L'album della consacrazione? Per chi scrive sì. Legends supera per distacco il precedente (e buono) Metal Nation, mostrando nei Crystal Viper una nuova maturità complessiva, su tutti i livelli. Dicevo in un'altra recensione come sia possibile, effettivamente, restare in un ambito stilistico fortemente derivativo eppure risultare non solo convincenti, ma anche originali. Ebbene, l'epic melodico della band polacca è nuova linfa per la scena, grazie al lavoro strepitoso della coppia Wave-Gabriel: il primo sorprende con un gusto melodico raro e gradito, la seconda è l'ariete del gruppo grazie alla sua voce tagliente, carica ed esplosiva. Alla fine è quasi un peccato che si finisca a parlare delle sue doti, soprattutto in contrapposizione alle donnine gotiche che infestano la scena da troppi anni, o alle growler improvvisate perché fa figo, piuttosto che del taglio complessivo dei pezzi.
Se infatti Metal Nation non era esente da soluzioni stucchevoli e un po' trite, l'aumentata personalità dei Crystal Viper permette qui di colpire con grandi brani heavy, forti di grandi melodie, idee senza tempo e senza margini per critiche. Il principale punto di forza del combo polacco risiede qui, in vene pulsanti di metallo incandescente come Secrets of the Black Water (un piccolo capolavoro di epic contemporaneo), Black Leviathan, il cui inizio arpeggiato richiama gli ultimi Iron Maiden, ma che nel prosieguo sfocia in melodie insistite e dirette all'headbanging, e come non citare l'ancestrale Goddess of Death, molto affine stilisticamente ai nostrani Wotan. I Crystal Viper amano l'heavy e l'epic di alta qualità, e hanno il grandissimo pregio di conciliare le proprie (ottime) influenze per ottenere un risultato proprio: i trademark sono nuovi, anche se non innovativi, e molto ben riconoscibili anche se non abusati. C'è tanto dei primi Manowar, ma anche dei Virgin Steele più diretti, e in generale spunti da ogni band epic che si rispetti, purché sia lontana da esuberanti racconti di elfi in costumi sgargianti che saltellano per i campi. Eroi, streghe (la vocalist Marta Gabriel si fa chiamare proprio Leather Wych, con tanto di grafia modificata), leggende: eppure è tutto metallo duro e intransigente, senza concessioni ad una melodica svenevolezza. Qualcosina, qui e là, manca, a cominciare da qualche variazione in più che non guasterebbe, più che altro per donare maggiore riconoscibilità ai singoli pezzi: le prime volte si farà fatica ad associare un determinato (bel) riff al suo (bel) ritornello, tendendo a mescolare un po' tutto in un pastone in effetti troppo omogeneo. Ma, d'altra parte, mai Legends diventa difficile da ascoltare, o pesante, nei suoi quaranta minuti buoni, segno che la formula scelta resiste alla distanza. Una piccola nota di biasimo ricade sulla scelta della bonus track, un'insipida cover degli Accept che davvero non aggiunge nulla al disco, anzi, dirotta verso pensieri maligni: quanto è autentico l'omaggio alla band tedesca, che proprio ora gode di un ritorno di popolarità? Meglio scacciare queste teorie -e un paio di melodie non azzeccate sparse soprattutto nella seconda metà- con una ballad strepitosa, Sydonia Bork. La Gabriel, com'è giusto che sia, non modifica le sue coordinate, donando forza extra a melodie davvero efficaci, se non per introdurre qualche lirismo -mai autocompiacente- alla Andrè Matos, affermando così la tragicità del paesaggio. L'accompagnamento è soffice ma non stucchevole, le soluzioni non banali (qui si sente l'influenza dei Virgin Steele, gente che compone piano e voce da una vita), l'effetto veramente magico. Legends vive dunque, giovane e forte, di questi momenti di puro metallo (non diciamo "vero", ché altrimenti equivochiamo), permettendoci di passare sopra non solo ad una proposta musicale monolitica forse oltre il necessario, ma anche ad un inglese ogni tanto un po' cadente -ma i brani avrebbero lo stesso fascino se fossero cantati in polacco?- seppur ovviamente sempre più che decente.
Dicevo, disco della consacrazione: al terzo tentativo i Crystal Viper sfiorano il colpo grosso, e dimostrano di essere pronti per un grande passo, che quasi sicuramente non li condurrà nell'Olimpo del Metal, ma perlomeno alle colline adiacenti sì, ed è più di quanto si possa sperare oggigiorno. Chiaramente Legends, per la sua alta specificità, faticherà a far innamorare chi non ama l'epic, tanto quanto però i brani migliori faticheranno ad uscire dalla mia testa. Le melodie ci sono, i riff pure, i trademark (propri) anche: una piccola lezione, un bignami piuttosto personalizzato, di metal è servita, non già un riassunto delle puntate precedenti, ma piuttosto un appendice scritta da una mano giovane e talentuosa.
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