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Dark Celebration - Phlegeton: The Trascendence of Demon Lords
( 3390 letture )
Terzo full length per i brasiliani Dark Celebration, terza fatica per una band che –come tante di questi tempi- tenta d’uscire dall’anonimato proponendo un miscuglio di generi tra i quali spiccano –stando alla interpretazione dei “musicisti”- il black ed il death metal. Peccato che, di partiture degne di queste etichette, in questo Phlegeton: The Trascendence of Demon Lords ne si può ipotizzare una lontanissima parentela –e solo se si è muniti di una eccezionale immaginazione. Se infatti l’opener Reversed Creation potrebbe attirare l’attenzione di alcuni grazie all’orecchiabe chorus centrale e a quattro riff rubati al più classico melodic death svedese dei 90’s, i restanti sei brani sembrano una parodia malriuscita di ogni atmosfera, arrangiamento o qualsivoglia caratteristica peculiare che han reso gloriosi generi quali il black ed il death metal. Non volendo risultare semplicisticamente distruttivo nella mia critica, andiamo con ordine a vedere tutte le –rare- luci e le -molte- ombre del prodotto in questione.

La mediocrità e la mancanza di idee accattivanti è il filo conduttore fondamentale delle composizioni dei Dark Celebration. Il batterista Rodrigo F. spicca per la padronanza tecnica del proprio strumento: ma il blast beat ed il solito quattro quarti con le grancasse in sedicesimi non salva una prestazione sicuramente sufficiente, ma che non può essere catalogata al di fuori dello scontato. Il lavoro dei due chitarristi Rodrigo N. e André è qualcosa che non sentivo da tempo: un “particolare” connubio tra un riffing basato su banali single notes in tremolo picking sulle solite scale stra-abusate in ambito death melodico, ed un riffing dal retrogusto heavy\power metal che farebbe rabbrividire Iommi. Ogniqualvolta si percepisce una parvenza di cattiveria, state sicuri che il cambio successivo polverizza l’atmosfera ridicolizzando il brano con giri che manco i Maiden usano più da 15 anni –e la cui qualità è ovviamente imparagonabile con la band londinese. Il bassista Wendel è, come da copione, letteralmente inesistente. E non a causa del volume del suo strumento in fase di registrazione (magari!), ma per la totale inutilità del suo seguire col paraocchi le sei corde senza dire nulla di più né di meno. Come se il riffing fosse già decente di suo e non avesse bisogno di un supporto degno… Ma veniamo al pezzo forte: Daniel Goldenberg è l’autore delle lyrics “sataniche”, dello screaming rauco e del profondo growling di quest’album… cantante è un eufemismo ovviamente e questa descrizione è quella che piacerebbe fosse veritiera. Il fatto è che pochi screamers –fortunatamente- godono di un campo così limitato di ottave su cui sfoggiare le proprie capacità e quasi nessuno ha un timbro così infantile. Sì, infantile perché dal primo ascolto mi è apparsa l’immagine di un ragazzino che tenta di emulare i suoi idoli norvegesi riuscendo a guadagnarsi il mal di gola e la tosse per una settimana. Ascoltate l’incipit di Legacy of Fire e scoprirete la qualità dell’inventiva del singer che, alternado lo scream al pulito, sembra regalarci una “nuova” versione black metal di un motivetto di manowariana memoria… pacchiano non è il termine giusto, penoso s’avvicina maggiormente alla realtà. Per non parlare poi delle pluri incisioni sparse ovunque in questo platter: se il growling è -se vogliamo essere proprio benevoli- passabile -quanto da dimenticare, tanta è la sua mediocrità- i cori, che si vorrebbero presumibilmente epici, non possono che far inarcare le sopracciglia. È possibile sbagliare la tempistica della metrica di un testo ogni cazzo di volta? Evidentemente sì.

Bene, se siete giunti fino alla fine di questa recensione non vi meraviglierete del voto conclusivo né, se avete avuto la sfortuna di spendere i vostri soldi per questo Phlegeton: The Trascendence of Demon Lords, vi dimenticherete i Dark Celebration. Mi domando, in questi frangenti, con quale coraggio una band si proponga al grande pubblico con lavori di questo genere. Ma in fin dei conti, mi rendo conto fin troppo bene come in questi ultimi anni il più delle volte basti autodefinirsi blackster, battezzarsi con moniker “oscuri” (!!!) e far disegnare la propria copertina dall’artista pazzo del proprio paese di provincia, per riuscire a vendere quel minimo di copie necessarie per autoconvincersi di valere qualcosa.



VOTO RECENSORE
35
VOTO LETTORI
20.52 su 19 voti [ VOTA]
Nikolas
Sabato 10 Luglio 2010, 19.55.16
3
mamma mia sono inascoltabili!!! Si salva solo il logo
Il professor Morte
Venerdì 9 Luglio 2010, 16.26.35
2
BwaAUhahahahAh! ...effettivamente sono abbastanza terrifficanti.
Masterburner
Giovedì 8 Luglio 2010, 9.19.57
1
eheh adoro leggere queste stroncature
INFORMAZIONI
2009
Paragon Records
Death / Black
Tracklist
1. Reversed Creation 03.07
2. Sulphur 03.53
3. Ocularis Infernum 04.25
4. Infra Dark 03.50
5. Legacy of Fire 04.48
6. Razors Dance 05.40
7. Souls Harvest Machine 03.50
Line Up
Daniel Goldenberg - Vocals
Wendel - Bass
Rodrigo N. - Guitar
André - Guitar
Rodrigo F. - Drums
 
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