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Fatal Embrace - The Empires of Inhumanity
( 2069 letture )
Per quanto lapalissiana possa essere, c'è una considerazione chiara e semplice che potrebbe sintetizzare in maniera breve ma efficace l'essenza di The Empires of Inhumanity, nuovo album registrato dai tedeschi Fatal Embrace. L'appunto di cui sopra riguarda le uscite del mercato discografico e del sottogenere thrash metal in particolare, considerata l'età rinascimentale che la stessa sta attraversando: esistono, in summa, pubblicazioni ottime, altre buone e piacevoli pur se non trascendentali, ed altre ancora che non si scollano dal marasma generale, rimanendo affossate dalla loro mancanza di originalità e personalità, ma soprattutto dall'assenza di un feeling capace di mettere in piedi delle canzoni piacevoli che, nel caso del thrash metal, dovrebbero risultare per lo meno trascinanti e coinvolgenti in un moto di adrenalina e carica psicofisica notevole. Prima di avventurarci nel perché di codesto incipit sì detrattore nei confronti dell'act di Berlino, il consueto bignami su vita, morte e miracoli degli imputati. Sorti nel lontano 1993 -e questo già di per sé dovrebbe conferire alla band quell'esperienza e quel feeling di cui sopra-, i Fatal Embracedebuttano nel 1999 con The Ultimate Aggression, raddoppiano tre anni dopo con Legions of Armageddon e si rifanno vivi nel 2006 con Dark Pounding Steel.

A quattro anni dal terzo capitolo in studio, la band berlinese dà alle stampe il suo nuovo The Empires of Inhumanity, edito dalla Metal Blade e composto da undici canzoni escluse le bonus tracks. Peculiarità del quintetto teutonico è la debordante e immediata potenza del riffing oltre che della sezione ritmica, naturalmente combinata con una velocità furiosa e linee vocali molto aggressive, urlate e prepotenti. Non si tratta del thrash elettrizzante nello stile orgasmico della Bay Area -anche se il pezzo migliore del lotto, Haunting Metal, va completamente contro questa affermazione con la sua ritmica coinvolgente, le vocals da fibrillazione e la ripetizione di riff tronchi adrenalinici- ma di un thrash più moderno, duro, compatto, ruvido e devastante. Consuete parti rallentate fungono da stacco, per poi fluire in nuove accelerazioni e assoli letali e squillanti. Tuttavia la stessa sezione solista, curata dai chitarristi Moloch e Spezi, non appare fenomenale e trascinante: la musica dei Fatal Embrace dà energia ma fatica a travolgere in modo irresistibile come riesce invece a diversi altri esponenti del genere. Il difetto principale del platter è la mancanza del giusto collante tra le parti più interessanti, che appaiono dunque piazzate qua e là in maniera poco convincente, cucite assieme da partiture lente e talvolta noiose. Specie nella seconda metà del full length si cerca di riproporre i canoni classici del thrash metal old school nei riff eccitati e nelle linee vocali di Dirk 'Heiländer' Heiland, pur se modellandole in un contesto più moderno e stratificato: ma il risultato resta nel mucchio e le idee per quanto buone non soddisfano appieno l'ascolto. Stop, ripartenze, furia e velocità, pur non concedendo un momento di respiro, non risultano adeguatamente infuocate per far scoccare la scintilla del moshpit tra i neuroni dei thrasher già allenati a proposte ben più infiammabili. Qualche titolo? Beh, il riff di Nothing to Regret non è male, ma un singolo riff non equivale ad una buona canzone. Pur durando 'appena' quarantotto minuti e mezzo, il disco sembra non finire mai, e soprattutto le ultime tracce saranno un'immane tentazione allo skip: disco sentito e risentito fin troppe volte, e se il pezzo che rimane stampato più impresso (e che avvince di più) è una cover, in questo caso la maideniana Killers posta a chiusura del disco come bonus track, allora possiamo tranquillamente dire che The Empires of Inhumanity non sarà certo una delle pubblicazioni migliori della stagione.

Nonostante i Fatal Embrace propongono un sound classic thrash che fatica decisamente a lievitare nella godibilità, la prestazione tecnica dei cinque musicisti è abbastanza soddisfacente. Il drumwork di Pulverisatör è a conti fatti puntuale e martellante, pur se non tracimante nella sua esuberanza; le chitarre sono taglienti ma fin troppo ordinate nel loro compito squartatore -leggasi: corrono e ruggiscono, ma mancano un riff memorabile o un assolo da delirio- mentre la voce raramente si prende sulle spalle il ruolo di attore principale. Tutto sembra rimanere incastrato sulla linea di galleggiamento media, attorno al 'sei politico' che non sembra negarsi a nessuno: l'ensemble nel suo intero, le liriche intese come parti vocali, le sezioni strumentali (assoli, accelerazioni, rallentamenti) e i refrain chitarristici portanti. Alla domanda 'per quale motivo acquisteresti il nuovo disco dei Fatal Embrace?' molti potrebbero rimanere muti come pesci, riflettendo a lungo su una risposta che, forse, non troveranno mai.



VOTO RECENSORE
55
VOTO LETTORI
28.31 su 16 voti [ VOTA]
fIx
Martedì 28 Settembre 2010, 9.11.10
1
nel 2010 non si puo' suonare questa roba con la partecipazione niente popo di meno di un etichetta come la metalblade,penso siano sufficenti pantomime a scopi di lucro come quelle dei pseudo Megadeth di oggi
INFORMAZIONI
2010
Metal Blade Records
Thrash
Tracklist
1. (Intro) The Last Prayer
2. Wake The Dead
3. Nothing To Regret
4. Haunting Metal
5. Another Rotten Life
6. Empires Of Inhumanity
7. Into Your Face
8. Rapture For Disaster
9. The Prophecy
10. Way To Immortality
11. Ravenous
12. Killers (bonus track)
Line Up
Dirk "Heiländer" Heiland - Vocals
Ronald Schulze - Bass
Moloch - Guitars
Spezi (aka T.R. Yorg) - Guitars
Pulverisatör - Drums
 
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