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Soilwork - The Panic Broadcast
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( 7848 letture )
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La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stata far credere al mondo che lui non esiste e come niente... sparisce.
Eh sì, Kaiser Söze la sapeva lunga sul diavolo e sui suoi tranelli; noi invece quanto sappiamo sullo swedish death? Apparentemente molto, direte giustamente voi, eppure il sottoscritto comincia a nutrire dubbi atroci su tutto quello che ha imparato negli ultimi anni. Perchè, vedete, ascoltando il nuovo album dei Soilwork, The Panic Broadcast, mi sono reso conto di aver frainteso un'intera filosofia musicale. Mi spiego meglio. Mentre noi europei, nel corso degli ultimi dieci anni, siamo andati alla ricerca col lumicino della migliore musica ispirata ai capolavori di In Flames, At The Gates e Dark Tranquillity, e l'abbiamo cercata nella sua patria natìa, la Svezia, improvvisamente ci siamo accorti che questo metal si stava magicamente teletrasportando in America ed in Sud Europa affiliandosi alla "fantasiosa" famiglia del Core. Contemporaneamente, i musicisti svedesi sembravano trovare gusto nello sfornare dischi a stelle e striscie, sempre più americanizzati e sempre più Core vecchia maniera. Confusione, disappunto, split tra musicisti e tra fan: un vero caos demoniaco creato presumibilmente da due mode incrociate.
La beffa più grande che lo swedish abbia mai fatto è stata far credere al mondo che lui non esiste, e come niente... sparisce. E invece eccolo qui, ed ora comincio a capire tutto. Lo swedish, che sembrava apparentemente essere sparito dalla patria a favore di una musica d'importazione, in realtà aveva solo nascosto la testa sotto terra in attesa di trovare nuovo coraggio, e sono lieto di annunciare che finalmente l'ha trovato. In barba alle ultime penose produzioni dei grossi nomi, tra cui purtroppo vanno annoverati gli In Flames, i Soilwork nel 2010 se ne escono con un disco curatissimo che non ha nè nessuna intenzione di tornare sui vecchi passi, nè di continuare a copiare le soluzioni statunitensi. Certo ammettiamolo, in brani come Epitome (e tanti altri!) gli esperimenti degli ultimi anni sono ancora evidenti, eppure i conti cominciano finalmente a quadrare, ed i brandelli di Bit originari che hanno dato origine al movimento swedish cominciano a rispuntare tra il rendering estetico che la musica nord europea ha subìto volontariamente negli ultimi anni.
Il risultato è un ibrido riuscitissimo tra mille influenze e tra mille approcci: lo ripeto, i Soilwork non hanno nessuna intenzione di fotocopiare gli album d'esordio, ma soltanto di suonare quello che oggigiorno gli riesce meglio. A mio avviso, dopo tanti passi falsi, il giusto equilibrio tra coerenza e desiderio di alienazione è stato raggiunto, regalandoci una serie di ritornelli orecchiabilissimi, pastose chitarre "oniriche" affiancate a brutali riff di scuola nordica, e strutture tutto sommato ben poco banali.
E' tutta una questione di punti di vista, presumo: da The Panic Broadcast mi aspettavo il peggio, e mi sono ritrovato tra le mani un platter delizioso. Dirò di più: sono felicissimo di essere riuscito a svegliarmi dal torpore che mi spingeva a considerare buona solo la musica svedese di dieci e più anni fa, avendo trovato nel nuovo corso della band, così semplicistico e così curato allo stesso tempo, una nuova musica amica. Questa a mio avviso è la strada giusta per ritornare in auge: ancora una spintarella alla macchina ed il motore riprenderà a girare a pieno regime, in barba a tutti quelli che cercavano lo swedish altrove. Grazie per le dritte, Kaiser Söze.
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VOTO LETTORI
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73.20 su 125 voti [
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Inascoltabbile. Meglio i Maneskin |
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Riascoltato oggi. Gran bell’album, ogni volta che lo ascolto non mi delude. Anzi, dovendo stilare un ipotetico podio post-Predator, credo che finirebbe su uno dei gradini, insieme agli ultimi due album. Giusto un paio di pezzi un po’ anonimi, il resto è gran bella musica. Voto 82 |
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Riascoltato questa notte, un ennesimo gran bel disco degli svedesi che per certe scelte anticipa quello che è avvenuto lo scorso anno con Verkligheten. Un ibrido death metal melodico, classic metal, e con influenze addirittura hard rock.
Quando hai poi un fenomeno come Strid alla voce puoi fare tutto.
Sicuramente meglio dei loro conterranei... |
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L'urlo che apre The Thrill mi fa impazzire... |
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VOGLIAMO LE RECE DEI PRIMI FANTASTICI ALBUM!!!! |
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Ottimo disco, la canzone migliore è The trhill! Il! Mio voto è 98. |
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ho ascoltato questo disco... vabbè non mi piace molto, ma a parte questo, come fate a considerarlo genere Death ??? a me sembra più metal core... forse del genere death ha solo il cantato in growl ma l'atmosfera della musica mi sembra ben lontana. Boh. |
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Beh...se ciò che dici tu è vero, potremmo fare anche lo stesso discorso con gli In Flames, Come Clarity era stupendo e A Sense Of Purpose, forse, avete esagerato nel criticarlo male. |
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secondo me è un ottimo disco. chiaramente il passato è passato e non tornerà più però lo trovo fresco e pieno di spunti interessanti. il pezzo iniziale poi, che è il migliore del disco secondo me, è una bomba. |
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ma non mi piace per niente!!!!!!....non c'è la minima cosa che mi faccia almeno credere di essere di fronte a qualcosa di buono.....beh...sono finiti pure loro....allora se devo ascoltare questo scempio....dò 90 alddirittura a STABBING THE DRAMA.....almeno là BJORN STRID era incazzato......PENOSO |
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Meglio delle tre precedenti ciofeche, ma niente a che vedere con i primi dischi. Un lavoro ruffiano che cerca di recuperare qualche vecchio fans con 2/3 pezzi belli tirati senza perdere quelli nuovi. Almeno questa volta il guitar work risulta più ispirato e anche la prova di Bjorn recupera un po' di cattiveria. Timidi miglioramenti rispetto al recente passato, ma non me la sento di andare oltre al 70/100. |
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Assolutamente in linea con il recensore e appoggio in pieno il suo ragionamento. voto al disco: 80 |
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Visto che sta ottenendo buoni riscontri un po' ovunque ci butterò un orecchio, anche se gli ultimi tre dischi mi hanno fatto schifo. Io continuo a rimpiangere i primi due fantastici album, comunque. |
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Infatti a me A Predator's Portrait piace un sacco! |
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Praticamente d'accordo con tutto. Sul discorso Soilwork onestamente non me la sento di ricamarci ulteriori chiacchiere, non perchè non abbia stimoli o piacere nel farlo, semplicemente perchè rischierebbe di diventare una celata sfida al convincimento dell'altro delle proprie idee. Io, pensa, non sono d'accordo con una sola parola della recensione di del buon Renaz, eppure lo valuto come un disco più che buono. Semplicemente per me i Soilwork non suonano più death in generis da quasi 10 anni. Danno, a mio modo di vedere, una loro interpretazione del metal moderno, che può piacere o meno ma che in ogni modo riesce a caratterizzarli in maniera efficace. Poi possono piacere o meno ma secondo me è sbagliato focalizzare le proprie critiche sul genere o sulla coerenza a questo. Già "A predator's portrait" se escludi le clean vocals presentava elementi che sono diventati il cardine dell'attuale soilwork'sound (esempio su tutti è like the average stalker che con un paio di arrangiamenti non si discosterebbe poi molto dai brani presenti in figure number five). |
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Per quanto mi riguarda Alvestam era insostituibile nell'assetto degli Scar Symmetry, l'accoppiata odierna per quanto sia affezionato alla figura di "Robban" Karlsson non incide come Christian e il cantante scelto per il clean sembra una starlette pop il che minimizza i brani che non sono malaccio ma decisamente gambizzati oltre che come accennavi autoclonatisi E' comunque superiore a questo ennesimo scempio di casa Soilwork, se questa è la Svezia che conta spero davvero finisca presto la loro vita come band. |
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Undercover, spero tu ti riferisca agli Scar Symmetry dei primi 3 dischi, perchè l'ultimo è una ciofecata galattica. Cantanti penosi se paragonati a Christian, autocitazioni per praticamente il 90% del disco. |
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Finiti con "Natural Born Chaos", è l'ennesimo disco ridicolo tentativo di fottere soldi ai ragazzini. Un ibrido scialbo con partiture trite e ritrite, si suona accattivante, si parla di gente che sa fare il proprio mestiere ma hanno chiuso nel 2002 da lì in poi Bjorn ha sempre trovato il modo di mettersi a 90 dando tutto se stesso al mercato e dimenticandosi di cos'è realmente il death svedese. Personalmente li ritengo un'offesa al genere stesso da quell'anno in poi. Gente che suona melodic come gli Scar Symmetry ha una serietà di proposta per quanto non ortodossa di molto superiore alla plastica che continuano a regalare questi signori. |
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@jappy: beh allora concordiamo anche sul voto numerico, ottimo! |
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Grazie Renaz.. Quando un gruppo va premiato è giusto premiarlo senza remore .. dice un vecchio detto: E' il solito vecchio Swed death metal ma quando è suonato bene bè allora spacca. Voto finale di questo caldo finesettimana 88 (assoultamente da acquistare) |
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non l'ho sentito e non posso giudicare, amo i primi 2, le altre cose che ho ascoltato non mi sono piaciute. il problema forse è mio che mi fossilizzo sui gruppi che legnano e basta, eheh..... |
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E' esattamente il mio pensiero, jappy! |
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ok il cd l'ho ascoltato... non ancora bene ma da un ascolto sommario posso giudicarlo un favoloso disco. della nuova ondata Swed.. Ok non siamo ai fasti passati ma rendiamoci effettivamente conto della scena melodic death (svedese), che purtroppo oggi non vede il suo periodo migliore.. Ed ecco come un fulmine a ciel sereno questa ultima fatica dei Soilwork.. Fantastico, un ibrido certosino tra vecchio beat e contaminazioni "americane". Se il precedente Album non mi aveva preso (preferisco l'album dei In Flames) questo sbaraglia di gran lunga In Flames e l'ultimo mediocre album dei Dark Tranquillity. E diciamolo Peter Wicher è tornato ed è tornato in ottima forma!!! |
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Dopo un ascolto sommario sono d'accordo con Renato, anche se la mia severità lo spingerebbe verso un sacrosanto 82-83. |
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Io ho deciso di premiarlo soprattutto perchè lo trovo molto più avanti (parlando della musica svedese) degli ultimi In Flames e Dark Tranquillity, che mi annoiano a morte e fanno sempre le stesse cose con lo stampino... |
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Premetto che ho sentito il CD una volta sola e quindi non si può certo dire che l'abbia assimilato al 100%. Mi trovo comunque (almeno per ora, poi chissà?) a dissentire sul voto da dare a questa ultima fatica dei nostri beneamati Soilwork. L'ho trovato confusionario, senza una direzione... Le idee ci sono, ma non vengono sviluppate appieno, lasciando dell'amaro in bocca. Intendiamoci, non è tutto da buttar via, qualcosa c'è... Ed è per questo che sono d'accordo sull'ultima parte della recensione: secondo me, ora che la formazione si è riunita e sta tendando di rinnovarsi, basta una "spintarella" e potranno fare grandi cose. A detta mia, "The panic broadcast" è da considerarsi un CD intermedio tra la fase vecchia e nuova del gruppo, perciò è normale che sia, come l'ho percepito io, un po' confusionario ed inconcludente. La materia prima però c'è, il che mi lascia buone speranze per il futuro! VOTO: 50 |
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Mi arriva oggi proprio dalla nuclear blast in edizione limitata... speriamo bene perchè l'ultimo disco non mi aveva convinto anzi Sworn... probabilmente a causa dell uscita di Peter è stato il disco con meno idee in assoluto rispetto a un ottima discografia che fino ad allora aveva accompagnato i SOILWORK |
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A beh c'è qualcuno che si diverte sempre ad usare voti assurdi (tipo 99 o 1 a caso, così...) |
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Il disco mi ha fatto veramente schifo (ma chi gli ha messo uno? Esagerato ahahah) ma il ragionamento iniziale te lo proprio appoggio in pieno. Respect! |
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Da quel poco che avevo sentito in giro non mi sembrava niente di che... La tua recensione mi ha incuriosito; devo assolutamente sentirlo tutto. Tornerò a colpire quando ne saprò di più |
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Io lo sto ordinando proprio ora! |
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...grazie Renaz lo ascolterò! |
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