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19/04/24
GOATBURNER + ACROSS THE SWARM
BAHNHOF LIVE, VIA SANT\'ANTONIO ABATE 34 - MONTAGNANA (PD)
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Atrocity (feat. Yasmin) - After The Storm
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( 3792 letture )
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Gli Atrocity li considero un po’ i Celestino V del metal: colui che fece per viltade il gran rifiuto, ricordate? Ora, disquisizioni a proposito di chi si riferisse veramente Dante a parte, questo accostamento forse un po’ troppo elevato non pare poi così audace a fronte di alcune considerazioni: gli Atrocity sarebbero potuti davvero essere, a parere di chi scrive, dei grandi innovatori nel metal moderno, forti di una dote di sintesi tra il death, il gothic e l’industrial che al tempo (fino al ’96 circa) aveva pochi pari. Poi la decisione di abdicare il proprio scranno a favore di soluzioni quantomeno discutibili: prima la lunga serie di cover (con conseguenti pubblicazioni di mini cd) dedicate agli anni ’80, poi la virata verso i lidi più sympho (Atlantis del 2004, valido ma con quell’alone di tamarraggine che non si sono più scrollati di dosso dai tempi delle cover), poi la sempre più “stretta” collaborazione con la Kristine, poi un altro album di rivisitazioni ottantiane... Insomma, non sono stati più loro, o forse i veri Atrocity sono sempre stati questi e io non me ne sono mai accorto, chi lo sa. Comunque, in tutto questo appannamento di intenti ecco che i nostri, sempre capitanati da Alexander Krull, con il nuovo After the Storm continuano ad alitare sul vetro dell’ispirazione...
Dopo Calling the Rain ritorna dietro il microfono la sorella di Alexander, Yasmin Krull per l’appunto. After the Storm va a collocarsi infatti come ideale evoluzione del solco tracciato nel 1995 dal mini cd citato, ossia un album dal musical concept quasi completamente acustico dal forte spirito etnico. Un’orgia di strumenti della tradizione folk... già, ma quale tradizione? Sì perchè si viene investiti da una gran quantità di strumenti, di suoni, di “sapori” provenienti da diversi angoli del mondo: atmosfere mediorientali, quando non appartenenti a qualche deserto africano, finanche composizioni celtiche o tipiche dell’Europa orientale. World music (una definizione che vuol dire tutto e niente) potrebbe azzardare qualcuno, non certo io: trovo infatti molto poco organica l’organizzazione musicale del disco, del tutto priva di un fondamento logico, di un filo conduttore. A riprova di ciò in mezzo alla tracklist si trovano delle “oasi” di elettricità, di sferzate metallare -i pezzi più godibili dell’album tra l’altro- che sembrano messe lì giusto per arruffianarsi la tipologia di ascoltatore più distratta o quella poco incline a digerire certa musica presunta colta o profonda. Mi ha dato l’impressione, globalmente, di uno “sbattiamoci dentro tutto ciò che possiamo” (comprese citazioni piuttosto sfacciate, tra cui quella ai Dead Can Dance), e così, in virtù della teoria cosiddetta della soglia (secondo la quale quando una cosa raggiunge il suo massimo si capovolge nel contrario), l’estremo eclettismo finisce con il trasmettere la sensazione di totale mancanza di idee. Come corollario si registra un tenore di coinvolgimento generale eufemisticamente risibile. Ovvio che il disco non è concepito per figurare nelle compilation per i vostri sabati sera da sballo, ma pur nella dimensione intimista e notturna risulta poco trascinante, privo insomma della passione necessaria. Il cantato di Yasmin è irreprensibile ma soffre della stesso caos interpretativo di cui è afflitto tutto il platter. La comunque grande versatilità della cantante tedesca riesce ad infondere se non altro un pizzico di pathos ai brani. Passione che non trasuda quando dietro il microfono interviene il fratellone Alex, una voce che non ho mai digerito (cantilenante e poco espressiva) ma adeguata al contesto Atrocity “standard”: in questo caso invece sembra che in talune situazioni Alex cerchi di scimmiottare il buon (anzi ottimo!)Fernando Ribeiro nei suoi momenti più folk e, what can I say, il risultato è impietoso.
Il difetto maggiore di questo disco sta nel tono: patetico e mai sincero, intrigante a tratti ma che non sfugge purtroppo al rischio della ripetitività. Passato il fascino iniziale, il meccanismo gira un po’ su se stesso. E sinceramente mi sono stancato di sbadigliare. Insomma, non ragioniam più di loro, piuttosto ascoltate ed eventualmente passate.
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3
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Secondo me krull ha perso la bussola già da tempo... non dico che questo album "in sè" mi dispaccia ma non posso fare altro che essere d'accordo con la recensione... forse il fatto di aver spinto sul "folk" fu dettato dal fatto che la sorella di krull si esibisce come cantante di folk celtico... ma cmq il punto non è questo. gli Atrocity non esistono come band da lungo tempo ed è veramente triste vedere come grazie ad ammanicamenti vari riescano(Krull riesca) ancora a pubblicare albums sotto major... se uno qualsiasi di noi contattasse la Napalm e chiedesse di farsi mettere sotto contratto pubblicando un album di cover o un qualcosa tipo questo, dubito saremmo presi seriamente... che dire... Atrocità auditive e compositive anche... |
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2
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Il disco l'ho comprato.. e me ne sono pertito tre tracce dopo T_T "patetico e mai sincero" è la definizione perfetta per questo disco. Un'accozzaglia di roba che fa finta di essere metal e fa finta di essere folk (il flautino suonato a caso subito dopo l'intro è l'Hohner di plastica che si suonava alle medie, dai..). La copertina ad un certo punto citava i Dead can Dance come fonte di ispirazione.. il fatto è che Lisa Gerrard sta a Yasmine Krull come Notre Dame sta a una 500.. Brutto, ma proprio brutto...... |
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1
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Un lavoro spiazzante, non brutto (alcune intuizioni sono interessanti), ma nel complesso deludente. Fosse stato un EP con i brani migliori magari poteva funzionare meglio. Peccato, Atlantis mi era piaciuto un botto, ma questo, svolta stilistica a parte, mi ha annoiato quasi subito. A volte il 'coraggio' non basta. E quando nella pubblicità della Napalm leggo Dead Can Dance mi scappa un sorriso...amaro. Giusto qualche punticino in più per me, ma la sostanza è quella e la rece mi trova in linea di massima d'accordo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. A New Arrival 2. Call Of Yesteryear 3. After The Storm 4. Silvan Spirit 5. Black Mountain 6. As The Sun Kissed The Sky 7. Transilvania 8. The Flight Of Abbas Ibn Firnas 9. Goddess Of Fortune And Sorrow 10. The Otherworld 11. Eternal Nightside
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Line Up
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Alexander Krull (Voce, Tastiera, Programming, Samples) Sander van der Meer (Chitarra) Thorsten Bauer (Chitarra) Alla Fedynitch (Basso) Roland Navratil (Batteria)
Musicista Ospite Yasmin Krull (Voce)
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RECENSIONI |
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