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Khors - The Flames Of Eternity’s Decline / Cold
( 1870 letture )
I Khors sono un esempio di sintesi di ciò che si può trovare nella fiorita scena ucraina. Non posso dire "fiorente" per ovvie ragioni: l'Ucraina ha goduto e gode tutt'ora di notevoli band, capaci soprattutto di aver dato vita ad un movimento che, dall'astrazione tentacolare dei primi anni del nuovo millennio, si è circoscritto e sviluppato concretamente all'interno della nazione. Senza disquisire troppo sulla scena NSBM, mi limito a ricordare che questo genere ha avuto un boom considerevole attorno al 2002-2003, per poi spegnersi lentamente (per il cambio di focus delle band capostipiti, che hanno pian piano abbandonato l'odio razziale per concentrarsi sulle radici folkloristiche delle proprie nazioni). In questi anni però le band che si sono affacciate nel panorama più generale del black metal sono state molteplici: dai capomastri Nokturnal Mortum, agli Hate Forest, dagli ormai consolidati Drudkh, fino a tutta la scena folk/NSBM della Stellar Winter Production (Temnozor, Astrofaes...). In tutto questo perenne pentolone di minestra continuamente riscaldata, sono riusciti ad emergere in tempi recenti i Drudkh, mentre i Nokturnal Mortum hanno dato qualche segno di vita con il buon disco di quest'anno.

I Khors si piazzano proprio in mezzo a tutte queste band, non per un fatto cronologico o artistico, ma perché i nostri membri nascono proprio dalle ceneri degli Astrofaes, e sono un po' gli stessi di Temnozor e Nokturnal Mortum. Questo doppio disco che mi accingo a presentare è niente di meno che la versione ristampata dei primi due lavori della band (The Flames of Eternity's Decline e Cold), arricchiti dalla presenza del demo e da qualche mix, entrambi di evitabilissima fattura.
Il percorso della band, non può apparire più chiaro di quello che ci si presenterà all'ascolto: da una clone-band a metà strada fra i Nokturnal Mortum e i Mayhem (quindi senza l'uso di tastiere), i Khors diventeranno nel giro di un solo anno (il debut è del 2005, mentre Cold è datato 2006) una particolare, e quanto meno degna di nota, band di epic/black di stampo bathoryano. La produzione di The Flames of Eternity's Decline ricorda molto le chitarre di Blasphemer, e se non fosse per qualche intermezzo con synth e flauti (Breath) si potrebbe pensare di essere al cospetto di b-sides dei Mayhem. La linearità e la canonicità dei brani scorre in modo naturale ma mediocre, e anche negli attimi più thrasheggianti (Spirit Of Fury), l'ascoltatore è tutt'altro che rapito dalla band. Il demo messo in chiusura del disco non aggiunge né toglie nulla al gruppo; l'unica nota interessante che si può notare è come la produzione non sia così diversa dal risultato finale del full: è solo un po' ovattata ma di uguale effetto.

Per fortuna le cose cambiano decisamente con Cold. I nostri Khors sembrano aver afferrato a piene mani il processo creativo di Quorthon, e come lui abbandonano l'old-school per tentare di incidere il proprio personale Blood, Fire & Death. Le chitarre prendono dei toni più epici, gli screaming di Helg sono più curati, mentre i synth incorniciano continuamente i brani, creando delle interessanti atmosfere in stile Nordland (molto belli i pianoforti della traccia di apertura, come i sintetizzatori di Garnet).
I nostri riescono decentemente a reggere il gioco utilizzando degli escamotage per niente geniali, ma di efficace effetto: gli arpeggi e i flanger di Misery riescono a tenere alta la soglia di attenzione e anche gli assoli di chitarra hanno abbandonato il caotico caos dell'album precedente, procedendo nella direzione della melodia e dell'accompagnamento delle strofe. In mezzo a brani molto più tirati, come Conscious Burning, il nostro combo riesce a tirar fuori l'ennesimo interludio strumentale (Whisper) in grado di farci apprezzare la componente creativa. Degne di nota sono le ultime due tracce che vanno a chiudere l'album: da un lato la lunga e "progressiva" In The Dephts Of Black Hills, che mi ha ricordato i Nokturnal Mortum dell'ultim'ora, nonché gli Abigor degli albori; i riff si susseguono epici e malinconici e malgrado la loro ripetitività riescono a fare uno slalom fra synth e fraseggi di chitarra solista. La conclusiva The Abyss si tratta, invece, di una sorta di synth-song accompagnata solo dalla batteria e da una declamazione sottovoce dei testi di questo epilogo.

Insomma, anche se entrambi i dischi non possano essere considerati come dei perfetti esempi del proprio sottogenere musicale, e non possono neanche rappresentare una versione speciale di questi, i Khors sono una realtà che non sarà passata inosservata a chi si nutre di questo tipo di black metal. D'altronde l'Ucraina è rimasta territorio di perenne attenzione dagli ascoltatori di questo tipo di musica. Quindi se state cercando delle variazioni sul tema di Nokturnal Mortum e dei primi Drudkh, questo doppio disco può fare per voi. Il mio consiglio però è quello di aprire il case, e di invertire l'ordine dei due cd, così da mettere a portata di mano il lato migliore (Cold, appunto).

Voto di The Flames Of Eternity's Decline : 55
Voto di Cold: 72



VOTO RECENSORE
64
VOTO LETTORI
27.63 su 22 voti [ VOTA]
Viktorward
Martedì 9 Novembre 2010, 12.07.57
1
Trovo decisamente più suggestivi ed ispirati i Nokturnal Mortum bella rece
INFORMAZIONI
2010
Paragon Records
Black
Tracklist
Disc 1
1. Wounds Of The Past
2. Eyes Of Eternal Lonelines
3. Throne Of Antiquity
4. Trees Are Remembers
5. Breath
6. Moan Of The Grief
7. Spirit Of Fury
8. Flame Of Eternity
9. Wounds Of The Past (wood mix)
10. Spirit Of Fury (moon mix)
11. Moan Of The Grief (live)
12. Trees Are Remembers (demo)
13. Eyes Of Eternal Loneliness (demo)
14. Throne Of Antiquity (demo)
15. Flame Of Eternity (demo)

Disc 2
1. Cold
2. Ashes
3. Garnet
4. Misery
5. Conscious Burning
6. Whispers
7. In The Depths Of Black Hills
8. The Abyss
9. Cold (art-rock version)
10. Ashes (live)
11. Garnet (video)
Line Up
Helg - Guitar, Vocals
Warth - Guitar
Khorus - Bass
Khaoth - Drums
 
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