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Spiritual Beggars - Return To Zero
( 5948 letture )
Non chiamiamoli più il side project di Michael Amott, ascia degli Arch Enemy, ma riconosciamo a tutti gli effetti questa band e tributiamole il giusto rispetto nell’ambito dell’intera scena musicale, odierna e non. Gli Spiritual Beggars sono, a mio avviso (e non solo mio, ho motivo di credere) un ottimo ensemble, capace di tagliare trasversalmente diversi generi musicali e amandoli proprio per la loro differenza. Il loro approccio è sempre stato questo: conoscere, amare, suonare e non rinunciare a nessuna delle proprie influenze, sebbene alcune siano estremamente distanti tra loro. L’etichetta “Hard Rock di matrice Seventies” sta stretta a Amott e soci, se consideriamo quanto prog rock, doom, southern e death ci siano nel loro sound.

Sono passati cinque anni dal fortunato Demons, e la band sfodera ora l’asso dalla manica. Questo nuovo lavoro, Return to Zero, pare essere, già nel titolo, un manifesto d’intenti: dopo la dipartita dell’apprezzatissimo vocalist Janne Christofferson (notizia, questa, che lasciò di stucco i fans), e il conseguente arrivo di Apollo Papathanasio (già voce della power metal band Firewind), qualcosa è cambiato. Ma decisamente in meglio.
Infatti l’intero gruppo ci appare subito molto più ispirato, maturo e concreto. Il salto di qualità è evidente nell’intero corpus dei brani, che convincono senza lasciare dubbio e coinvolgono l’ascoltatore nelle loro differenti atmosfere: se da una parte, l’iniziale Lost in Yesterday è molto vicina a certe sonorità alla Black Sabbath, il terzo brano, Star Born (una vera e propria hit da classifica), è accostabile alle inconfondibili atmosfere pantheriane.
Mano a mano che il player avanza ci rendiamo conto che è impossibile metterlo in pausa: piacevolmente si snodano i brani, passando da pesanti e massicci riffs stoner a momenti maggiormente southern rock oriented, come l’ottima Coming Home. Gli Spiritual Beggars non rinunciano tuttavia a slanci psichedelici (ad opera del bravo Wiberg e dei suoi suoni Seventies, che scaturiscono da Hammond e Moog) e marchiano a fuoco di heavy metal, grazie alla batteria mastodontica di Witt e all’imponente basso di D’Angelo, una canzone come The Chaos of Rebirth (azzeccatissimi, e molto evocativi, tra l’altro, i titoli scelti per ciascuna song).
Sopra a tutto, la melodia, così trascinante e indelebile, si fa sentire: Papathanasio offre una prestazione non solo eccellente, ma anche estremamente adeguata ad ogni brano, alternando il timbro pulito a istanti in cui un’interpretazione più grezza e roca è d’obbligo.

La performance collettiva è sopra le righe, la composizione e l’ispirazione sono ai massivi livelli. Qui si grida al masterpiece.
Bentornati, Spiritual Beggars!



VOTO RECENSORE
87
VOTO LETTORI
72.88 su 51 voti [ VOTA]
Vincenzo la guardia
Martedì 2 Novembre 2021, 15.28.05
11
FANTASTIC album SUPREME VOCALIST
patrik
Martedì 30 Agosto 2016, 22.21.37
10
loro sono bel gruppo , questo nn lo digerisco troppo comunque il periodo di fulgore è stato il periodo mantra e ad astra
Steelminded
Lunedì 16 Novembre 2015, 22.51.23
9
Ottimi Spiritual Beggars, grande senso melodico e gusto retrò anni settanta... riduttivo definirli stoner, benché quell sia la famiglia da dove provengono, fanno un rock più a tutto tondo ormai con richiami acidi/psichedelici anni settanta. Veramente un gran bel gruppo. La voce di JB, così come quella di Spice secondo me, secondo me è superiore a quella del pur discreto Apollo che comunque fa un buon lavoro. Evviva!
patrik
Martedì 21 Gennaio 2014, 20.47.53
8
ma a qualcuno piaceva la voce di jb?
costantino
Giovedì 2 Febbraio 2012, 11.41.31
7
ad astra e' stupendo , il titolo lo dice sono ripartiti da zero , l avevo snobbato confrontandolo con le vecchie cose finche' nn lo ho messo in macchina , il disco mi e' esploso ... piu' che tutto mi sebrano viaggiare verso i deep purple o i primi whitesnake .... il disco per me vale 90
jappy
Giovedì 11 Novembre 2010, 11.12.28
6
Nessun masterpiece.. solo buon album . Il vero masterpiece si trova 10 anni orsono con Ad astra, dopo il sopracitato album si sono susseguiti alti e bassi, ma comunque tutti ottimi album . Un piccolo appunto sulla voce, che seppur pulita e potente preferisco la voce ROCA E STONER di JB dei mitici Grand Magus, (ricordo inoltre che Amott scrive praticamente tutto dalla musica alle linee vocali e quindi Apollo ha dovuto adeguarsi alle idee Amottiane)
il leccese90
Domenica 7 Novembre 2010, 14.49.22
5
peccato solo che,visti gli mpegni dei componenti,è una band con poca continuità..sono stupendi
fdrulovic
Domenica 7 Novembre 2010, 10.41.57
4
Quest'album è stata una vera sorpresa. Frulla da giorni nel cd della mia macchina senza sosta e mi ha ripagato delle delusioni, ovviamente personali, relative a Ozzy e Zakk. Soprattutto il disco di quest'ultimo l'ho trovato "monotono". Sensazione che per fortuna non provo con "Return to zero". concordo con Savero che molti brani sanno di "già sentito" (una su tutte Coming Home....), ma l'album mi piace un bel po'.
Emiliano
Domenica 7 Novembre 2010, 7.25.19
3
Concordo con saverio..album magnifico,soprattutto dalla metà in poi..85 cmq li merita tutti..ho sempre amato questa band alla follia..ottima la prova di apollo,anche se la voce di spice,avrebbe reso quest'album,qualcosa di clamoroso....bentornati..
Ghenes
Sabato 6 Novembre 2010, 13.22.00
2
io l'ho ascoltato e mi è sembrato un buon disco molto più "morbido" degli altri e con qualche influenza Rainbow o Sabbath era Tony Martin.
Saverio
Venerdì 5 Novembre 2010, 22.33.23
1
Ascolto gli Spiritual Beggars dal primo album e devo dire che non concordo con la recensione, specialmente se mi si parla di influenze death (?) nella loro musica. Ma non è su una parola che mi voglio fissare. In generale, si può dire che l'album vive di un maggiore rallentamento e di una forte influenza di doom sabbatthiano, particolarmente evidenti in "The chaos of rebirth" che sembra un brano tratto da "Dehumanizer", anche grazie alla interpretazione "alla-Dio" di Apollo e in "We are free" che si regge sul tipico riff tritaossa sabbathiano che anche i Cathedral dei primi album amavano proporre. A livello di canzoni si percepisce un buon livello anche se di primo acchitto non nego una sensazione di già sentito, calmierata dalla classe del gruppo ma sempre presente. La doppietta iniziale (+intro) non è la miglior presentazione dell'album, specialmente "Lost in yesterday", che vive di un gran riff ma non è premiata da una linea melodica e da un ritornello memorabili. Il disco cresce fino a "Spirit of the wind" che regge per i primi 3 minuti poi diventa noiosetta. Da lì in poi il livello diventa altissimo e si ritorna agli splendori a cui la band ci ha abituato. Peccato che quando parte "The road less travelled", invece del colpo finale, si abbia l'impressione che il cd abbia improvvisamente "skippato" sulla radio. Non che sia una brutta canzone ma forse è un po' fuori contesto, tanto da sembrare più una bonus-track che la chiusura dell'album. Sinceramente, è un peccato che i due "lenti" del disco abbiano mancato così clamorosamente il colpo, perchè in "Demons" erano proprio "Through the halls" e "No one heard" ad essere gli highlights dell'album. Il disco cresce con gli ascolti ma questo era scontato. Un'ultima parola per il nuovo arrivato: Apollo ha una gran voce ma non si può negare che in alcuni frangenti lo stile interpretativo tipicamente metal gli scappi e vada a stridere non poco con quello del gruppo. In generale, però, la sua performance è validissima e promette faville per il futuro. Voto complessivo: 75.
INFORMAZIONI
2010
Inside Out
Rock
Tracklist
1. Return To Zero (Intro)
2. Lost In Yesterday
3. Star Born
4. The Chaos Of Rebirth
5. We Are Free
6. Spirit Of The Wind
7. Coming Home
8. Concrete Horizon
9. A New Dawn Rising
10. Believe In Me
11. Dead Weight
12. The Road Less Travelled
Line Up
Apollo Papathanasio - Vocals
Michael Amott - Guitars
Sharlee D'Angelo - Bass
Per Wiberg - Keyboards, Piano, Organ
Ludwig Witt - Drums
 
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