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Seneca scrisse: Continua ciò che hai cominciato e forse arriverai alla cima, o almeno arriverai in alto ad un punto che tu solo comprenderai non essere la cima.
La coerenza è un dono destinato a pochi e quei pochi che riescono a rimanere ben saldi sui binari dei buoni propositi riescono ad ottenere continue gratificazioni, rispetto ed apprezzamento per aver creduto nel proprio progetto evitando contagi e contaminazioni.
Gli Armored Saint possono sventolare orgogliosamente il vessillo della coerenza, in quanto nell'arco dell'intera carriera -iniziata nel lontano 1983 con l'uscita dell'EP omonimo- hanno sempre dimostrato di credere nel proprio sound, mantenendolo pressoché immutato e qualitativamente a livelli molto elevati.
La scarsa fecondità nella produzione di album -tre nell’ultimo ventennio- si sarebbe potuta trasformare in un potente deterrente nei confronti della continuità d’attenzione al progetto Armored Saint, ma questa band racchiude in sé qualcosa di misterioso. Seppur poco celebre e dalla visibilità commerciale non eccelsa, la band losangelina è comunque riuscita ad accaparrarsi un’interessante schiera di seguaci che ha atteso la pubblicazione del nuovo full-lenght La Raza con la stessa diligente calma che li ha caratterizzati per venti lunghissimi anni. Non è semplice mantenere solida la soglia d’attenzione quando i tempi di produzione di un platter vengono così diluiti negl’anni -vedi questa news- ma la devozione dimostrata sia dai fan che dai semplici estimatori è stata ripagata con la stesa moneta.
La Raza, seppur mantenendo riconoscibile il marchio di fabbrica Armored Saint, segna un significativo cambio di rotta a livello musicale, opacizzando lievemente lo smalto e la qualità che caratterizzava Revelation, ledendo tenuemente la carica emotiva che trasudava nei precedenti platters. Il nuovo sound destina le sue priorità infiltrando maggiori dosi di placidità, introducendo un’acusticità più schiumosa, sintetica e ricca di refrain non lontani dall'hard rock, senza intaccare la qualità compositiva alla quale ci eravamo abituati.
A prescindere dalle mie “critiche”, La Raza rimane comunque un'ottima opera, mantenendo pressoché invariata la logica della struttura ritmica con il duo Joey Vera e Gonzo Sandoval, improntando riffs di chitarra tecnicamente degni dei nomi che li cavalcano e mantenendo l'estrema visibilità la caratteristica e riconoscibilissima timbrica di un'eccellente John Bush. Già dalle prime battute intuirete la virata che caratterizza questo nuovo lavoro degli Armored Saint; Loose Cannon mette subito in risalto l'introduzione di refrain sia sulle chitarre che sulla lyric-line, lasciando comunque spazio agli amarcord che hanno sempre distinto la band. Dalla terza traccia Head On a scendere, i toni del platter cambieranno forma introducendo maggiore melodia ed orecchiabilità, mantenendo ritmiche serrate e ben coese, sorrette da grandiosi riffs stampo heavy-rock della coppia Duncan/Sandoval, destinando un posto d'onore alle eccelse modulazioni di Bush. Da sottolineare la piacevole sensazione di respiro che potete provare ascoltando Chilled e la “sorella” Black Feet, due tracce dal sapore quasi grunge e dai richiami vagamente Soundgardeniani, che staccano con il resto delle tracce e che donano lustro ad una album fortemente atteso da tutti.
La Raza verrà ricordato da molti sia per il suo altro grado di coerenza sia per il coraggioso arricchimento generato da spruzzate di modernità e freschezza; queste due novità non permettono comunque agli Armored Saint di raggiungere l'obiettivo “magnificenza” ma resterranno padroni di onorevole considerazione e rispetto per l'arte dimostrata. Adesso provate voi a mantenere coerenza e fedeltà dimostrata nei confronti di questa band e correte ad ascoltare questo nuovo platter titolare di qualità e piacere intrinseco.
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Invece alzerei il voto di qualche punto, giusto perché di cantanti come Bush ne senti davvero pochi, l'album ha pochi cedimenti, di spruzzate di modernità però non né sento, semmai c'è qualcosa di antecedente il metal corrosivo degli anni '80, c'è una ricerca acustica che ha a che fare col blues di cui vi è traccia. Eppoi mi piace il titolo. la razza, direi che le origini hanno importanza, o no? e sui santi il rock ha sempre fatto poco affidamento |
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Non riesce a prendermi...adoro il timbro di Bush e alcune canzoni sono buone, ma nel complesso è un disco che mi annoia. Concordo cmq sulla media voti insulsa (47 nel momento in cui scrivo). |
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E' stato rettificato in corsa, una volta si poteva votare anche 0 se non ricordo male... |
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Mah impedire ai soliti poveri stronzi di votare sarebbe difficile,l'unica soluzione per me sarebbe rendere visibili i voti dei singoli votatori con il nome di chi vota tanto il voto non deve per forza essere segreto o no?Oppure a questo punto tanto vale togliere la possibilità di votare il disco e lasciare solo il voto del recensore,in più credo che ci siano anche difetti di programmazione del sito io ho commentato poco fa il disco dei Rosae Crucis Worms of the earth e li la media scandalosa dei votanti è di 21 ma come è possibile se meno di 30 non si puo votare?? |
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Samba su quello siam d'accordo... ci mancherebbe. |
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Samba@Concordo col tuo pensiero!Non può assolutamente essere un disco da 47,e che cazzo!Allora la maggior parte dei dischi che escono cosa dovrebbero essere? |
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Undercover@ ovviamente quando ho nominato la D'Avena non ce l'avevo con te ahahahahah ma ci sono rimasto male perchè è impossibile una media simile. Posso capire possano non piacere, posso capire che magari per te sia appena sufficiente ma votazioni sul 30 x questo disco sono da imbecilli che probabilmente l'album neanche lo hanno ascoltato. Veramente ci vorrebbe vicino al modulo del commento uno integrato con il voto o con l'astensione. Se qualcuno visita le pagine e si basa sul voto dei lettori questo album appare come un album di merda ed assolutamente non è vero. |
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@Lizard : dovete trovare il modo per una votazione oggettivamente giusta , non è possibile vedere certe medie che non stanno ne in celo ne in terra . Un saluto. |
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Samba io l'ho ascoltato e riascoltato e continuo a reputarlo appena sufficiente, sono gli Armored Saint non una band al debutto, ci sono dei pezzi che son talmente mosci che mi si calano le braghe da sole . Poi oh, i gusti son gusti e il voto dei lettori è inguardabile, ma il mondo è pieno di pirla, lo sappiamo. |
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Massimo rispetto per questa gloriosa band,che nonostante le molte sfighe è andata avanti imperterrita per la propria strada,ed è tornata con un ottimo disco di Heavy Metal,e che cazzo volevamo di più?Voto 80! |
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Penso che Arraya@ abbia ragione. Questo è un ottimo album, considerati anche i tempi in cui esce, ma la gente che cazzo s'ascolta, Cristina D'Avena!?!!??! |
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Sarebbe bello che ognuno dei commentatori lasci il proprio voto sul proprio post, cosi da evitare gli scempi della media voto ormai in pasto a dei/del soliti/o sottosviluppati/o. |
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Direi un ottimo ritorno , un album di Heavy ben suonato e ben cantato . |
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Mi ha tagliato il resto del commento...uff...devo riscrivere tutto...Brillante ritorno per una super band! I grandi classici degli 80 è difficile riprenderli però, soprattutto a livello di riff di chitarre erano schiacciasassi. Bush mi sembra comunque in ottima forma, l'attivita negli Anthrax lo ha tenuto in ottimo stato di grazia. Non sarà bello come March of the saints ma è piacevole e un ottimo ritorno. voto 80 |
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Brillante ritorno per un asuper band! |
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Little Monkey mi sa veramente tanto di Riot, sia nel riff che nel ritmo che nel solo...non che sia un male, ovvio. |
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eh, tiro COSTRANTE invece vuol dire tanto...già... |
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ERRATA CORRIGE ... sostituire le parole "tiro scostante (nella penultia riga) con "tiro COSTRANTE" ... pardon, i 40° si fanno sentire!!!! LOL |
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Devodire che rispetto al passato sono rimasto un po' deluo anch'io ... sia in Revelation che in Symbol of Salvation, la taratura qualitativa era superiore, ma come ho scritto nella rece hanno perso smalto e carica emotiva, ma hanno riguadagnato in freschezza di soorità. Obiettvamente, se fossero rimasti sulla stessa lunghezza d'onda di Revelation si sarebbero presi una bellastecca tra i denti, ma il cambio di rotta mi fa ben sperare! Effettivamente verso il finale l'album si affloscia un po' ma solo perchè eravamo a bituati a sentire un tiro scostante, SEMPRE!!! Vediamo cosa avranno il coraggio di sfornare tra altri 10 anni ... ))) |
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A me è piaciuto e anche rispetto ai vecchi lavori non sfigura. E' un genere un po' diverso e può non piacere a tutti. Comunque mi sembra anche ottimamente registrato e prodotto. Concordo sul voto, tra 80 e 85. |
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Discreto fino ad un certo punto,poi,secondo me, perde pian piano di potenza e quindi l'interesse cala un po'. |
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Ero abbastanza curioso riguardo questo disco dopo tanti anni, però devo dire che sono rimasto deluso. |
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Dopo un periodo nello stereo mi ha annoiato, non sfiora neanche alla lontana i primi ne si avvicina al loro periodo pre-scioglimento. Disco che oltre una piena sufficienza non mi sento da dare. |
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Un piacevole ritorno. Come scritto dal recensorenon raggiunge la magnificenza ma un buon album comunque. |
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3
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Bellissimo. Il mio voto è 90 |
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Ho avuto occasione di ascoltarlo...non male, un bel ritorno! Da questo disco si capisce da dove venivano certe idee degli Anthrax con John Bush alla voce (gran cantante, a mio parere!) |
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...grazie del consiglio,) |
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