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Sitra Ahra, recente creazione dei Therion (la dodicesima in studio, per l’esattezza) è un album che mi ha creato non poche difficoltà nel giudizio recensorio: ricco di diversivi e dalle atmosfere cariche e decise, esso si sviluppa lungo un filone contemporaneamente orientaleggiante e rievocativo che comprende riferimenti gothic, epic e -in minor misura- doom, thrash e black che (questi ultimi) assumono una connotazione sempre più didascalica ed esclusiva all’interno della tracklist. L’album, pur sviluppandosi su melodie cardine relativamente semplici e lineari, trova piena maturazione e brillantezza nel meticoloso incastro di strumenti ritmici, voci -sia impostate che graffianti-, cori ed elementi orchestrali che costruiscono la sovrastruttura tanto cara ai Therion. Tutti gli aspetti concorrenti all’opera sono trattati con esagerazione e prolissità, contravvenendo -di proposito, ovvio-, agli stilemi tradizionali del mondo metal inteso in senso stretto e capitanando tutte quelle realtà sinfo-orchestrali che vanno dai Nightwish agli esperimenti solisti della loro ex-frontwoman Tarja Turunen e dai medioevali Haggard ai rinascimentali Virgin Black. Ma ciò, oltre a non essere una novità, non preclude in nessun modo un ascolto immediato e gratificante anche se -impossibile negarlo- un po’ pacchiano: le combinazioni armoniche, i contrappunti, le fughe -vocali e non- sono davvero “tante”, pur tuttavia oculatamente bilanciate con la parte chitarristica e con il drumming in modo da impedire quella sensazione di fastidiosa opulenza che spesso esperimenti di questo genere inducono nell’ascoltatore (e che aveva contagiato, su tutti, il percedente The Miskolc Experience). A concorrere verso tale direzione, un ventaglio melodico piuttosto vario che permette di sgusciare con estrema agilità dai contributi levantini di Sitra Ahra a quelli noir di Unguentum Sabbati, dalla folkeggiante e magniloquente Land Of Canaan alla “go-westiana” Cú Chulainn e ancora dalla (a tratti) maideniana Kings Of Edom alla (a tratti) gregoriana 2012, lasciando in ogni momento un sapore fresco sulle nostre papille “auditive” (leggasi orecchie). Di contro, ciò induce il sospetto di avere a che fare con un arcobaleno di soluzioni atte a scovare la compiacenza di un pubblico molto più vasto di quello nominale: non sarà così, essendo i Therion una realtà consolidata e non bisognosa di ruffianerie, ma il dubbio -lecito- toglie un po’ di quell’ingenuo romanticismo che avrebbe elevato la proposta…
A livello tecnico, tanto la prova degli svedesi (ma ciò è indiscutibile), quanto la produzione sono buone: forse qualcosa in più si sarebbe potuto pretendere dalla restituzione delle chitarre, un po’ debole, che però evita di saturare l’amalgama lasciando una buona dose di ariosità alle partiture. In definitiva la tanto bistrattata cura Nuclear Blast sembra continuare ad avere un effetto positivo sui Therion.
Veniamo ora ai momenti topici della tracklist. Sitra Ahra si introduce con l’omonima canzone, che rappresenta un’esaustiva anteprima dell’intera opera e si classifica come uno dei brani più meritevoli: nonostante infatti la semplicità di ritmica e chitarre, presentate assieme al basso con suoni pieni e prorompenti, l’incisività dei cori e l’efficacia delle voci rendono l’insieme davvero ottimo; Unguentum Sabbati, brano in cui è presente la voce dal timbro graffiante di Vikström, è invece sostenuta da riff più articolati, veloci ed oscuri. Dalle atmosfere quasi Haggardiane e dal cantato maschile che rasenta il gusto power, Hellequin si caratterizza proprio per l’unicità della miscela vocale: il geniale passaggio dal falsetto all’impostato maschile, infarcito dalla deliziosa soprano Lori Lewis e dagli onnipresenti cori, fanno di questa traccia una composizione tra le più rilevanti all’interno di Sitra Ahra; al contrario non ho affatto apprezzato Cú Chulainn, non tanto per la parte strumentale ben concepita, ma piuttosto per alcune scelte tonali riguardanti le voci, a mio avviso non accuratamente decise. Altra chicca è Kali Yuga III, brano con cui i Therion esplorano con successo la zona pseudo-doom del proprio animo. L’organetto utilizzato nelle spire centrali del brano (comunque immerso in un’apoteosi multilinea) ha una timbrica paragonabile a quella messa a punto dal genio Kosatas Panagiotou (Pantheist) nella sua Dum Spiro Despero, traccia a cui Kali Yuga III deve in effetti qualcosa nell’ispirazione di fondo. Anche The Shell Are Open apre con richiami settantiani per poi incentrarsi completamente sui temi principali di questi Therion del 2010. La derivabilità è solo accennata, l’efficacia invece… assicurata. Da annotare infine Din, brano veloce sia ritmicamente sia cronometricamente, che si conclude in poco più di due minuti e mezzo e che spalanca il portone degli addii all’antipodica After The Inquisition: Children Of The Stone: la prevalenza di elementi classici e cori femminili dalle tonalità positive chiude la tracklist con soavità inaspettata ed in un clima di autocelebrazione per nulla criticabile.
Si alternano dunque nell’album diverse ritmiche e stili che non fanno mai scadere le composizioni nel banale, anche se l’originalità, più che altro, è conferita dalle maglie canore su cui la melodia cerca (e trova) potenza. Va inoltre ammesso che la stupefacente miscela di stili e strumenti fa sì che Sitra Ahra intrattenga piacevolmente, oltre che i fan storici, anche tutti coloro che si vogliono per la prima volta avvicinare a questo genere di metal pseudo-mistico. I Therion dimostrano insomma creatività, bravura e mestiere. Che vogliamo di più? Fortemente consigliato!
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Devo ammettere che mi ero sbagliato, solamente un paio di song sono un po' sottotono. È un buon album e il voto è giusto. La title track merita veramente molto. |
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Dopo qualche anno ho ripreso ad ascoltarlo e devo dire che mi ha convinto.Certo i capolavori del passato non si toccano ma questo lavoro risulta buono sotto tutti i punti di vista.In particolare quello dell'ispirazione.Voto 79 |
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I Therion, sostanzialmente, non hanno mai sbagliato un disco, però era dai tempi di Vovin che non mi esaltavo così per un loro album. Sitra Ahra, Kings of Edom, Lord of Canaan ed Hellequin sono di una spanna sopra alle altre. 85 |
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Gran disco come sempre, l'unico sottotono in tutta la loro carriera è stato l'insipido Deggial. Buona recensione e voto più che giusto. |
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l'ho riascoltato dopo un paio di anni di impolveramento, e devo ammettere di trovarmi davanti davvero un ottimo lavoro...non capisco come mai non mi aveva colpito più di tanto in passato...boh...mistero... |
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Buon album, ma mi ha un po deluso... Ho preferito di gran lunga Vovin, Deggial, Lemuria, Sirius B... Voto 68 |
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Che devo dire a me questo album è piaciuto . |
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@Alyssa: Perdonami, non lo avevo capito! |
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Soporifero ? Disco debole ? PORCATA ?? Ma le avete sentite Sitra Ahra, Kings of Edom, Land of Canaan, Hellequin ?! Disco minimo da 85 solo per questi pezzi. PS per il recensore: in Unguentum Sabbati credo che la voce maschile sia di Snowy Shaw, non di Vikstrom. |
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Disco deboluccio, manca di mordente. la Produzione dei suoni è peggiorata tantissimo, il tutto appare un pò spento. Le songs sono buone, nulla di eccezzionale. Come ha detto il recensore l'originalità stà nelle maglie sonore. per il resto è ben lontano dal misticismo ieratico di Deggial, dall'onirico di Secrets of Runes e dalla maestosità di Vovin. Voto 7.... vabè 7+ |
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ci ho dedicato a questo disco parecchi mesi, ma non ha funzionato...non mi convincono ne i suoni ne i vari pezzi...next time... |
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altamente soporifero, alla larga!!! Il migiore rimane Vovin... stop |
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Dalla recensione e da alcuni commenti presenti qui sotto mi pare che in pochi abbiano la minima idea di come è stato partorito questo album. Voto personale: 87 |
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Che sia una mera opinione personale è implicito, non voglio imporre il mio punto di vista a nessuno. E mi sento di dire che questo disco, secondo me, sulla base di ascolti attenti, è una porcata. Che nessun disco dei Therion meriti un aggettivo del genere, anche questa è un'opinione. Discutibile quanto la mia. Saluti. |
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Dire che un disco come questo è una porcata, vuol dire non averlo ascoltato più di una volta o non averlo ascoltato proprio. Puoi dire che non ti piace ma nessun disco dei Therion merita un aggettivo del genere. |
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il nuovo lavoro dei therion supera di gran lungo gothic kabalah |
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Secondo me invece è una porcata di disco, una delle mie delusioni dell'anno... |
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Basta una parola: MAESTOSO. Disco spettacolare e imperdibile per chi ama il metal sinfonico. |
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Ciao Giasse, deduco quindi che non lo riteniate un lavoro insufficiente perchè a mio modesto parere è davvero bello. uso il termine bello perchè è variegato, sinfonico e gothic al punto giusto. Certo è freddo un pò come quasi tutta la discografia dei Therion che a mio onesto parere è una disco più che buona. Forse l'essere svedesi li rende un pò in alcune situazioni ed esageratamente in altre distaccati. |
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Personalmente lo ritengo molto meno interessante di Sitra Ahra! |
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No scusate fatemi capire un pò, ma Gothic Kabbalah non lo ritenete un buon album? |
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benvenuta Valeria... a sorpresa è piaciuto anche a me Sitra-Ahra... a volte ritornano... |
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Sai cosa, Andrea? Trovo che nel disco si percepisca molto chiaramente la freddezza tipica dei "mestieranti" di professione (un po' è anche "colpa" la produzione). E' un album costruito a tavolino, ma questa volta efficace. Comunque capisco perfettamente il tuo punto di vista, dato che anche dal vivo li ho visti così "sulle loro"... |
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dopo Vovin fatico immensamente a digerirli. li trovo troppo freddi, forse. senza nulla togliere ovviamente, visto che mi rendo conto che si tratta di ottimi musicisti! |
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Enry deve avermi letto nel pensiero. A me i Therion non mi piacciono (più) quasi per nulla, tuttavia ritengo Sitra Ahra un disco divertente ed interessante. Perfino la "mielosa" The Inquisition: Children Of The Stone mi è piaciuta, fate voi... |
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L'ultimo disco dei Therion che mi è piaciuto risale a 14 anni fa, ormai non ci speravo più e invece...sorpresa, questo disco mi piace. Spero di non dover aspettare fino al 2024 per il prossimo...75/100 |
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L'unica band gothic cosi matura e non solo che continua a incidere qualcosa di spettacolare. Bellissima rece |
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Ragazzi grazie mille a tutti... Spero riuscirò a migliorarmi. Buona giornata e se avete consigli o critiche mi raccomando non esitate a scriverle! |
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Bellissimo album, vario e principalmente orchestrale! Poi al microfono c'è ancora la mia Lori Lewis! |
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Ciao Valeria, benvenuta. Ottima recensione |
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Bentornato Quorth_On, ogni tanto ci si vede  |
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Benvenuta!Bella rece e grandi Therion! |
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Disco eccelso. La sola Land of Canaan cancella intere discografie. Monumentali Therion. |
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ciao benvenuta...sto ascoltando da tempo il nuovo Therion, ma non riesco ancora a trovare un mio preciso pensiero al riguardo...trovo positiva l'aver provato ad inserire tante influenze musicali diverse tra di loro ma la produzione è a mio avviso piuttosto scadente...chitarre spente e vocals un po' scollate dal resto...a livello di brani si inizia bene ma poi mi perdo un po' a metà disco...x il momento mi fermo qui, per il voto si vedrà più avanti... |
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da parte mia benvenuta a prescidere dalla redazione. |
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Benvenutissima Valeria !! Bella recensione e in più benvenuta tra i "Gotici" della redazione C anche da parte mia (dato che Giasse ed Autumn li conosci già) |
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Benvenuta tra di noi Valeria  |
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