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Mike Oldfield - Light + Shade
( 3463 letture )
Un'ombra cade su uno dei più grandi musicisti dell'era contemporanea. Dopo Tubular Bells 2003, l'ennesima reprise stiracchiata del grande concept album progressive Tubular Bells, Mike Oldfield si vede costretto ad abbandonare per motivi contrattuali l'ala protettiva della Warner ed intraprendere un tumultuoso viaggio verso il nido della Mercury. Inizia così un periodo di transizione e cala una parziale oscurità sul cammino del polistrumentista inglese, nonostante il barlume di speranza in una rinascita artistica, in lontananza.
A mio avviso dunque non è un caso che il nuovo disco di Oldfield si intitoli Light + Shade, così come non è un caso che il primo brano della sezione denonimata Shade si intitoli Quicksilver, sinonimo inglese di "Mercury".

Sfiziose congetture a parte, con Light + Shade siamo in presenza di un doppio disco caratterizzato da due mood estremamente differenti. Il primo, Light, gioca molto sulle atmosfere brillanti e rilassate concentrando le incursioni soliste sull'uso del pianoforte e riducendo al minimo l'organico ritmico; il secondo, Shade, affonda pesantemente le note nell'elettronica -coadiuvata da svariati solismi chitarristici- con la conseguenza di eliminare l'intimità del suono ma, d'altro canto, di aumentare fortemente l'impatto del muro sintetico.
Dei due dischi, quello che a distanza di anni continua ad impressionarmi maggiormente -nel bene e nel male- è senza dubbio Shade: più cerebrale, sofferto, stimolante, nostalgico.

Shade è un lavoro cerebrale perchè rappresenta lo sforzo (mancato) di Oldfield di creare un nuovo prodotto rock immerso completamente nei synth. Ne sarebbe potuto risultare un prodotto geniale ed immortale ma, esattamente come per Achille quando è stato immerso nel fiume dell'immortalità, anche stavolta è rimasto allo scoperto un punto debole: la freddezza eccessiva delle tastiere e delle percussioni. Il lavoro di Mike appare così più simile a quello di una macchina che a quello di un uomo, e l'unico sprazzo di umanità che ancora si riesce a scorgere tra i bit di sintesi sonora sono le care vecchie chitarre, sempre così calde ed avvolgenti, in grado di rendere splendido almeno un brano, Tears Of An Angel. Un discorso simile si può fare per il pezzo di chiusura di Light: Sunset, un canto commovente in cui le vibranti sei corde del musicista britannico si uniscono al fremito liberatorio del pianoforte per formare un tutt'uno indimenticabile.
Shade è un lavoro sofferto in quanto specchio di un periodo di transizione: non c'è la volontà di guardare al passato, ma piuttosto di utilizzare l'esperienza per creare qualcosa di nuovo con le ultime forze rimaste, disperatamente. Mike è alla disperata ricerca di una realtà alternativa, e lo dimostrano i suoi sforzi nel mondo dei videogiochi: sue sono le idee di Tres Lunas e Maestro, giochi basati sulla realtà virtuale, e le cui musiche possiamo in parte ascoltare remixate in Light + Shade. Ma questa ricerca del diverso, di un mondo ideale, non è sinonimo di felicità; da qui deriva la sofferenza di cui è pregno Shade.
Shade tuttavia è anche un lavoro stimolante, grazie alla cura maniacale profusa in certi dettagli e nel coraggio di affrontare un software (per l'epoca) estremamente innovativo, vale a dire quello che permette al musicista di costruire artificialmente le linee vocali. Ascoltate i due pezzi da novanta dell'opera, Resolution e Surfing, e scoprirete una dimensione artificiale del tutto nuova, quella delle voci create con Vocaloid. Il risultato è incredibile, pur non essendo perfetto, e probabilmente è proprio la sua imperfezione -il fatto di riuscire a scorgere il trucco che sta sotto e di poterlo assaporare con calma- a fare di questa scelta compositiva il tratto più geniale del disco.
Infine, Shade si distingue per il suo valore nostalgico. La nostalgia però, a differenza di quanto si potrebbe pensare, non è basata sul passato musicale dell'autore -che ora come mai prima sembra dimenticato o rinnegato- ma bensì sui suoi passati domicilii. Ebbene, dovete sapere infatti che Michael Gordon "Mike" Oldfield visse per diverso tempo ad Ibiza negli anni '90, e gli influssi "danzerecci" presenti in Light + Shade portano la firma inequivocabile dei grandi party notturni che sono in uso nell'isola spagnola.

Alle influenze techno e trance francamente io preferivo il tributo agli Enigma presente in The Songs Of Distant Earth, ma purtroppo si sa che l'irrequietezza del musicista lo porta spesso ad esplorare strani lidi, talvolta scomodi come in questo caso.
Light + Shade è un disco molto interessante, per certi versi geniale, per altri molto piacevole, ma che purtroppo non riesce a nascondere un fatto innegabile, e cioè che rappresenta un'ombra sulla discografia di Mike Oldfield. Light + Shade consta di due dischi al prezzo di uno, è vero. Tuttavia, prima di decidere di comprarlo, pensate bene a tutti i suoi vecchi capolavori in offerta...



VOTO RECENSORE
69
VOTO LETTORI
25.5 su 18 voti [ VOTA]
Renaz
Giovedì 23 Settembre 2010, 18.43.42
2
@krok: The Songs Of Distant Earth non sarebbe di prossima programmazione, ma visto che lo chiedi...
krok
Giovedì 23 Settembre 2010, 18.37.05
1
Considero Light+Shade uno dei punti più deboli della discografia di Oldfield...l'unica nota davvero interessante è che questo disco è stato realizzato quasi interamente con Fruity Loops e che è possibile mixare una traccia sul proprio computer...concordo assolutamente con l'ultima frase della recensione... p.s. a quando la recensione di "The songs of distant earth"? quello si che è un gran disco ed è molto di più che un tributo agli enigma!
INFORMAZIONI
2005
Mercury Records
Rock/Ambient
Tracklist
Light
1. Angelique
2. Blackbird
3. The Gate
4. First Steps
5. Closer
6. Our Father
7. Rocky
8. Sunset

Shade
9. Quicksilver
10. Resolution
11. Slipstream
12. Surfing
13. Tears of an Angel
14. Romance
15. Ringscape
16. Nightshade
Line Up
Mike Oldfield
 
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