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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Cosa succede quando degli ex componenti di band diverse e più o meno importanti si riuniscono per formare un nuovo gruppo, una sorta di super-band? Spesso non ne viene fuori nulla di realmente significativo, altre volte ne può scaturire qualcosa di straordinario, di inimmaginabile. Quest'ultimo è il caso di Burn the Sun, opera seconda degli Ark: un disco che, tutto sommato, nell'ottica di una descrizione molto esemplificativa, sarebbe fin troppo facile catalogare come metal prog, ma che in effetti, volendosi addentrare nei contenuti, si rivela invece come un lavoro sorprendente, che si colloca al di fuori di qualsiasi schema. La line-up di Burn the Sun, con l'ingresso di Randy Coven e Mats Olausson, appare alquanto internazionale (essendo composta, infatti, da due norvegesi, due americani ed uno svedese) e tutti i componenti provengono da esperienze alquanto diverse: il chitarrista Tore Østby si è fatto apprezzare con i Conception (la stessa band che lanciò il cantante Roy Khan, poi in forza ai Kamelot), il batterista John Macaluso ha suonato in band prestigiose come TNT e Riot, il bassista Randy Coven ha collaborato con Steve Vai, David Lee Roth, Al Pitrelli e molti altri, Mats Olausson era già da tempo il tastierista di fiducia alla corte di Sua Maestà Yngwie Malmsteen (ma va evidenziato che, con lo stesso chitarrista svedese, hanno collaborato anche gli stessi Coven e Macaluso: anzi, addirittura, per un breve periodo, tra il 1999 ed il 2000, hanno suonato nella sua band tutti e tre i musicisti), mentre il cantante Jørn Lande, messosi in luce in particolar modo con i The Snakes, sembrava essere uno degli astri nascenti del momento, nonchè uno tra i singer europei di maggior talento.
Grandi artisti e grandi professionisti, dunque, che sono riusciti a mettere insieme tutta la loro classe e le loro diverse esperienze, realizzando un disco innovativo e di rara bellezza. Quello che si può ascoltare, infatti, su Burn the Sun è un metal prog molto diverso da quello a cui si era abituati fino ad allora: lo stile degli Ark, alquanto distinto da quello di capisaldi del genere come Dream Theater e Fates Warning, riesce a rielaborare diverse e svariate influenze, creando un linguaggio sonoro nuovo, che rompe qualsiasi schema e affascina per la sua genialità ed imprevedibilità. Nelle undici tracce presenti su Burn the Sun, gli Ark danno pieno sfogo alla propria creatività, senza frapporre barriere o preclusioni di sorta, realizzando della musica affascinante, pregna di emozioni, che si articolano grazie ad un songwriting complesso e brillante e a delle performance di elevato spessore.
Bellissimo l'avvio del disco, affidato a Heal the Waters, un brano subito alquanto complesso, dove si alternano temi duri e veloci ad altri suadenti e raffinati, tra riffs aggressivi e passaggi delicati. Un discorso analogo può farsi anche per la successiva Torn, caratterizzata da algide atmosfere e bizzarri effetti sonori creati sia con la voce che con gli strumenti. Più vicina alla classica forma-canzone con strofa e ritornello è invece la title track, la quale presenta un refrain melodico e ritmato; segue Resurrection, che inizia in maniera calma, con la chitarra classica e la voce di Jørn molto calda; poi s'inserisce la chitarra elettrica e i suoni s'induriscono, ma il pezzo cambia tempi ed atmosfere più volte, tanto che gli Ark riescono ad incantare ancora una volta grazie alla grande padronanza che dimostrano nel comporre e rielaborare i diversi temi all'interno di uno stesso brano. A dir poco impressionante l'incipit di Absolute Zero, con tempi complessi e sonorità che sembrano muoversi tra fusion e drum'n'bass e il cantato di Jørn che sceglie un approccio che sembra quasi ricordare lo stile di Bjork: un brano straordinario, che si avvicina a sonorità più tradizionali solo nel ritornello e nel quale merita una menzione speciale la prova di Randy Coven, semplicemente impressionante. Ritorna la chitarra classica su Just a little, in pratica un vero e proprio flamenco nel quale s'inserisce ottimamente la voce di Jørn e con uno splendido ritornello; da notare come un passaggio della strofa sembri richiamare Innuendo dei Queen e forse non si tratta di un semplice caso, bensì di una citazione voluta, visto che la band inglese pare poter essere annoverata tra le maggiori influenze degli Ark. Waking Hour e Noose sono altri due bellissimi brani in cui il gruppo dà ancora una volta prova di grande tecnica e feeling: il primo lascia trasparire una leggera vena AOR, con una notevole varietà di ritmi e di temi ma anche accattivanti melodie; più decisamente metal il secondo, con tempi dalla complessa periodicità, raffinate aperture melodiche ed un breve ma sontuoso intermezzo strumentale. Con Feed the Fire la band si sposta su sonorità più vicine all'hard rock: il brano è caratterizzato da ritmi veloci e la voce di Jørn curiosamente ricorda quella di Sting. Molto tecnica pure I bleed, anch'essa caratterizzata da una bella interpretazione da parte della band ed in modo particolare da parte di Jørn, che tra acuti e vocalizzi vari sembra persino accennare qualche fioritura, conferendo al brano in alcun passaggi un tocco vagamente esotico. Chiude Missing you, un brano delicato che però si evolve in un continuo crescendo, con le tastiere di Olausson che a tratti inventano deliziosi arrangiamenti orchestrali: stavolta la citazione dei Queen è palese, con un passaggio che richiama It's a hard life (nella parte in cui a loro volta Freddie e compagni citavano l'opera I Pagliacci di Leoncavallo). Il brano prosegue, culminando in momenti di grande impatto emotivo, ma gli Ark sono in grado di cambiare ancora una volta tutto, perchè i ritmi si velocizzano e le sonorità s'induriscono, per poi riprendere nuovamente il ritornello. Insomma, un capolavoro nel capolavoro.
A questo punto, al di là di possibili reunion, verrebbe da chiedersi cosa avrebbero potuto realizzare ancora gli Ark se avessero proseguito la loro avventura insieme. Di certo, Burn the Sun rappresentò il definitivo trampolino di lancio soprattutto per il grande talento di Jørn Lande, ormai ambito praticamente da tutti e che opterà per unirsi ai Masterplan. Non sappiamo se gli Ark saranno ricordati da tutti in futuro, ma è ovvio che album come Burn the Sun meritano fama lunga e duratura. Certo, va detto che probabilmente non è un disco adatto a tutti: piuttosto, è un album da amare, che pertanto può essere apprezzato pienamente solo da chi ama realmente la musica; se perciò vi limitate ad ascoltarla, probabilmente questo disco non fa per voi.
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Un autentico capolavoro in cui ho avuti la fortuna di imbattermi, qualcuno lo trova poco originale, può anche darsi, ma a parte il fatto che si va indietro di parecchi anni qui l’equilibrio fra la scrittura e l’esecuzione dei brani è talmente perfetto da sfiorare il miracolo. Classico esempio di album passato inosservato e dimenticato in fretta.Chissa’ cos’altro avrebbe potuto dare una band del genere, un plauso al grande John Macaluso molto sottovalutato fra i batteristi.Album da avere in collezione. |
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Band che rimpiangero' all'infinito.....Questo Burn The Sun e' spaventoso,tecnicismi esasperati e la voce di Lande da brividi.Line up da urlo!!! Voto 95! |
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Album stratosferico. Cinque mostri al servizio dell'arte. Lande al massimo, Macaluso un mostro come al solito, Ostby e il compianto Coven pura classe, Olausson mago nel creare atmosfere... Che peccato che si siano fermati dopo due soli album!!!!! |
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Mica tanto... |
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è qui che si possono apprezzare in pieno le ENORMI doti vocali di Lande, in quanto la sua splendida voce è accompagnata da un songwriting all'altezza, cosa che purtroppo non accade nei suoi dischi solisti. Ma per favore, basta dire che la fortuna di questo disco è dovuta solo alla prova di Lande...è una cazzata. |
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Quotone a dAVIZ! Chi afferma che la bellezza di questo album è legata solo alla prova di Lande non ha capito la vera essenza racchiusa in questo gioiellino. |
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Io dico solo che dopo 16 anni che lo ascolto non mi ha ancora stancato! Adoro quest' opera d'arte in tutto e per tutto! Mi ha fatto crescere tantissimo sotto tutti gli aspetti, musicali e non! Sarò anche un pò di parte, perchè sono davvero affezionato a quest' album. Ne son venuto in possesso forse nel periodo più fertile della mia esperienza musicale e più avanti ancora mi ha accompagnato in moltissimi altri momenti di gioia e dolore. Credo sia l' Album che mi porterò nella tomba assieme ad altri pochissimi .. Mi manca la musica buona , originale e di feeling, con quel tocco di non-perfettismo che la rende davvero umana e qui dentro, nonostante si parli di ''Prog'', abbiamo tutte questa altre caratteristiche che non sono sempre peculiari per il genere ! Burn The Sun degli ARK è stato un fulmine a ciel sereno in quell' ormai lontano 2001. Un evento raro che capita una volta ogni chissà quanto tempo ! |
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@26 certo, infatti gli altri componenti fischiano... |
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Ecco quando un cantante può fare la differenza. Un buon cd, ma niente di clamoroso, che viene impreziosito dalla classe sovraumana di un componente del gruppo. Lande è un autentico fuoriclasse. |
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Discone da paura, ascoltare l'ugola di Jorn Lande poi è un orgasmo continuo x le orecchie... |
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È semplicemente un capolavoro! È un peccato che artisti di questo livello debbano vagare da una band all'altra in cerca di successo! Il loro successo sarebbe dovuto essere qui. |
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Ce l'ho anch'io, ma non mi sembrava un disco cosi epocale alla stregua dei migliori dream theater o Queensryche, Fates warning etc etc. Bello, nulla da dire, un disco sopra la media, ma non cosi eccelso secondo i miei punti di vista. Sono anche 10 anni che non lo ascolto... |
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Gran disco! Lo comprai 12 anni fa all uscita....ancora adesso sa regalare grandi emozioni!!! |
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Un grandissimo disco che continuo ad ascoltare spesso anche a distanza di 12 anni dall'uscita. Musicisti eccelsi con un grande Lande e un strepitoso Coven...peccato non abbiano continuato..voto 99 |
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Un vero capolavoro uno di quei dischi che puoi ascoltare di continuo 24 ore al giorno senza che ti stufi, un'esempio che si puo dare molto al mondo della musica speriamo si reincontrino per stupirci con qualche altro lavoro. |
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Ancora oggi rimane un capolavoro! |
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Voto 99, album stratosferico, unico, per certi versi incredibile. Impossibile da descrivere...solo da ascoltare! Lo presi quando usci' e lo ascolto ancora, superata anche la prova del tempo! |
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@Fabio: provvedi! È un capolavoro! @Radamanthis: mannaggia a te! Mi è toccato tirare fuori il disco e riascoltarlo per l'ennesima volta! |
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@Fabio II: prendili tutti e due, non te ne pentirai assolutamente! |
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Infatti per me rimediare vuol proprio dire o supporto cd o vinile; pensa che l'altro giorno, ho preso uno di quei stupidi gadget che la gente offre quando si sposa, dette bomboniere; in questo caso la solita cornicetta simil argento, e ho messo dentro la cover dei 'Rock n roll over'. Le donne di casa mi hanno guardato con sospetto: 'cosa hai fatto?!' 'Nienete', ho risposto, 'ho messo il ritratto di un mio caro' |
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@Fabio II: hola!!!! Eh si, ti conviene dargli un ascolto e poi vedrai che lo acquisterai...è un discone questo! Fidès... |
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Ciao Rada! questo non lo conosco, cavolo ho letto la recensione, devo rimediare |
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Mamma che capolavoro di disco, qui si toccano picchi di qualità elevatissima di musica con la M maiuscola, grassetta e pure sottolineata. è un pò che non ascolto questo disco e grazie alla news odierna di Khaine su Macaluso ecco che vado a riscoprire un disco che ho consumato con centinaia di ascolti! Ricordo quando uscì e mi fu regalato rimasi prima dubbioso chiedendomi "e chi sono questi?" e poi stralunato dai primi ascolti, infine innamorato di un sound energico, tecnico e da un singer che farà poi molta strada. A parte una produzione che poteva essere migliore qui è tutto stupendo! IMMENSA band e IMMENSO disco...certo che band così oggi sarebbero necessarie...Voto 95 (il 52 dei lettori mi fa rabbrividire...) |
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Capolavoro assoluto, disco perfetto sotto ogni aspetto, dal songwriting alla produzione. Lezione di canto da parte dell immenso Jorn Lande. Ottima recensione...verissimo il fatto che per apprezzare appieno quest album bisogna amare realmente la musica, e questa è musica con la M maiuscola.Io ho la fortuna di avere l edizione giapponese con una bonus track dal titolo "Silent is the rain", pezzo per chitarra e voce, glaciale ed emozionante con un interpretazione da parte di Lande da brividi. Da notare ,poi, come il riff di This dying soul da Train Of Thought del 2003 dei Drem theater sia praticamente identico al riff iniziale di Noose e nonostante l ambum dei DT sia di 2 anni posteriore a Burn the Sun quest ultimo, a mio modesto avviso abbia una migliore produzione. |
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@ToolShake proporzione: Burn the sun sta alla discografia dei tool come Charlize Theron sta alla figlia di Fantozzi! Scherzi a parte non sono paragonabili minimamente perchè sono distanti anni luce! |
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9
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Ahahah i Tool! Questo disco ne sbriciola la discografia intera! Pazzesco! Ci sarebbe proprio bisogno oggi di una band del genere! |
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STUPEFACENTE! Ce ne fossero dischi così! |
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@Toolshake: direi che soprattutto perchè ho tenuto conto del contesto in cui è uscito il mio giudizio non può che essere estremamente positivo. Francamente mi sembrano un po' fuorvianti i riferimenti alle band che citi...non credo ci sia motivo perchè gli Ark debbano essere accostati a Tool, MofW o Cynic nè condivido il fatto che si siano limitati a riproporre ritmiche già ascoltate in ambito extreme/death o che siano poi così somiglianti a Dream Theater e Fates Warning. Di certo queste ultime due band possono essere state tenute presenti, ma di fronte alle miriadi di gruppi-clone che saltavano fuori in quel periodo mi pare si possa dire che gli Ark hanno invece dimostrato di possedere senz'altro una certa personalità. Anzi, ciascun singolo musicista fa emergere la propria personalità, il proprio diverso background e questo non è un aspetto di poco conto, anche alla luce del fatto che gli Ark riescono a suonare realmente come un autentico gruppo, con un eccellente amalgama ed una perfetta interazione tra gli strumenti, senza nè primedonne nè semplici gregari. Neppure mi pare si possa dire che la band cerchi sempre soluzioni semplici o scontate, quando invece i brani riescono a creare un giusto mix di atmosfere, tecnica, melodia e fantasia. Che poi magari non abbiano segnato la storia del prog o rappresentato chissà quale svolta posso essere d'accordo, però credo anche che il disco in sè sia veramente bello e che in fondo sia stato anche più seminale di quanto non si potrebbe pensare. |
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Buonasera o, per meglio dire, buonanotte a tutti; purtroppo non sono eccessivamente estasiato da questo disco. Ci ho provato e riprovato ma tenendo conto che il disco è uscito nel 2001, quando realtà come Tool, Maudlin of the well e Cynic erano già affermate, mi chiedo se ll recensore abbia tenuto conto di ciò che il progressive metal è andato creando nel corso degli anni. Dove il disco pecca è proprio in originalità: struttre di "classici" riff in tempi dispari si alternano a delle ritmiche pregevoli, dai tratti fusion, ma alle quali ci si era già abituati nel panormama Extreme/Death. A livello vocale il disco è ineccepibile anche se le timbriche adottate da Lande non si possono definire azzeccatissime, esse infatti ricalcano uno stereotipo di voce metal piuttosto abusato lasciando da parte l'espressività e le alterazioni timbriche. In definitiva non un disco brutto, che piacerà sicuramente agli amanti del prog anni novanta (diverse le somiglianze con Dream theater e Fates Warning) ma che lascerà la bocca asciutta a chi si aspetterà un lavoro più propriamente personale. il mio voto è un 69. |
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4
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E qui, se sul primo ho detto poco, dico ancor meno! Si prende il primo episodio omonimo della band, lo si migliora in produzione, si aggiunge qualche brano - attenzione! non fillers!!! - ed il capolavoro è pronto. Ancora, devo pronunciarmi con rammarico a fronte di cotanta classe, purtroppo, incompresa dai più. Anche qui vedo solo 3 commenti, col mio si sale a 4. Bah, non so che dire, penso solo che i più si perdano uno dei più grandi capolavori del progressive, ma anche del rock in generale. P.S.: non dico di comprarli perché sono praticamente introvabili, ma almeno scaricarli e dargli un ascolto cavolo!!!! |
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3
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Disco stratosferico!! Must assoluto per tutti i progsters e non. |
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2
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Eh, già, dischi del genere non escono certo tutti i giorni |
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1
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Uno dei miei dischi preferiti in assoluto. Come giustamente hai detto tu Elio, è un disco da amare, e io lo amo alla follia! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1 Heal the Waters 2 Torn 3 Burn the Sun 4 Resurrection 5 Absolute Zero 6 Just a Little 7 Waking Hour 8 Noose 9 Feed the Fire 10 I Bleed 11 Missing You
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Line Up
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Jørn Lande - Voce Tore Østby - Chitarre John Macaluso - Batteria Randy Coven - Basso Mats Olausson - Tastiere
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RECENSIONI |
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ARTICOLI |
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