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Orden Ogan - Vale
( 5949 letture )
I tedeschi Orden Ogan sono tra i più apprezzati alfieri del power metal melodico continentale, quel genere stilistico che affianca le peculiarità epiche del power -sonore e liriche- a sinfonismi e melodie dall'essenza più delicata, sognante o decadente, rafforzata dalle chitarre elettriche ma basata su una sottilezza di base decisamente carezzevole ed ammaliante. In altre parole: se cercate sonorità estreme da headbanging o un power metal possente e alla Blind Guardian siete sul sentiero sbagliato! La band tedesca è sorta nel 1996 ed ha debuttato ufficialmente nel 2004 con l'album Testimonium A.D.; il suo secondo full length, Vale, pubblicato nel 2008 da Yonah Records, è stato un complesso tentativo di fornire agli ascoltatori del power metal più ampolloso un prodotto che non annoi e che affianchi alle melodie emozionanti anche una certa dose di buoni riffoni metallici. A due anni di distanza il disco viene ripubblicato, arricchito delle bonus track di rito, per cercare di spillare qualche soldo in più a collezionisti, acquirenti inesperti o fans particolarmente abbienti.

Maestosità celestiale, voci angeliche e cori in falsetto caratterizzano la musica degli Orden Ogan, talvolta fin troppo pomposa. La power band tedesca abbina queste peculiarità eteree ad un riffing robusto e potente, sostenuto da un drumwork di spessore che in certi casi sfocia addirittura in galoppate thrasheggianti. A imperare è però la voce pulitissima e serafica di Sebastian Levermann, sorretta da cori angelici e capace anche di modularsi verso lidi anche più aggressivi quando il contesto lo richiede; tastiere soavi e malinconiche parti di piano contribuiscono a dare l'idea di un'orchestra armonica e sognata costituita attorno ad una matrice heavy metal, sgrezzata e portata a livelli armonico-artistici dal gusto progressive e dalla sfumatura paradisiaca. Al di là del riffing più duro, il sound di base è molto rilassato ed epico, velato di malinconia e accarezzato da una melodia leggera e cristallina. Raramente la velocità fa capolino, mentre i guitar solos hanno un impatto talvolta poco brillante e 'limitato', in mezzo a tante (troppe) parti più liricheggianti. Nel cuore del disco spariscono in blocco le parti più serrate, mentre il drumwork di Sebastian Grütling regge con un taglio quadrato i fili sonori del discorso Orden Ogan. Rispetto all'originale del 2008, questa ristampa presenta quattro tracce aggiuntive, la migliore delle quali è senz'altro We Are Pirates, traccia tratta dal disco successivo Easton Hope e rivisitata in chiave folk: il sapore di una ballata popolare, suonata attorno ad un focolare da qualche vecchio pirata-menestrello, la rende davvero bella e accattivante. Dall'ultimo studio album viene riproposta anche Welcome Liberty in versione orchestrale, mentre il 'supplemento' è completato dalla demo di Winds of Vale e dall'inedita The Yearning Remains, emozionante lento regale. Ma possono bastare un'inedita e tre pezzi arrangiati in differente versione a stimolare l'acquisto di questo remastered?

L'album è piacevole e meriterebbe una sufficienza abbondante; tuttavia la mossa commerciale lascia parecchi dubbi, perchè ristampare un album a soli due anni di distanza ha davvero poco senso. Anche se la mossa provenisse da band più conosciute o longeve sarebbe poco condivisibile, figurarsi per gli Orden Ogan, che di certo non sono i Kreator (a proposito di ristampe poco logiche). Tra i pezzi in setlist spiccano To New Shores of Sadness, caratterizzata da uno sfavillante e prolungato solo di chitarra, Reality Lost per uno stupendo incrocio di assolo di chitarra e assolo di tastiera (sospinto da drumwork sferzante) e le più rocciose, almeno nel riffing, Something Pretending e Lord of the Flies; And if You Do Right e Candle Lights sono episodi ancor più lenti, docili e toccanti, ed in particolare Candle Lights dà l'armonica sensazione di ascoltare, in uno scenario naturale immenso e mozzafiato, tutti i tumulti dell'anima. Uno dei refrain vocali meglio riusciti è quello di A Friend of Mine, anche se resta ben lontano dalla soglia di irresistibilità: nel complesso il platter resta nella media e non appare mai davvero memorabile. Stavolta, piuttosto che bocciare in toto il prodotto, affido al disco un meno drastico 'senza voto', ribadendo però che è difficile capire chi possa essere interessato a comperare la ristampa di un dischetto non eccelso, uscito appena ventiquattro mesi fa.



VOTO RECENSORE
s.v.
VOTO LETTORI
42.57 su 21 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2010
Yonah Records
Power
Tracklist
01. Graves Bay
02. To New Shores Of Sadness
03. Winds Of Vale
04. Farewell
05. Reality Lost
06. This Is
07. This Was
08. Something Pretending
09. The Lord Of The Flies
10. And If You Do Right
11. What I'm Recalling
12. A Friend Of Mine
13. The Candle Lights
14. We Are Pirates (Folk Version)
15. Winds Of Vale (Demo)
16. Welcome Liberty (Orchestral Version)
17. The Yearning Remains
Line Up
Sebastian Levermann - Vocals, Guitar
Tobias Kersting - Guitar
Lars Schneider - Bass
Sebastian Grütling - Drums
Nils Weise - Keyboards
 
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