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Ayreon - The Universal Migrator Part 2: Flight of the Migrator
( 7122 letture )
Reduce dal grande successo del doppio cd Into The Electric Castle, Arjen Lucassen decise di seguire un percorso leggermente differente per il successivo lavoro degli Ayreon. Il musicista olandese aveva chiaro come la storia di base del nuovo disco dovesse basarsi su di una saga fantascientifica, ma Lucassen era profondamente diviso se privilegiare l'aspetto più metal del sound degli Ayreon o quello più soft ed atmosferico. Per tagliare la testa al toro, decise perciò di realizzare due album distinti, da pubblicare separatamente, in modo da non scontentare nessuno, ma uniti da un'unica trama ed un unico concept: nella prima parte, The Dream Sequencer, avrebbe sviluppato l'anima più melodica ed atmosferica degli Ayreon, mentre nella seconda, Flight Of The Migrator, si sarebbe concentrato sulla vena più dura e propriamente metal del loro sound. In questa sede, ci occuperemo proprio di quest'ultima.

La storia riprende dove finiva la prima parte. Nel primo disco, avevamo appreso che Marte era stato colonizzato dai Terrestri, ma la Terra era ormai priva di vita a seguito dell'ultima guerra mondiale. Anche i colonizzatori marziani, tuttavia, ormai stavano soccombendo ed era rimasto un solo sopravvissuto. Questi, utilizzando un Dream Sequencer, una macchina che tramite l'ipnosi era in grado di far viaggiare indietro nel tempo, era venuto a conoscenza del proprio passato e aveva visto le proprie vite precedenti, apprendendo anche di essere stato il primo uomo sulla Terra. La seconda parte inizia con un viaggio ancora più a ritroso compiuto dal protagonista, alle origini dell'universo, persino prima del big-bang, quando ancora vi era una situazione di Caos primordiale. Egli assiste così alla creazione della prima anima, il Migratore universale, che si divide a sua volta in milioni di altre anime che andranno ad abitare diversi pianeti. Seguendo l'anima diretta verso la Terra, il colonizzatore compie un viaggio cosmico che lo porterà tra pulsar, quasar, buchi neri, supernove e wormholes. Essendo andato troppo a ritroso, tuttavia, il sistema del Dream Sequencer va in avaria: la macchina cerca di svegliare il colono marziano dal suo stato di profonda ipnosi, ma non vi riesce e non può impedirne il decesso. Tuttavia, una voce lo invita a risvegliarsi, perchè lui sarebbe stato il nuovo Migratore, divenendo così chiaro come egli possa essere stato il primo uomo sulla Terra.

Come abbiamo anticipato, le sonorità di Flight of the migrator sono decisamente più orientate verso il metal rispetto al primo disco e perciò è naturale come la line-up tenga conto di tale circostanza: anche qui, Lucassen si occupa perlopiù di chitarre e bassi, mentre Erik Norlander si occupa prevalentemente dei sintetizzatori; tuttavia, a differenza della prima parte, dietro le pelli viene preferito Ed Warby a Rob Snijders, mentre tutti i cantanti e i solisti provengono dal panorama metal, rispetto al quale, obiettivamente, Lucassen è riuscito a mettere insieme un cast davvero stellare. Rispetto a The Dream Sequencer, gli unici che ritroviamo anche nel secondo disco sono, insieme a Lucassen e Norlander, anche Lana Lane (moglie di quest'ultimo), che si occupa dei cori, così come Damien Wilson nel secondo brano, mentre per il resto si assiste ad un deciso rimpasto.

Un po' tutti i brani si arricchiscono sensibilmente grazie alla bravura dei propri interpreti, prevedendo anche ampio spazio per numerosi assoli, sia ad opera del duo Lucassen-Norlander che dei tanti ospiti presenti. Di base, Lucassen cerca comunque di ricreare grandi atmosfere (e in ciò sono fondamentali anche gli archi condotti da Peter Siedlach), rendendo alla perfezione quello che viene immaginato come una sorta di viaggio cosmico, sviluppando una sorta di space metal, cioè un'ulteriore evoluzione dello space rock in chiave metal (che poi il musicista olandese riprenderà in futuro creando un apposito progetto, Star One). Il disco si apre con una strumentale, dove c'è solo il parlato di Lana Lane che introduce l'inizio della storia: la band si proietta subito però verso una serie di fughe e divagazioni virtuosistiche dai ritmi veloci, che tutto sommato non rappresentano nulla di particolarmente memorabile. Diverso il discorso per la seconda traccia, Dawn Of A Million Souls, che si apre con degli accordi di tastiera dal sapore quasi epico: si tratta, a parere di chi scrive, di una delle più belle canzoni in assoluto mai scritte dagli Ayreon, che contribuisce subito in maniera significativa ad elevare il livello dell'album. Notevole l'apporto qui di due Symphony X: Russel Allen alla voce è semplicemente perfetto, mentre Michael Romeo si produce in un prolungato assolo assolutamente da brividi. Un brano articolato ed emozionante, che introduce alla perfezione nelle atmosfere di questo viaggio cosmico. E difatti, ecco che un'altra grande voce, quella di Ralf SCheepers (Primal Fear) ci guida su Journey through the waves of time, canzone dalle belle melodie, che si distingue peraltro per uno splendido assolo di hammond di Norlander. Alquanto sognante ed atmosferico l'inizio di To the quasar, che Andi Deris degli Helloween è molto bravo poi a condurre verso sonorità più aggressive. Ancora più articolato il successivo brano, Into the black hole, dove compare dietro i microfoni addirittura Bruce Dickinson: l'inizio della traccia è maestoso e magniloquente, ma questa presenta diversi cambi di tempo e di atmosfere, esaltate da una grande performance del singer degli Iron Maiden e dagli splendidi cori di Lana Lane. Tra gli assoli, si segnala qui un apprezzabile contributo da parte di Clive Nolan (Pendragon, Arena). Quasi commovente che, in mezzo a tanti grandi nomi, venga inserito anche quello di un cantante italiano (circostanza probabilmente impensabile ancora pochi anni prima), Fabio Lione, a testimonianza di come i Rhapsody (oggi Rhapsody of Fire) fossero riusciti a crearsi una solida base di estimatori in tutto il mondo, esportando il metal made in Italy anche oltre i patri confini. Lione canta alla grande su Through the wormhole, uno dei brani senz'altro meglio riusciti, che si avvale anche stavolta dei cori di Lana Lane, mentre le parti soliste vengono riservate a Gary Wehrkamp, superbo polistrumentista degli Shadow Gallery, che dà un assaggio delle proprie qualità sia con le chitarre che con le tastiere. Il viaggio prosegue con Out of the white hole, con un Timo Kotipelto (Stratovarius) in grande spolvero e con To the solar system, affidata a Robert Soeterboeck, sicuramente il cantante meno affermato tra tutti quelli presenti, ma che di certo non sfigura. La saga si conclude con The new migrator, a tratti sinfonica e a tratti veloce ed aggressiva, interpretata da Ian Parry degli Elegy (che in qualche modo riprenderà tematiche fantascientifiche nel suo Consortium Project).

Nel 2004 verrà resa giustizia all'intero concept, con una riedizione comprendente entrambi gli album. Certo, è pur vero che le differenze di sonorità tra i due dischi sono in effetti evidenti, essendo stati d'altronde concepiti appositamente in questa maniera. Sicuramente, comunque, con Flight of the migrator, Lucassen è riuscito a mettere insieme grandi artisti che, pur provenendo da stili sensibilmente differenti, hanno saputo offrire il meglio di sè, con risultati davvero apprezzabili, tanto da suonare ancora oggi come un disco fresco e che si lascia ascoltare molto piacevolmente. Ciò ci induce a sostenere come, ad oggi, pur in presenza di diversi progetti di Lucassen, quest'album resti probabilmente insuperato, nell'ambito della sua copiosa discografia, in quanto ad impatto sonoro e potenza espressiva, ben miscelate in un lavoro suggestivo e di elevato livello sia per tecnica che per qualità del songwriting. Bel disco, che rappresenta un ideale incontro tra metal e fantascienza.



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
64.88 su 63 voti [ VOTA]
Aceshigh
Venerdì 1 Dicembre 2017, 9.36.46
15
Per me invece se c'è un album di Lucassen che merita il massimo dei voti è proprio questo (insieme al suo gemello The Dream Sequencer dal quale non può essere separato nella valutazione, essendo uno lo specchio dell'altro, o meglio il "negativo"). L'immensa Dawn of a Million Suols (con il miglior solo mai scritto da Romeo, a mio avviso) è solo la prima di una serie di canzoni prog metal eccezionali ! Le prestazioni dei musicisti coinvolti sono tutte a livelli stratosferici (grandissimo Ed Warby, emozionante Bruce Dickinson). Da avere! Voto 99 anche per me.
Gregorio
Domenica 7 Febbraio 2016, 16.23.33
14
Lucassen ha fatto lavori migliori? Certo. Ma il disco è una bomba, è un disco Power con influenze Prog, non è un disco Prog, e va votato per quello che è. E, come detto da molti, Dawn of a million souls è un pezzone. Sono d'accordo con la recensione, e pure con il voto.
Rob Fleming
Sabato 16 Gennaio 2016, 16.15.23
13
Meno bello di Dream, ma comunque godibile. 75
videoklip
Lunedì 6 Gennaio 2014, 22.11.36
12
@Nortcross1,che ce frega di Through the wormhole,"Dawn of a million souls"supera di "million" di volte Through the wormhole,quindi il voto per me è 99.Capolavoro assoluto punto e basta.Non capisco la media dei lettori,forse avavano ancora San Remo nelle orecchie.
01011001
Martedì 26 Novembre 2013, 20.47.36
11
stupendo e basta voto 95
Galilee
Giovedì 21 Novembre 2013, 20.43.15
10
Per il sottoscritto, il peggior disco di Ayeron. Troppo power oriented per miei gusti, ma anche troppo poco sperimentale e prog per un suo disco. L'Ayreon che piace a me è quello di final Experiment ed Electric Castle. 80
Northcross1
Domenica 21 Aprile 2013, 13.16.41
9
Che disco! Che disco! Fantastico veramente! Ayreon Concordo al 100% con te ad avercene di "Dawn of a million souls" davvero un capolavore di song! Aggiungiamoci delle grandissime apparizioni ed il gioco è fatto! Non metto 100 solo perchè trovo un po sottotono Through the wormhole, però restiamo sul 95, Capolavoro!
ayreon
Mercoledì 19 Gennaio 2011, 15.34.37
8
vorrei averne 30000 di dischi trascurabili che contengono "Dawn of a million souls",e ho detto tutto
Rathiel
Martedì 18 Gennaio 2011, 19.05.30
7
Disco assolutamente trascurabile. Il punto più basso della discografia di Lucassen insieme al disco gemello e a Star One. Voto massimo 60
ayreon
Lunedì 17 Gennaio 2011, 14.44.44
6
io gli do 100 pieno,non c'è niente da fare, a parte Ambeon e Guilt machine mister Lucassen ci azzecca sempre
Salvatore
Domenica 16 Gennaio 2011, 14.02.01
5
Il voto minimo per un album come questo è 80. Devo dire, però, che preferisco molto di più la prima parte "The Dream Sequencer" (il mio album preferito degli Ayreon). I miei brani preferiti sono: Chaos, To the Quasar e le due tracce conclusive.
Sangi
Domenica 16 Gennaio 2011, 3.02.43
4
Secondo me è stato il capitolo peggiore della storia di Ayreon. Lucassen ha fatto un errore dividendolo in due parti, infatti l'album risulta a tratti ripetitivo (paragonato agli altri suoi lavori) e troppo forzato verso un sound "heavy", avrei preferito più inserti prog rock, di sicuro molto inferiore al suo compagno "dream sequencer". Do 75.
hellvis
Sabato 15 Gennaio 2011, 19.18.54
3
Se penso che aveva cominciato con i Vengeance, eppoi dicono che i musicisti hard/heavy non cambiano mai. Da prendere come esempio (in positivo, ovviamente)
Radamanthis
Sabato 15 Gennaio 2011, 19.15.56
2
Wow...che disco immenso!
ayreon
Sabato 15 Gennaio 2011, 17.38.00
1
grandioso,forse ancor meglio di "Electric castle"perchè ha meno parti parlate,guardate solo la line up ,un cast stellare bissato da quello del suo gemello "dream sequencer" . Mi inchino davanti a cotanto splendore,solo "Dawn of a million souls" ripaga dell'acquisto.
INFORMAZIONI
2000
Transmission Records
Prog Metal
Tracklist
1. Chaos
2. Dawn of a million souls
3. Journey on the waves of time

4. To the Quasar
a) The Taurus Pulsar
b) Quasar 3C273

5. Into the Black Hole
a) The Eye of the universe
b) Halo of darkness
c) The final door
6. Through the wormhole

7. Out of the white hole
a) M31
b) Planet Y
c) The search continues

8. To the Solar system
a) Planet of blue
b) System alert

9. The New Migrator
a) Metamorphosis
b) Sleeper Awake
Line Up
Arjen Anthony Lucassen (electric and acoustic guitars, bass guitar, analog synthesizers, mellotron, hammond, additional keyboards)
Ed Warby (drums)
Erik Norlander (analog synthesizers, vocoder voice, Taurus pedal, hammond, additional keyboards)
A
Peter Siedlach (strings)

Guitars solos:
Arjen Lucassen on tracks 1,4,5,7-9
Micheal Romeo on 2
Oscar Holleman 2nd solo on 4
Gary Wehrkamp on 6

Synth solos:
Eric Norlander on tracks 1,3 (Hammond solo), 4,5,7
Rene Merkelbach last solo on 4
Clive Nolan 2nd synth solo on 5
Gary Wehrkamp on 6
Keiko Numagai on 9 (Hammond solo)

Singers:
Russel Allen on 2
Ralf Scheepers on 3
Andi Deris on 4
Bruce Dickinson on 5
Fabio Lione on 6
Timo Kotipelto on 7
Robert Soeterboek on 8
Ian Parry on 9
Backing vocals:
Damian Wilson on 2
Lana Lane on 4-6,9 and voice on 1
 
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