inserimento di canti tradizionali tra le canzoni “vere”: ritmi -questi- quasi tribali che permettono all’ascoltatore di entrare nell’atmosfera di certi ritrovi tipici dell’Estonia, facendolo sentire per qualche minuto parte di un’annosa memoria che, testarda e orgogliosa, resiste alle tentazioni della società occidentale. La discografia dei Metsatöll è piuttosto ricca: nati nel 1999, hanno dato alle stampe quattro full lenght, Äio compreso (2004, 2005, 2008, 2010), un demo (1999), tre singoli (2002, 2004, 2008), un EP (2006) e ben tre dvd live (due nel 2006 e uno nel 2009). Äio è stato concepito in una piccola e isolata fattoria ad Hargla, nel sud dell’Estonia, per esser poi registrato in parte ai Sinusoid Studios di Tallinn e in parte presso i famosi Finnvox Studios di Helsinki, dove si è anche svolto il mixaggio ad opera di Mikko Karmila. Il sound è potente e pulito, reale e vibrante. I volumi degli strumenti sono regolati perfettamente, dando risalto di volta in volta alla cornamusa, al basso o al flauto, a seconda dell’esigenza della singola canzone. Mia consuetudine è descrivere traccia per traccia il contenuto musicale degli album sotto analisi, cosa che questa volta non succederà, per due motivi: il primo è che quattordici tracce sono tante e finirei per annoiare (e annoiarmi!), nonostante siano tutte meritevoli di almeno una breve descrizione; il secondo è che trovo difficoltà nel “raccontare” ciò che i brani contengono realmente, dato che si va spesso oltre la “solita” canzone, al di là della bella melodia, dell’armonia, della tecnica. Äio entra in un territorio dove le emozioni non sono spiegabili con le sole parole; emozioni che messe per iscritto perderebbero gran parte del loro significato e comunque non renderebbero giustizia alle vibrazioni interne, ai brividi lungo la schiena che ho provato nei vari ascolti. Sarebbe come cercare di raccontare un quadro di Caravaggio a chi quell’opera non l’ha mai vista: per quanto la descrizione possa esser ben concepita, solo trovandovisi dinnanzi il quadro produrrà i sentimenti che l’Arte con l’A maiuscola sa suscitare. Allora che ci sto a fare -vi chiederete- se non descrivo il contenuto musicale del disco? In realtà qualcosa vi dico, soffermandomi su quelli che reputo i migliori quattro brani di Äio, ovvero la title-track, Vihatõbine, Minu Kodu e Roju.
Äio è stato il primo singolo pubblicato su myspace, in quanto contiene tutti i classici ingredienti vecchi e nuovi del Metsatöll-sound: bellissime melodie ad opera del polistrumentista Lauri “Varulven”, epiche cavalcate di chitarra ed un drumming robusto e vario al punto giusto. Di nuovo c’è che i riffs di chitarra sono “più metal”, sfumatura presente in quasi tutti i brani (sentite l’inizio roboante di Vaid Vaprust…). Nuovo è anche un certo gusto per le arie inquietanti, sinistre, diverse dalle la “solita” melodia folk metal “piripiri”, per capirci. Molto bella inoltre la parte finale: un muro heavy metal di oltre un minuto con doppia cassa e riff stoppati a rendere l’uscita davvero esplosiva. Dicevo di refrain inquietanti: in Vihatõbine troverete anche riffs oscuri e un cantato nenia da far accapponare la pelle. Ma il bello arriva dopo due minuti e mezzo, dove ognuno dei musicisti sembra andare per conto proprio, creando un insieme di controtempi e dissonanze che intrecciandosi formano un’atmosfera di cupa malevolenza: è come se quattro demoni dell’est si fossero impossessati dei Metsatöll facendoli suonare come mai prima. Il risultato è “spaventoso”, nel vero senso della parola. La chitarra è marcia e terrificante, il drumming di Marko Atso potente e deciso, il basso di Raivo “Kuriraivo” Piirsalu pulsante come non mai con il buon Lauri a creare un tappeto d’inquietudine con la torupill, la tipica cornamusa estone. Sono quasi venti anni che ascolto heavy metal ma, fidatevi, mai nulla paragonabile alla parte centrale di Vihatõbine. Minu Kodu è introdotta da un arpeggio di chitarra per poi prendere il via con un riff massiccio e cadenzato, ottimo per oscillare la testa come solo noi metallari sappiamo fare. Le strofe sono accompagnate dal delicato flauto di Lauri, mentre Markus “Rabapagan” canta con la sua caratteristica voce sgraziata (ma perfetta per il sound del gruppo) un ritornello melodico e abbastanza inusuale per la band. Il capolavoro però è Roju, canzone che unisce perfettamente riffs pesanti, atmosfere pagane e un chorus che in sede live farà cantare anche la security:
Hei-hei naised nüüd, kõlab meeste sõjahüüd Heitke seljast undrukud, me murrame kui marutuul
Il brano ha la classica struttura strofa-ritornello, a dimostrazione di come i quattro estoni sappiano trasformare un’idea semplice in un vero inno da urlare a squarciagola. Altre canzoni particolari sono Kuni Pole Kodus, Olen Kaugel Teel (Until I Arrive At Home, I’m On A Distant Road) che è una delicata ballata sul ritorno a casa di un viaggiatore, e la conclusiva Jõud con il suo ritornello stranamente orecchiabile, dal retrogusto quasi (ho detto quasi) hair metal ’80: un bizzarro esperimento che però non posso che apprezzare visto il buonissimo risultato finale. Le altre canzoni, “semplicemente” belle, farebbero fare un figurone ad un qualsiasi altro album di folk-pagan metal uscito nell’ultimo anno.
I Metsatöll restano dunque fedeli alla loro tradizione, sia musicale sia culturale, senza paura di osare o provare soluzioni nuove e rischiose, ed anzi, facendo di questi elementi gli assi portanti della nuova direzione intrapresa. Mi ritrovo così tra le mani quello che sicuramente è il più bell’album della loro già notevole discografia: un platter che sicuramente rimarrà nella storia del genere grazie a “vibrazioni” semplicemente uniche. D’altra parte i loquaci Raivo e Marko, dopo il concerto di ottobre scorso di spalla agli Ensiferum, avevano anticipato che il nuovo album sarebbe stato sorprendente e seguito, prima dell’estate, dal tour promozionale con gli amici Skyforger (anche loro con un nuovo album). Aspettando l’annuncio delle date europee non posso che dar ragione ai due simpatici musicisti riguardo alle proprie aspettative! Dopo lo splendido Goi, Rode, Goi! dei russi Arkona e questo nuovo Äio non resta altro che aspettare Kurbads degli lettoni Skyforger per completare le nuove uscite di quella che mi piace definire la Trinità dell’Est: un terzetto micidiale che in questo genere non teme rivali.
Ho cercato di non esagerare in sede di voto, ma l’impressione è che lo stesso sia destinato ad aumentare con il tempo. Capolavoro!
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9
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a distanza di qualche anno rimane ancora un gran bell'album! non vedo l'ora di rivederli sul palco...manca poco per fortuna! |
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8
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Consigliato a tutti gli amanti del folk metal ma anche a quelli dell'heavy tradizionale un po' roccioso e sostenuto. Ottimo disco, alla pari degli ultimi tre del gruppo per me. Grandi metsatoll, voto 80 |
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7
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Bello davvero...consigliato vivamente |
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6
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Ancora devo ascoltarlo, ma mi sà che lo dovrò ascoltare su youtube perchè non lo trovo :V |
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5
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grazie per i complimenti...piaciuto l'album? |
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4
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Nemmeno io l'avevo mai sentito questo gruppo, e a dirla tutta non conosco proprio il genere...io spazio dal thrash al hard rock. Ma questi sottogeneri (e non in senso negativo, nel senso che sono rami particolari del metal) non mi competono. Ma dopo aver letto la recensione mi è venuta voglia di ascoltarlo! Gran bella rece, complimenti! |
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3
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Un album magnifico...anche Kurbads e anche Goi Rode Goi ragazzi quest'onda pagana dall'est europa non è per niente da sottovalutare! dateci un orecchio a quella scena e ve ne innamorerete. |
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2
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era da un bel pò che aspettavo questo cd e dalla recensione credo proprio che l'attesa verrà ripagata!!! |
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1
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Una recensione stupenda... non conoscevo questo gruppo ma dopo quello che ho letto rimedio subito. Complimenti ! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Ema Hääl Kutsub 2. Kui Rebeneb Taevas 3. Tuletalgud 4. Vaid Vaprust 5. Äio 6. Vihatõbine 7. Kuni Pole Kodus, Olen Kaugel Teel 8. Vägi Ja Võim 9. Minu Kodu 10. Nüüd Tulge, Mu Kaimud 11. Roju 12. Kabelimatsid 13. Verijää 14. Jõud
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Line Up
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Markus "Rabapagan" (Voce, Chitarra) Lauri "Varulven" (Chitarra, Cornamusa, Voce, Flauto, Torupill) Raivo "Kuriraivo" Piirsalu (Basso, Cori) Marko Atso (Batteria)
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