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Quorthon - Purity of Essence
( 4275 letture )
Forse non tutti sanno che Quorthon, personaggio conosciuto per aver fondato i Bathory, e quindi apprezzato in special modo dagli amanti del death/viking, nonché del black (nonostante lui stesso avesse dichiarato di non aver mai suonato black metal), a metà degli anni ’90 pubblicò un paio di dischi di alternative rock dalle lampanti influenze grunge. Album, primo disco uscito nel 1994, ebbe ben poco successo; tuttavia egli pensò bene di riprovarci tre anni dopo con la pubblicazione di Purity Of Essence, ma anch’esso riscontrò molti giudizi negativi da parte di critica e pubblico. A livello musicale, come detto, Quorthon orienta il proprio stile verso il genere tanto in voga in quel periodo, il grunge, trovandosi così in perfetta contrapposizione rispetto a quanto pubblicato fino a quel momento con i Bathory. Il perché di questa scelta rimane per me un mistero.
Con Purity Of Essence ci troviamo di fronte ad un album che a definirlo mediocre non gli si porge altro che un complimento: la direzione musicale a cui Quorthon giunge non soddisfa per niente e denota piuttosto una certa povertà musicale, intesa come mancanza di elementi di spinta sui quali affidare le colonne portanti delle singole canzoni. Un esempio? Il suono della batteria si ripete praticamente invariato su tutto il platter, con un groove banale ed estremamente sintetizzato che non aiuta certo a porre delle buone fondamenta. L’unico elemento positivo lo si trova in una manciata di brani (sui ventitré totali è veramente poca cosa) nei quali la soluzione stilistica verte su un maggior impatto emotivo, tramite atmosfere pacate e più ricercate.

Nel primo disco si salvano le sole I’ve Had It Coming My Way, canzone veloce e in perfetto stile grunge (che forse ha il solo merito di trovarsi in apertura e quindi non la si può ancora definire ripetitiva), When Our Day Is Through, che si distingue dalla precedente per un incedere più controllato e per una maggiore armoniosità d’insieme, Hit My Head, canzone compatta e con riff cattivi, e Fade Away, sicuramente quella più riuscita sul piano della ricerca di un suono tranquillo e riflessivo. Nella seconda parte dell’album ne arrivano altrettante alla sufficienza: sto parlando di Roller Coaster, Deep, Label On The Wind e You Just Got To Live. Anche in questo caso le parti più gradevoli all’ascolto risultano essere quei brani meno “pesanti” e meno alternative, come gli ultimi tre da me citati, che si distinguono appunto per la loro pacatezza generale. E forse sono proprio la tranquillità e la calma gli obiettivi che Quorthon si è posto per la composizione dei suddetti brani, volendo arrivare alla mente dell’ascoltatore attraverso suoni diversi dal consueto. Da segnalare, poi, come quelle poche volte che si evidenziano assoli e quant’altro di diverso dalla riproposizione continua del semplice riff della canzone, il livello stilistico si alzi in modo esponenziale. Non sempre però i brani cosiddetti “leggeri” corrispondono ad un buon risultato: talvolta infatti si rischia solamente di cadere nel sonno più profondo, come nel caso di Just The Same.

Ultima annotazione: oltre a suonare tutti gli strumenti presenti sul disco, Quorthon è anche l’artefice della relativa copertina (non questa gran cosa, a mio parere). Diventa dunque inevitabile domandarsi se fosse davvero necessario pubblicare un disco doppio, pieno di riempitivi (o comunque di canzoni molto sotto tono) e con così pochi momenti da ricordare in positivo. Un grande artista come Quorthon aveva proprio bisogno di dedicarsi a questa breve parentesi musicale del tutto estranea a quanto fatto fino ad allora? Forse sì o forse no, rimane il fatto che non mi è sembrata essere per niente la scelta più azzeccata. Insufficiente.



VOTO RECENSORE
56
VOTO LETTORI
30 su 21 voti [ VOTA]
No Fun
Giovedì 10 Settembre 2020, 2.25.47
1
Mah, ho ascoltato qualche pezzo sul tubo e non mi sembravano affatto male! Molto intimista, con la chitarra tranquilla e la voce davvero bella. Magari può essere che un doppio disco dopo un po' faccia venire il latte alle ginocchia. Mi ha ricordato un altro album che ho ascoltato di recente, quello dove Scott Kelly, Steve von Till e Wino coverizzano Townes Van Zandt. Più che altro sì, stupisce che a fare questo genere sia uno scandivano, posso capire un artista black o sludge USA che questo grunge folk ce l'ha dentro. In effetti è spiazzante.
INFORMAZIONI
1997
Black Mark Records
Alternative Rock
Tracklist
Disc 1:
1. Rock ‘n Roll (Instrumental)
2. I’ve Had It Coming My Way
3. When Our Day Is Through
4. One Of Those Days
5. Cherrybutt & Firefly
6. Television
7. Hit My Head
8. Hump For Fun
9. Outta Space
10. Fade Away
11. I Want Out
12. Daddy’s Girl
13. Coming Down In Pieces

Disc 2:
1. Roller Coaster
2. It’s Ok
3. All In All I Know
4. No Life At All
5. An Inch Above The Ground
6. The Notforgettin
7. Deep
8. Label On The Wind
9. Just The Same
10. You Just Got To Live
Line Up
Quorthon - voce, chitarra, basso, batteria, tastiere
 
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