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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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Sebastien - Tears of White Roses
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( 2494 letture )
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Un esordio spinto e in un certo senso "comandato" da Roland Grapow, testi scritti dal poeta ceco Jan Petriko, una tonnellata di guest stars con conseguente battage pubblicitario di un certo rispetto, ma la musica? Quella tiene botta, eccome, e fa dimenticare la complessa macchina organizzativa attorno ai Sebastien, che portano in dote dalla Repubblica Ceca un hard prog di ottimo livello. La soluzione ibrida è intrigante, anche se non esente da difetti -ci arriveremo con calma- e non disdegna soluzioni melodiche vicine anche al power, non tanto nei cori (come si distingue un coro power da uno hard rock?) quanto piuttosto in certo lavoro strumentale più "uptemposo".
ll disco è un po' ostico al primo approccio, dato che manca una componente canonica dell'hard rock di spessore, la cantabilità immediata; ma questo deficit è frutto di una precisa scelta di songwriting, che alla lunga si rivela un punto di forza per Tears of White Roses. Certo, le somiglianze con i Masterplan si sprecano (sarebbe stato strano il contrario), ma diciamo che ci sono gruppi peggiori da cui prendere spunto, anche perché la formula musicale risulta viva e convincente. Sugli scudi finiscono George e Radek Rain -sì, sono fratelli- con il primo che senza dubbio si dimostra all'altezza dei guests nelle evoluzioni vocali, e il secondo che con un drumwork a tratti esuberante colora di metal elaborato i pattern; ma in generale non c'è un anello debole nella band, che procede compatta e raffinata verso la propria destinazione. Tra i guests, c'è un Grapow (anche produttore) che spunta fuori un po' ovunque per dare il suo -graditissimo- contributo, mentre Fabio Lione aggiunge un tocco epico a Dorian e alla tiepidina Fields of Chlum; c'è anche spazio per la grazia eterea di Amanda Somerville, recentemente sugli scaffali con una progetto AOR, per un debordante Mike DiMeo (un ex Masterplan e Riot nella title-track e per i sempre solidi Doogie White, del quale spero di non dovervi recitare il curriculum, e Apollo Papathanasio (Firewind, ultimi Spiritual Beggars). I Sebastien non si specchiano però in tale concentrato di bravura e starpower, imitando più il prog rock di Canterbury che non il prog metal ipertecnico come lo conosciamo, riuscendo a declinare la propria proposta musicale in tutti i casi, senza star troppo a pensare a cosa fare quanto piuttosto a fare e basta. La doppia traccia conclusiva, Black Rose, si pone tra le migliori prove di questo 2010, grazie ad un songwriting maiuscolo eppure mai pretenzioso, spesso delicato, sempre efficace; sul versante più metalloso, oltre alla già citata Dorian c'è una Phoenix Rising che reclama attenzione a gran voce -ascoltatela, lo merita davvero. Passando (finalmente) alle critiche, non sono sostanziali, ma senza dubbio qualcosa da limare c'è. Vero è che l'album parte con il freno a mano tirato, e che le prime tracce convincono meno, sia per melodie che per scelte in fase di scrittura. Inoltre, l'ibridazione dei generi appare a volte confusionaria: i Sebastien fanno un discreto headbanging su un filo che collega hard rock, prog e power, ma sotto di loro c'è l'abisso, nel senso che non ci sono appigli in caso di caduta, né frasi fatte che coprano eventuali mancanze.
Meglio così, s'intende: bravo chi, anche senza rivoluzionare il mondo della musica, si crea una propria nicchia personale, senza scopiazzare o "prendere spunto", come qualcuno ha il coraggio di chiamare il songwriting derivativo. Questa promettentissima band ceca è immune dal morbo del già sentito, ma deve spingersi ad un punto in cui il nuovo sia sempre di livello. Manca un po' di coinvolgimento lungo i tre quarti d'ora che compongono Tears of White Roses e che risultano un po' dilatati, ma quando la formula funziona c'è da stropicciarsi gli occhi, anzi, da sedersi ed ascoltare ammirati.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. Museé du Satan Rouge 02. Femme Fatale 03. Dorian 04. Remiel In Flames 05. Tears Of White Roses 06. Phoenix Rising 07. Voices In Your Heart 08. Fields Of Chlum (1866 A.D.) 09. Lake Of Dreams 10. Silver Water 11. Black Rose - part I 12. Black Rose - part II
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Line Up
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George Rain - vocals, guitars Andy Mons - guitars Peter Forge - bass Rob Vrsansky - keyboards Radek Rain - drums
Special guests: Amanda Somerville Apollo Papathanasio Doogie White Fabio Lione Mike DiMeo Roland Grapow Tore Moren
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RECENSIONI |
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